ESTRATTO DAL LIBRO "COMMANDO ULTRA' CURVA SUD"
(Multimedia, edito nel 1987 in occasione del decennale del CUCS, subito dopo la scissione Vecchio CUCS / CUCS GAM)

CAPITOLO 3
PAPARELLI

(Grazie a Marcello per la trascrizione)



Il Commando era un bambino appena nato,piccola creatura dalle guance rosse,piena di salute e di voglia di vivere.Te la vedi crescere sotto gli occhi,sempre a posto e sempre piu' bella;poi improvvisamente,senza una ragione precisa,te la vedi morire tra le braccia e tu non puoi fare altro che urlare di rabbia e di paura.Quel giorno e i seguenti li ricorderemo come i piu' drammatici:titoli cubitali sui giornali,l'angoscia di trovarsi di fronte ad una situazione piu' grande di noi che non capivamo.
Tutto il paese ad urlarci assassini,i quotidiani che ci definivano banda armata,il tutto nell'impotenza del non sapere che fare...
Quegli stessi momenti pero',ci fecero capire chi veramente credeva nel gruppo e nell'amicizia che con grandi sforzi avevamo costruito.E oggi da quell'esperienza abbiamo tratto insegnamenti che mai piu' scorderemo.
Uscivamo da una stagione difficile quella 78/79,da una salvezza strappata con i denti.La squadra era un disastro ma noi conoscemmo forse il nostro periodo di gloria.Eravamo i migliori e non e' certo la presunzione a farci parlare.I gruppi di tutta italia ci invidiavano e ci imitavano,molti venivano a Roma per vedere da vicino cosa eravamo capaci di fare.Il tifo era una voce sola,l'unione era perfetta,i nostri tamburi rullavano come mai in passato.Forse fu proprio dall'entusiasmo del popolo giallorosso che prese il via alla stagione del rinnovamento. Il 1979 fu l'anno della svolta.Il presidente Anzalone lascio' la guida della societa': al suo posto uno sconosciuto,almeno per noi che rispondeva al nome di Dino Viola. Avevamo grandi progetti,iniziavano i primi timidi colloqui con il nuovo presidente,ma tutto fu irrimediabilmente spezzato nel derby del 28 ottobre 1979:Vincenzo Paparelli un tifoso della Lazio fu ucciso da un razzo sparato dalla curva sud.
Via i tamburi,via gli striscioni;i nostri slogan? apologia di reato!
il nostro nome? banda armata! per noi tutte le serrande abbassate non ci conosceva piu' nessuno.Chi eravamo? strati sottoproletari di gioventu' violenta.
Ma chi ha dato a tutti noi la forza di continuare?
Chi il coraggio di subire interrogatori e processi d'opinione?
La convinzione di essere innocenti e nient' altro.
La successiva partita in casa fu Roma-Ascoli;eravamo in pochi,circondati da poliziotti in borghese,uno stadio gelido un pubblico freddo.L'unica voce, l'unico coro era il nostro, urlato con tanto coraggio,con la consapevolezza di continuare a cantare e a stare su quel muretto che tanto aveva significato per noi. Avevamo trascorso tutto l'anno senza il nostro striscione,messo sotto sequestro. Al suo posto una frase: Forza ragazzi la sud e' con voi! Anche sciarpe e magliette con il nostro marchio avevano il divieto di ingresso.
Ci avevano preso anche i tamburi,restavamo solo con voce e mani a difendere la squadra.
In semifinale (coppa italia roma-ternana) il COMMANDO ULTRA' scese in sciopero chiedendo almeno la restituzione dei tamburi;la battaglia fu vinta a meta'(niente tamburi ma sì ai fumogeni) tanto che il giorno della finale col Torino segno' anche il ritorno di un tifo organizzato.
Una scritta in polistirolo colorata a tricolore diceva: Coppa Italia Sara'.Dietro 3000 bandierine,dividevano il gruppo in tre settori:uno bianco uno verde uno rosso.
I tempi cupi ormai erano finiti. Tutti sapevano che ormai un nuovo ciclo si apriva davanti a noi e dal quale difficile sarebbe stato tornare indietro. Ci sentivamo lanciati verso grandi traguardi,capivamo di poter fare tanto se solo squadra e pubblico avessero ritrovato quell'intesa interrotta.Intanto scoppiava lo scandalo delle scommesse. Certo vedere professionisti(?) come Giordano e Manfredonia vendersi per una manciata di danari non fu esaltante,ma che gioia vedere la Lazio condannata alla serie B! E proprio da quei campioni che i tifosi consideravano idoli.Nessuna vergogna a dirlo,anzi a ricordarlo fa ancora piacere. 
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