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BRESCIA.
Da
un lato c'è il dramma di un poliziotto che si è preso un
colpo di coltello in pancia; dall'altro la simpatica follia
di un «indiano metropolitano» che confonde la realtà vera
con quella virtuale, al punto che anche in un'aula di
giustizia continua a pensare sia tutto un gioco a uso e
consumo della Tv. In mezzo, c'è la violenza di tanti, troppi
ragazzi che trasformano una partita di calcio in una
battaglia. A tre giorni dalla folle domenica di Brescia,
finita con un vicequestore accoltellato, un ispettore di
polizia ferito e con otto persone in carcere, tre delle
quali erano state arrestate per concorso in tentato
omicidio, si sono celebrati ieri a Brescia i primi processi.
Questo il quadro processuale: Mario Appignani, romano, noto
come «cavallo pazzo», e tre ultras del Brescia sono stati
condannati per resistenza; a Luigi ****, tifoso romanista di
Modena, è stato convalidato l'arresto per resistenza
aggravata; gli altri tre giovani ultras giallorossi
(sospettati di aver accoltellato fuori dallo stadio il
vicequestore Giovanni Selmin) restano in carcere, ma nei
loro confronti è cambiato il capo di imputazione: non più
concorso in tentato omicidio, ma resistenza aggravata a
pubblico ufficiale. Daniele ****, 18 anni, ex delle
giovanili della Roma, Cristiano ****, 20 anni, e Roberto
****, 26 anni, sono stati a lungo interrogati in carcere dal
pm, il quale però non ha riscontrato elementi tali da poter
ritenere con sufficiente certezza che siano stati proprio
loro a colpire il vicequestore.
Del resto lo
stesso Selmin, le cui condizioni permangono stazionarie, ha
dichiarato di non ricordarsi con esattezza chi lo abbia
colpito. Il magistrato ha comunque deciso di chiedere per i
tre giovani la convalida dell'arresto per resistenza
aggravata. L'udienza è stata fissata per oggi davanti al
gip, Giuseppe Ondei, che ieri ha appunto convalidato
l'arresto di **** sempre per resistenza aggravata, in quanto
trovato, come gli altri tre, in possesso di armi. Sono stati
invece condannati i tre tifosi bresciani arrestati davanti
allo stadio. Vincenzo ****, 26 anni, Samuele ****, di 27, e
Andrea ****, di 21, dopo il patteggiamento sono stati
condannati per resistenza a pubblico ufficiale a pena
varianti da 10 a 12 mesi. Hanno ottenuto i benefici di
legge, sono stati scarcerati ma hanno avuto l'interdizione
dagli stadi: per un anno Ronca, per sei mesi ciascuno gli
altri.
L’Unione
Sarda
23/11/94
Arrestati
due ultrà legati all'estrema destra.
La polizia
ricostruisce le fasi della "spedizione punitiva"
Premeditato il raid di Brescia:
fu organizzato in una pizzeria
Haver Flavio
ROMA . "Er
******" e "*******" sono gli ultimi due teppisti finiti in
cella per gli incidenti di domenica scorsa a Brescia.
*********, 25 anni, e *********, di 31, sono stati
ammanettati ieri mattina nella capitale: erano ricercati
per un ordine di custodia cautelare per violenza a
pubblico ufficiale emesso dal giudice per le indagini
preliminari, Giuseppe Ondei. Il provvedimento era stato
chie sto dal pubblico ministero Paola De Martis, il
magistrato impegnato nell'indagine per individuare i
partecipanti all'aggressione contro il funzionario di
polizia accoltellato. ******** e ****** fanno parte del
gruppo di tifosi ultrà "Opposta Fazione". Sono 60 70
teppisti, in gran parte provenienti dalle fila di estrema
destra: vicino all'Olimpico è stata trovata una scritta
nella quale, accanto a un simbolo runico, si legge:
"Opposta fazione. Onore e Fedeltà. Imperium!". ***********
nel '90 rimase coinvolto in una rissa allo stadio e nei
mesi scorsi era stato arrestato per aver compiuto diverse
rapine con un taglierino. ****** è il gestore di una
pizzeria nel quartiere Tiburtino nella quale si riuniva il
gruppo. Nel locale, chiamato "************", i teppisti
avrebbero messo a punto i dettagli della trasferta di
Brescia per quella che il dirigente della Digos romana,
Marcello Fulvi, ha definito un'"aggressione programmata":
dalle indagini è emerso che "Opposta Fazione " voleva
vendicarsi di incidenti avvenuti due anni fa. La polizia
ha ricostruito anche i preparativi per la "spedizione
punitiva". Dalla pizzeria di ******, il gruppo si è mosso
poco prima delle due di sabato notte. "Entrati alla
stazione Tiburtina - ha spiegato Fulvi -, i teppisti hanno
attuato una precisa strategia: una parte di loro ha
organizzato una gazzarra per attirare l'attenzione del
servizio d'ordine predisposto dalla questura. Gli altri
hanno caricato su un vagone un borsone pieno di asce,
bastoni, bombe carta e petardi. Il gruppo si è quindi
asserragliato nella carrozza, impedendo a chiunque di
entrarvi. Arrivati a Brescia, i teppisti sono saliti tutti
assieme su autobus e ne sono scesi con le armi in mano,
iniziando subito a lanciare bombe carta e petardi".
RAISPORT
12/6/97
Un patto tra naziskin e ultrà
Arrestati in dieci per i disordini
nello stadio di Brescia
L’Unione
Sarda
(16/12/94)
Brescia, naziskin allo stadio contro la Lega
Storia di una sentenza che non convince
La Padania
10/5/98
Ma dov'erano tutti quanti quel 20 novembre 1994?
Milano (Milàn) Oggi tutti parlano di strumentalizzazione politica delle curve calcistiche ma, forse, un letargo collettivo aveva colpito lor signori negli ultimi quattro anni. Più precisamente, il torpore collettivo delle coscienze era cominciato il 20 novembre 1994 a Brescia, quando un gruppo di neofascisti infiltratisi tra i tifosi romanisti in trasferta accoltellò al cuore (non uccidendolo per puro caso) il vice-questore Giovanni Selmin. Una vicenda allucinante quella dello stadio Rigamonti, culminata con una sentenza dello scorso gennaio fondamentalmente innocentista. Ma veniamo ai fatti. Quella domenica a Brescia si votava per l'elezione del nuovo sindaco, gli equilibri politici in città erano tesi ed anche a livello nazionale la presenza del leghista Maroni al Ministero degli Interni scontentava determinati settori. Al Rigamonti arrivarono un migliaio di sostenitori giallorossi: si capì fin da principio che non sarebbe stata una trasferta come le altre. Gli incidenti cominciarono già nel tragitto tra la stazione e lo stadio ma fu dentro il Rigamonti che esplose la guerriglia. Prima del fischio d'inizio dal settore romanista partì un fitto lancio di oggi verso la polizia, seguito da una carica: armati di asce, bastoni e spranghe i sedicenti "ultrà" attaccano il cordone dei celerini accoltellando al cuore il vicequestore Selmin, salvato dopo un lungo intervento chirurgico. La partita fu disputata ugualmente ma al termine gli scontri ripresero. Il pm incaricato delle indagini, Paola De Martiis, intuì subito che l'attacco aveva una matrice extracalcistica: la preparazione dell'aggressione, i saluti romani alternati a slogan nazisti erano sintomi di una spedizione punitiva. Attraverso le riprese della Digos scattano gli arresti: tra essi Maurizio *******, leader storico dei naziskin romani e fondatore del Movimento Politico Occidentale. Secondo gli investigatori lui e il suo amico Giuseppe "Pinuccio" Meloni furono gli ideatori della spedizione punitiva. Quest'ultimo si candidò, nelle liste dell'Msi alle elezioni del 1993. Con loro vengono arrestati altri esponenti della destra estrema romana: Corrado ******, degli Irriducibili della Lazio (strano che fosse in trasferta con gli odiati romanisti) (infatti non è della Lazio, n.d.L.), già arrestato in Germania durante una manifestazione neonazista e con precedenti per rapina e lesioni; Alfredo **********, militante del Movimento Politico e di Opposta Fazione, denunciato per detenzione di esplosivo e arrestato nel 1988 in Germania durante un raduno skinhead.Non per punire i bresciani, ma per creare paura e tensione nel giorno delle elezioni: era questo l'obiettivo dei neonazisti romani. Tant'è che a Brescia arrivarono con il torpedone giallorosso anche neofascisti laziali e veronesi.L'inchiesta della Procura di Brescia evidenziò un allucinante piano di destabilizzazione basato sulla strumentalizzazione politica delle curve attraverso infiltrati. Eppure, lo scorso gennaio, il Tribunale di Brescia assolse tutti gli imputati dal capo d'imputazione B, il più grave, ovvero quello di «aver inscenato una manifestazione usuale del disciolto partito fascista». Niente strumentalizzazioni, niente piani occulti: per il giudice Roberto Pallini le undici condanne comminate erano da mettere in relazione solamente ad atti di violenza calcistica. Eppure, oggi, si torna a parlare di uso strumentale delle curve: guarda caso proprio riguardo a frange delle tifoserie romanista e laziale. Solo una coincidenza?
La Padania
10/12/98
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*
Everybody
could understand that the football mathc between Brescia
and AS Roma at the stadio Rigamonti on november 20th 1994
would not have been a football match like many others. And
you could understand this from several little messages the
week before the match. Stripes with mistery messages hang
up at the Olympic Stadium the Sunday before, a very
strained atmosphere, codex messages on local radios.
At stadio
Rigamonti it's immediately clear that the real objective
of the ultrà violence is not the contray fans but the
Police. In this way, in the "Fanatics" book, Dario Colombo
& Daniele De Luca tell what happened: "Before of the
match from the AS Roma fans side begins a strong
things-throwing against the police: from the tribune rain
over the cops stones, bottles, light-bombs, sticks and
iron-sticks. Just after AS Roma fans attack: aremd with
axes, sticks, cross-bars and knives, AS Roma fans go
towards the policemen. Troubles go on for minutes with
devasting results and just for a little someone doesn't
die: The policemen G.S. is stabbed in his belly. Many half
as score of policemen are light-injuried".