Quaranta
caschi
azzurri e quaranta manganelli in mezzo alla pensilina del
binario nove.
L'apprensivo prepartita di FiorentinaRoma arriva anche alla
stazione di
Santa Maria Novella, stracolma di turisti di ogni genere e
specie che guardano
con l'aria stranita tutte quelle forze dell'ordine. E in
effetti vedere
celerini e polfer che fanno la cernita dei passeggeri del
treno che da
Roma va a Milano, alla ricerca di tifosi romanisti da
intercettare e assembrare,
fa un po' impressione. Alla fine l'operazione, svolta in tutto
per un paio
di convogli arrivati tra mezzogiorno e l'una, è meno difficile
di
quel che sembrerebbe (il grosso dei tifosi romanisti è stato
dirottato
su Campo di Marte) e caschi e manganelli si rivelano del tutto
inutili.
Oltretutto il tifoso non vuole, e in certi casi non potrebbe,
minimamente
dissimulare la sua identità: sciarpa e cappellino giallorossi
ben
in vista, giubbotto comodo, jeans e parlata dall'accento
inconfondibile.
"Si, vado allo stadio. Certo che ho il biglietto. Preferirei
non nascondere
la sciarpa". Le risposte alle domande della polizia sono
praticamente sempre
le stesse (le fornisce anche l'attore Valerio Mastrandrea,
arrivato a Firenze
con un gruppo di amici ultras ed intenzionato a prendere un
taxi).
I tifosi, una
settantina
in tutto, sono sistemati davanti agli uffici della polfer in
attesa che
venga a prenderli un autobus. Qualcuno va a mangiarsi una cosa
al self
service (sotto il controllo vigile di quattro celerini),
qualcuno tenta
di approcciare con poco tatto l'incuriosita turista, quasi
tutti si producono
in cori di riscaldamento ("fatece largo che passamo noi...").
Il tutto
tra giapponesi che non capiscono, tra fiorentini che guardano
e tirano
dritto imprecando sottovoce, americani che mangiano hamburger.
Verso l'una
e mezzo arriva l'autobus dell'Ataf. Quando è pieno e pronto a
partire,
scortato, verso lo stadio, grazie ai finestrini aperti si
inizia a respirare
il clima della partita: "Viola, viola, vaff...".
(m.b.)
La Repubblica ed.
Firenze
10/4/2001
FIRENZE —
C'è
chi lo applaudirà, chi lo fischierà e chi mostrerà
indifferenza: i tifosi viola appaiono divisi su come
accogliere Gabriel
Batistuta per la prima volta a Firenze da ex. Non mancheranno
i contestatori,
ma neppure quelli che lo applaudiranno al suo ingresso in
campo e gli dedicheranno
qualche striscione che lo omaggerà per quanto ha dato alla
Fiorentina
in nove anni di militanza. Fra questi, molti aderenti ai club
delle curve.
«Noi rispetteremo Batistuta — dice Stefano Sartoni, presidente
del
“Collettivo", il più importante viola club della Fiesole — non
possiamo
dimenticare quello che ha dato alla Fiorentina e la
schiettezza dimostrata
nel maggio scorso quando venne a comunicarci di persona che se
ne sarebbe
andato.
Per noi esiste il
valore della riconoscenza, anche se adesso Gabriel gioca in
un’altra squadra».
Il leader della curva Fiesole è convinto che il campione
argentino,
di cui è amico, sarà nell’occasione emozionatissimo.
«Soprattutto
se si leveranno cori e applausi per lui — precisa Sartoni —
Certo, dispiace
vederlo con un’altra maglia, ma i fatti hanno dato ragione
alla sua decisione
di lasciare la Fiorentina: la Roma è in testa e nella società
viola regna sempre il caos».
Predica
indifferenza
Walter Tanturli, presidente dell’Atf, l’associazione che
riunisce i club
delle curve: «Ricorderemo Gabriel sempre con piacere, ma se
c’è
una cosa che dobbiamo evitare è litigare fra noi tifosi per
lui
e per come accoglierlo: ci sarà sempre divisione. A maggior
ragione
dobbiamo pensare a restare tutti calmi e, soprattutto, a
sostenere la Fiorentina,
impegnata in una gara difficilissima. Anzi — aggiunge
sorridendo — speriamo
che Batistuta sia emozionato come lo fu Roberto Baggio nella
prima partita
da avversario a Firenze». Per Filippo Pucci, presidente del
Centro
di coordinamento viola club, adesso la gente ha altro a cui
pensare che
non il ritorno da ex dell’attaccante argentino: «E’ un fatto
che
i tifosi ora sentono meno rispetto alla partita di andata.
Questo perché
c’è timore di incidenti, c’è preoccupazione per l’annunciata
invasione di ultrà romanisti e perché l’attuale classifica
della Fiorentina non invita all’ottimismo».
Il Messaggero
9/4/2001
BENEDETTO FERRARA
nel giorno della
paura
tutto è filato liscio. Lo strano lunedì che ha blindato la
città non ha lasciato tracce di violenza dietro di sé. Questo
è importante. Dietro la paura è sbucata, invece, la prima
vittoria di Roberto Mancini e la prima vittoria della squadra
dopo quasi
tre mesi di digiuno. Finalmente. E' il caso di dirlo. Per
prendere questi
tre punti è servita la partita teoricamente più difficile.
Contro la Roma capolista la squadra aveva motivazioni a sfare
e poco da
perdere. E' servita anche una rivoluzione di uomini e di
pensiero. Il calcio
di Terim coi suoi pregi e i suoi difetti è un'ombra sempre più
lontana, Mancini rivaluta la saggezza trapattoniana e
addirittura propone
un modulo ancora più difensivo. O più attento, dipende dai
punti di vista. Scelta azzeccata. Evidentemente questa
Fiorentina non poteva
più permettersi l'idea di pensare se stessa come grande
squadra.
Sono finiti i tempi del «giochiamo noi e poi vediamo come va».
Serviva umiltà. Molta umiltà. Il motto è: se te la
giochi alla pari ti fregano, se usi la testa forse ce la fai.
E così la
Fiorentina
ce l'ha fatta e finalmente ha trovato la gioia della vittoria
nel giorno
in cui l'amiconemico Gabriel Batistuta rimette piede nel suo
passato per
uscire sconfitto, nel giorno in cui Francesco Toldo dimostra
ai suoi detrattori
(sempre più numerosi da queste parti) cosa significhi essere
un
grande professionista e un grande portiere.
continua a pagina
III
Questo risultato
potrebbe
anche riaprire i giochi nella corsa scudetto, ma ciò che più
conta è che riapra il campionato della Fiorentina. Quando non
riesci
più a vincere il rischio si chiama depressione. E allora i
guai
possono essere seri. Veramente seri. Tre punti contro la Roma,
invece,
possono consegnarti una bella dose di entusiasmo per ripartire
alla ricerca
dell'Europa e di qualcosa di buono per non buttare via una
stagione che
comunque può sempre regalarti la gioia di una Coppa Italia.
Dal punto di
vista
del gioco si tratta adesso di capire cosa farà Mancini. Contro
la
Roma era giusto giocare così. Ma quale sarà la vera
Fiorentina?
Rui Costa può davvero giocare in quel ruolo in cui comunque
non
può dare il meglio di se? E quale sarà il giusto equilibrio
mentale di una squadra in piena metamorfosi? Comunque
complimenti al tecnico
per aver lanciato Moretti in un ruolo, questa volta, non
proprio suo. Il
ragazzo non ha sbagliato davvero niente, come tutti i suoi
compagni della
difesa. Naturalmente un bravo anche a Chiesa, che si è
ritrovato
cannoniere di razza nel giorno in cui la Fiorentina aveva un
bisogno disperato
di lui. E complimenti anche al questore e agli agenti che
hanno vissuto
un lunedì faticoso ad altissima tensione. Alla fine non è
successo niente di grave. Il piano ha funzionato.
Ma in ogni caso
sarà
bene riflettere bene su quello che è successo e magari fare in
modo
che non avvenga più: paralizzare mezza città per una partita
di calcio non può essere normale come mobilitare un esercito
non
lo è. Questa volta non si poteva fare altrimenti, certo. Ma
questa
volta non deve diventare un precedente che spiani la strada ad
altre situazioni
del genere. Che tutti meditino bene su questa faccenda perché
c'è
sempre il solito problema di fondo irrisolto: il calcio deve
tornare ad
essere uno sport. Utopia?
Infine un grazie
a
Vittorio Cecchi Gori. Che ha detto: «Se avessi preso Mancini a
inizio
stagione non saremmo in questa situazione. Ho sbagliato a
prendere Terim».
Era importante insistere su questo punto e ammettere una colpa
scaricando
poi tutte le colpe su chi non c'è più. Che classe. Avanti
un altro.
BENEDETTO
FERRARA
La Repubblica ed.
Firenze
10/4/2001
Dal nostro inviato senza biglietto
AUTOSTRADA ROMA-FIRENZE, 9 APRILE 2001 - L'appuntamento è per le 10,30 al casello autostradale di Roma. Una trentina di bus giallorossi scaldano i motori, 1500 ultrà scaldano cuore e ugola. Si parte, destinazione Firenze. I pullman regolari formano una lunga colonna scortata dalla Polizia. Con loro ci sono anch'io, con la mia auto anonima travestito da perfetto tifoso irregolare. Maglia di Bati-gol (la seconda, però, quella blu) e sciarpa al collo, ma senza biglietto per lo stadio in tasca.
Tutto questo per capire fino a che punto ieri Firenze fosse una città blindata. Che succederà? Mi rimanderanno indietro al primo autogrill o al casello di Firenze Sud, come è successo a una ventina di auto arrivate prima delle 13,40 (dopo quest'ora i controlli delle forze dell'ordine si sono concentrati soprattutto sugli autobus) costrette a fare retromarcia dopo aver pagato il pedaggio?
Mi bloccheranno per le strade del centro solo perché voglio visitare il Duomo e Palazzo Vecchio vestito in modo stravagante nel giorno della grande paura? Per fortuna non mi succede niente di tutto questo. Ma, in verità, è anche grazie a un pizzico di fortuna se sono riuscito ad arrivare fin sotto lo stadio senza biglietto in tasca. Altri nelle mie stesse condizioni hanno avuto sorte peggiore: bloccati, controllati, perquisiti e rispediti a Roma.
E' giusto tutto questo? Davvero si può pensare di chiudere le porte di una città? Anche senza bisogno di tirare in ballo la libera circolazione delle persone nell'Europa unita, appare un'esagerazione. Ma torniamo al viaggio verso Firenze. Gli autobus giallorossi viaggiano in colonna, le auto della polizia tengono tutto sotto controllo. Negli autogrill polizia e carabinieri sovraintendono a ogni operazione (beh, quasi a tutte...). E tutto fila liscio, soprattutto per quelli come me. Isolati dal branco si sfugge allo sguardo attento delle forze dell'ordine.
Al casello della discordia (Firenze Sud) si arriva intorno all'ora di pranzo. Il colpo d'occhio è scioccante. Auto imbottigliate, uno spaventoso cordone di polizia e carabinieri. I bus vengono fatti accostare, tutti gli occupanti devono mostrare di avere biglietto per lo stadio. Ma per i single come me c'è il via libera. Gli agenti ti guardano, ti scrutano, ma nessuno chiede se hai il biglietto. Meglio così, prima prova superata.
Andando avanti il serpentone di auto non si scioglie. Ma con la maglia blu di Bati e la sciarpa giallorossa al collo ti becchi solo qualche sguardo torvo dal popolo viola. Tutto qui. E allora viene voglia di osare: vediamo che succede ad arrivare fin sotto lo stadio? Ansia, paura di essere beccati, solo quella. Seguo le indicazioni per il parcheggio degli ospiti e raggiungo un'area protetta, cori e colori giallorossi e carabinieri gentili. Un militare mi indica perfino dove lasciare l'auto. Vabbé, l'esperimento è finito: ho girato libero per Firenze, bardato da stadio e nessuno mi ha detto niente. L'ultimo cordone di polizia è alle porte del Franchi. E questo sì che è davvero impenetrabile agli irregolari come me. Faccio rotta verso Palazzo Vecchio.
di Francesco
Meucci
La Nazione on
line
9/4/2001
di CLAUDIO
PEA
Adesso che il
campionato
ha raggiunto la pace dei Sensi, nel senso che i giallorossi di
Franco Sensi
si sono ormai arraffati lo scudetto del 2001 - e sono solo
poveri illusi
quelli che credono ancora possibile la rimonta della loro
povera Juve -
è assai difficile capire le ragioni per le quali
Fiorentina-Roma
si debba giocare eccezionalmente oggi, di primo pomeriggio,
alle quindici.
Nel giorno sacro a Figaro e alla sue consorti. E perchè invece
non
la si sia potuta far giocare ieri assieme a tutte le altre
partite della
domenica. Come sarebbe piaciuto anche al prefetto di Firenze,
Achille Serra,
e quindi non a un Pincopalla qualsiasi. Però obbligatoriamente
a
porte chiuse, sprangate e lucchettate, dopo aver buttato via
la chiave:
questo sì. Cristianamente. Per la pace e con buona pace di
tutti.
Non solo di Don Fabio Massimo e del suo caro, anziano e
pacioso presidente.
Si potrà
discutere
all'infinito, è giusto o non è giusto, ma sarà prima
o poi inevitabile che si arrivi al coprifuoco del pallone.
Ingabbiare infatti
le belve del tifo curvaiolo negli stadi non serve proprio a
nulla. Anzi,
accresce la ferocia di chi dalla cattività e dall'aggregazione
in
branco trova finalmente il coraggio per manifestare i suoi
istinti più
beceri e a lungo repressi.
Per carità,
vi risparmio i predicozzi. Detesto i polpettoni e, più ancora,
i
tromboni. Però una cosa mi va di dirla subito, altrimenti
soffoco:
lo so anch'io che non tutte le persone che riempiono la
domenica le curve
sono bestie o lo diventano un po' alla volta. È tuttavia
insopportabile
che proprio questi non prendano responsabilmente le distanze
dagli altri
e che, anzi - peggio ancora - arrivino ad offendersi se sono
per caso mescolati
a loro. Io non c'entro, si difendono. Ma c'eri. Sì, c'ero. E
hai
visto. Sì, ho visto. E non hai fatto niente? No, perchè cosa
avrei dovuto fare? Meglio lasciar perdere...
Tornando a
Fiorentina-Roma
e alla partita blindata come i treni (merci?) che all'ora di
pranzo vomiteranno
almeno tremila ultras giallorossi alla stazione ferroviaria di
Santa Maria
Novella, si può già affermare che se il rinvio del supermatch
avrebbe dovuto scoraggiare l'afflusso al Franchi dei tifosi
della capitale,
allora non è giovato assolutamente a nulla. E a nulla sono
serviti
gli appelli di Franco Sensi ai suoi fans: restatevene a casa
e, al massimo,
godetevi la Maggica sul maxischermo dell'Olimpico. Parole al
vento, parole
di nonno-presidente. Lo stadio anche di lunedì sarà comunque
pieno, i botteghini chiusi e i biglietti addirittura esauriti.
Quelli della
Maratona così come quelli della Fiesole. E molti romanisti
vorranno
entrare lo stesso. Se invece lo slittamento di quarantott'ore
dell'incontro
aveva lo scopo di evitare per ragioni pubbliche che Firenze
fosse posta
oggi in stato di assedio, nella speranza o nell'illusione che
non sia poi
messa anche a ferro e fuoco, se non mi venisse da piangere,
riderei per
il nervoso pensando che è stato probabilmente tutto inutile.
Vorrei sbagliarmi
ma sarà purtroppo un ennesimo, clamoroso buco nell'acqua. Un
tonfo
sordo. Le scuole saranno difatti al pomeriggio chiuse. E così
tutti
i negozi del rione del Campo di Marte, non sono quelli dei
barbieri. Con
un'ordinanza dell'amministrazione comunale è stato persino
annullato
il mercatino delle pulci del lunedì. Da mezzogiorno qualsiasi
strada
d'accesso allo stadio nel raggio di un chilometro sarà
controllata
dalle forze dell'ordine. Un migliaio (e oltre) gli agenti
impegnati: in
pratica uno per ogni tre o quattro tifosi ospiti. Tutti in
assetto di guerra.
Per non contare i posti di blocco ai caselli e ai grill
dell'autostrada
del Sole. E ora rispondetemi: se non è coprifuoco questo, che
cos'è?
Ho piuttosto il dubbio, anzi la certezza, che si è persa
un'altra
occasione per cominciare a combattere la violenza nel pallone
in modo serio.
Coi fatti e non solamente con le minacce. Ammesso, e non
concesso, che
la battaglia, già pagata a duro prezzo, non sia ormai perduta.
Non esiste più
una domenica tranquilla negli stadi d'Italia. E allora per le
partite ad
alto rischio chiudiamoli questi benedetti stadi con un bel
catenaccio a
doppia, tripla mandata. Senza rimorsi e senza indugi. Senza
criminalizzare
o demonizzare nessuno. E senza lasciarsi commuovere dai
Capello di turno.
In settimana Don Fabio Massimo, signore del lamento bravo
quanto indisponente,
ha di nuovo usato l'arma dell'attacco, invece d'accoccolarsi
in difesa
come di solito fanno le sue squadre, e ha sparato a vanvera:
«È
ingiusto penalizzare sempre i nostri tifosi ». Quali? Quelli
che
quest'inverno hanno barbaramente devastato Parma e Bologna
dopo altrettanti
successi dei loro idoli giallorossi in trasferta? E se la Roma
avesse invece
perso? Quelli che nei treni merci si bucano? Ma non dovevano
essere annullati
i convogli speciali? Quelli che entrano - chissà come? - negli
stadi
coi coltelli? Quelli che si fanno anche in curva? Quelli che
assaltano
gli autogrill e si scontrano con la polizia. Quelli ai quali i
giocatori
lanciano le loro maglie. Anche questi sono tifosi . Caro il
mio signor
Capello. E per colpa di questi, pochi o tanti, di destra o di
sinistra,
non importa, il nostro calcio è diventato davvero invivibile.
Insopportabile
e impossibile.
Il Gazzettino
9/4/2001
FIRENZE -
Stanarlo
a Firenze non è un’impresa da Tom Ponzi. E non servono nemmeno
i
1.500 tra poliziotti, carabinieri e agenti della guardia di
finanza che
oggi trasformeranno la città in un bunker a prova di tifosi
senza
biglietto. Basta il colpo d’occhio. Nascosto tra i turisti e
le scolaresche
in gita, Gabriel Batistuta è fermo sul Ponte Vecchio. Sorride
osservando
i gorghi color ocra dell’Arno, il pizzetto è la solita ombra
che
spunta alla vigilia delle sfide importanti.
Scaramanzia. La
stessa
che oggi lo spingerà ad indossare gli scarpini grigi, quelli
con
cui ha segnato domenica scorsa dopo un mese di assenza dai
campi. Tra la
bigiotteria delle botteghe e le pizze di plastica dei bar,
anche Bati è
taroccato. Immobile nel bianco e nero di una caricatura che
non gli rende
giustizia. È nei caffè intorno al Duomo, inchiodato al muro
mentre scodinzola intorno alla bandierina, è sulle bancarelle
del
mercato del Porcellino, dove la maglia viola numero 9 è un
Gronchi
Rosa da cercare tra i cenci usati, è un’icona di benvenuto in
stazione.
Gabriel è ovunque
perché da Firenze non se n’è mai andato. Qui nacque il 26
agosto 1991 (esordio in Coppa Italia con la Fiorentina),
concepito da un’intuizione
di Vittorio Cecchi Gori, qui tornerà a vivere nella bella casa
di
Piazzale Michelangelo. Qui ha scatenato passioni, seminato
reti (152) e
figli (Thiago, Lucas e Ioaquim parlano con l’acca aspirata),
stretto un
legame di sangue con una città che gli ha regalato una statua,
una
stella e un «Batistuta-day» (30 settembre 1999) e che oggi
lo aspetta per vederlo piangere lacrime di coccodrillo.
La prima volta da
nemico. Roma-Fiorentina del 26 novembre scorso era solo uno
sbiadito primo
tempo di questa storia d’amore. Dall’altra parte, secondo polo
delle emozioni
di una sfida altamente emotiva e blindata (i tifosi
giallorossi verranno
controllati sin dall’accesso in città), Roberto Mancini,
l’allenatore
che forse non diverte come Terim ma ha una pretesa: strappare
i viola al
digiuno di dieci turni senza successi. Uno strano derby per
lui, ex laziale
che crede nella legge di Murphy: «A volte nel calcio succede
che
i più deboli vincano. Ma non dobbiamo avere paura». Il
coraggio
è un’investitura per Chiesa, unica punta, e Rui Costa, il
migliore
amico chiamato a sgambettare Batistuta, il leader che stava a
Firenze come
Maradona a Napoli. Ma il miracolo è doppio, perché Gabriel
è entrato sotto la pelle dei tifosi viola con una Coppa Italia
e
una Supercoppa italiana. E proprio dai vuoti mai riempiti di
nove anni
in simbiosi scaturì la rottura: «Me ne vado perché
a 31 anni non ho mai vinto niente in vita mia».
Firenze è come
una calamita. Per tornare qualsiasi scusa è buona: il
compleanno
di Rui Costa, la festa di Thiago con gli ex compagni di
scuola, un’ora
di tennis al Poggetto con Antognoni, le lezioni di volo a
Peretola, dove
nell’estate scorsa ha preso il brevetto come pilota.
Quando il piccolo
Cessna 182 sorvola il Lungarno con Gabriel ai comandi, Firenze
tira un
sospiro di sollievo. Bati è tornato, anche se solo per
ventiquattr’ore.
A Firenze ha avuto tre case ma ieri sera ha dormito a
Coverciano, in ritiro
con Capello e i compagni. Stefano Sartoni, storico presidente
del Collettivo,
il più importante club viola della curva Fiesole, non
dimentica
il valore della riconoscenza: «Rispettiamo Batistuta per
quello che
ci ha dato». Niente fischi, dunque, forse perché l’ex re leone
ha già promesso che non festeggerebbe un eventuale gol. Anche
se
chi vorrà contestare sarà libero di farlo. Ma nel mirino
degli ultrà ci sarà un altro bersaglio. Il solito. Il
presidente
Vittorio Cecchi Gori.
Irina resterà
a Roma coi bambini. Troppe emozioni, unite al rischio di
incidenti. Lui,
nudo contro il suo passato, sbucherà dal tunnel con la maglia
del
colore sbagliato. Firenze la vedrà viola, perché le città
molto innamorate nelle favole possono diventare daltoniche.
Gaia Piccardi
Il Corriere
della Sera
9/4/2001
Il bilancio in serata soddisfa il prefetto Achille Serra e il questore Carlo De Stefano. Tre i feriti lievi, tra cui un fotografo fiorentino colpito con un coltellino al gluteo prima della partita. Denunciati i suoi presunti aggressori romanisti. In carcere un viola: bloccato durante un tentativo di aggressione ai romanisti in partenza, aveva 2 coltelli e risultava colpito da Daspo.
Il lunedì di partita, che ha sollevato proteste da parte di residenti e negozianti di Campo di Marte (esercizi chiusi, come recitava un cartello, per motivi di ordine pubblico, e timori di assalti dei tifosi), mentre è saltato il doposcuola di alcuni istituti, era iniziato alle 9 al casello dell'A1 di Firenze sud. Lì erano schierati 150 uomini per «respingere» con pressanti inviti i senza biglietto. A fare marcia indietro sono state una ventina di auto, i cui occupanti non sono riusciti a dimostrare con convinzione di avere uno zio a Firenze: questa era la scusa più gettonata degli «irregolari».E per chi non faceva parte del gruppo dei 3.000, tanti erano i biglietti messi a disposizione per i romanisti dalla Fiorentina, sono poi arrivati, portati da amici e tifosi al casello, la scorta di ticket messa in vendita.
Si calcola che siano stati 1.500 i biglietti arrivati all' ultimo momento. Altri 800 giallorossi si pensa siano invece entrati con tagliandi falsi. Nel prepartita, oltre all'aggressione al fotografo sotto il settore degli ospiti, ci sono state due cariche delle forze dell'ordine, coordinate in strada dal vice questore vicario Gaetano Chiusolo, perchè una cinquantina di tifosi viola voleva avvicinarsi un pò troppo, lanciando anche petardi e razzi.
Aggrediti fuori dallo stadio anche alcuni amici del fratello di Totti, secondo quanto da loro dichiarato. A fine partita lo stadio si è svuotato alla svelta. I problemi maggiori ci sono stati per chi tornava a casa nei 35 pullman e nelle 500 auto. Ripulite alcune strade dai chiodi sparsi, si presume, da tifosi viola (a cui dovrebbero appartenere alcune alcuni tubi metallici sequestrati in una cabina vicino allo stadio), è stato il traffico a bloccare il deflusso, con conseguenti tentativi di aggressione: ci sono stati un pò di pugni e spintoni. Un migliaio invece i romanisti ripartiti in treno, dopo una paziente attesa di 45' sulla passerella della stazione di Campo di Marte.
«Visto come sono andate le cose potevamo forse giocare secondo il calendario»: Fabio Capello si è espresso così sul posticipo di Fiorentina-Roma giocato oggi a Firenze per motivi di ordine pubblico.
Nonostante alcuni episodi di violenza, infatti, non ci sono stati scontri gravi tra i tifosi viola e quelli giallorossi in una città, però, che fino da stamani è stata blindata soprattutto nella zona dello stadio. Sempre in tema di rapporti tra le due tifoserie lo striscione apparso per qualche minuto oggi in curva Fiesole, con scritto «Con tutto l' odio possibile... però giustizia per Alessandro».
Il messaggio dei
tifosi
della Fiorentina a quelli della Roma era riferito ad
Alessandro Spolettini,
il sostenitore romanista in coma dopo essere caduto da una
scala dello
stadio di Bolona poco prima di Bologna-Roma dell'11 febbraio
scorso. Per
quell' episodio è indagato un agente a Bologna.
La Nazione on
line
9/4/2001
dal nostro
inviato
UGO TRANI
FIRENZE — La
preoccupazione
c’è. Qui sanno che i tifosi giallorossi saranno molti più
dei tremila che hanno il biglietto per il settore
“formaggino". A Firenze
l’hanno già ribattezzata la carica dei diecimila, forse
gonfiando
un po’ il numero degli ospiti: ma si aspettano comunque, e
nonostante il
posticipo al lunedì, un’autentica invasione romanista.
Vigilia
abbastanza
tranquilla, una classica domenica senza calcio. Mancini e
Capello concludono
la dieci giorni degli appelli, i tifosi della Fiorentina non
si vedono
nemmeno ai campini per l’ultimo allenamento, quei pochi che
c’erano sono
stati allontanati perché la seduta era a porte chiuse. Nel
tardo
pomeriggio, all’arrivo del pullman giallorosso a Coverciano,
dove si è
fermata in ritiro la Roma, solo una ventina di nostalgici
viola, che hanno
festeggiato Batistuta. Lo hanno riconosciuto, posto al centro,
ultime file.
Hanno applaudito, hanno battuto con i pugni sull’automezzo in
segno di
festa. Passato il pullman, il servizio d’ordine ha fatto
chiudere il cancello.
Dopo cena, una visita autorizzata nel centro tecnico federale:
un ciclista
dilettante ha incontrato Bati (si conoscono da dieci anni),
regalandogli
un quadro, una veduta di Firenze con il Duomo in primo piano.
Così
si vede la città da Piazzale Michelangelo, dove l’argentino
vorrebbe
comprare casa.
La Digos di
Firenze
si prepara ad accogliere e a seguire diecimila tifosi
romanisti, se saranno
meno non fa niente, meglio prevenire. La Questura non lo fa
sapere ufficialmente,
ma saranno mille gli agenti impegnati, più altri cinquecento
uomini
tra Carabinieri e Guardia di Finanza. Rinforzi sono stati
chiesti a Bologna
e Padova. I controlli autostradali cominceranno ad Arezzo, ma
da Roma a
Firenze saranno molte le pattuglie che vigileranno comunque
sulla A1. Tre
treni arriveranno a Campo di Marte, scaglionati. I tifosi
giallorossi che
viaggeranno in auto non potranno avvicinarsi al Franchi: non
si potrà
accedere alla zona attorno allo stadio. Anche le scuole
chiuderanno in
anticipo, a mezzogiorno. Molti negozi resteranno chiusi anche
al mattino.
Sono almeno
ottomila
i biglietti invenduti. Allo stadio Olimpico di Roma i tifosi
giallorosi
potranno assistere gratis alla partita, che sarà trasmessa in
diretta
sul maxischermo dell’Olimpico: nonostante ciò saranno in molti
a
partire senza biglietto. A quanto pare, infatti, potrebbero
accaparrarsi
più della metà di quegli ottomila tagliandi invenduti. Non
tanto i tremila della Curva Marione, quanto i restanti della
tribuna Maratona.
Probabilmente gli abbonati della Fiorentina verranno spostati
verso la
Curva Fiesole, in mezzo ci sarà un cordone di poliziotti, che
separerà
i tifosi viola da quelli romanisti, pronti ad occupare anche
quel settore.
In pratica quello che accadde a Perugia, proprio in occasione
della gara
con la Roma nel dicembre scorso. In quel caso, per evitare
incidenti, furono
spostati i tifosi di casa in tribuna centrale. Ma fu vero
caos. L’intenzione
delle forze dell’ordine è di avere comunque un settore vuoto,
dove
far entrare, in caso di ressa, i tifosi romanisti: la tribuna
Maratona,
appunto. Si spera che gli appelli siano arrivati a
destinazione. Solo chi
avrà il biglietto potrà presentarsi allo stadio.
Millecinquecento
agenti sono tanti, ma c’è comunque agitazione, perché sono
molti i tifosi giallorossi che verranno a Firenze in auto,
quindi più
difficilmente controllabili. Sarebbero, invece, trenta i
pullman: tutti
sostenitori, dicono, con il biglietto.
Il Messaggero
9/4/2001
FIRENZE -
Un
fiorentino arrestato, due romanisti denunciati, mentre altri 8
giallorossi
sono in questura per accertamenti. È un primo bilancio della
questura
secondo la quale nei lievi incidenti di oggi ci sarebbero
anche tre feriti
refertati. Si tratta del fotografo di 22 anni del Corriere di
Firenze,
raggiunto da un colpo di coltello al gluteo sinistro prima
dell'inizio
della partita e giudicato guaribile in 7 giorni e di due
romanisti, che
hanno avuto prognosi inferiori. In carcere è finito un tifoso
viola
di 22 anni, trovato in possesso di due coltelli. Anche
Maurizio Mattioli,
uno degli attori del Bagaglino, sarebbe rimasto leggermente
ferito per
essere stato aggredito da alcuni tifosi viola nel dopo
partita. Mattioli
si sarebbe anche fatto medicare. Infine gli ultrà giallorossi
hanno
danneggiato l’autogrill di Fabro nel rientro a Roma.
Corriere della
Sera
10/4/2001
Brutta avventura per un gruppo di amici del fratello del giocatore della Roma Francesco Totti: i giovani sono stati aggrediti poco prima dell' inizio della partita Fiorentina-Roma, a quanto hanno raccontato, davanti allo stadio Franchi da un gruppetto di ultras viola. L' incidente non ha tuttavia avuto gravi conseguenze e non c'è stato bisogno di ricorrere alle cure del medico.
I giovani, sembra sei tra cui il fratello del calciatore giallorosso che è rimasto illeso, muniti di biglietto per la partita, sono stati lasciati da un taxi nei pressi dello stadio, non lontano dalla curva Fiesole. In quel punto, secondo quanto riferito, l' aggressione a base di calci e pugni che hanno raggiunto quattro di loro. Il gruppetto è riuscito quindi ad allontanarsi e a raggiungere il centro tecnico di Coverciano dove la Roma era in ritiro.
I giovani, uno
dei
quali con una vistosa borsa del ghiaccio sulla testa, sono
stati fatti
sistemare in una saletta del centro tecnico dove hanno visto
la partita
in tv.
La Nazione
on
line
9/4/2001
MAURIZIO BOLOGNI GIANLUCA MONASTRA
FIRENZE -
L'invasione
che non c'è cancella timori e allontana spettri. Non ci sono i
diecimila
ultrà incattiviti e senza biglietto, non ci sono i cancelli
dello
stadio assediati da chi vuole entrare con la forza. Ci sono
meno di seimila
romanisti (dovevano essere il doppio) stretti nello stadio e
una ventina
di ragazzi con la sciarpa e la maglia numero 18 di Batistuta
addosso che
si imbucano dentro a partita appena iniziata, lasciando il
piazzale vuoto,
ma presidiato dalla polizia come se fosse pieno.
Firenze, ieri
pomeriggio.
La grande paura svanisce presto e quando tutto finisce il
bilancio non
è completamente indolore, ma lontano anni luce dalle stime di
una
vigilia che aveva costretto a posticipare di quarantotto ore
la partita
più a rischio dell'anno dopo giorni di trattative infinite e
la
minaccia di giocare a porte chiuse. Un ultrà viola arrestato,
dieci
romanisti denunciati, un fotografo colpito con un piccolo
coltello alla
gamba, tre feriti da pochi giorni di prognosi (fra cui
l'attore Maurizio
Mattioli), un paio di cariche di alleggerimento, qualche
sassaiola e molta
tensione al momento della partenza dei più di quaranta pullman
dei
romanisti, all'uscita di Firenze, intrappolati a lungo nel
traffico di
un lunedì qualsiasi. Qualsiasi, ma non troppo. Soprattutto
intorno
allo stadio fra negozi sbarrati, scuole chiuse in anticipo,
1.500 uomini
in divisa e in borghese schierati dalle nove del mattino, fino
alle sette
di sera.
Il piano pensato
in
questura ha retto e gli sbarramenti all'autostrada e alla
stazione anche.
Non si sono presentati in tanti senza biglietto, ma molti sono
rimbalzati
sulla barriera al casello di Firenze sud dove alla fine più di
quaranta
macchine sono state costrette a tornare indietro. Dei 5.500
romanisti entrati
allo stadio, 3.000 avevano il biglietto già alla vigilia,
1.500
l'hanno comprato al botteghino aperto solo per gli ospiti e
gli altri si
sono arrangiati in qualche modo (compresi alcuni biglietti
falsi). Risultato:
un migliaio di abbonati viola sfrattati e sistemati da
un'altra parte e
un settore romanista compatto guardato a vista e separato da
un cordone
di divise dal resto dello stadio. Gli incidenti? Un attacco di
ultrà
viola ai romanisti all'ingresso sventato da un paio di cariche
della polizia,
un fotografo colpito alla gamba con un piccolo coltello
(denunciati i responsabili),
qualche aggressione senza conseguenze troppo gravi fra cui
quella ad un
gruppo di amici di Totti (c'era anche il fratello del
giocatore), centinaia
di chiodi gettati dai tifosi viola nel piazzale dei parcheggi
dei romanisti.
A fine partita, altre scintille: una rissa per strada, momenti
di tensione
sulla passerella vicino alla stazione di Campo di Marte dove
ultrà
e fiorentini di ritorno dal lavoro sono rimasti bloccati
insieme per troppo
tempo e con troppi rischi.
E poi lanci di
monetine
e bottiglie in viale De Amicis e sui lungarni da e contro i
pullman, romani
che sono scesi da quattro auto spranghe alle mani e hanno
affrontato i
fiorentini armati di cinture di cuoio e plastica. Dieci minuti
di botte
selvagge e di finestrini d'auto in frantumi fino a quando non
è
arrivata la polizia. Per questo episodio un fiorentino di 22
anni è
stato arrestato, otto romani denunciati per rissa. Poi, sulla
via del ritorno
i giallorossi hanno sfogato la loro rabbia con atti vandalici
all'area
di sosta di Fabro e in altre dell'autostrada e lanciando
estintori dai
treni.
La Repubblica
10/4/2001
dal nostro
inviato
MIMMO FERRETTI
FIRENZE - Fabio
Capello
scuote la testa. O meglio, continua a scuotere la testa.
Perché
’sta storia del posticipo per motivi d’ordine pubblico non gli
era andata
giù fin dal primo momento. Questione di princìpio, ovvio.
Così, anche alla vigilia della gara più chiacchierata
dell’anno
non cambia atteggiamento. «Una volta, una partita di pallone
era
una festa. Adesso... Beh, mi auguro soltanto che si possa
tornare a quei
tempi, con l’avvenimento sportivo, e null’altro, al centro
dell’attenzione».
Poi, subito dopo,
una riflessione. «A me non sembra che i tifosi della Roma
abbiano
creato in passato così grossi e gravi problemi; non accetto,
quindi,
che vengano etichettati come pericolosi. Comunque, dico loro
di recarsi
allo stadio soltanto se hanno il biglietto in mano. Chi non ce
l’ha, resti
a Roma».
La capolista
gioca
in casa di una Fiorentina che non vince da dieci turni.
«Avversario
molto insidioso, al di là del suo lungo digiuno. E’ squadra
che
vanta gente di grande qualità; giocatori che ti possono
cambiare
la partita da un momento all’altro. Tipo Rui Costa; oppure
Chiesa. Dovremo
fare attenzione soprattutto a questi due».
E Mancini
allenatore?
«Non lo conosco,
dato che ha cominciato da poco. Posso dire, comunque, che è
stato
un grande giocatore».
Consigli per
Batistuta?
«No, uno come
lui non ha bisogno di alcun consiglio. Ha sempre saputo
affrontare quanto
gli proponeva la sua carriera con grande serenità e,
soprattutto,
con personalità».
Roma condizionata
dai risultati altrui?
«No,
assolutamente.
Noi, e lo ripeto per la millesima volta, facciamo la corsa
soltanto su
noi stessi. Cercando di volta in volta di conquistare i tre
punti. E questo
sarà il nostro obiettivo anche in casa della Fiorentina».
Non sente ancora
vicino
il traguardo?
«Festeggerò,
se mai, soltanto dopo averlo tagliato. Per ora, il mio dovere
è
soltanto quello di conquistare più punti possibili».
Roma in emergenza
in difesa.
«La squadra,
finora, ha dimostrato di saper fare a meno di qualsiasi
giocatore. Anche
perché è cresciuta moltissimo sul piano della mentalità.
Sono sicuro, perciò, che nessuno farà rimpiangere gli
assenti».
Riuscirà a
mandare di nuovo in panchina Montella, sei gol in cinque gare?
«Certo, non
è facile. Sto valutando con attenzione ogni cosa, deciderò
in extremis».
Una scelta
soprattutto
di ordine tattico?
«Io studio con
attenzione l’altra squadra, poi metto in campo la formazione
che nelle
mie intenzioni può mettere in difficoltà l’avversario. Tutto
qui».
E’ Capello il
segreto
della Roma, s’è detto da più parti in settimana: è
d’accordo?
«Io dico che
per vincere occorrono grandi giocatori e una grande società
alle
spalle».
Sensi ha
dichiarato:
se vinco, lascio.
«Non ci credo
nemmeno un po’...».
Ha parlato con
lui?
«No, non ce
n’è bisogno. Il presidente ha ancora voglia di fare un sacco
di
cose».
Differenze tra la
pioggia dell’altra sera all’Olimpico e quella di Perugia,
maggio 2000?
«Chiedetelo
ai responsabili degli arbitri».
Il calcio vittima
del doping.
«I medici che
si occupano di calcio devono trovare in fretta la risposta ai
perché
che accompagnano questa incredibile situazione. Tutti siamo
convinti di
esser innocenti e, soprattutto, puliti. Eppure, i casi di non
negatività
sono sempre di più. Qualcosa non quadra, perciò. E mi auguro
che i nostri medici sappiano individuarne in fretta la causa».
La sua idea, in
merito?
«Conosco bene,
alcuni anche personalmente, i giocatori risultati non negativi
e non credo
assolutamente che siano colpevoli».
Il Messaggero
9/4/2001
STEFANO SOFI
FIRENZE - Di
schiaffoni,
bastonate, sassate e insulti d’ogni tipo ne sono volati tanti.
Ma la temuta
guerra non c’è stata. Se la sono vista brutta, però, l’attore
Maurizio Mattioli e un suo amico di fede giallorossa che,
all’uscita dal
Franchi, sono stati accerchiati e inseguiti a colpi di casco,
calci e pugni,
tanto da dover fare un salto all’ospedale.
E, ancora prima,
il
fratello di Totti e alcuni suoi amici incautamente scaricati
da un taxi
proprio nei paraggi della curva Fiesole. Accerchiati e
assaliti hanno dovuto
battere immediatamente in ritirata dietro gli scudi dei
celerini. Scampato
il pericolo, Riccardo Totti, sentito il fratello, ha preferito
evitare
altri incontri ravvicinati di pessimo tipo e dirigersi a
Coverciano, da
dove ha seguito la partita in tv.
Nonostante questi
ed altri episodi - scontri di breve intensità con sassaiola
sul
Lungarno Colombo verso il casello di Firenze sud, lungo il
percorso a piedi
dei romanisti di ritorno verso le stazioni ferroviarie e il
ferimento lieve
di un fotografo fiorentino- la solita, inspiegabile rabbia
delle frange
del tifo estremo stavolta, volente o nolente, s’è dovuta
autoaddomesticare,
contenere, rassegnare. Cinque o sei macchine danneggiate, ma
il peggio
non c’è stato. Sugli ultras romanisti ha pesato la delusione
dei
novanta minuti o forse ancor di più la cupa possibilità di
ritrovarsi con l’Olimpico squalificato, quasi certamente
proprio per il
derby.
Per evitare
brutte
sorprese Achille (Serra, prefetto di Firenze) ha
preventivamente coperto
di solida corazza entrambi i talloni. E che proprio
straordinario fosse
lo spiegamento di forze predisposto e annunciato nei giorni
scorsi, i tifosi
giallorossi l’han potuto verificare già al casello di Fiano
Romano
dove decine di pullman sono stati intruppati e sotto scorta
portati a destinazione
con l’esasperante media dei settanta all’ora dato il traffico
infernale
in diversi tratti di A1. Il bilancio definitivo si potrà fare
stamane,
quando si saprà se vagoni ferroviari e autogrill avranno
digerito
senza troppi malanni il rientro della tifoseria giallorossa.
Di romanisti, al
Franchi
ne aspettavano ufficialmente tremila ma che sarebbero stati di
più,
molti di più, era facilmente prevedibile. E il problema era
proprio
questo: i cani sciolti senza biglietto. Così, un pò di
sorpresa
c’è stata anche per il centinaio tra carabinieri e agenti di
polizia
schierati in assetto di guerra al casello di Firenze Sud,
quando ieri verso
mezzogiorno hanno visto spuntare mazzi di biglietti, non
decine ma un migliaio,
fatti acquistare regolarmente a Firenze, attesi con ansia e
colti al volo
con le mani fuori dai finestrini proprio mentre gli agenti
pronunciavano
la fatidica frase: quelli senza biglietto tornano a casa...
Meno bene è
andata a chi, una cinquantina, credeva di scavalcare comunque
il cordone
militare senza esibire biglietto: rispediti al mittente. Lo
scontro, verbale,
colorato, rumorosissimo, s’è combattuto dagli spalti del
Formaggino
e della Maratona dove sono stati ristretti i circa cinquemila
tifosi romanisti.
Un altro centinaio ha trovato posto anche in tribuna dove,
inevitabilmente,
è uscito allo scoperto al gol di Emerson, attirandosi l’ira
funesta
dei viola. In curva lo spettacolo è stato dei più generosi.
Striscioni ben in vista, tra i quali spiccava un “nè vandali
nè
barbari" e tanti altri che disegnavano la mappa capitolina
della provenienza
dei fedelissimi: Tiburtino III, Casal de Pazzi, Piazza
Bologna, Colli Albani,
Ultras lidensi, Appio Latino e via ancora.
Ai fischi rivolti
dai tifosi viola a Batistuta hanno risposto con un “Toldo
vieni con noi".
E così a beccarsi, più o meno elegantemente, per tutti i
novanta minuti. A inizio del secondo tempo è stato notato lo
striscione
apparso in curva Fiesole: "Con tutto l’odio possibile
però..giustizia
per Alessandro". Intendendo così rispondere allo striscione
giallorosso
rivolto ad Alessandro Spoletini, tifoso romanista
selvaggiamente picchiato
a Bologna e da poco, fortunatamente, uscito dal coma, episodio
per il quale
è indagato un agente. Intendendo forse dire entrambe le
tifoserie:
episodi del genere non si verifichino mai più.
Il Messaggero
10/4/2001
LA PARTITA
di
«Giglio 1» inizia quando i primi agenti entrano in servizio
e finisce quando gli ultimi si tolgono la divisa di dosso.
Giglio 1 è
una sigla per le comunicazioni via radio della questura, la
sigla di Sebastiano
Sciuto, quindici anni di ordine pubblico a Firenze, più
presenze
al Franchi di Batistuta e Rui Costa. Cambiano i questori,
cambiano gli
altri funzionari, è lui resta al suo posto diventando il primo
dirigente
con più esperienza in via Zara. Più che un capo, un punto
di riferimento. Durante la vigilia quando si preparano i piani
di azione
negli uffici della questura, il giorno della partita intorno
allo stadio.
La sua radio gracchia comunicazioni di continuo, il suo
cellulare non si
ferma un attimo. «Ma ci pensate, alle due del pomeriggio ho
già
scaricato una batteria intera...» dice ai poliziotti vicini a
lui.
«Limitate le comunicazioni al minimo indispensabile sennò
non ci capiamo più niente» si raccomanda via radio arrivando
allo stadio. Dalle altre postazioni gli altri funzionari lo
chiamano, chiedono
rinforzi nelle zone a rischio, annunciano l'arrivo dei pullman
o dei treni
da Roma. Vicino a lui c'è il questore vicario Gaetano
Chiusolo,
da poco a Firenze, ma che in pochi giorni, con la supervisione
del questore
Carlo De Stefano, ha preparato un piano che ha retto senza
sbavature. Il
punto critico è l'ingresso al settore ospiti. Qui Sciuto,
catanese,
a Firenze dall'85, giacca e cravatta nelle riunioni ufficiali
come nei
giorni di ordine pubblico, si ferma più che altrove. Mima agli
agenti
come stringersi negli schieramenti neanche fosse il Trap in
panchina, e
via radio chiede lumi su quanti romanisti fare entrare volta
per volta.
«Quanto spazio c'è ancora?». «Abbastanza Giglio
1...». «Abbastanza non è una risposta, ditemi quanto».
Durante la
partita
resta all'esterno, sempre accanto al vicario Chiusolo con il
quale decide
gli spostamenti delle squadre di rinforzo, pattuglie mobili
che si allungano
casco in testa da una parte all'altra dello stadio.
«Attenzione,
evitiamo le cariche, se non sono necessarie». Dopo la partita,
la
scorta a romanisti in partenza l'ultima fatica. «Giglio 1,
fine turno,
possiamo smontare? Da stamani siamo con un panino». «Ok, tutto
bene, sono le 19, grazie, alla prossima».
(g.m.)
La Repubblica ed.
Firenze
10/4/2001
GIANLUCA MONASTRA
Scaramucce,
agguati
con scazzottate fulminee, un fotografo accoltellato ad una
gamba, un arresto
e una decina di denunce. E' un giorno di tensione, fuori e
dentro lo stadio,
per le frizioni tra tifosi viola e romanisti, che non sconfina
però
negli scontri tra truppe, nelle cariche della polizia, nel
lancio di lacrimogeni,
nel teppismo dei cassonetti incendiati. Solo incidenti
isolati, senza drammi.
E così, alla fine, brindano prefetto, questore, sindaco e
presidente
della Regione, che ringraziano tutti, i calciatori e i tifosi,
i cittadini
e i 1500 tra poliziotti e carabinieri (costati 700 milioni,
secondo il
Siulp, sindacato di polizia) che hanno tenuto a bada il popolo
viola e
5.500 romanisti.
E pensare che le
premesse
erano pessime. Dopo che nei giorni scorsi erano state
danneggiate due telecamere
per il controllo della curva Fiesole, ieri notte, grazie alla
segnalazione
di un cittadino, la polizia aveva recuperato in una cabina
dell'Enel in
via Carnesecchi sei tubi di metallo, lasciati lì da alcuni
giovani
che probabilmente avrebbero voluto usarli a margine del match.
I primi
tifosi incominciano ad arrivare in tarda mattinata a Campo di
Marte. Trecentocinquanta
su un treno, 50 in un altro, 150 in un terzo, altri alla
spicciolata. Ad
attenderli ci sono decine di poliziotti e carabinieri con gli
elmetti in
testa, scudi e manganelli alla mano, lacrimogeni in canna. Ma
non servono
né randellate né lanci. I giallorossi cantano e si lasciano
accompagnare attraverso la passerella fin dentro lo stadio.
Succede lo stesso
per gli oltre 2.000 romanisti che arrivano su più di quaranta
pullman
e quelli in auto. In tutto i giallorossi sono 5.500, 1.500 dei
quali acquistano
i tagliandi di parterre da 40.000 alle biglietterie dello
stadio e altre
centinaia entrano da «portoghesi». Un paio d'incidenti fuori
dallo stadio. Un taxi deposita alla curva Fiesole sei
romanisti, tra cui
il fratello di Totti, quattro dei quali vengono affrontati e
picchiati
da un gruppo di fiorentini. Dall'altra parte, nei pressi
dell'ingresso
alla Maratona, un colpo di temperino graffia un fotografo ad
una gamba.
Succede nel momento in cui la tensione è più alta e la polizia
carica una cinquantina di fiorentini che tentano l'assalto ai
romani. I
due aggressori romanisti vengono identificati e denunciati.
Nelle scaramucce
prima della partita rimane ferito anche l'attore romano
Maurizio Mattioli.
I tifosi della
Roma
vengono sistemati nel formaggino e in maratona, da dove
traslocano i fiorentini.
Fila tutto liscio. Poi, quando la partita è ormai finita da
un'ora,
cominciano le complesse operazioni di sgombero. Quasi perfetto
il reimbarco
di mille romanisti sul treno a Campo di Marte, se non fosse
per una pericolosa
attesa di 45 minuti sulla passerella e per momenti di
preoccupazione quando
nel fiume mesto si infila qualche passante fiorentino. A
sbeffeggiare il
passaggio di pullman e auto romaniste dirette in autostrade ci
sono invece
diverse postazioni di fiorentini tra lo stadio e il casello di
Firenze
sud. Lanci di monetine e bottiglie in viale De Amicis e sui
lungarni, ma
il peggio accade in piazza Alberti. Si fermano quattro auto di
romani,
che scendono spranghe alle mani e affrontano i fiorentini
armati di cinture
di cuoio e plastica. Dieci minuti di botte selvagge e di
finestrini d'auto
che vanno in frantumi. Poi arriva la polizia. Un fiorentino di
22 anni
finisce arrestato, otto romani denunciati per rissa. E sulla
via del ritorno
i giallorossi sfogano la loro rabbia con atti vandalici nelle
aree di sosta
della Sole.
La Repubblica ed.
Firenze
10/4/2001
CLAUDIA RICONDA
Firenze Sud, il
casello
delle bugie. «Il biglietto? Ce l'ha mio zio, mi aspetta a
casa. Dove
abita? A Lungo Arno, credo. Sì, mi pare proprio a Lungo Arno».
«Il biglietto me l'ha comprato un amico, me l'ha lasciato in
albergo
a Firenze, non so l'indirizzo, mi chiama lui sul telefonino».
«Il
biglietto non ce l'ho qui, è da mio zio, sì anch'io ho uno
zio a Firenze, che c'è di strano? Dove sta di preciso non lo
so,
ha detto che ci si vedeva alla stazione. Posso annà?». No
che non puoi annà. Grazie zio, ma non ha funzionato. Hanno
dovuto
fare retromarcia in cento. Venti macchine, cinque ultrà
romanisti
per auto, incappati ieri mattina al casello di Firenze Sud,
filtrato come
un setaccio da centosessanta tra poliziotti e carabinieri, a
piedi o a
bordo di una trentina di camionette e blindati. Più che un
casello
autostradale, un gigantesco imbuto. Dove sono state bloccate,
aperte, guardate,
perquisite, trecento auto. Tutte platealmente di tifosi della
Roma, con
le sciarpe giallorosse sul lunotto e le bandiere sventolanti
fuori. Prefetto
e questore erano stati chiari: chi viene senza biglietto,
torna a casa.
E il filtro è stato implacabile, dalle dieci di mattina fino
alle
due e mezzo di pomeriggio. Chi ha fatto vedere il biglietto, è
passato.
Gli altri, respinti dopo il casello e caldamente invitati a
tornare a Roma.
A pochi è venuto in mente di protestare, reclamando diritti e
libertà
di movimento. Solo un paio di macchine, che poi hanno ottenuto
il via libera,
l'hanno fatto: «Ci potete impedire di entrare allo stadio
senza biglietto,
ma non ci potete negare l'accesso a una città. Siamo persone
perbene».
Così per bene che dai bagagliai sono venute fuori una mazza da
baseball
(«ci giochiamo ogni tanto»), due spranghe di ferro («è
un pezzo di un escavatore», «fa parte della macchina»),
un paletto di legno («nun te sbaglià, è un attrezzo
da palestra»), una catena di ferro («l'antifurto dell'auto»),
e poi via via un martello, dei bulloni, delle aste di legno
porta striscioni,
pezzi vari di metallo non ben identificati, bottiglie vuote.
Tutto sequestrato.
Perquisiti e scortati anche una trentina di pullman della
tifoseria organizzata.
Vivace scambio di insulti al finestrino tra alcuni ultrà
(«c'avete
la carne avariata, c'avete la mucca pazza») e quattro persone
che
si erano piazzate ad osservare la scena sul tetto della Jolly
Caffè,
che ha lo stabilimento vicino al casello. Visto un giovane
poliziotto salutare
gli ultrà: «Sono romano anch'io, forza magggica! Però
voi non fate casino».
La Repubblica
ed. Firenze
10/4/2001
Quasi
tutti ragazzini delle medie all’Olimpico
Tanti
cori
soprattutto per Batistuta
Trentamila
davanti
al maxischermo:
«La
nostra
fede non va posticipata»
di ALESSANDRO ANGELONI
ROMA - Trentamila tifosi, poco più poco meno. Sempre tanti, nonostante fosse lunedì e nonostante si trattasse di una partita virtuale. Ma il popolo giallorosso è riuscito comunque a trasformare in un giorno di festa un qualsiasi giorno feriale. Per Fiorentina-Roma, all'Olimpico sono stati aperti, e riempiti, i due settori storici: la curva Sud e la tribuna Tevere. Tutti avevano voglia di stare vicini alla squadra, proprio come avviene ogni domenica. Il rito laico del tifo si è celebrato nonostante in campo non ci fossero giocatori e nonostante da Firenze arrivano sul maxi-schermo solo immagini sbiadite, quasi invisibili. La partecipazione, però, non è mancata, da parte di tutti i trentamila Molti di loro non hanno evitato di esternare l'ultimo pensiero polemico sul posticipo della gara, voluta per ragioni di ordine pubblico. "La nostra fede non va posticipata", era la scritta su uno striscione appena sotto il maxi-schermo della curva Sud. Poi, al fischio d'inizio, tutto dimenticato. Si gioca.
Lo stadio era popolato soprattutto da ragazzini di scuola media superiore. Molti di loro sono scappati dalle scuole al suono della campanella oppure non ci sono andati per niente. Molti altri hanno preso un giorno di ferie, altri ancora, un semplice permesso. Donne, uomini, bambini, nonni: insomma, chi poteva, è arrivato puntualmente. Il motivo di una così ingente presenza? «Venire allo stadio significa vivere la partita da vicino, significa anche stare un pomeriggio insieme, come se i giocatori fossero in campo davanti a noi», hanno ripetuto molti di loro. Molti non vogliono sentir parlare di gara virtuale. «Quando ci sono emozioni reali, non esiste nulla di virtuale...». Parte la telecronaca di Stream e tutti in religioso silenzio a guardare quelle immagini dal "Franchi". Urla e fischi, quando vengono inquadrati l'ex laziale Mancini e a Cecchi Gori . Un incitamento particolare è stato rivolto a Batistuta che, come non mai, questa volta aveva bisogno del loro sostegno, se pur virtuale. Compare da Firenze lo striscione "Giustizia per Alessandro", applausi dall'Olimpico.
Parte la gara,
al tredicesimo
lo stadio si gela per il gol di Chiesa. Poi, tutti in coro ad
incitare
la Roma. Qualcuno già si preoccupa: «Se non si vince a
Firenze,
la Juve potrebbe cominciare a crederci». Ma al gol di Emerson,
tutto
torna alla normalità. La voce del telecronista di Stream viene
annullata
dal boato dei trentamila presenti, per almeno cinque minuti.
Non sono normali,
invece, i cori razzisti nei confronti di Lassissi. Nella
ripresa, si alimentano
le speranze di una vittoria. Speranze gelate dall'autogol di
Candela.
Il Messaggero
10/4/2001