Da "GIALLOROSSI" - Febbraio 1977



Gianni Melidoni, il giornalista tanto amato e seguito dai sostenitori giallorossi lancia un grido d'allarme
BASTA CON I TEPPISTI CHE OFFENDONO
I VERI TIFOSI DELLA ROMA
Per colpa di cinquecento mascalzoni, il pubblico sportivo di Roma, che è il più numeroso e corretto d'Italia, possedendo tra l'altro il senso non molto diffuso dell'ironia, riceve colpe e gratificazioni che non gli spettano. Per esmpio, la federazione europea di atletica leggera ha escluso la nostra città da ogni manifestazione internazionel perché durante i campionati europei del 1974 un centinaio di teppisti, disturbando ed offendendo le atlete impegnate nel salto in alto, hanno cancellato il civismo di quarantamila spettatori.
Così, nel calcio, le intemperanze di cinquecento beceri, spesso divulgate da foto che altrove vengono spacciate per la documentazione di una guerriglia, con i fotogenici fumi delle bombe lacrimogene, coinvolgono una media di 60.000 spettatori, che dopo Napoli, dove sono tutti abbonati, è di gran lunga la più elevata. Roma, in quanto capitale, e per la sua stessa natura, non è amata da chi non la conosce. I luoghi comuni, le prevenzioni e le inesattezze costellano i discorsi dei forestieri. Basta viaggiare per accorgersene quanto meno si identificano nella nostra città, che resta la più bella del mondo, i vizi e gli abusi del malgoverno. Tutta invidia, potremmo rispondere, se non dovessimo interpellare la coscienza per colpe non nostre eppure mischiate tra quasi 4 milioni di abitanti, dove gli emigrati, compresi i governanti, lasciano sempre minor spazio ai veri romani.
Nell'immensa città, dove i singoli quartieri costituiscono degli agglomerati più grandi e popolati di Firenze e Bologna, può accadere di tutto, anche se tutto, semplicisticamente, viene addebitato a Roma e ai romani. Può accadere che, come le vipere o i topi, i disadattati escano allo scoperto e si comportino secondo l'istinto, rubando, distruggendo, provocando, imbrattando. I teppisti che hanno ridotto in poltiglia più volte, sino a quando si è deciso di non ripristinarli, gli impianti igienici della curva sud, sono gli stessi che distruggono gli autobus e, forti di essere in dieci, venti, trenta contro uno, picchiano gli autisti. Il cento di coordinamento tra i clubs romanisti è in possesso di un intero arsenale da esporre: chiavi inglesi, catene, pistole, coltelli ed ogni altro tipo d'armi sequestrate ai teppisti, tutti giovanissimi, facendo le veci delle forze dell'ordine, presenti in gran numero nello stadio ma o sul campo, per una eventuale opera di repressione, e non di prevenzione, oppure sugli spalti più comodi, spettatori non paganti e spesso, non essendo romani, simpatizzanti per l'ospite di turno.
I teppisti, radunati in branchi, si scelgono un simbolo e una bandiera, e poiché il calcio è lo spettacolo più popolare e più indifeso, dove è più facile gettare la pietra e nascondere la mano, qui scelgono il loro simbolo: la Roma e la Lazio sono solo dei pretesti per applicare il disordine. La lavagna di questi sottosviluppati è il Foro Italico, Dall'obelisco sin dentro lo stadio, i lerci graffiti, le svastiche, fasci, oscenità e frasi deliranti tipo "Tombolini libero per far fuori tutti i laziali" oppure "Faremo un bagno nel sangue giallorosso" costituiscono i messaggi della teppa, senza che nessuno provveda a salvaguardare l'ordine. Cosa ne sanno questi giovinastri, che oltretutto, nella loro ignoranza, assumono i simboli più appariscenti della guerra contemporanea e della violenza, cosa ne sanno dello sport, del gioco del calcio, della Roma e della Lazio?
L'ultimo esempio è recente, risale alla trasferta della Roma a Bologna.
Fin dal mattino, sotto l'albergo che ospitava la squadra, urla e canti sguaiati, nonché provocazioni ai passanti. Un giovinastro, entrato nell'albergo, pretendeva da Liedholm (!) il rimborso del viaggio perché, per venire sino a Bologna, aveva dovuto, testualmente "Rubare i soldi al padre". Altri, entrati in un bar, hanno circondato e preso a spinte un signore che garbatamente aveva detto: "Nessuno vi impedisce di fare il tifo per la vostra squadra, ma perché dovete gridare Bologna serie B? Cosa vi abbiamo fatto?" Non era finita. Durante la partita feroci incursioni di picchiatori ad ogni pretesto, sino all'intervento della polizia. Lancio di arance in campo. Saluti fascisti ai bolognesi per esasperarli. Dove andremo a finire?
(Articolo di Gianni Melidoni)
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ENGLISH VERSION
Altavista automatic translation
For guilt of five hundred mascalzoni, the public sportsman of Rome, that most numerous and  corrected of Italy, possessing also the sense not much disseminating of the irony, receives blames and gratifications that are not up to it. For example, the European federation of track-and-field has excluded our city from every international manifestation because during the European championships of 1974 a hundred of hooligans, disturbing and offending the athletes engaged in the jump up, has cancelled the civility of 40.000 watching. Therefore, in soccer, the intemperances of five hundred vulgar people, often disclosed from photos that elsewhere come dealt for the documentation of a guerrilla, with the fotogenici smoke of the tear bombs, are involved one medium of 60,000 spectators, than after Naples, where they are all subscribers, by far it is elevated. Rome, in vital how much, and for its same nature, is not loved from who does not know it. The common places, the preventions and the inaccuracies stud the speeches of the strangers. It's enough to travel to note how at least are identified in our city, that it remains beautifulst of the world, the defects and the abuses of the malgoverno. All envies, could answer, if we did not have to ask the conscience for faults not mixed ours nevertheless between nearly 4 million inhabitants, where the immigrants, comprised the governors, always leaves minor space to true Roman. In the immense city, where the single quarters constitute of the larger and crowded agglomerates than Florence and Bologna, it can happen everything, even if everything, in a too much simple way, comes debited to Rome and the Roman. He can happen that, like snakes or the rats, the misfits exit uncovered and they behave the instinct second, stealing, destroying, provoking, smearing.
The hooligans who have reduced in dust more times, until to when it has decided not repair them, the hygienic systems of the curve south, are the same who destroy the buses and, the strong ones of being in ten, twenty, thirty against one, stick the drivers. The hundreds of coordination between the clubs romanisti are in possession of an entire arsenal to expose: English keys, chains, guns, knives and any other type of crews seized to the hooligans, all young, making the veci of the police enforcements, present in great number in the stadium but or on the pitch, for one eventual work of repression, and not of prevention, or on the terraces more comfortable, watching not paid and often, not being Roman, enjoying for the turn host. The hooligans, assembled in branches, choose a symbol and a flag, and since soccer is the more popular show and defenseless, where it is easier to throw the stone and to hide the hand, here they choose their symbol: the Roma and the Lazio are only of the pretests in order to apply the disorder. The blackboard of these underdeveloped ones is the Foro Italico, from the obelisk until the stadium, the filthy graffiti, the svasticas, wraps, delirious obscenities and phrases like "free Tombolini in order to kill all the Lazio fans" or "We will take a bath in the blood giallorosso" constitute the messages of the hools, without that nobody supplies to safeguard the order. What they know these teddy boys, that by the way, in their ignorance, they assume the more striking symbols of the contemporary war and of the violence, what they know of the sport, the game of soccer, of the Roma and the Lazio? The last example is recent, goes back to the transfer of the Roma to Bologna.
Since the morning, under the hotel that accommodated the team, terrible shouts and songs, as well as provocations. A teddy boy, entered in the hotel, expected from Liedholm (!) the reimbursement of the travel because, in order to come until to Bologna, it had due, textually" To steal the moneies to the father". Others, entrances in a bar, have encircled and taken to pushes a gentleman who kindly had said: "Nobody prevents you to make the tifo for your team, but why you must scream Bologna series B? What we have made you?" It was not ended. During the game feracious incursions of trouble makers to every pretest, until to the participation of the police. Launch of oranges in field. Fascist salutes to the Bologna fans to provoke them.
Where we will go to end?

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