(storia del
gruppo,
tratta da Rosso e Giallo, numero 6, giugno 2000)
Chi sono i
Fedayn?
Negli anni '70 erano un gruppo terroristico di liberazione
palestinese
ma dal 1972, per i tifosi giallorossi, sono un gruppo in Curva
Sud che
ha preso il loro nome. Fedayn, una scelta coraggiosa
per tutto quello
che quel nome rappresentava ventotto anni fa. E' un caldo
pomeriggio di
Maggio, al tavolo di un bar, angolo Via Tuscolana, Numidio
Quadrato. Sì,
proprio nel cuore del Quadraro: zona Fedayn. Il thè, al bar,
con
i Fedayn e non con il presidente del gruppo perchè questa
figura
non esiste: <<Qui nessuno comanda gli altri, le
decisioni sono prese
democraticamente>>. A raccontare la
storia dei Fedayn sono due ragazzi che non vogliono che sia
pubblicato
il loro nome: <<Vogliamo apparire il meno
possibile>>. I Fedayn nascono
come gruppo di sinistra, ma ora si definiscono apolitici,
<<non ci
sentirete mai cantare un coro politico>>. L'idea è
venuta da un
gruppo di amici appartenenti allo stesso quartiere, il
Quadraro, spinti
soltanto dall'amore e dalla voglia di aggregarsi per tifare la
Roma, considerando
lo staddio come un punto di incontro (oltre al quartiere) per
ridere, scherzare
e vivere insieme le emozioni della squadra del cuore,
accompagnati da sempre
dal loro inno: <<E quanno more er prete/sonano le
campane/piangono
le puttante/e i loro protettori/ma quanno moro io/non voglio
gesù
cristi/ma solo gagliardetti/dei Fedayn teppisti/lalala
Fe-Fe-Fedayn>>.
I
Fedayn si ritrovano da ventotto anni dietro allo striscione
rosso <<con
una scritta bordata gialla>>. Al fondatore è stato
dedicato il grande
striscione con su scritto <<Brigata Roberto
Rulli>>, esposto da Ottobre
'99 in Curva Sud. Il gruppo è qualcosa di molto importante, lo
si
difende e lo si esalta. Con orgoglio dicono di non essere mai
confluiti
nel Commando, decidendo di rimanere autonomi e,
contemporaneamente, divenendo
uno dei gruppi storici d'Italia: hanno resistito a tutte le
mode e non
si sono mai divisi. Il loro rapporto con il C.U.C.S. nel corso
degli anni
è stato buono: <<Era una macchina perfetta da tifo, ma
ha
subìto la spaccatura a causa del caso Manfredonia>>.
Alla fine deli
anni Ottanta il Commando già non dava più la spinta necessaria
in curva, è diventato un gruppo come tanti altri: <<In
curva
vige la legge del più forte, bisogna difendersi da soli, loro
non
ci sono riusciti>>. Anni Novanta, si
susseguono tre Presidenti, tornano gli anni della "Rometta",
ma la Sud
è sempre presente, nell'aria una forte esigenza di
cambiamento.
Via i tamburi, via i vecchi cori, via la vecchia generazione.
Spazio ai
nuovi: gli ASR Ultras. I Fedayn, per quanto possa sembrare
strano, sono
legati al nuovo gruppo: <<Quest'anno abbiamo fatto
almeno dieci cori
nuovi, i gruppi si sono impegnati ma manca la partecipazione
della gente,
anche se le due coreografie dei derby sono state
degne>>. E' giusto che
ci sia un gruppo leader in curva? La loro risposta è decisa:
<<No.
Tutti dovrebbero collaborare, con il reciproco rispetto dei
ruoli>>. Ventotto
anni dietro quello striscione bastano per constatare che il
tifo è
cambiato, la gente è cambiata e soprattutto il modo di vivere
la
curva: <<Un giorno si tifa, un altro si contesta, la mia
generazione
mi ha insegnato che "la Roma non si discute, si ama">>.
Gente vera, spontanea,
che non può capire come alcuni gruppi ultras facciano del loro
tifo
un business: <<Un gagliardetto all'anno per la gente del
gruppo basta
e avanza, ma vedere alcuni gruppi fare ogni domenica nuove
maglie o sciarpe
non li distingue da un Roma Club. Un gruppo ultras tifa è
basta. Fedayn, un nome
preso da guerriglieri. Sì, guerriglieri. E' l'etichetta che
viene
data a chi vive la curva da chi non c'è mai stato. Per i
Fedayn
non ha senso parlare di razzismo o delinquenza nella curva:
nell'ultimo
anno si è parlato a sproposito degli striscioni politici
<<esasperando
una realtà sempre esistita. Gente come Carraro e Pescante,
gente
che infatti ha avuto dei guai per l'anomala costruzione del
nuovo Olimpico
proprio perchè non ha adeguatamente pensato alla sicurezza
degli
spettatori... i soccorsi non possono passare, come uscire da
quello stadio?
Nessuno se lo domanda ma farebbero bene a farsi un esame di
coscienza invece
di parlare di teppismo e razzismo>>. Sono un fiume in
piena. L'argine cede, è la volta del Presidente Sensi:
<<Non
vuole i nostri fischi, non avrà mai i nostri applausi. Non ci
riconosciamo
in una Società che ci sequestra gli striscioni fatti passare
dalle
forze dell'ordine>>. Il caso
trasferte:
i Fedayn ci raccontano quasi con nostalgia le vecchie
avventure, durissime,
ma vere: <<Oggi le difficoltà sono solo nel trovare i
biglietti,
con un Presidente che non agevola in nessun modo i tifosi. Per
il resto
siamo scortati da quando usciamo di casa fino al rientro. Non
è
giusto, ma il sistema ci sta togliendo la libertà, il calcio è
lo specchio della società>>. Il calcio è
cambiato, la solita tiritera. Di sicuro, sono i tifosi a
pagare le maggiori
conseguenze. Prendiamo il
rapporto
con i giocatori: star intoccabili, inavvicinabili. I Fedayn
non hanno dimenticato
la partita Piacenza/Roma
di
Coppa Italia in quest'ultima stagione. Duecento tifosi
al seguito,
120' sotto l'acqua, turno superato, la squadra gira le spalle
e si avvia
negli spogliatoi, nemmeno un gesto verso quei pazzi
innamorati. Rapporti,
è il caso di dire, raffreddati: <<Mai un saluto,
un'esultanza
riconoscente verso la curva, tutto sembra scontato>>. Da
quel momento la
scelta: <<Tifare solo la Roma in quanto tale, non più un
coro
per i giocatori>>. Poi, verso la fine della stagione, cè
stato un
chiarimento con alcuni giocatori, ma preferiscono non fare i
nomi. Il sole
ci tiene ancora compagnia. C'è tempo per l'ultima domanda:
perchè
tanta rabbia nello sguardo? <<Ma no, è il sole>>.
Insistiamo:
<<E' verso Sensi>>. Prima di
lasciarci,
però, ci tengono a smentire quanto scritto sul Messaggero
tempo
fa riguardo una presunta delibera del Comune di Roma per
destinare cento
milioni ad alcuni gruppi di tifosi di curva, in particolare 50
milioni
agli Irriducibili della Lazio e altrettanti ai Fedayn.
<<Noi non
abbiamo mai saputo niente, ci teniamo a farlo sapere. E se
anche dovessero
arrivare, quei soldi andranno in beneficenza>>. E già
che ci sono
rivolgono il loro saluto anche attraverso rosso &
giallo agli
amici che sono impossibilitati a seguire la squadra del cuore
indipendentemente
dalla loro volotnà: i diffidati e i carcerati. Anche loro sono
legati
al gruppo rappresentato da <<uno striscione con una
scritta bordata
gialla>>.