DUE INTERVISTE
A GIANFRANCO ZIGONI
(per i più giovani: ex giocatore della Roma degli anni '70)
17 novembre 2000
                    E' Gianfranco Zigoni l'interlocutore con cui iniziamo questo nostro viaggio, un
                    autentico personaggio per la sua genuinità e la sua "normalità", caratteristiche che
                    ne fanno una mosca bianca del calcio, un mondo spesso intriso di ipocrisia, che viene
                    spazzata via da un uomo che ama Che Guevara e Skoglund e che vive per i suoi 4
                    figli.

                    Zigoni, classe '44, da Oderzo (Tv) si presenta mettendoci subito a nostro agio.
                 "Diamoci del tu" e capisci subito di avere a che fare con un uomo, prima che con un
                    calciatore.
                    Alle presentazioni di rito, subito una sorpresa: Zigoni ha nel cuore soprattutto il
                    Genoa, la squadra della sua gioventù, la Roma, con cui ha giocato per due anni
                    ("Meraviglioso pubblico, in due anni mai un fischio…"), Verona ("… dove sono ancora
                    un idolo", dice con giustificato orgoglio) e Brescia, dove ha concluso la carriera.

                    Che fa ora Zigoni?
                 - Non ho abbandonato del tutto il mondo del calcio; do una mano alla Scuola Calcio di Oderzo, il mio paese,
                    dove gioca anche mio figlio. Ma lui, mio figlio, non lo alleno, non voglio responsabilità… Inoltre alleno la
                    squadra Allievi del Ponte di Piave, qua vicino.

                    Hai preferito non continuare a vivere nel mondo dei professionisti?
                 - Diciamo che ho avuto anche la possibilità di allenare le giovanili di qualche squadra, però… nessuno mi ha
                    chiamato. Sentivo Zenga che si lamentava perché, una volta che ha smesso di giocare, nessuno lo ha più
                    cercato. Che credeva? Se a quarant'anni credeva che in questo mondo ci fosse della riconoscenza è proprio
                    un ingenuo…

                    Hai rimpianti per…
                    Gianfranco non mi lascia continuare e chiarisce: 
                 - No, nessun rimpianto, per carità! Io sto bene così, nella mia campagna, nel mio paese. Adoro il verde, gli
                    uccelli… E poi le società in cui ho giocato ancora si ricordano di me: la Roma mi manda sempre i suoi saluti, con
                    i suoi tifosi; il Verona si ricorda di me, mi chiamano da Genova e Brescia… Vivo la mia serenità!

                    Non hai citato la Juventus, la società con cui hai esordito in A e con cui hai giocato per 7 campionati…
                 - La Juve… Torino è distante da Oderzo… Certo, anche Roma è distante, ma squadra e città ce le ho nel cuore.
                    In due anni non mi hanno mai fischiato- Lo dice col cuore, come col cuore dirà tante altre cose. - Neanche a
                    Verona, dove pure sono un idolo, mi è capitato di non essere mai fischiato. Lo dico sinceramente: spero che la
                    Roma vinca lo scudetto, quest'anno. Ai cento anni, la Juve mi ha invitato e mi ha trattato benissimo. Però, alla
                    Juve, o sei un campionissimo o sei solo un numero…
                    E a me i numeri non piacciono, mi sento un carcerato! Quelle casacche con le strisce verticali, che sembrano
                    sbarre…

                    Dunque, nel cuore il Verona e la Roma…
                    - Certo, il Verona spero con tutto il cuore che si salvi. Quest'anno sarà dura, anche perché penso che il Napoli
                    riuscirà a tirarsi fuori. Sarà una bella lotta tra quelle 5-6 squadre.
                 Però, tornando alla Roma… ti giuro, pagherei di tasca mia, pur di vedere la Roma campione d'Italia! 

                    E sabato ci sarà Verona - Roma… 
                    - Mi metti in difficoltà… Se i tre punti dovessero servire alla Roma per vincere lo scudetto, spero che vinca la
                    Roma e che il Verona si salvi ugualmente. Se senza quei tre punti il Verona retrocedesse, spererei vincesse il
                    Verona, ma la Roma deve comunque vincere lo scudetto!
                    Io amo il Verona e la Roma, anche se a Verona non sanno di questo mio amore per i giallorossi.
                    Però, quando l'ultimo giorno di calcio-mercato la Roma mi ha ceduto, io ho pianto. Lo venni a sapere dal
                    giornale…
                    Certo, a Verona sono stato bene, però i due anni di Roma sono stati stupendi sotto tutti i punti di vista.
                    Rientravo da un infortunio, non ho fatto sfracelli. Però mi trovavo così bene che ormai pensavo di stabilirmi là. 
                    Invece, all'improvviso, mi sono trovato a Verona. Un po' di delusione era normale provarla.

                    Non era ancora una grande Roma, quella…
                    - Non direi; con me giocavano fior di giocatori: Cordova, Del Sol, Santarini, che giocava anche in Nazionale…
                    era una bella squadra. Ricorda che la Juventus ha vinto lo scudetto quell'anno perdendo appena una partita
                    meno di noi… E se l'arbitro non ci avesse messo lo zampino, nella partita giocata a Torino…

                    Eh, gli arbitri e la Juventus…
                 - Fermo là. Io ho giocato nella Juventus e ti posso dire che non ho mai visto grandi favori arbitrali. Anzi, ti
                    racconto un episodio. Senza voler polemizzare con i laziali, ricordo che l'anno dello scudetto con la Juventus,
                    quando superammo l'Inter nel finale di torneo, l'arbitro non vide un nostro goal nettissimo. Sullo 0-0, la palla
                    entrò dentro la rete; l'arbitro, un mio amico, De Marchi, fu l'unico a non vedere quello che i 70.000 mila
                    spettatori presenti allo stadio e noi giocatori avevamo visto. Figurati che stavamo già andando tutti verso il
                    centrocampo. Per fortuna, al ritorno a Torino abbiamo vinto 2-1, mentre l'Inter perse a Mantova.
                    Vedi, la ruota gira, anche se chiaramente, per le grandi squadre… la ruota gira di più!

                    Come è il tuo rapporto con il mondo del calcio?
                 - Sento ancora qualche ex compagno, la Juve mi ha chiamato per i festeggiamenti dei cento anni ed il Verona
                    mi ha chiamato per promuovere la campagna abbonamenti della squadra, oltre a regalarmi due
                    abbonamenti… Regalati, sì, perché non sono così ricco da permettermi due abbonamenti in Tribuna Vip.

                    Zigoni ride di gusto; la sua non è una semplice battuta, ma anche un modo per sottolineare che fare i
                    calciatori, ai suoi tempi, non era come oggi. Gli ingaggi erano più "umani" e non ti permettevano di diventare
                    ricco.

                    Ti avranno pagato bene, per fare la campagna abbonamenti del Verona…
                 - Ah, ah… Ti dirò, sai che parlo chiaro. Tutti mi chiedono: "Chissà quanti soldi hai preso…". Ma io non ho preso
                    niente! Non dirlo… anzi, scrivilo pure, cosa mi frega? Mi dicono anche: "Sei sempre in televisione…". Sì, ma io
                    non prendo una lira! E' giusto che si sappia…

                    E mentre lo dice, gli scappa un'altra risata… Grande Zigo!

                    Ed il calcio di oggi?
                 - Il calcio di oggi… Sai come si dice: prima era tutto bello, ora è tutto brutto. Io penso che in tutte le cose ci
                    siano i pro e i contro: ai nostri tempi non giravano grandi ingaggi, ma vuoi mettere la soddisfazione di lottare
                    per un premio partita di centomila lire? 
                    Ora che soddisfazione hanno i giocatori a passare in sede e prendere un miliardo? Che soddisfazione c'è, per
                    chi ha tutto, comprarsi la Ferrari, giusto per buttare un po' di soldi?
                    E' meglio comprarmi un'utilitaria, con i pochi soldi del mio ingaggio, ma la prendo perché ne ho bisogno…
                    Però, così mi sembra di essere un eroe. Io sono cresciuto col mito di Che Guevara e, come uomo, in confronto
                    a lui, mi sento un verme. Per me il denaro non conta molto.
                    Se fossi un giocatore ancora adesso, se dovessi passare in sede a ritirare il mio miliardo e stessi giocando
                    male, ti giuro che mi vergognerei! Figurati che già mi vergognavo quando passavo a ritirare il milione ed ero
                    squalificato o stavo giocando male…

                    Che mi dici ancora dei giocatori di oggi?
                    - Sai qual è un'altra cosa che mi manda in bestia? Sono quei giocatori che chiedono l'ammonizione o
                    l'espulsione dell'avversario… Gli darei una legnata in faccia!! Io non me la prendo con tutti, però sono una
                    buona parte. E quelli che baciano la maglia? Ma cosa baci la maglia, se poi il giorno dopo cambi squadra
                    perché ti offrono un miliardo in più? Poi magari anch'io, se fossi nato adesso, mi sarei comportato allo stesso
                    modo… Ma no, quando uno nasce in un certo modo non cambia. Io ero felice quando mangiavo un panino col
                    salame ed il mio sogno era un orologio e mangiare banane…
                    Ti posso raccontare un aneddoto?

                    Prego, Gianfranco, son qui per ascoltarti..
                    - Ricordo che, quando giocavo con il Verona, venimmo retrocessi in B, per un'accusa di illecito. In realtà, il
                    nostro presidente, Garonzi, fece una telefonata amichevole ad un suo ex giocatore, prima di un Napoli -
                    Verona. Il giocatore era Clerici.
                    Si venne a sapere di questa telefonata e Garonzi, quando gli venne chiesto se era vero, negò tutto. Poi
                    confermò, ma questa sua titubanza portò la squadra alla retrocessione d'ufficio…
                    Ebbene, al termine di quel campionato, io potevo lasciare Verona e andare da altre parti. Addirittura mi aveva
                    richiesto con insistenza l'Inter di Fraizzoli. Ma io avevo deciso: sarei rimasto a Verona per riportare la squadra
                    in serie A. A Verona prendevo un ingaggio di 20-25 milioni e l'Inter, pur di prendermi, era pronta a darmi un
                    ingaggio altissimo (80 milioni!). Fraizzoli in persona venne a vedermi giocare in un Brescia - Verona, 2-1 per
                    noi con una mia doppietta. Lo stesso Garonzi, il mio presidente, cercò di convincermi. Ma io stavo bene a
                    Verona e rifiutai l'Inter, dicendo no in faccia a Fraizzoli. Un po' mi dispiaceva, ma non me ne sono mai pentito…
                    Ma non è tutto…

                    Prego, continua…
                 - La più grande soddisfazione fu che il capitano del Verona, Sirena, era in trattativa con Garonzi per i premi
                    partita; quando seppe che sarei potuto andar via, gli disse: "Presidente, se mandi via Zigoni, ci devi
                    raddoppiare il premio promozione". Per me la soddisfazione fu il vedere l'affetto e la stima dei miei compagni.
                    Che vuoi che siano un po' di soldi in più, in confronto a questo? Mi dovrei comprare un orologio d'oro? Chi se
                    ne frega, io ce l'ho d'acciaio, ma l'ora che indica è sempre la stessa!!

                    Tra una cosa e l'altra, giungiamo a parlare anche di pena di morte…
                 - La pena di morte è una cosa spietata. Ma se uno sta in prigione, con che coraggio puoi ammazzare una
                    persona? Oltretutto ti metti al suo pari… E' un mondo brutto, no?
                    E'vero, ci sono tante persone, in questo mondo, ma bastano così poche persone per rovinarlo…

                    Zigoni affronta questo argomento con un velo di tristezza; anche il suo Veneto ha conosciuto la violenza…
                 - Mi piacerebbe un mondo perfetto, ma penso che non esista. Anzi, sai quando lo puoi trovare? Quando ti
                    mettono dentro una cassa di legno…

                    E Dio? Che mi dici?
                    - Già, Dio… C'è o no? A me piace parlare di Dio, perché io ho IL dubbio. Ho letto "Il dubbio" di De Crescenzo
                    (perché sembro stupido, ma leggo, eh…) e Nietzsche. Io leggo queste cose qui, non "Topolino"… Ora mi piace
                    leggere certe opere che mi diano qualcosa da imparare, per migliorare la mia cultura, conoscendo il pensiero
                    di grandi uomini. 
                    La vita… Ora c'è, domani non si sa. Per questo, da giovane amavo correre a 230 all'ora sulla Porsche!

                    Il "carpe diem" applicato…
                    - Guarda, io il giorno prima di una partita non mi preoccupavo di non bere vino o cose simili; facevo quello che
                    mi sentivo di fare. E se il giorno dopo non ci fossi stato più?

                    E' difficile fare domande, Zigoni è un fiume in piena, come sempre. Ma, parlando di morte, un pensiero va
                    anche a Edoardo Agnelli.
                 - Ieri è morto Edoardo Agnelli. Io, con quel ragazzino e suo cugino, morto tre anni fa, ci giocavo a Villar
                    Perosa, quando venivano a vederci durante gli allenamenti. Ora non c'è più. Purtroppo nella vita c'è solo
                    tristezza. Nel '67 ho vinto il campionato con la Juventus ed ero felice; due mesi dopo è morto il mio idolo, Che
                    Guevara. Nel '68, è nato mio figlio e, poco dopo, è morto mio padre. Nel '69, è nata mia figlia ed è morta mia
                    madre… Che cos'è la vita? Non ho mai avuto pace, ho perso tanti amici, anche giovani. Per questo mi danno
                    rabbia tutti i miliardi che girano nel calcio!

                    Oggi le chiamano scelte di vita…
                 - Sai chi è un uomo che ammiro? Gigi Riva. Non si è voluto muovere da Cagliari, un grande uomo. L'ho
                    conosciuto, Riva. Sembrava uno spaccone, invece era, ed è, un ragazzo di una timidezza incredibile. Proprio
                    pochi giorni fa ne parlavo con Bet, mio compagno ai tempi della Roma, mi ha detto che è uno che se ne frega,
                    si diverte, gioca a golf… Ha vinto uno scudetto a Cagliari, non con una grandissima squadra. Quella è una
                    scelta di vita! Se tu sei così, non è una cosa da elogiare. Sei così e basta.
                    Io non voglio giudicare nessuno, ognuno è fatto a modo suo.

                    C'è qualcuno che invidi?
                 - Gli unici che invidio "a morte" sono le persone che hanno davvero fede. Chi aiuta i poveri e gli ammalati. Io
                    non sono così, non ho una grande fede e vivo così, come un cane randagio…
                    Sai chi amo, tra i giocatori di oggi? Damiano Tommasi, della Roma. Ho la sua maglia, a casa. Voglio che i tifosi
                    lo sappiano. Io non lo conoscevo, ma mi è bastato un cenno e lui mi ha regalato la sua maglietta. Ho anche
                    quella di Adailton e di Baggio, ma Tommasi è un grande giocatore, ma soprattutto un grande uomo. Come
                    Astutillo Malgioglio, che fuori dal campo si prodigava per aiutare i ragazzi disabili. Non gli interessava niente
                    dei soldi. L'ho conosciuto a Brescia: un ragazzo eccezionale! Per me è un orgoglio aver conosciuto gente così.

                    Dici che non si può essere grandi giocatori e grandi uomini?
                 - Il fuoriclasse deve essere un grande giocatore, ma anche un grande uomo che dà l'esempio. Per esempio:
                    Maradona. Per me lo si poteva aiutare. Sentendo i suoi compagni, ha un gran cuore, un cuore buono, aiutava
                    i bambini. A volte si tengono nascoste queste cose, si preferisce far sapere solo le cose negative.

                    Perché, secondo te?
                    - Forse le cose buone non fanno notizia. Io facevo notizia perché sparavo con la pistola… Mi piaceva sparare,
                    per sfogarmi. Ora mi hanno tolto il porto d'armi… 

                    Qual è il tuo rapporto con i tuoi figli?
                 Ho quattro figli che sono tutto per me. Da giovane ho fatto delle fesserie, ma ora darei tutto per loro. Forse
                    sto invecchiando, ma almeno questo significa che invecchiare ha anche un lato positivo, se si migliora.

                    Una curiosità riguardante il lato meno serioso del calcio: conosci la Gialappa's?
                    - Certo, li seguivo sempre. La fanno ancora? Mio figlio la guardava sempre, lo juventino, pecora nera della
                    famiglia… 

                    Che ne pensi del tentativo di sdrammatizzare un mondo del calcio che si prende troppo sul serio?
                    - Mi piacciono quei programmi e quelle persone, come Raimondo Vianello. Ricordo che dopo una sconfitta per
                    4-1, quando giocavo col Brescia, Negrisolo, mio compagno e libero del Brescia, mi vide e disse: "Gianfranco,
                    che fai, ridi e sei felice? Abbiamo perso…". Gli risposi: "E allora? E'una tragedia aver perso una partita?" Mi
                    diede ragione. Bisogna sdrammatizzare, perché ci sono cose ben più importanti nella vita.

                    Come starebbe Gianfranco Zigoni nel calcio di oggi?
                    La risposta esce di getto - Malissimo! I giocatori, a parte qualcuno, mi sembrano con la puzza sotto il naso.
                    Oddio, magari mi sbaglio, ma è una mia impressione. E poi, i procuratori… Io non avrei mai voluto un
                    procuratore, piuttosto avrei messo il mio numero di telefono su un giornale! E anche loro prendono miliardi…
                    Con me morirebbero di fame. 
                    Alcuni di questi giocatori ti fanno pesare questa loro posizione particolare, hanno preso il posto degli attori. 

                    Venendo all'attualità del campionato, da ex juventino, che mi dici della crisi dei bianconeri?
                 - E' difficile dare un parere. Non so se parlare di responsabilità. Il fatto è che gli anni scorsi la salvavano le reti
                    di Inzaghi e Del Piero. Ma ora Inzaghi e Del Piero non segnano da una vita; magari, se si dovessero sbloccare
                    loro…

                    E Van der Sar?
                 - E' un buon portiere, non grandissimo, però è un buon portiere. Però non si può prendere un goal come il
                    primo che ha preso ad Atene. Ha voglia Sacchi a dire la Juventus avrebbe perso lo stesso. Dopo un goal così
                    ed un regalo dell'arbitro ai greci, con un rigore inventato, secondo me la Juve poteva vincerla quella partita,
                    avrebbero passato il turno e ci sarebbe stata più tranquillità. E' una conferma che il destino governa le cose,
                    nel calcio come nella vita. La Juventus non è in crisi. Il fatto è che Inzaghi non segna…

                    Ma cosa serve a questa Juve?
                 - In questi casi è importante il morale. Se Inzaghi segna, anche la Juve si rialza. Mancano le reti di Inzaghi e
                    Del Piero. Sai che ti dico? Ancelotti dovrebbe tenere fuori Inzaghi e far giocare Kovacevic o Trezeguet. Inzaghi
                    non segna da 13-14 partite, un po' troppe per un giocatore che giustifica la sua presenza segnando. 

                    E' più difficile andare in rete, oggi?
                 - Sai che diceva Brambati? Adesso dicono che per gli attaccanti ora è più difficile segnare, ma ai miei tempi si
                    vincevano le classifiche cannonieri segnando 15 reti, come Prati. Con l'uomo sempre attaccato alla maglia ed il
                    libero dietro, sarei curioso di vedere cosa avrebbero combinato i bomber di oggi. Ora, invece, si gioca con i
                    quattro difensori in linea, nessuno marca. Ma gli allenatori che hanno in testa? Se si parla di libero, sembra di
                    dire una bestemmia. Fanno i predicatori, con la zona, la difesa a tre, a quattro, il gioco all'olandese… Il calcio
                    si gioca in undici, bisogna lasciare l'inventiva a chi ce l'ha, chi deve correre corra. Tutti i fuoriclasse stentano a
                    trovare spazio, Baggio non gioca. Rivera oggi sarebbe rimasto fuori, come Mazzola e Pelè. Anche Maradona,
                    forse avrebbe trovato spazio solo come seconda punta!

                    E che mi dici delle super - rose?
                 - Bravo, ecco un'altra cosa che mi fa impazzire. Le squadre con trenta giocatori, con il trentesimo che costa 30
                    miliardi. Poi, ne manca uno e "Ma mi manca Tizio, o Caio…". Come l'Inter, che vorrebbe sempre il mercato
                    aperto. Poi, alla fine dell'anno, vedo giocatori che hanno giocato una sola partita… Comunque io sto sempre
                    con i giocatori; per questo amo… Moratti. Sai perché? Perché ai miei tempi pagavano solo i titolari, mentre le
                    riserve si accontentavano di una pipa di tabacco; ora ci sono squadre con più di trenta giocatori e tutti hanno
                    ingaggi altissimi. Moratti è una brava persona, dà soldi a tutti…

                    Poi, Zigo fa un appunto alla "sua" Verona
                    - E' ora che a Verona la finiscano con questi atteggiamenti verso le persone di colore. Ti racconto un fatto: c'è
                    un bimbo nero, tifosissimo del Verona. Ebbene, questo bimbo di 10 anni non può andare in curva, perché lo
                    offendono.

                    Hai mai chiesto del perché di questo loro atteggiamento?
                 - Ho parlato con un capo tifoseria, chiedendogli il perché di questo loro atteggiamento. Mi hanno detto che il
                    loro non è razzismo; lo fanno per fare un dispetto al presidente Pastorello, dato che ogni "buuu" proveniente
                    dalla curva porta ad una ammenda di circa 20 milioni alla società.
                    Allora gli ho consigliato di cambiare atteggiamento; gli ho detto di fare "buuu" non contro i giocatori di colore,
                    ma ai bianchi. "Però!", mi ha risposto "può essere un'idea…"; ed invece hanno continuato con i soliti cori…
                    Dicono di non essere razzisti, ma costringono la società a non comprare giocatori di colore.

                    Zigo, che rapporto hai con il computer?
                    - Il computer? -ride Gianfranco - Io non uso neanche il telefonino, non conosco il fax e non uso il computer…
                    Però sto "scricchiolando" sul telefonino, prima o poi dovrò cedere…

                    Per chiudere, vai ancora a 230 all'ora sulla Porsche?
                 - Non più. Ormai ho una famiglia, 4 figli e poi… le Porsche costano un sacco di soldi! A parte gli scherzi, ho già
                    sfidato troppo il destino, ho sfasciato tante macchine sul guard-rail, Dio, se c'è, mi ha già protetto
                    abbastanza. E poi adesso metti in pericolo anche gli altri, ci sono più macchine in circolazione.

                    Questo è Gianfranco Zigoni, dopo una chiacchierata di un'ora e mezza che non avremmo mai interrotto. Un
                    ragazzo di 56 anni con tanti aneddoti, ma soprattutto tanta saggezza e simpatia, che ha contagiato chi ha
                    scritto questo pezzo, cercando di riportare il più fedelmente possibile quanto udito.

INTERVISTA DEL 25 ottobre 2002 alla Gazzetta dello Sport
Gianfranco Zigoni è nato a Oderzo (Treviso) il 25 novembre 1944. In serie A ha giocato 265 partite (Juventus, Genoa, Roma, Verona) segnando 63 gol. Con la Juventus ha vinto lo scudetto 1966/67. Vanta una presenza in nazionale: vittoria per 1-0 in Romania il 25 giugno 1967. Racconta: "Detestavo gli arbitri, tiranni al servizio delle squadre più potenti, e fregarli 
non era solo un piacere ma un dovere per chi giocava in una squadra di provincia. [...] Sognavo di morire sul campo, con la maglia del Verona addosso. M’immaginavo i titoloni dei giornali e la raccolta di firme per cambiare il nome allo stadio: non più Bentegodi, ma Gianfranco Zigoni. La radio avrebbe gracchiato: ‘Scusa Ameri, interveniamo dallo Zigoni di Verona...’. 
Ero pazzo furioso. […] Ho accumulato più giorni di squalifica che gol perché non sottostavo ai soprusi degli arbitri. Dicono: bisogna credere alla buona fede di quei signori. Ma per favore, ho visto furti inimmaginabili e ho pagato conti salatissimi. Una volta mi diedero sei giornate di squalifica e trenta milioni di multa perché dissi a un guardalinee di infilarsi la bandierina proprio là. Trenta milioni degli anni Settanta: all’epoca con quei soldi compravi due appartamenti. Il prezzo della mia libertà di opinione. [...] Ho un unico rimpianto, essermi tagliato i capelli alla Juve: ma ero troppo giovane, non avevo la forza di ribellarmi agli Agnelli. [...] Avevo una grande opinione di me. Pensavo di essere il più forte calciatore sulla terra. In campo odiavo l’avversario e lo colpivo col mio pugno, che era micidiale. Fuori gli volevo bene e lo invitavo a bere un whisky. Un giorno, alla Roma, capita di incontrare il Santos di Pelé. In amichevole, all’Olimpico. Mi dico: ‘Oeh, giustizia sarà fatta, oggi il mondo capirà che Zigo-gol è più forte di Pelé’. Lo aveva già detto Trapattoni dopo un Genoa- Milan 3-1 degli anni Sessanta, tripletta mia. ‘Ragazzi — dichiarò il Trap quel giorno — Zigoni è meglio di O Rei’. Lo aveva ammesso Santamaria, gran difensore, dopo una sfida Juve-Real Madrid. Io avevo fatto impazzire il Santa, finte e tunnel, e quello a fine partita si rivolse così a Sivori: ‘Sto chico è migliore del negro’. Ero convinto della cosa, mi sentivo più bravo di Edson Arantes e di tutti i suoi cognomi. Poi arriva l’amichevole col Santos, vedo Pelé dal vivo e mi prende un colpo. Madonna, che giocatore. Ho una botta di depressione, di malinconia, penso che a fine partita annuncerò in mondovisione il mio ritiro dal calcio. Mi preparo la dichiarazione in terza persona: ‘Zigoni lascia l’attività, non sopporta che sul pianeta ci sia qualcuno più forte di lui’. A un certo punto il Santos beneficia di un rigore, Pelé va sul dischetto e Ginulfi, il nostro portiere, para. Allora è umano, penso, e così resto giocatore" (dall’intervista di Sebastiano Vernazza su “La Gazzetta dello Sport” del 25 ottobre 2002).

 
Pagina iniziale
Index
La stagione in corso
The championship
Aggiornamenti
Updates
Fotografie
Pictures
Premessa
Premise
Scudetti e trofei
Palmarès
La Lazie
The second team of the region
Visti a Roma
Away fans in Rome
Le bandiere della Roma
Unforgettable players
Campo Testaccio
The glorious ground of AS Roma
Memorabilia
Memorabilia
Roma e i romani
Roma and romans
La Storia dell'A.S. Roma
A.S. Roma History
Derby!
Derby!
La Roma in Tv e alla radio
AS Roma in TV and radio
Video
Video
Vita vissuta
Lived life
Miscellanea
Miscellanea
Il manifesto degli ultras
The Ultras' manifesto
Bigliografia
Bibliography
La storia della Curva Sud
Curva Sud history
Le partite storiche
Matches to remember
Gruppi ultras
A.S. Roma Ultras groups
Sotto la Sud!
A.S. Roma players under the Curva Sud
Cori Curva Sud
Curva Sud chants
Amici e nemici
Friends & enemies
La cronaca ne parla
The wrong and right side of A.S. Roma fans
Fedeli alla tribù
Faithfuls to the tribe
Diffide, che fare?
Suggests for the banned
Links
Links
Scrivetemi
E mail me