FIORENTINA/ROMA
Gli articoli dei giornali
santa m. novella
Agenti in azione fra i pendolini

 Quaranta caschi azzurri e quaranta manganelli in mezzo alla pensilina del binario nove. L'apprensivo prepartita di FiorentinaRoma arriva anche alla stazione di Santa Maria Novella, stracolma di turisti di ogni genere e specie che guardano con l'aria stranita tutte quelle forze dell'ordine. E in effetti vedere celerini e polfer che fanno la cernita dei passeggeri del treno che da Roma va a Milano, alla ricerca di tifosi romanisti da intercettare e assembrare, fa un po' impressione. Alla fine l'operazione, svolta in tutto per un paio di convogli arrivati tra mezzogiorno e l'una, è meno difficile di quel che sembrerebbe (il grosso dei tifosi romanisti è stato dirottato su Campo di Marte) e caschi e manganelli si rivelano del tutto inutili. Oltretutto il tifoso non vuole, e in certi casi non potrebbe, minimamente dissimulare la sua identità: sciarpa e cappellino giallorossi ben in vista, giubbotto comodo, jeans e parlata dall'accento inconfondibile. "Si, vado allo stadio. Certo che ho il biglietto. Preferirei non nascondere la sciarpa". Le risposte alle domande della polizia sono praticamente sempre le stesse (le fornisce anche l'attore Valerio Mastrandrea, arrivato a Firenze con un gruppo di amici ultras ed intenzionato a prendere un taxi).
I tifosi, una settantina in tutto, sono sistemati davanti agli uffici della polfer in attesa che venga a prenderli un autobus. Qualcuno va a mangiarsi una cosa al self service (sotto il controllo vigile di quattro celerini), qualcuno tenta di approcciare con poco tatto l'incuriosita turista, quasi tutti si producono in cori di riscaldamento ("fatece largo che passamo noi..."). Il tutto tra giapponesi che non capiscono, tra fiorentini che guardano e tirano dritto imprecando sottovoce, americani che mangiano hamburger. Verso l'una e mezzo arriva l'autobus dell'Ataf. Quando è pieno e pronto a partire, scortato, verso lo stadio, grazie ai finestrini aperti si inizia a respirare il clima della partita: "Viola, viola, vaff...".
(m.b.)
 
La Repubblica ed. Firenze
10/4/2001


Come accogliere l’ex idolo?
I tifosi viola si dividono
Batigol pomo della discordia

 FIRENZE — C'è chi lo applaudirà, chi lo fischierà e chi mostrerà indifferenza: i tifosi viola appaiono divisi su come accogliere Gabriel Batistuta per la prima volta a Firenze da ex. Non mancheranno i contestatori, ma neppure quelli che lo applaudiranno al suo ingresso in campo e gli dedicheranno qualche striscione che lo omaggerà per quanto ha dato alla Fiorentina in nove anni di militanza. Fra questi, molti aderenti ai club delle curve. «Noi rispetteremo Batistuta — dice Stefano Sartoni, presidente del “Collettivo", il più importante viola club della Fiesole — non possiamo dimenticare quello che ha dato alla Fiorentina e la schiettezza dimostrata nel maggio scorso quando venne a comunicarci di persona che se ne sarebbe andato.
Per noi esiste il valore della riconoscenza, anche se adesso Gabriel gioca in un’altra squadra». Il leader della curva Fiesole è convinto che il campione argentino, di cui è amico, sarà nell’occasione emozionatissimo. «Soprattutto se si leveranno cori e applausi per lui — precisa Sartoni — Certo, dispiace vederlo con un’altra maglia, ma i fatti hanno dato ragione alla sua decisione di lasciare la Fiorentina: la Roma è in testa e nella società viola regna sempre il caos».
Predica indifferenza Walter Tanturli, presidente dell’Atf, l’associazione che riunisce i club delle curve: «Ricorderemo Gabriel sempre con piacere, ma se c’è una cosa che dobbiamo evitare è litigare fra noi tifosi per lui e per come accoglierlo: ci sarà sempre divisione. A maggior ragione dobbiamo pensare a restare tutti calmi e, soprattutto, a sostenere la Fiorentina, impegnata in una gara difficilissima. Anzi — aggiunge sorridendo — speriamo che Batistuta sia emozionato come lo fu Roberto Baggio nella prima partita da avversario a Firenze». Per Filippo Pucci, presidente del Centro di coordinamento viola club, adesso la gente ha altro a cui pensare che non il ritorno da ex dell’attaccante argentino: «E’ un fatto che i tifosi ora sentono meno rispetto alla partita di andata. Questo perché c’è timore di incidenti, c’è preoccupazione per l’annunciata invasione di ultrà romanisti e perché l’attuale classifica della Fiorentina non invita all’ottimismo».
 
Il Messaggero
9/4/2001


Dal coprifuoco alla festa sul campo

 BENEDETTO FERRARA

nel giorno della paura tutto è filato liscio. Lo strano lunedì che ha blindato la città non ha lasciato tracce di violenza dietro di sé. Questo è importante. Dietro la paura è sbucata, invece, la prima vittoria di Roberto Mancini e la prima vittoria della squadra dopo quasi tre mesi di digiuno. Finalmente. E' il caso di dirlo. Per prendere questi tre punti è servita la partita teoricamente più difficile. Contro la Roma capolista la squadra aveva motivazioni a sfare e poco da perdere. E' servita anche una rivoluzione di uomini e di pensiero. Il calcio di Terim coi suoi pregi e i suoi difetti è un'ombra sempre più lontana, Mancini rivaluta la saggezza trapattoniana e addirittura propone un modulo ancora più difensivo. O più attento, dipende dai punti di vista. Scelta azzeccata. Evidentemente questa Fiorentina non poteva più permettersi l'idea di pensare se stessa come grande squadra. Sono finiti i tempi del «giochiamo noi e poi vediamo come va». Serviva umiltà. Molta umiltà. Il motto è: se te la giochi alla pari ti fregano, se usi la testa forse ce la fai.
E così la Fiorentina ce l'ha fatta e finalmente ha trovato la gioia della vittoria nel giorno in cui l'amiconemico Gabriel Batistuta rimette piede nel suo passato per uscire sconfitto, nel giorno in cui Francesco Toldo dimostra ai suoi detrattori (sempre più numerosi da queste parti) cosa significhi essere un grande professionista e un grande portiere.
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Questo risultato potrebbe anche riaprire i giochi nella corsa scudetto, ma ciò che più conta è che riapra il campionato della Fiorentina. Quando non riesci più a vincere il rischio si chiama depressione. E allora i guai possono essere seri. Veramente seri. Tre punti contro la Roma, invece, possono consegnarti una bella dose di entusiasmo per ripartire alla ricerca dell'Europa e di qualcosa di buono per non buttare via una stagione che comunque può sempre regalarti la gioia di una Coppa Italia.
Dal punto di vista del gioco si tratta adesso di capire cosa farà Mancini. Contro la Roma era giusto giocare così. Ma quale sarà la vera Fiorentina? Rui Costa può davvero giocare in quel ruolo in cui comunque non può dare il meglio di se? E quale sarà il giusto equilibrio mentale di una squadra in piena metamorfosi? Comunque complimenti al tecnico per aver lanciato Moretti in un ruolo, questa volta, non proprio suo. Il ragazzo non ha sbagliato davvero niente, come tutti i suoi compagni della difesa. Naturalmente un bravo anche a Chiesa, che si è ritrovato cannoniere di razza nel giorno in cui la Fiorentina aveva un bisogno disperato di lui. E complimenti anche al questore e agli agenti che hanno vissuto un lunedì faticoso ad altissima tensione. Alla fine non è successo niente di grave. Il piano ha funzionato.
Ma in ogni caso sarà bene riflettere bene su quello che è successo e magari fare in modo che non avvenga più: paralizzare mezza città per una partita di calcio non può essere normale come mobilitare un esercito non lo è. Questa volta non si poteva fare altrimenti, certo. Ma questa volta non deve diventare un precedente che spiani la strada ad altre situazioni del genere. Che tutti meditino bene su questa faccenda perché c'è sempre il solito problema di fondo irrisolto: il calcio deve tornare ad essere uno sport. Utopia?
Infine un grazie a Vittorio Cecchi Gori. Che ha detto: «Se avessi preso Mancini a inizio stagione non saremmo in questa situazione. Ho sbagliato a prendere Terim». Era importante insistere su questo punto e ammettere una colpa scaricando poi tutte le colpe su chi non c'è più. Che classe. Avanti un altro.

BENEDETTO FERRARA
 
La Repubblica ed. Firenze
10/4/2001


Dal nostro inviato senza biglietto

(di F. Meucci)

 AUTOSTRADA ROMA-FIRENZE, 9 APRILE 2001 - L'appuntamento è per le 10,30 al casello autostradale di Roma. Una trentina di bus giallorossi scaldano i motori, 1500 ultrà scaldano cuore e ugola. Si parte, destinazione Firenze. I pullman regolari formano una lunga colonna scortata dalla Polizia. Con loro ci sono anch'io, con la mia auto anonima travestito da perfetto tifoso irregolare. Maglia di Bati-gol (la seconda, però, quella blu) e sciarpa al collo, ma senza biglietto per lo stadio in tasca.

Tutto questo per capire fino a che punto ieri Firenze fosse una città blindata. Che succederà? Mi rimanderanno indietro al primo autogrill o al casello di Firenze Sud, come è successo a una ventina di auto arrivate prima delle 13,40 (dopo quest'ora i controlli delle forze dell'ordine si sono concentrati soprattutto sugli autobus) costrette a fare retromarcia dopo aver pagato il pedaggio?

Mi bloccheranno per le strade del centro solo perché voglio visitare il Duomo e Palazzo Vecchio vestito in modo stravagante nel giorno della grande paura? Per fortuna non mi succede niente di tutto questo. Ma, in verità, è anche grazie a un pizzico di fortuna se sono riuscito ad arrivare fin sotto lo stadio senza biglietto in tasca. Altri nelle mie stesse condizioni hanno avuto sorte peggiore: bloccati, controllati, perquisiti e rispediti a Roma.

E' giusto tutto questo? Davvero si può pensare di chiudere le porte di una città? Anche senza bisogno di tirare in ballo la libera circolazione delle persone nell'Europa unita, appare un'esagerazione. Ma torniamo al viaggio verso Firenze. Gli autobus giallorossi viaggiano in colonna, le auto della polizia tengono tutto sotto controllo. Negli autogrill polizia e carabinieri sovraintendono a ogni operazione (beh, quasi a tutte...). E tutto fila liscio, soprattutto per quelli come me. Isolati dal branco si sfugge allo sguardo attento delle forze dell'ordine.

Al casello della discordia (Firenze Sud) si arriva intorno all'ora di pranzo. Il colpo d'occhio è scioccante. Auto imbottigliate, uno spaventoso cordone di polizia e carabinieri. I bus vengono fatti accostare, tutti gli occupanti devono mostrare di avere biglietto per lo stadio. Ma per i single come me c'è il via libera. Gli agenti ti guardano, ti scrutano, ma nessuno chiede se hai il biglietto. Meglio così, prima prova superata.

Andando avanti il serpentone di auto non si scioglie. Ma con la maglia blu di Bati e la sciarpa giallorossa al collo ti becchi solo qualche sguardo torvo dal popolo viola. Tutto qui. E allora viene voglia di osare: vediamo che succede ad arrivare fin sotto lo stadio? Ansia, paura di essere beccati, solo quella. Seguo le indicazioni per il parcheggio degli ospiti e raggiungo un'area protetta, cori e colori giallorossi e carabinieri gentili. Un militare mi indica perfino dove lasciare l'auto. Vabbé, l'esperimento è finito: ho girato libero per Firenze, bardato da stadio e nessuno mi ha detto niente. L'ultimo cordone di polizia è alle porte del Franchi. E questo sì che è davvero impenetrabile agli irregolari come me. Faccio rotta verso Palazzo Vecchio.

di Francesco Meucci
La Nazione on line
9/4/2001


Fiorentina Roma, ecco il match-rischio

 di CLAUDIO PEA
Adesso che il campionato ha raggiunto la pace dei Sensi, nel senso che i giallorossi di Franco Sensi si sono ormai arraffati lo scudetto del 2001 - e sono solo poveri illusi quelli che credono ancora possibile la rimonta della loro povera Juve - è assai difficile capire le ragioni per le quali Fiorentina-Roma si debba giocare eccezionalmente oggi, di primo pomeriggio, alle quindici. Nel giorno sacro a Figaro e alla sue consorti. E perchè invece non la si sia potuta far giocare ieri assieme a tutte le altre partite della domenica. Come sarebbe piaciuto anche al prefetto di Firenze, Achille Serra, e quindi non a un Pincopalla qualsiasi. Però obbligatoriamente a porte chiuse, sprangate e lucchettate, dopo aver buttato via la chiave: questo sì. Cristianamente. Per la pace e con buona pace di tutti. Non solo di Don Fabio Massimo e del suo caro, anziano e pacioso presidente.
Si potrà discutere all'infinito, è giusto o non è giusto, ma sarà prima o poi inevitabile che si arrivi al coprifuoco del pallone. Ingabbiare infatti le belve del tifo curvaiolo negli stadi non serve proprio a nulla. Anzi, accresce la ferocia di chi dalla cattività e dall'aggregazione in branco trova finalmente il coraggio per manifestare i suoi istinti più beceri e a lungo repressi.
Per carità, vi risparmio i predicozzi. Detesto i polpettoni e, più ancora, i tromboni. Però una cosa mi va di dirla subito, altrimenti soffoco: lo so anch'io che non tutte le persone che riempiono la domenica le curve sono bestie o lo diventano un po' alla volta. È tuttavia insopportabile che proprio questi non prendano responsabilmente le distanze dagli altri e che, anzi - peggio ancora - arrivino ad offendersi se sono per caso mescolati a loro. Io non c'entro, si difendono. Ma c'eri. Sì, c'ero. E hai visto. Sì, ho visto. E non hai fatto niente? No, perchè cosa avrei dovuto fare? Meglio lasciar perdere...
Tornando a Fiorentina-Roma e alla partita blindata come i treni (merci?) che all'ora di pranzo vomiteranno almeno tremila ultras giallorossi alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, si può già affermare che se il rinvio del supermatch avrebbe dovuto scoraggiare l'afflusso al Franchi dei tifosi della capitale, allora non è giovato assolutamente a nulla. E a nulla sono serviti gli appelli di Franco Sensi ai suoi fans: restatevene a casa e, al massimo, godetevi la Maggica sul maxischermo dell'Olimpico. Parole al vento, parole di nonno-presidente. Lo stadio anche di lunedì sarà comunque pieno, i botteghini chiusi e i biglietti addirittura esauriti. Quelli della Maratona così come quelli della Fiesole. E molti romanisti vorranno entrare lo stesso. Se invece lo slittamento di quarantott'ore dell'incontro aveva lo scopo di evitare per ragioni pubbliche che Firenze fosse posta oggi in stato di assedio, nella speranza o nell'illusione che non sia poi messa anche a ferro e fuoco, se non mi venisse da piangere, riderei per il nervoso pensando che è stato probabilmente tutto inutile.
Vorrei sbagliarmi ma sarà purtroppo un ennesimo, clamoroso buco nell'acqua. Un tonfo sordo. Le scuole saranno difatti al pomeriggio chiuse. E così tutti i negozi del rione del Campo di Marte, non sono quelli dei barbieri. Con un'ordinanza dell'amministrazione comunale è stato persino annullato il mercatino delle pulci del lunedì. Da mezzogiorno qualsiasi strada d'accesso allo stadio nel raggio di un chilometro sarà controllata dalle forze dell'ordine. Un migliaio (e oltre) gli agenti impegnati: in pratica uno per ogni tre o quattro tifosi ospiti. Tutti in assetto di guerra. Per non contare i posti di blocco ai caselli e ai grill dell'autostrada del Sole. E ora rispondetemi: se non è coprifuoco questo, che cos'è? Ho piuttosto il dubbio, anzi la certezza, che si è persa un'altra occasione per cominciare a combattere la violenza nel pallone in modo serio. Coi fatti e non solamente con le minacce. Ammesso, e non concesso, che la battaglia, già pagata a duro prezzo, non sia ormai perduta.
Non esiste più una domenica tranquilla negli stadi d'Italia. E allora per le partite ad alto rischio chiudiamoli questi benedetti stadi con un bel catenaccio a doppia, tripla mandata. Senza rimorsi e senza indugi. Senza criminalizzare o demonizzare nessuno. E senza lasciarsi commuovere dai Capello di turno. In settimana Don Fabio Massimo, signore del lamento bravo quanto indisponente, ha di nuovo usato l'arma dell'attacco, invece d'accoccolarsi in difesa come di solito fanno le sue squadre, e ha sparato a vanvera: «È ingiusto penalizzare sempre i nostri tifosi ». Quali? Quelli che quest'inverno hanno barbaramente devastato Parma e Bologna dopo altrettanti successi dei loro idoli giallorossi in trasferta? E se la Roma avesse invece perso? Quelli che nei treni merci si bucano? Ma non dovevano essere annullati i convogli speciali? Quelli che entrano - chissà come? - negli stadi coi coltelli? Quelli che si fanno anche in curva? Quelli che assaltano gli autogrill e si scontrano con la polizia. Quelli ai quali i giocatori lanciano le loro maglie. Anche questi sono tifosi . Caro il mio signor Capello. E per colpa di questi, pochi o tanti, di destra o di sinistra, non importa, il nostro calcio è diventato davvero invivibile. Insopportabile e impossibile.
 
Il Gazzettino
9/4/2001


I tifosi viola preparano un’accoglienza riconoscente: «Fischieremo solo Cecchi Gori»
Firenze blindata ritrova il suo Bati
Posticipo delle polemiche con la Roma.
Per Gabriel la prima da nemico

 FIRENZE - Stanarlo a Firenze non è un’impresa da Tom Ponzi. E non servono nemmeno i 1.500 tra poliziotti, carabinieri e agenti della guardia di finanza che oggi trasformeranno la città in un bunker a prova di tifosi senza biglietto. Basta il colpo d’occhio. Nascosto tra i turisti e le scolaresche in gita, Gabriel Batistuta è fermo sul Ponte Vecchio. Sorride osservando i gorghi color ocra dell’Arno, il pizzetto è la solita ombra che spunta alla vigilia delle sfide importanti.
Scaramanzia. La stessa che oggi lo spingerà ad indossare gli scarpini grigi, quelli con cui ha segnato domenica scorsa dopo un mese di assenza dai campi. Tra la bigiotteria delle botteghe e le pizze di plastica dei bar, anche Bati è taroccato. Immobile nel bianco e nero di una caricatura che non gli rende giustizia. È nei caffè intorno al Duomo, inchiodato al muro mentre scodinzola intorno alla bandierina, è sulle bancarelle del mercato del Porcellino, dove la maglia viola numero 9 è un Gronchi Rosa da cercare tra i cenci usati, è un’icona di benvenuto in stazione.
Gabriel è ovunque perché da Firenze non se n’è mai andato. Qui nacque il 26 agosto 1991 (esordio in Coppa Italia con la Fiorentina), concepito da un’intuizione di Vittorio Cecchi Gori, qui tornerà a vivere nella bella casa di Piazzale Michelangelo. Qui ha scatenato passioni, seminato reti (152) e figli (Thiago, Lucas e Ioaquim parlano con l’acca aspirata), stretto un legame di sangue con una città che gli ha regalato una statua, una stella e un «Batistuta-day» (30 settembre 1999) e che oggi lo aspetta per vederlo piangere lacrime di coccodrillo.
La prima volta da nemico. Roma-Fiorentina del 26 novembre scorso era solo uno sbiadito primo tempo di questa storia d’amore. Dall’altra parte, secondo polo delle emozioni di una sfida altamente emotiva e blindata (i tifosi giallorossi verranno controllati sin dall’accesso in città), Roberto Mancini, l’allenatore che forse non diverte come Terim ma ha una pretesa: strappare i viola al digiuno di dieci turni senza successi. Uno strano derby per lui, ex laziale che crede nella legge di Murphy: «A volte nel calcio succede che i più deboli vincano. Ma non dobbiamo avere paura». Il coraggio è un’investitura per Chiesa, unica punta, e Rui Costa, il migliore amico chiamato a sgambettare Batistuta, il leader che stava a Firenze come Maradona a Napoli. Ma il miracolo è doppio, perché Gabriel è entrato sotto la pelle dei tifosi viola con una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. E proprio dai vuoti mai riempiti di nove anni in simbiosi scaturì la rottura: «Me ne vado perché a 31 anni non ho mai vinto niente in vita mia».
Firenze è come una calamita. Per tornare qualsiasi scusa è buona: il compleanno di Rui Costa, la festa di Thiago con gli ex compagni di scuola, un’ora di tennis al Poggetto con Antognoni, le lezioni di volo a Peretola, dove nell’estate scorsa ha preso il brevetto come pilota.
Quando il piccolo Cessna 182 sorvola il Lungarno con Gabriel ai comandi, Firenze tira un sospiro di sollievo. Bati è tornato, anche se solo per ventiquattr’ore. A Firenze ha avuto tre case ma ieri sera ha dormito a Coverciano, in ritiro con Capello e i compagni. Stefano Sartoni, storico presidente del Collettivo, il più importante club viola della curva Fiesole, non dimentica il valore della riconoscenza: «Rispettiamo Batistuta per quello che ci ha dato». Niente fischi, dunque, forse perché l’ex re leone ha già promesso che non festeggerebbe un eventuale gol. Anche se chi vorrà contestare sarà libero di farlo. Ma nel mirino degli ultrà ci sarà un altro bersaglio. Il solito. Il presidente Vittorio Cecchi Gori.
Irina resterà a Roma coi bambini. Troppe emozioni, unite al rischio di incidenti. Lui, nudo contro il suo passato, sbucherà dal tunnel con la maglia del colore sbagliato. Firenze la vedrà viola, perché le città molto innamorate nelle favole possono diventare daltoniche.
Gaia Piccardi

Il Corriere della Sera
9/4/2001
 


Firenze blindata
Vince la correttezza
 Un'invasione temuta, ma alla fine dimezzata. Circa 5.500-6.000 i giallorossi arrivati a Firenze contro i 10-13 mila annunciati, secondo varie previsioni. Un paventato assalto che ha costretto a spostare la partita e a schierare 1.500 tra poliziotti, carabinieri e guardia di finanza per far funzionare il piano sicurezza (700 milioni di spesa per il Siulp).

Il bilancio in serata soddisfa il prefetto Achille Serra e il questore Carlo De Stefano. Tre i feriti lievi, tra cui un fotografo fiorentino colpito con un coltellino al gluteo prima della partita. Denunciati i suoi presunti aggressori romanisti. In carcere un viola: bloccato durante un tentativo di aggressione ai romanisti in partenza, aveva 2 coltelli e risultava colpito da Daspo.

Il lunedì di partita, che ha sollevato proteste da parte di residenti e negozianti di Campo di Marte (esercizi chiusi, come recitava un cartello, per motivi di ordine pubblico, e timori di assalti dei tifosi), mentre è saltato il doposcuola di alcuni istituti, era iniziato alle 9 al casello dell'A1 di Firenze sud. Lì erano schierati 150 uomini per «respingere» con pressanti inviti i senza biglietto. A fare marcia indietro sono state una ventina di auto, i cui occupanti non sono riusciti a dimostrare con convinzione di avere uno zio a Firenze: questa era la scusa più gettonata degli «irregolari».E per chi non faceva parte del gruppo dei 3.000, tanti erano i biglietti messi a disposizione per i romanisti dalla Fiorentina, sono poi arrivati, portati da amici e tifosi al casello, la scorta di ticket messa in vendita.

Si calcola che siano stati 1.500 i biglietti arrivati all' ultimo momento. Altri 800 giallorossi si pensa siano invece entrati con tagliandi falsi. Nel prepartita, oltre all'aggressione al fotografo sotto il settore degli ospiti, ci sono state due cariche delle forze dell'ordine, coordinate in strada dal vice questore vicario Gaetano Chiusolo, perchè una cinquantina di tifosi viola voleva avvicinarsi un pò troppo, lanciando anche petardi e razzi.

Aggrediti fuori dallo stadio anche alcuni amici del fratello di Totti, secondo quanto da loro dichiarato. A fine partita lo stadio si è svuotato alla svelta. I problemi maggiori ci sono stati per chi tornava a casa nei 35 pullman e nelle 500 auto. Ripulite alcune strade dai chiodi sparsi, si presume, da tifosi viola (a cui dovrebbero appartenere alcune alcuni tubi metallici sequestrati in una cabina vicino allo stadio), è stato il traffico a bloccare il deflusso, con conseguenti tentativi di aggressione: ci sono stati un pò di pugni e spintoni. Un migliaio invece i romanisti ripartiti in treno, dopo una paziente attesa di 45' sulla passerella della stazione di Campo di Marte.

«Visto come sono andate le cose potevamo forse giocare secondo il calendario»: Fabio Capello si è espresso così sul posticipo di Fiorentina-Roma giocato oggi a Firenze per motivi di ordine pubblico.

Nonostante alcuni episodi di violenza, infatti, non ci sono stati scontri gravi tra i tifosi viola e quelli giallorossi in una città, però, che fino da stamani è stata blindata soprattutto nella zona dello stadio. Sempre in tema di rapporti tra le due tifoserie lo striscione apparso per qualche minuto oggi in curva Fiesole, con scritto «Con tutto l' odio possibile... però giustizia per Alessandro».

Il messaggio dei tifosi della Fiorentina a quelli della Roma era riferito ad Alessandro Spolettini, il sostenitore romanista in coma dopo essere caduto da una scala dello stadio di Bolona poco prima di Bologna-Roma dell'11 febbraio scorso. Per quell' episodio è indagato un agente a Bologna.
 
La Nazione on line
9/4/2001


Mobilitazione record per le forze dell’ordine: oltre 1.500 gli uomini impegnati.
Le scuole chiuderanno in anticipo
Firenze, l’invasione dei diecimila
Esodo dei tifosi: parte anche chi è senza biglietto, nonostante il maxischermo

 dal nostro inviato
UGO TRANI

FIRENZE — La preoccupazione c’è. Qui sanno che i tifosi giallorossi saranno molti più dei tremila che hanno il biglietto per il settore “formaggino". A Firenze l’hanno già ribattezzata la carica dei diecimila, forse gonfiando un po’ il numero degli ospiti: ma si aspettano comunque, e nonostante il posticipo al lunedì, un’autentica invasione romanista.
Vigilia abbastanza tranquilla, una classica domenica senza calcio. Mancini e Capello concludono la dieci giorni degli appelli, i tifosi della Fiorentina non si vedono nemmeno ai campini per l’ultimo allenamento, quei pochi che c’erano sono stati allontanati perché la seduta era a porte chiuse. Nel tardo pomeriggio, all’arrivo del pullman giallorosso a Coverciano, dove si è fermata in ritiro la Roma, solo una ventina di nostalgici viola, che hanno festeggiato Batistuta. Lo hanno riconosciuto, posto al centro, ultime file. Hanno applaudito, hanno battuto con i pugni sull’automezzo in segno di festa. Passato il pullman, il servizio d’ordine ha fatto chiudere il cancello. Dopo cena, una visita autorizzata nel centro tecnico federale: un ciclista dilettante ha incontrato Bati (si conoscono da dieci anni), regalandogli un quadro, una veduta di Firenze con il Duomo in primo piano. Così si vede la città da Piazzale Michelangelo, dove l’argentino vorrebbe comprare casa.
La Digos di Firenze si prepara ad accogliere e a seguire diecimila tifosi romanisti, se saranno meno non fa niente, meglio prevenire. La Questura non lo fa sapere ufficialmente, ma saranno mille gli agenti impegnati, più altri cinquecento uomini tra Carabinieri e Guardia di Finanza. Rinforzi sono stati chiesti a Bologna e Padova. I controlli autostradali cominceranno ad Arezzo, ma da Roma a Firenze saranno molte le pattuglie che vigileranno comunque sulla A1. Tre treni arriveranno a Campo di Marte, scaglionati. I tifosi giallorossi che viaggeranno in auto non potranno avvicinarsi al Franchi: non si potrà accedere alla zona attorno allo stadio. Anche le scuole chiuderanno in anticipo, a mezzogiorno. Molti negozi resteranno chiusi anche al mattino.
Sono almeno ottomila i biglietti invenduti. Allo stadio Olimpico di Roma i tifosi giallorosi potranno assistere gratis alla partita, che sarà trasmessa in diretta sul maxischermo dell’Olimpico: nonostante ciò saranno in molti a partire senza biglietto. A quanto pare, infatti, potrebbero accaparrarsi più della metà di quegli ottomila tagliandi invenduti. Non tanto i tremila della Curva Marione, quanto i restanti della tribuna Maratona. Probabilmente gli abbonati della Fiorentina verranno spostati verso la Curva Fiesole, in mezzo ci sarà un cordone di poliziotti, che separerà i tifosi viola da quelli romanisti, pronti ad occupare anche quel settore. In pratica quello che accadde a Perugia, proprio in occasione della gara con la Roma nel dicembre scorso. In quel caso, per evitare incidenti, furono spostati i tifosi di casa in tribuna centrale. Ma fu vero caos. L’intenzione delle forze dell’ordine è di avere comunque un settore vuoto, dove far entrare, in caso di ressa, i tifosi romanisti: la tribuna Maratona, appunto. Si spera che gli appelli siano arrivati a destinazione. Solo chi avrà il biglietto potrà presentarsi allo stadio. Millecinquecento agenti sono tanti, ma c’è comunque agitazione, perché sono molti i tifosi giallorossi che verranno a Firenze in auto, quindi più difficilmente controllabili. Sarebbero, invece, trenta i pullman: tutti sostenitori, dicono, con il biglietto.

Il Messaggero
9/4/2001


GLI INCIDENTI
Un ultrà viola arrestato
Denunciati due romanisti

 FIRENZE - Un fiorentino arrestato, due romanisti denunciati, mentre altri 8 giallorossi sono in questura per accertamenti. È un primo bilancio della questura secondo la quale nei lievi incidenti di oggi ci sarebbero anche tre feriti refertati. Si tratta del fotografo di 22 anni del Corriere di Firenze, raggiunto da un colpo di coltello al gluteo sinistro prima dell'inizio della partita e giudicato guaribile in 7 giorni e di due romanisti, che hanno avuto prognosi inferiori. In carcere è finito un tifoso viola di 22 anni, trovato in possesso di due coltelli. Anche Maurizio Mattioli, uno degli attori del Bagaglino, sarebbe rimasto leggermente ferito per essere stato aggredito da alcuni tifosi viola nel dopo partita. Mattioli si sarebbe anche fatto medicare. Infine gli ultrà giallorossi hanno danneggiato l’autogrill di Fabro nel rientro a Roma.
 
Corriere della Sera
10/4/2001


Il fratello di Totti e i suoi amici
aggrediti davanti allo stadio

 Brutta avventura per un gruppo di amici del fratello del giocatore della Roma Francesco Totti: i giovani sono stati aggrediti poco prima dell' inizio della partita Fiorentina-Roma, a quanto hanno raccontato, davanti allo stadio Franchi da un gruppetto di ultras viola. L' incidente non ha tuttavia avuto gravi conseguenze e non c'è stato bisogno di ricorrere alle cure del medico.

I giovani, sembra sei tra cui il fratello del calciatore giallorosso che è rimasto illeso, muniti di biglietto per la partita, sono stati lasciati da un taxi nei pressi dello stadio, non lontano dalla curva Fiesole. In quel punto, secondo quanto riferito, l' aggressione a base di calci e pugni che hanno raggiunto quattro di loro. Il gruppetto è riuscito quindi ad allontanarsi e a raggiungere il centro tecnico di Coverciano dove la Roma era in ritiro.

I giovani, uno dei quali con una vistosa borsa del ghiaccio sulla testa, sono stati fatti sistemare in una saletta del centro tecnico dove hanno visto la partita in tv.
 La Nazione on line
9/4/2001


Il match e il mercato: alla fine 4%
La sconfitta costa 24 miliardi
Ad ogni rete il titolo scendeva...
 
Milano - La terza sconfitta della stagione per la Roma si è rivelata una debacle anche in Borsa dove il titolo ha perso il 4%. Un risultato «in diretta» dovuto al fatto che per la prima volta una partita di calcio del campionato di serie A si è svolta con la Borsa aperta. E una delle due squadre in campo, la Roma, dal maggio scorso ha le sue azioni quotate a Piazza Affari. Così i tifosiinvestitori hanno potuto scommettere in tempo reale a seconda dell'andamento della partita. E il grafico del titolo della giornata di ieri mostra un saliscendi che replica scientificamente il risultato del campo.
Il primo gol di Chiesa a favore della Fiorentina, per esempio, ha provocato il primo scrollone alle azioni della Roma scese improvvisamente da 6,5 euro a 6,4 euro. Poi il pareggio di Emerson dopo pochi minuti ha riportato la quotazione della squadra capitolina a 6,54 euro, il livello massimo toccato nella giornata di ieri. Ma il clamoroso autogol di Candela e il gol del definitivo 3 a 1 ancora ad opera di Chiesa hanno causato il tracollo del titolo che alla fine ha lasciato sul campo (nel senso borsistico del termine) il 4% a 6,188 euro. Se poi si fanno i conti in termini di capitalizzazione di mercato - cioè del valore che la Borsa attribuisce alla società - sono stati persi 12 milioni di euro (circa 24 miliardi di lire), vale a dire 4 milioni di euro per ognuno dei tre gol segnati dalla Fiorentina.
Ma a parte lo scivolone di ieri lo sbarco in Borsa della Roma finora può ritenersi positivo. Dal momento del debutto, nel maggio 2000, la crescita è stata del 12% in un periodo di forti flessioni per i listini di tutto il mondo. Ora i tifosiinvestitori stanno facendo i conti con i sei punti di vantaggio che la Roma vanta ancora nei confronti della diretta inseguitrice, la Juventus. Per il momento non c'è alcun dubbio sulla partecipazione alla Champions League del prossimo anno, che spetta di diritto alle prime due classificate del campionato italiano. E il consistente flusso di diritti Tv che la partecipazione a quella manifestazione comporta appare assicurato.
Infine, la concomitanza tra lo spettacolo allo stadio e la speculazione di Borsa non ha preoccupato più di tanto le autorità di Borsa che vigilano sul mercato del titoli quotati. Poiché il risultato del campo era noto a tutti, tramite i normali mezzi di comunicazione (la partita è stata trasmessa da Stream), vi era una sostanziale parità di informativa sul mercato. Una parità che ha consentito di comprare e vendere azioni della Roma senza distorsioni sui prezzi.
(g.po.)
 
La Repubblica
10/4/2001

Non c'è stata l'invasione
la grande paura è svanita
Pochi incidenti (vittime il fratello di Totti e l'attore Mattioli).
Respinti al casello tifosi senza biglietto, un arresto, dieci denunciati

 MAURIZIO BOLOGNI GIANLUCA MONASTRA

FIRENZE - L'invasione che non c'è cancella timori e allontana spettri. Non ci sono i diecimila ultrà incattiviti e senza biglietto, non ci sono i cancelli dello stadio assediati da chi vuole entrare con la forza. Ci sono meno di seimila romanisti (dovevano essere il doppio) stretti nello stadio e una ventina di ragazzi con la sciarpa e la maglia numero 18 di Batistuta addosso che si imbucano dentro a partita appena iniziata, lasciando il piazzale vuoto, ma presidiato dalla polizia come se fosse pieno.
Firenze, ieri pomeriggio. La grande paura svanisce presto e quando tutto finisce il bilancio non è completamente indolore, ma lontano anni luce dalle stime di una vigilia che aveva costretto a posticipare di quarantotto ore la partita più a rischio dell'anno dopo giorni di trattative infinite e la minaccia di giocare a porte chiuse. Un ultrà viola arrestato, dieci romanisti denunciati, un fotografo colpito con un piccolo coltello alla gamba, tre feriti da pochi giorni di prognosi (fra cui l'attore Maurizio Mattioli), un paio di cariche di alleggerimento, qualche sassaiola e molta tensione al momento della partenza dei più di quaranta pullman dei romanisti, all'uscita di Firenze, intrappolati a lungo nel traffico di un lunedì qualsiasi. Qualsiasi, ma non troppo. Soprattutto intorno allo stadio fra negozi sbarrati, scuole chiuse in anticipo, 1.500 uomini in divisa e in borghese schierati dalle nove del mattino, fino alle sette di sera.
Il piano pensato in questura ha retto e gli sbarramenti all'autostrada e alla stazione anche. Non si sono presentati in tanti senza biglietto, ma molti sono rimbalzati sulla barriera al casello di Firenze sud dove alla fine più di quaranta macchine sono state costrette a tornare indietro. Dei 5.500 romanisti entrati allo stadio, 3.000 avevano il biglietto già alla vigilia, 1.500 l'hanno comprato al botteghino aperto solo per gli ospiti e gli altri si sono arrangiati in qualche modo (compresi alcuni biglietti falsi). Risultato: un migliaio di abbonati viola sfrattati e sistemati da un'altra parte e un settore romanista compatto guardato a vista e separato da un cordone di divise dal resto dello stadio. Gli incidenti? Un attacco di ultrà viola ai romanisti all'ingresso sventato da un paio di cariche della polizia, un fotografo colpito alla gamba con un piccolo coltello (denunciati i responsabili), qualche aggressione senza conseguenze troppo gravi fra cui quella ad un gruppo di amici di Totti (c'era anche il fratello del giocatore), centinaia di chiodi gettati dai tifosi viola nel piazzale dei parcheggi dei romanisti. A fine partita, altre scintille: una rissa per strada, momenti di tensione sulla passerella vicino alla stazione di Campo di Marte dove ultrà e fiorentini di ritorno dal lavoro sono rimasti bloccati insieme per troppo tempo e con troppi rischi.
E poi lanci di monetine e bottiglie in viale De Amicis e sui lungarni da e contro i pullman, romani che sono scesi da quattro auto spranghe alle mani e hanno affrontato i fiorentini armati di cinture di cuoio e plastica. Dieci minuti di botte selvagge e di finestrini d'auto in frantumi fino a quando non è arrivata la polizia. Per questo episodio un fiorentino di 22 anni è stato arrestato, otto romani denunciati per rissa. Poi, sulla via del ritorno i giallorossi hanno sfogato la loro rabbia con atti vandalici all'area di sosta di Fabro e in altre dell'autostrada e lanciando estintori dai treni.
 
La Repubblica
10/4/2001


Oggi la partita della tensione.
Al Franchi è la prima volta di Batistuta da ex
Roma, a Firenze il rischio è doppio

 dal nostro inviato
MIMMO FERRETTI

FIRENZE - Fabio Capello scuote la testa. O meglio, continua a scuotere la testa. Perché ’sta storia del posticipo per motivi d’ordine pubblico non gli era andata giù fin dal primo momento. Questione di princìpio, ovvio. Così, anche alla vigilia della gara più chiacchierata dell’anno non cambia atteggiamento. «Una volta, una partita di pallone era una festa. Adesso... Beh, mi auguro soltanto che si possa tornare a quei tempi, con l’avvenimento sportivo, e null’altro, al centro dell’attenzione».
Poi, subito dopo, una riflessione. «A me non sembra che i tifosi della Roma abbiano creato in passato così grossi e gravi problemi; non accetto, quindi, che vengano etichettati come pericolosi. Comunque, dico loro di recarsi allo stadio soltanto se hanno il biglietto in mano. Chi non ce l’ha, resti a Roma».
La capolista gioca in casa di una Fiorentina che non vince da dieci turni.
«Avversario molto insidioso, al di là del suo lungo digiuno. E’ squadra che vanta gente di grande qualità; giocatori che ti possono cambiare la partita da un momento all’altro. Tipo Rui Costa; oppure Chiesa. Dovremo fare attenzione soprattutto a questi due».
E Mancini allenatore?
«Non lo conosco, dato che ha cominciato da poco. Posso dire, comunque, che è stato un grande giocatore».
Consigli per Batistuta?
«No, uno come lui non ha bisogno di alcun consiglio. Ha sempre saputo affrontare quanto gli proponeva la sua carriera con grande serenità e, soprattutto, con personalità».
Roma condizionata dai risultati altrui?
«No, assolutamente. Noi, e lo ripeto per la millesima volta, facciamo la corsa soltanto su noi stessi. Cercando di volta in volta di conquistare i tre punti. E questo sarà il nostro obiettivo anche in casa della Fiorentina».
Non sente ancora vicino il traguardo?
«Festeggerò, se mai, soltanto dopo averlo tagliato. Per ora, il mio dovere è soltanto quello di conquistare più punti possibili».
Roma in emergenza in difesa.
«La squadra, finora, ha dimostrato di saper fare a meno di qualsiasi giocatore. Anche perché è cresciuta moltissimo sul piano della mentalità. Sono sicuro, perciò, che nessuno farà rimpiangere gli assenti».
Riuscirà a mandare di nuovo in panchina Montella, sei gol in cinque gare?
«Certo, non è facile. Sto valutando con attenzione ogni cosa, deciderò in extremis».
Una scelta soprattutto di ordine tattico?
«Io studio con attenzione l’altra squadra, poi metto in campo la formazione che nelle mie intenzioni può mettere in difficoltà l’avversario. Tutto qui».
E’ Capello il segreto della Roma, s’è detto da più parti in settimana: è d’accordo?
«Io dico che per vincere occorrono grandi giocatori e una grande società alle spalle».
Sensi ha dichiarato: se vinco, lascio.
«Non ci credo nemmeno un po’...».
Ha parlato con lui?
«No, non ce n’è bisogno. Il presidente ha ancora voglia di fare un sacco di cose».
Differenze tra la pioggia dell’altra sera all’Olimpico e quella di Perugia, maggio 2000?
«Chiedetelo ai responsabili degli arbitri».
Il calcio vittima del doping.
«I medici che si occupano di calcio devono trovare in fretta la risposta ai perché che accompagnano questa incredibile situazione. Tutti siamo convinti di esser innocenti e, soprattutto, puliti. Eppure, i casi di non negatività sono sempre di più. Qualcosa non quadra, perciò. E mi auguro che i nostri medici sappiano individuarne in fretta la causa».
La sua idea, in merito?
«Conosco bene, alcuni anche personalmente, i giocatori risultati non negativi e non credo assolutamente che siano colpevoli».
 
Il Messaggero
9/4/2001


IN VIAGGIO CON GLI ULTRA’
Schiaffi e calci, ma niente guerra
Il fratello di Totti assalito sotto la Fiesole va a vedere la partita in tv

 STEFANO SOFI

FIRENZE - Di schiaffoni, bastonate, sassate e insulti d’ogni tipo ne sono volati tanti. Ma la temuta guerra non c’è stata. Se la sono vista brutta, però, l’attore Maurizio Mattioli e un suo amico di fede giallorossa che, all’uscita dal Franchi, sono stati accerchiati e inseguiti a colpi di casco, calci e pugni, tanto da dover fare un salto all’ospedale.
E, ancora prima, il fratello di Totti e alcuni suoi amici incautamente scaricati da un taxi proprio nei paraggi della curva Fiesole. Accerchiati e assaliti hanno dovuto battere immediatamente in ritirata dietro gli scudi dei celerini. Scampato il pericolo, Riccardo Totti, sentito il fratello, ha preferito evitare altri incontri ravvicinati di pessimo tipo e dirigersi a Coverciano, da dove ha seguito la partita in tv.
Nonostante questi ed altri episodi - scontri di breve intensità con sassaiola sul Lungarno Colombo verso il casello di Firenze sud, lungo il percorso a piedi dei romanisti di ritorno verso le stazioni ferroviarie e il ferimento lieve di un fotografo fiorentino- la solita, inspiegabile rabbia delle frange del tifo estremo stavolta, volente o nolente, s’è dovuta autoaddomesticare, contenere, rassegnare. Cinque o sei macchine danneggiate, ma il peggio non c’è stato. Sugli ultras romanisti ha pesato la delusione dei novanta minuti o forse ancor di più la cupa possibilità di ritrovarsi con l’Olimpico squalificato, quasi certamente proprio per il derby.
Per evitare brutte sorprese Achille (Serra, prefetto di Firenze) ha preventivamente coperto di solida corazza entrambi i talloni. E che proprio straordinario fosse lo spiegamento di forze predisposto e annunciato nei giorni scorsi, i tifosi giallorossi l’han potuto verificare già al casello di Fiano Romano dove decine di pullman sono stati intruppati e sotto scorta portati a destinazione con l’esasperante media dei settanta all’ora dato il traffico infernale in diversi tratti di A1. Il bilancio definitivo si potrà fare stamane, quando si saprà se vagoni ferroviari e autogrill avranno digerito senza troppi malanni il rientro della tifoseria giallorossa.
Di romanisti, al Franchi ne aspettavano ufficialmente tremila ma che sarebbero stati di più, molti di più, era facilmente prevedibile. E il problema era proprio questo: i cani sciolti senza biglietto. Così, un pò di sorpresa c’è stata anche per il centinaio tra carabinieri e agenti di polizia schierati in assetto di guerra al casello di Firenze Sud, quando ieri verso mezzogiorno hanno visto spuntare mazzi di biglietti, non decine ma un migliaio, fatti acquistare regolarmente a Firenze, attesi con ansia e colti al volo con le mani fuori dai finestrini proprio mentre gli agenti pronunciavano la fatidica frase: quelli senza biglietto tornano a casa...
Meno bene è andata a chi, una cinquantina, credeva di scavalcare comunque il cordone militare senza esibire biglietto: rispediti al mittente. Lo scontro, verbale, colorato, rumorosissimo, s’è combattuto dagli spalti del Formaggino e della Maratona dove sono stati ristretti i circa cinquemila tifosi romanisti. Un altro centinaio ha trovato posto anche in tribuna dove, inevitabilmente, è uscito allo scoperto al gol di Emerson, attirandosi l’ira funesta dei viola. In curva lo spettacolo è stato dei più generosi. Striscioni ben in vista, tra i quali spiccava un “nè vandali nè barbari" e tanti altri che disegnavano la mappa capitolina della provenienza dei fedelissimi: Tiburtino III, Casal de Pazzi, Piazza Bologna, Colli Albani, Ultras lidensi, Appio Latino e via ancora.
Ai fischi rivolti dai tifosi viola a Batistuta hanno risposto con un “Toldo vieni con noi". E così a beccarsi, più o meno elegantemente, per tutti i novanta minuti. A inizio del secondo tempo è stato notato lo striscione apparso in curva Fiesole: "Con tutto l’odio possibile però..giustizia per Alessandro". Intendendo così rispondere allo striscione giallorosso rivolto ad Alessandro Spoletini, tifoso romanista selvaggiamente picchiato a Bologna e da poco, fortunatamente, uscito dal coma, episodio per il quale è indagato un agente. Intendendo forse dire entrambe le tifoserie: episodi del genere non si verifichino mai più.
 
Il Messaggero
10/4/2001


il personaggio
Sciuto, poliziotto e regista

 LA PARTITA di «Giglio 1» inizia quando i primi agenti entrano in servizio e finisce quando gli ultimi si tolgono la divisa di dosso. Giglio 1 è una sigla per le comunicazioni via radio della questura, la sigla di Sebastiano Sciuto, quindici anni di ordine pubblico a Firenze, più presenze al Franchi di Batistuta e Rui Costa. Cambiano i questori, cambiano gli altri funzionari, è lui resta al suo posto diventando il primo dirigente con più esperienza in via Zara. Più che un capo, un punto di riferimento. Durante la vigilia quando si preparano i piani di azione negli uffici della questura, il giorno della partita intorno allo stadio. La sua radio gracchia comunicazioni di continuo, il suo cellulare non si ferma un attimo. «Ma ci pensate, alle due del pomeriggio ho già scaricato una batteria intera...» dice ai poliziotti vicini a lui. «Limitate le comunicazioni al minimo indispensabile sennò non ci capiamo più niente» si raccomanda via radio arrivando allo stadio. Dalle altre postazioni gli altri funzionari lo chiamano, chiedono rinforzi nelle zone a rischio, annunciano l'arrivo dei pullman o dei treni da Roma. Vicino a lui c'è il questore vicario Gaetano Chiusolo, da poco a Firenze, ma che in pochi giorni, con la supervisione del questore Carlo De Stefano, ha preparato un piano che ha retto senza sbavature. Il punto critico è l'ingresso al settore ospiti. Qui Sciuto, catanese, a Firenze dall'85, giacca e cravatta nelle riunioni ufficiali come nei giorni di ordine pubblico, si ferma più che altrove. Mima agli agenti come stringersi negli schieramenti neanche fosse il Trap in panchina, e via radio chiede lumi su quanti romanisti fare entrare volta per volta. «Quanto spazio c'è ancora?». «Abbastanza Giglio 1...». «Abbastanza non è una risposta, ditemi quanto».
Durante la partita resta all'esterno, sempre accanto al vicario Chiusolo con il quale decide gli spostamenti delle squadre di rinforzo, pattuglie mobili che si allungano casco in testa da una parte all'altra dello stadio. «Attenzione, evitiamo le cariche, se non sono necessarie». Dopo la partita, la scorta a romanisti in partenza l'ultima fatica. «Giglio 1, fine turno, possiamo smontare? Da stamani siamo con un panino». «Ok, tutto bene, sono le 19, grazie, alla prossima».
(g.m.)
 
La Repubblica ed. Firenze
10/4/2001


Solo qualche scazzottata
Qualche tensione iniziale poi la giornata per l'ordine pubblico
scivola senza fatti gravi

 GIANLUCA MONASTRA

Scaramucce, agguati con scazzottate fulminee, un fotografo accoltellato ad una gamba, un arresto e una decina di denunce. E' un giorno di tensione, fuori e dentro lo stadio, per le frizioni tra tifosi viola e romanisti, che non sconfina però negli scontri tra truppe, nelle cariche della polizia, nel lancio di lacrimogeni, nel teppismo dei cassonetti incendiati. Solo incidenti isolati, senza drammi. E così, alla fine, brindano prefetto, questore, sindaco e presidente della Regione, che ringraziano tutti, i calciatori e i tifosi, i cittadini e i 1500 tra poliziotti e carabinieri (costati 700 milioni, secondo il Siulp, sindacato di polizia) che hanno tenuto a bada il popolo viola e 5.500 romanisti.
E pensare che le premesse erano pessime. Dopo che nei giorni scorsi erano state danneggiate due telecamere per il controllo della curva Fiesole, ieri notte, grazie alla segnalazione di un cittadino, la polizia aveva recuperato in una cabina dell'Enel in via Carnesecchi sei tubi di metallo, lasciati lì da alcuni giovani che probabilmente avrebbero voluto usarli a margine del match. I primi tifosi incominciano ad arrivare in tarda mattinata a Campo di Marte. Trecentocinquanta su un treno, 50 in un altro, 150 in un terzo, altri alla spicciolata. Ad attenderli ci sono decine di poliziotti e carabinieri con gli elmetti in testa, scudi e manganelli alla mano, lacrimogeni in canna. Ma non servono né randellate né lanci. I giallorossi cantano e si lasciano accompagnare attraverso la passerella fin dentro lo stadio.
Succede lo stesso per gli oltre 2.000 romanisti che arrivano su più di quaranta pullman e quelli in auto. In tutto i giallorossi sono 5.500, 1.500 dei quali acquistano i tagliandi di parterre da 40.000 alle biglietterie dello stadio e altre centinaia entrano da «portoghesi». Un paio d'incidenti fuori dallo stadio. Un taxi deposita alla curva Fiesole sei romanisti, tra cui il fratello di Totti, quattro dei quali vengono affrontati e picchiati da un gruppo di fiorentini. Dall'altra parte, nei pressi dell'ingresso alla Maratona, un colpo di temperino graffia un fotografo ad una gamba. Succede nel momento in cui la tensione è più alta e la polizia carica una cinquantina di fiorentini che tentano l'assalto ai romani. I due aggressori romanisti vengono identificati e denunciati. Nelle scaramucce prima della partita rimane ferito anche l'attore romano Maurizio Mattioli.
I tifosi della Roma vengono sistemati nel formaggino e in maratona, da dove traslocano i fiorentini. Fila tutto liscio. Poi, quando la partita è ormai finita da un'ora, cominciano le complesse operazioni di sgombero. Quasi perfetto il reimbarco di mille romanisti sul treno a Campo di Marte, se non fosse per una pericolosa attesa di 45 minuti sulla passerella e per momenti di preoccupazione quando nel fiume mesto si infila qualche passante fiorentino. A sbeffeggiare il passaggio di pullman e auto romaniste dirette in autostrade ci sono invece diverse postazioni di fiorentini tra lo stadio e il casello di Firenze sud. Lanci di monetine e bottiglie in viale De Amicis e sui lungarni, ma il peggio accade in piazza Alberti. Si fermano quattro auto di romani, che scendono spranghe alle mani e affrontano i fiorentini armati di cinture di cuoio e plastica. Dieci minuti di botte selvagge e di finestrini d'auto che vanno in frantumi. Poi arriva la polizia. Un fiorentino di 22 anni finisce arrestato, otto romani denunciati per rissa. E sulla via del ritorno i giallorossi sfogano la loro rabbia con atti vandalici nelle aree di sosta della Sole.
 
La Repubblica ed. Firenze
10/4/2001


firenze sud
Trecento auto perquisite
Al casello sequestrate spranghe e bastoni

 CLAUDIA RICONDA

Firenze Sud, il casello delle bugie. «Il biglietto? Ce l'ha mio zio, mi aspetta a casa. Dove abita? A Lungo Arno, credo. Sì, mi pare proprio a Lungo Arno». «Il biglietto me l'ha comprato un amico, me l'ha lasciato in albergo a Firenze, non so l'indirizzo, mi chiama lui sul telefonino». «Il biglietto non ce l'ho qui, è da mio zio, sì anch'io ho uno zio a Firenze, che c'è di strano? Dove sta di preciso non lo so, ha detto che ci si vedeva alla stazione. Posso annà?». No che non puoi annà. Grazie zio, ma non ha funzionato. Hanno dovuto fare retromarcia in cento. Venti macchine, cinque ultrà romanisti per auto, incappati ieri mattina al casello di Firenze Sud, filtrato come un setaccio da centosessanta tra poliziotti e carabinieri, a piedi o a bordo di una trentina di camionette e blindati. Più che un casello autostradale, un gigantesco imbuto. Dove sono state bloccate, aperte, guardate, perquisite, trecento auto. Tutte platealmente di tifosi della Roma, con le sciarpe giallorosse sul lunotto e le bandiere sventolanti fuori. Prefetto e questore erano stati chiari: chi viene senza biglietto, torna a casa. E il filtro è stato implacabile, dalle dieci di mattina fino alle due e mezzo di pomeriggio. Chi ha fatto vedere il biglietto, è passato. Gli altri, respinti dopo il casello e caldamente invitati a tornare a Roma. A pochi è venuto in mente di protestare, reclamando diritti e libertà di movimento. Solo un paio di macchine, che poi hanno ottenuto il via libera, l'hanno fatto: «Ci potete impedire di entrare allo stadio senza biglietto, ma non ci potete negare l'accesso a una città. Siamo persone perbene». Così per bene che dai bagagliai sono venute fuori una mazza da baseball («ci giochiamo ogni tanto»), due spranghe di ferro («è un pezzo di un escavatore», «fa parte della macchina»), un paletto di legno («nun te sbaglià, è un attrezzo da palestra»), una catena di ferro («l'antifurto dell'auto»), e poi via via un martello, dei bulloni, delle aste di legno porta striscioni, pezzi vari di metallo non ben identificati, bottiglie vuote. Tutto sequestrato. Perquisiti e scortati anche una trentina di pullman della tifoseria organizzata. Vivace scambio di insulti al finestrino tra alcuni ultrà («c'avete la carne avariata, c'avete la mucca pazza») e quattro persone che si erano piazzate ad osservare la scena sul tetto della Jolly Caffè, che ha lo stabilimento vicino al casello. Visto un giovane poliziotto salutare gli ultrà: «Sono romano anch'io, forza magggica! Però voi non fate casino».
 

La Repubblica ed. Firenze
10/4/2001


Quasi tutti ragazzini delle medie all’Olimpico
Tanti cori soprattutto per Batistuta
Trentamila davanti al maxischermo:
«La nostra fede non va posticipata»

 di ALESSANDRO ANGELONI

ROMA - Trentamila tifosi, poco più poco meno. Sempre tanti, nonostante fosse lunedì e nonostante si trattasse di una partita virtuale. Ma il popolo giallorosso è riuscito comunque a trasformare in un giorno di festa un qualsiasi giorno feriale. Per Fiorentina-Roma, all'Olimpico sono stati aperti, e riempiti, i due settori storici: la curva Sud e la tribuna Tevere. Tutti avevano voglia di stare vicini alla squadra, proprio come avviene ogni domenica. Il rito laico del tifo si è celebrato nonostante in campo non ci fossero giocatori e nonostante da Firenze arrivano sul maxi-schermo solo immagini sbiadite, quasi invisibili. La partecipazione, però, non è mancata, da parte di tutti i trentamila Molti di loro non hanno evitato di esternare l'ultimo pensiero polemico sul posticipo della gara, voluta per ragioni di ordine pubblico. "La nostra fede non va posticipata", era la scritta su uno striscione appena sotto il maxi-schermo della curva Sud. Poi, al fischio d'inizio, tutto dimenticato. Si gioca.

Lo stadio era popolato soprattutto da ragazzini di scuola media superiore. Molti di loro sono scappati dalle scuole al suono della campanella oppure non ci sono andati per niente. Molti altri hanno preso un giorno di ferie, altri ancora, un semplice permesso. Donne, uomini, bambini, nonni: insomma, chi poteva, è arrivato puntualmente. Il motivo di una così ingente presenza? «Venire allo stadio significa vivere la partita da vicino, significa anche stare un pomeriggio insieme, come se i giocatori fossero in campo davanti a noi», hanno ripetuto molti di loro. Molti non vogliono sentir parlare di gara virtuale. «Quando ci sono emozioni reali, non esiste nulla di virtuale...». Parte la telecronaca di Stream e tutti in religioso silenzio a guardare quelle immagini dal "Franchi". Urla e fischi, quando vengono inquadrati l'ex laziale Mancini e a Cecchi Gori . Un incitamento particolare è stato rivolto a Batistuta che, come non mai, questa volta aveva bisogno del loro sostegno, se pur virtuale. Compare da Firenze lo striscione "Giustizia per Alessandro", applausi dall'Olimpico.

Parte la gara, al tredicesimo lo stadio si gela per il gol di Chiesa. Poi, tutti in coro ad incitare la Roma. Qualcuno già si preoccupa: «Se non si vince a Firenze, la Juve potrebbe cominciare a crederci». Ma al gol di Emerson, tutto torna alla normalità. La voce del telecronista di Stream viene annullata dal boato dei trentamila presenti, per almeno cinque minuti. Non sono normali, invece, i cori razzisti nei confronti di Lassissi. Nella ripresa, si alimentano le speranze di una vittoria. Speranze gelate dall'autogol di Candela.
 
Il Messaggero
10/4/2001


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The championship
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Premise
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Unforgettable players
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The glorious ground of AS Roma
Memorabilia
Memorabilia
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Roma and romans
La Storia dell'A.S. Roma
A.S. Roma History
Derby!
Derby!
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AS Roma in TV and radio
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Lived life
Miscellanea
Miscellanea
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The Ultras' manifesto
Bigliografia
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La storia della Curva Sud
Curva Sud history
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Matches to remember
Gruppi ultras
A.S. Roma Ultras groups
Sotto la Sud!
A.S. Roma players under the Curva Sud
Cori Curva Sud
Curva Sud chants
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Friends & enemies
La cronaca ne parla
The wrong and right side of A.S. Roma fans
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