INTERVISTA AL COMMANDO ULTRA' CURVA SUD
TRATTA DA ROSSO & GIALLO (APRILE 2000)
Commando Ultra' Curva Sud 23 anni di storia una leggenda da raccontare a chi non l'ha conosciuto e vissuto. I ragazzi che ci conducono in questo lungo viaggio non vogliono far sapere i loro nomi, il Commando non e' identificabile in qualcuno in particolare,e' un'entita' della quale hanno fatto parte intere generazioni, ripettando uno spirito di gruppo che l'ha reso grande.
Iniziamo dalla fine: 12 settembre 1999,Roma-Inter.
"Quella sera la Curva ha deciso di non identificarsi piu' nel Commando,e' stato profanato lo striscione dimenticando con troppa facilita'cosa esso ha significato nella storia del tifo giallorosso.
La Curva ha voluto questo e noi non possiamo fare altro che adeguarci".
Parole dure,dette senza rabbia ma con tanta tristezza e rassegnazione. Difficile riuscire a far capire alle nuove generazioni cosa ha voluto dire per tanti anni quel pezzo di stoffa lungo 42 metri. Difficile continuare a credere in qualcosa che inevitabilmente finisce per scontrarsi con la realta' di oggi con un diverso modo di essere Ultra'.
"Tifare Roma,stare vicino comunque e dovunque alla squadra era qualcosa di cui non si poteva fare a meno. Essere un Ultra'voleva dire vivere in simbiosi con la Roma,vivere per un ideale che si ama ed in cui si crede. Andare in curva non era una moda,ma una necessita', non era un posto dove vedere la
partita bensi' una seconda casa".
I ricordi emergono impetuosi,come una tempesta improvvisa ed e' impossibile riuscire ad arginarli.
Torniamo indietro proviamo a raccontare la storia del Cucs, 9 gennaio 1977, i rappresentanti dei vari gruppi decidono di unirsi, dando vita in curva sud al Commando. L'intento e' quello di trovare un intesa comune per rendere corale il tifo,per far si che allo stadio si sentisse una voce sola.
"L'unico nostro scopo era quello di aiutare la squadra,incitandola per 90 minuti incessantemente.
Ci sentivamo parte integrante della partita e non contava altro che la Roma".
Nessuna divisione politica quindi in curva si andava solo ed esclusivamente per tifare i ragazzi in campo.Passati tre anni dalla nascita,il gruppo vive uno dei suoi momenti peggiori: 28 ottobre  1979, Vincenzo Paparelli viene ucciso da un razzo lanciato dalla curva  sud: "Venne iniziata nei nostri confronti una campagna denigratoria da parte dei mass-media.Venivamo chiamati assassini,delinquenti da gente che non era mai entrata in curva e che non sapeva di cosa stesse parlando".
Lo striscione viene sequestrato, i tamburi tolti,ma il Commando non perde la sua forza,anzi si unisce ancora di piu' nella consapevolezza di lottare per un giusto ideale,che non puo' nuocere a nessuno.
Lo storico striscione ricompare il giorno della vittoria dello scudetto: 15 maggio 1983, data storica, indimenticabile per chi era allo stadio quel giorno,una di quelle date da raccontare a chi non c'era per fargli capire cosa vuol dire quel pezzo di stoffa, per fargli capire cosa racchiudono quelle 4 parole.
Poi c'e' il derby del 23-10-83,la sud ammutolisce lo stadio esponendo due semplici parole TI AMO.
Uno striscione di 20 metri per 60, una dichiarazione d'amore che ha fatto epoca, che ancora si ricorda e che e' una pietra miliare del tifo giallorosso.Ripercorrendo l'album dei ricordi si viene assaliti da immagini, emozioni, partite storiche: Roma-Goteborg, la finale di Coppa Campioni, Roma-Bayern, Roma-Juve del 16 marzo 1986 finita 3-0 con Pruzzo che dopo il gol si scatena in una corsa sfrenata sotto la Sud. Tanti i ricordi troppi per essere citati tutti".
A grandi passi arriviamo a quello che e' forse il periodo peggiore della storia del Commando: "estate 87, Dino Viola acquista Manfredonia. Ci siamo sentiti traditi dal presidente Viola che inizialmente non ha voluto capire le nostre ragioni.Accettare Manfredonia con la maglia della Roma avrebbe voluto dire rinnegare la nostra essenza andare contro a quelli che erano i nostri ideali.Non ci volevamo arrendere ma non siamo stati compresi.Ci hanno detto che eravamo pagati da qualcuno per andare contro a Viola,nessuno ha provato a mettersi dalla nostra parte per cercare di capire".
L'arrivo di Manfredonia segna l'inizio della metamorfosi della curva e del declino del Commando.
La curva si spacca,si arriva allo scontro fisico, la rottura all'interno del gruppo e' ormai insanabile.
Da una parte il Vecchio Cucs, formato da coloro che comunque fedeli allo spirito del gruppo, anteponevano il sostegno alla squadra sempre e in ogni caso; dall'altra il CUCS, che seppure costretto ad entrare in conflitto con la propria passione e forse con un po' di lungimiranza sceglieva di lottare per cercare di salvare il calcio da quello che inevitabilmente poi e' successo. "Non siamo pentiti della nostra
battaglia, abbiamo lottato per cercare di salvare il calcio da quello che poi e' successo. Ormai non esistono piu' le bandiere,contano solo gli interessi economici ed il tifoso quasi da' fastidio. Noi abbiamo provato a reagire a tutto questo,ma non ci hanno seguito,abbiamo predicato nel deserto,le nostre parole si sono perse nel vuoto di una realta'che e' irrimediabilmente cambiata."
Da allora e' sempre stato piu' difficile identificarsi nei giocatori che indossano la maglia della Roma. "L'ultima bandiera nella quale ci riconosciamo e' stata Giannini, lui ha incarnato la vera essenza del
tifoso... e' la Roma. Ha sempre cercato il dialogo con noi, non si e' mai nascosto prendendosi sempre le sue responsabilita'. I ragazzi di oggi fanno fatica a legarsi ai giocatori, troppi stranieri, troppi soldi, troppo
menefreghismo.". Anche l'attuale societa' non facilita tale rapporto: "Trigoria e' un bunker inaccessibile,il contatto con i tifosi e' accuratamente evitato e temuto".
Gia' i rapporti con Sensi: "Nessuno della Roma si e' fatto vivo con noi, l'ammainamento del Commando e' sembrato passare inosservato tutti hanno fatto finta di niente. Con Sensi non ci siamo mai intesi troppo, in tutti questi anni, la scarsa capacita' di gestire societa' e squadra ma soprattutto il disinteresse mostrato a piu' riprese nei confronti dei problemi dell'intera tifoseria,hanno impedito che a questa presidenza ci legasse il benche' minimo sentimento. Contestiamo il suo modo di gestire la societa', ma lui non ci ha mai considerato molto". E gli altri gruppi della curva? "Ufficiosamente si sono tutti dispiaciuti per quanto successo a Roma-Inter;in realta' nessuno si e' veramente adoperato per evitarlo o quanto meno ha manifestato pubblicamente un minimo di solidarieta'.Segno evidente che alla curva piace la situazione di adesso e noi non possiamo far altro che prenderne atto e metterci da parte".
A questo punto non e' nemmeno possibile pensare ad un ritorno in scena del Commando: "Solo se la curva lo volesse potrebbe essere possibile, ma allo stato attuale delle cose e' impensabile. Troppo diversa la curva di adesso, troppo diversi i ragazzi di oggi rispetto a come eravamo noi alla loro eta'. Ora che siamo saliti di qualche fila ci rendiamo conto di una situazione che ci era sfuggita di mano ed alla quale non abbiamo saputo adeguarci".
Un mea culpa necessario: il Commando non ha saputo adeguarsi ai tempi che cambiavano, e' rimasto legato a valori che non trovano riscontro in una realta' totalmente diversa. Questo il suo errore o forse la sua forza. La coerenza e' una virtu',ma probabilmente accorgersi prima di qualcosa avrebbe evitato la fine di una leggenda. Ora i ragazzi del CUCS occupano i posti nella parte centrale della curva sotto il tabellone.
Di intimi ne sono rimasti una trentina, ma ci sono decine di visi conosciuti,dei quali non si conosce il nome, ma nel corso degli anni hanno dato voce e vita al Commando stesso. Ci sono stati dei voltafaccia clamorosi, "troppo in fretta ed alle prime difficolta', molti hanno pensato bene di abbandonare la nave proprio quando c'era bisogno di marinai che la facessero navigare, rinunciando a lottare per qualcosa che in fondo gli era sempre appartenuto. Quanti i voltafaccia nei confronti del CUCS inteso come nome-storia-ideali".
Sicuramente e' finita un epoca la curva si sta adeguando ai tempi che cambiano. "Ci piacerebbe riuscire a far capire alle nuove leve la vera storia del tifo della Roma della curva ma e' impresa impraticabile. Si dice che i tamburi sono antiquati,ora va di moda il tifo all'inglese,dimenticando che il tamburo fa parte della storia del movimento ultra' e' insito nell'essenza stessa del tifoso. Si dice che negli ultimi tempi si sentivano solo i tamburi,ma meglio i tamburi che niente". Lo striscione e' sparito viene accuratamente custodito,quasi venerato,incarnazione di un epoca passata: "Non lo esponiamo piu' perche'e' stato oltraggiato. Noi lo rispettiamo profondamente, rispettiamo quello che rappresenta, la curva invece, sembra averlo dimenticato. Forse non tornera'mai li', con troppa facilita' si sono calpestati 23 anni di storia".
Non si nascondono i ragazzi del Commando hanno le idee chiare,si guardano intorno e quello che vedono non gli piace per niente. Ma e' dura non andare piu' in curva ce l'hanno nel sangue quello spicchio di stadio e rinunciarci e' come rinunciare ad una parte di se'.
Il muretto non c'e'piu' lo sanno, le facce sono cambiate. Sono lontani i tempi in cui dietro quello striscione c'erano 5.000 persone. Eppure li' c'e'qualcosa che li spinge a non andarsene. Forse dentro sanno che lasciare la curva vorrebbe dire gettarsi alle spalle tanti anni di sacrifici,sofferenze,ma anche gioie e profonde amicizie: "Sono tanti i momenti belli che ci ha ragalato quella curva. La Roma ha vinto poco, ma ci ha regalato un senso d'appartenenza a qualcosa di magico ed irripetibile.Essere della Roma malgrado tutto e' sempre stata la nostra forza.Abbiamo seguito quelle maglie ovunque,ci sentivamo in colpa a lasciarle sole.A prescindere noi ci siamo sempre stati. Quanti ragazzi che oggi non ci sono piu', quanti abbracci, quante lacrime, quanta passione lasciata su quegli spalti. Come si fa improvvisamente a voltare le spalle a tutto? Come riuscire a dimenticare e andarsene?"  Domande che non hanno una risposta.
La storia della Roma e' lunga 73 anni gli ultimi 23 hanno avuto come colonna sonora la voce del Commando una voce sola, fatta di tante voci diverse, unite nell'amore nella fede e nella passione: "Non ci e' mai importato niente dell'estrazione politica e sociale delle persone.nel momento in cui ci si metteva dietro a quello striscione eravamo tutti uguali,t utti uniti per un unico fine, aiutare con la nostra voce la squadra in campo. E basta. La curva di oggi e' lo specchio della gioventu' di adesso: tutto si fa perche' va di
moda, ci sono decaloghi di come il tifoso deve andare allo stadio, di come si deve vestire e di come deve tifare. E' tutto diverso,e noi non ci riconosciamo piu' in questa realta'".
COMMANDO ULTRA' CURVA SUD: fieri di essere inadeguati nel calcio di oggi.

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