Dal
libro "Il Gruppo" (edito
dagli ultras juventini nel Marzo 1999)
ROMA
"Come abbiamo
già
scritto riguardo agli atalantini, il rapporto che abbiamo
avuto con gli
ultrà della Roma non è stato solo ed esclusivamente di
scontro.
Negli anni che vanno dal 1982 al 1984 infatti, tra noi ed il
gruppo dei
Fedayn
si era stretta una solida amicizia, diversa dai gemellaggi che
si stipulano
tra i vari gruppi: era più una fratellanza. Ci riesce
difficile
fare capire cosa sia avvenuto in quei tempi, ma vi basti
sapere che la
loro ospitalità ed amicizia era tale da trattarci come persone
di
famiglia, a tal punto da ospitare vari componenti del nostro
gruppo per
diverso tempo senza mai far trasparire insofferenza nei nostri
confronti.
E' proprio per il tipo di rapporto che si era instaurato che
ci spiace
molto averlo dovuto interrompere, visto che alcuni di noi
erano e sono
ancora molto legati a loro. Ci teniamo a sottolineare "loro",
intendendo
Fedayn
perché con il resto della Curva Sud i nostri rapporti non sono
mai
stati così amichevoli. Teniamo inoltre
a precisare il perché di questa rottura con la Sud in
generale;
è importante che ne capiscano le ragioni coloro che, da
entrambe
le parti, ne sono ancora all'oscuro.
Stiamo
parlando della partita di ritorno Juve/Roma del campionato
1983/84,
finita zero a zero. A pochi minuti dalla fine era stato
annullato quel
famoso gol di Turone. Per loro
avrebbe voluto
dire raggiungerci al primo posto in classifica e giocare
l'eventuale spareggio.
Non stiamo qui a dire se il gol fosse valido o no, anche
perché
l'amicizia per noi non si instaura o si misura a suon di gol o
di vittorie.
Ciò che ci ha fatto più male è stato il comportamento
di molti ultrà giallorossi che, all'uscita dello stadio,
incontrando
tifosi juventini che stavano tornando a casa e che niente
avevano a che
fare con noi Fighters, li hanno assaliti rubando sciarpe e
bandiere. Qualcuno
è venuto al nostro bar in Via Filadelfia e ci ha informati
dell'accaduto.
Ci siamo diretti verso la loro curva per capire come fossero
andati i fatti.
Abbiamo incontrato alcuni Fedayn che non ne sapevano nulla, Ci
hanno spiegato
che non potevano comandare la massa di cani sciolti
giallorossi che aveva
come unico divertimento quello di prendersela in duecento o
trecento contro
piccoli gruppi di tifosi normali. Stavano quasi per scusarsi
(anche se
non avevano colpe dirette), e ci hanno assicurato che ci
avrebbero pensato
loro a punire quegli infami. Il peggio però è avvenuto nella
gara di andata del campionato seguente a Roma. Al mattino ci
siamo visti
con alcuni dei nostri amici Fedayn. A venti minuti dalla fine
della partita,
all'apertura dei cancelli, alcuni CUCS sono entrati in Nord,
dove noi eravamo
assiepati, passando all'interno dello stadio, mentre un altro
gruppo si
accingeva ad entrare passando dall'esterno. Sicuramente questo
è
avvenuto perché duramte tutta la partita avevamo dovuto
difenderci
dalle ripetute schermaglie dei romanisti della Nord.
Nonostante fossimo
soltanto undici, siamo riusciti a non farci cacciare dalla
curva, pur essendo
costretti a rifugiarci verso il fossato. E' lì che è accaduto
un fatto irripetibile. Il buon Antonio, che mai si sarebbe
sognato nella
sua vita di ritrovarsi senza portafoglio, ha perduto, durante
i tafferugli
sugli spalti della Curva Nord, i documenti e tutti i soldi dei
biglietti
acquistati per il gruppo.
I
primi a cercare il contatto sono stati quelli che arrivavano
dalla Tevere.
Quello che sarebbe potuto succedere da lì a poco non lo
possiamo
sapere. Sicuramente, dato il numero, saremmo stati
sopraffatti, ma certamente
i più anziani tra loro ricordano una fatidica frase di Dino:
"Noi
siamo i Fighters, undici siamo e undici restiamo", che
sottolineava per
l'ennesima volta lo spirito di quel gruppo. Ripetiamo,
sicuramente saremmo
stati sopraffatti, ma, per fortuna, l'arrivo di alcuni
elementi del gruppo
dei Fedayn ha evitato che lo scontro avvenisse. Il peggio però
doveva
ancora venire. Mentre ci stavamo allontanando dalla curva il
gruppo che
ci aspettava all'esterno stava varcando i cancelli. Uscendo,
noi undici,
ci siamo ritrovati in mezzo a loro senza essere subito
individuati, tant'è
che ci chiedevano dove fossero i gobbi. Visto che il gruppo
dei romanisti
era numerosissimo, almeno cinquecento, li abbiamo indirizzati
dall'altra
parte. Qualcuno tra loro, accortosi dell'inganno, forse
riconoscendo qualcuno
di noi, cercava di caricarci. Ed è stato lì che hanno
conosciuto
bene chi ci guidava, e cioè Dino: senza nessun timore era
rimasto
davanti al loro gruppo sfidandoli, con in mano qualcosa di
grosse dimensioni,
che non possiamo citare per ovvi motivi, allontanandosi senza
mai dare
la schiena. Da questo
episodio
sono cominciati in maniera forte gli scontri tra i nostri
gruppi. L'unico vero che
ricordiamo è però quello avvenuto nel 90/91 all'esterno dello
Stadio Delle Alpi. Già dal mattino alle nove, due o trecento
romanisti
giravano indisturbati. Al nostro arrivo, alle dieci, vi
lasciamo immaginare
cosa sia successo. Considerando il fatto che c'erano soltanto
due o tre
volanti della Polizia a presidio dello stadio, ci sono stati
forti scontri
fisici, che hanno causato il ferimento di componenti di
entrambi i gruppi.
Dopo circa un'ora di cariche e controcariche, siamo riusciti
ad avere la
meglio, costringendoli a rifugiarsi all'interno dello stadio.
Alcuni di
loro erano stati portati nell'infermeria della Curva Sud.
Quando ce ne
siamo accorti, sul momento abbiamo pensato di sorprenderli, ma
poi abbiamo
deciso di lasciar perdere. Soltanto alcuni di noi sono andati
a manifestare
il nostro rispetto per il comportamento da veri ultras,
nonostante la fuga
finale. Ci avevano infatti tenuto testa per più di un'ora e
quindi
abbiamo considerato ingiusto infierire. Anche se da nemici, ci
teniamo
a salutare i ragazzi di allora, quelli di Opposta
Fazione Giallorossa".