LAZIE/ROMA 0-1
17 dicembre 2000
Rassegna stampa e dichiarazioni


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Er marchiciano:

"La differenza tra noi e loro? L'hanno fatta quegli striscioni in curva". Franco Sensi non cede alla tentazione dell'entusiasmo, il giorno dopo il derby vinto con un autogol. Parla della "mano pesante di Capello" nella Roma vincente e si gode la festa dei tifosi "ripagati dopo tante umiliazioni".
L'unica battuta la riserva a quei riferimenti in curva nord ai giocatori di colore in maglia giallorossa, "uno stimolo in piu' per i nostri brasiliani", e segno dei diversi umori: ironia tra i tifosi romanisti, rabbia fino al razzismo tra quelli laziali. Resta l'orgoglio della differenza nel tifo, dice Sensi che con l'intolleranza ultras ha fatto i conti a fine incontro subendo offese all'uscita dallo stadio.. Cerca, il presidente della squadra capolista, di volare alla giusta altezza. Non troppo alto, per difendere la sua creatura dall'euforia della citta'; e non troppo giu', al livello degli sfotto' di ogni lunedi' successivo alle sfide cittadine. Questa volta e' andata bene alla Roma e Sensi si tiene stretto il suo 1-0. "So che i tifosi hanno festeggiato fino a notte - dice, in una pausa dell'assemblea Figc - li capisco, da 10 anni non vinciamo un trofeo: sono stati anni di sofferenza. E per un tifoso vincere un derby cosi', con un autogol, e dopo l'anno passato e' un barlume di speranza". Come se non esistessero il 4-1 dello scorso anno e le vittorie precedenti. Perche' questa e' un'altra Roma. "Non e' solo la squadra di Totti o Batistuta, anche di Lupatelli. Ma certo, la mano di Capello c'è, è pesante e si fa sentire". "Ho avuto tanti tecnici - dice Sensi - e con tutti un ottimo rapporto. Ma con Capello ho un rapporto particolarmente aperto: diciamo che parliamo e ci capiamo". Guai pero' a pronunciare la parola scudetto. "L'anno giusto? Si', alle volte tra me e me dico: e' la stagione buona...per la Champions League. Scaramanzia? Non faccio un passo senza tenerne conto. Ma non voglio rincorrere favole. Aspettiamo la fine del girone d'andata: ora dobbiamo pensare a tenere a distanza la Juve, anche un pari non sarebbe male".
Parole che fanno da contrasto con l'euforia attorno alla Roma. Per Sensi, la mattinata all'Hilton di Fiumicino e' stata una passerella di complimenti ("mi vuole ancora cacciare dal calcio?", la battuta a Zaccheroni per una vecchia polemica), appendice della ressa di ieri all'Olimpico ("non riuscivo a uscire dallo stadio, poi mi sono addormentato tardi"). 'Non vendere Montella, compra Negro', urlavano a Sensi ieri i tifosi giallorossi. "Fortuna? Sì, ne abbiamo avuta - dice Sensi - ma gira per tutti. Anche la Lazio l'altr'anno ne ha avuta. E un anno fa in casa della Juve ci voltò le spalle". Ora Sensi chiede alla sua Roma di far ricredere la cattiva sorte dello scorso anno.


FRANCESCO TOTTI
"Sono davvero contento per tutti i romanisti. Vincere un derby in questo modo, con un'autorete, per i tifosi è il massimo. All'inizio, quando sono entrato in campo, ho visto la nostra curva e sono rimasto estasiato dalla coreografia. La nostra gente ci ha dato una spinta ulteriore a far bene."

CAFU
Determinante è stata la nostra voglia di vincere. Splendidi i tifosi.
Il dopopartita e il comportamento dei tifosi

Il Tempo

La Vepubblica

Il Covvieve della Seva

Il Covvieve della Seva
(Cvonaca)

Il Messaggero

La Gazzetta dello Sport

La Vepubblica
   
Panico al Covvieve della Seva:
Oddio, i tifosi della Voma non hanno fatto niente di biecamente vazzista! Ova come facciamo?
I laziali ci danno sempve tanti spunti, i vomanisti sempve di meno, e che diciamo all'opinione pubblica alla quale avevamo detto che i nazisti si evano impossessati della Cuvva Sud????
Dobbiamo tvovave qualcosa! Ma cosa???? Il Gay Pvide! I vomanisti sono stati biecamente vazzisti nei confvonti dei gay per lo stviscione "Padvoni di Voma? Sì, nel giovno del Gay-Pvide". Pevfetto!
Abbiamo qualcosa! Ma... i laziali hanno fatto molto di peggio... però come facciamo a non fav paveggiare i tifosi della Voma.... Titoliamo "Un paveggio nella vevgogna", così le massaie tvemevanno d'indignazione... tanto lovo film come "Il vizietto" o le pvese pev i fondelli dei gay in tutte le tvasmissioni televisive, teatvali ecc. ecc. mica le vedono mai! In effetti a ripensavci bene film come "Il vizietto" dovvebbevo esseve pvopvio censuvati....
Panico a Vepubblica:
Oddio al Covvieve della Seva hanno fatto lo scoop... E noi come facciamo? Scvuta, scvuta sulle gvadinate.... "Laziali a Voma pev colpa di Schengen, Haidev avvebbe appvovato". Questi vomanisti filo-Haideviani.... eva pieno di austviaci in cuvva, quel popolo incivile che vacchiude gli immigvati nei centvi di accoglienza. Giuvo, ho visto in Cuvva Sud un tivolese di Innsbvuck col megafono e il campanaccio al collo che gvidava "Lazie mevda", anzi no, gvidava "Lazio quasi mevda" pevché c'è il filo tvasvevsale che unisce Lazio-Voma-Atalanta- Bvescia-Cvotone-Ancona-Genoa-Vevona-Napoli- Nazionale Cantanti- Qui Quo Qua- Papevino ecc. ecc.
MANCA IL TITOLO! Oddio, che titolo facciamo? Nessun movto, nessun fevito e sopvattutto dalla cuvva della Voma, a pavte gli austviaci, non è successo quasi nulla... eppuve "Dammi tve punti" mi ricovda vagamente "Deutschland ubev alles"... TVOVATO! "ULTVA' SCATENATI". Mi sembva pevfetto pev la massaia!


Coreografie imperiali e cori,
quando la Curva è protagonista
di PIERO MEI
Due curve si fronteggiano e nascosti tra i fumi che annebbiano l’Olimpico, si parlano e sfottono a striscioni, lanciano imperiali coreografie (la Sud) o spartani insegne colorate di biancoceleste e tricolore (la Nord), parlano del futuro (la Sud che chiede lo scudetto) e del passato prossimo (la Nord che inneggia al suo). Il derby può cominciare, il derby d’Italia questo sì, questo ora, il derby che la Roma porterà a casa e in classifica grazie a un autogol che, ammettiamolo, è quasi il massimo che un romanista chiede alla sua vita di tifoso. Esce prima, dopo esser stato il migliore in campo, il capitano biancoceleste, una cui zampata fa sponda su Negro per l’autogol; il capitano giallorosso esce solo dopo che l’arbitro Cesari ha fischiato la fine, ma non va verso gli spogliatoi, questo no: va verso la Sud, come tutta la Roma, va verso quelle nuvole di bandiere giallorosse che ora sventolano felici e furiose, mentre s’ammaina quel belvedere tricolore che era della Lazio campione, una Lazio che quando ha lo scudetto sul petto (non sul cuore: stavolta l’ha cucito a destra come sponsor comanda) ha sempre perso il derby.
Esce prima anche l’argentino biancoceleste, Hernan Crespo, sostituito da Simone Inzaghi dopo che, sullo zero a zero, Eriksson, che voleva vincere, aveva appuntito la sua Lazio mettendo dentro Salas al fianco di Crespo. Anche Batistuta, come Totti, sarebbe uscito dopo, e anche lui verso la Sud, quella Sud che intonava da un paio d’ore il suo "Batigol, Batigol" e l’èco arrivava fin sul lungotevere, e anche l vedevi insospettabili ragazzi e meno giovani d’improvviso camminare e cantare da soli o in gruppo seguendo la voce della Sud.
Esce prima anche la curva Nord: la Sud è là che festeggia e canta, sventola le sue bandiere ed i suoi striscioni, quelli messi prima, genericamente più spiritosi di quelli della Nord, dove sono comparsi i soliti slogan razzisti, pur se stemperati nell’intenzione dall’idea di essere spiritosi, come se mai il razzismo potesse esserlo. Si svuota infretta la Nord, dopo il fischio finale che lascia la Roma prima ancora con sei punti sulla Juve e dunque a garanzia matematica di passare il capodanno da sola. Che nelle umane circostanze è una cosa triste ma in quelle calcistiche è una cosa bellissima.
Quando l’involontario Negro ha trafitto Peruzzi, che s’era esibito in una magnifica parata, tutta la Roma s’è abbracciata in campo, la Sud è andata in delirio, anche perché proprio sotto la Nord s’avverava il misfatto, la Nord che aveva fatto non pochi "booh" all’indirizzo di Cafu, il quale aveva risposto subito, ubriacando di palleggi il suo laziale di fronte.
Poi c’è stato un momento, proprio sotto la Sud, dove tutto sembrava ritornare all’iniziale pareggio: Nedved, ancora lui, sempre lui, un’anima d’una grande Lazio che chissà dov’è, forse sparsa anche a Parma, colpiva la traversa e il pallone non rimbalzava dentro ma appena fuori la linea di porta, e il gol certo diventava un gol mancato, e il pari certo restava la sconfitta che poi sarebbe stata.
Lì Lupatelli era battuto, ma senza colpa, lui che in precedenza più d’una volta aveva salvato non solo l’onore proprio ma anche la propria rete. Ma il pallone restava fuori, e dunque la Roma era ancora vincente.
Lo sarebbe rimasta fino allo scorrere dei tre minuti di recupero finale. Lo stadio era quasi un deserto nella notte, ormai: gli addobbi biancocelesti ricoprivano il terreno abbandonato della Nord, gli addobbi giallorossi si vedevano meno, un po’ coperti dalla gente che non voleva far finire questa serata, un po’ perché costituiranno per i tifosi della Roma un tangibile ricordo d’un derby vinto in trasferta. Ma trasferta non era, perché non solo la Sud era in giallorosso: anche molti spazi della Tevere e della Monte Mario sbrilluccicavano dei colori di Roma e della Roma, e l’Olimpico è una casa biancoceleste e giallorossa e questa volta era condivisa dalla gente.
Tutto sembrava condividersi, anche in campo, anche con un Nesta così, anche con uno Zanetti così, il migliore di tutti: e invece c’era quel cross di Cafu, quel colpo di testa di Cristiano, quella respinta di Peruzzi, quella carambola fra Nesta e Negro, e quell’autogol che valeva il derby, i tre punti, i dieci di differenza cittadina, la sicurezza per la Roma di chiudere il 2000 da prima della classe. E poi verrà il 2001: Capello sorride, Montella s’infreddolisce in panchina, i Sensi (con la maiuscola) s’abbracciano, ma sono dettagli.




IL DERBY DICE ROMA (Il Messaggero)
ROMA - Anche il derby dice Roma. Un autogol di Negro su un rinvio di Nesta al 25’ della ripresa regala la stracittadina alla squadra di Capello. I giallorossi salgono a 28 punti (un record nei campionati a tre punti) e ne mantengono sei di vantaggio su Juventus e Atalanta. La Lazio ora è quinta a quota 18. Era stato un colpo di testa di Zanetti su cross di Cafu a propiziare il vantaggio, e a nulla era servita la splendida parata di Peruzzi. Un derby non bello, soprattutto nel primo tempo, senza gol e dominato dalla paura di perdere. Vittoria meritata per la Roma che ha dimostrato di essere in condizioni di forma migliori, pur in una serata in cui i giallorossi non sono riusciti a esprimere il gioco travolgente in attacco che aveva caratterizzato le ultime partite. La Lazio è stata anche sfortunata, oltre che in occasione dell’autogol anche al 36° quando un bolide di Nedved dal limite su punizione ha superato Lupatelli colpendo la traversa e rimbalzando a dieci centimetri dalla linea di porta. Bellissimo lo spettacolo delle coreografie sugli spalti: tutta la Sud gialla e rossa con uno striscione: "Nel nome di Roma si innalzano i vessilli". I tifosi della Lazio hanno esposto migliaia di bandiere biancocelesti e italiane per ricordare che i campioni d’Italia sono ancora loro. La Roma perde Zanetti per la partita contro la Juventus: il centrocampista era diffidato e l’ammonizione nel derby lo costringerà a saltare il big match di venerdì sera.
Soddisfatto Capello: «Ora il nemico numero uno è la Juve». La gioia di Totti: «Visto, vinciamo anche con le grandi». Sul fronte laziale c’è delusione ma non rassegnazione. Eriksson: «Era più giusto un pareggio, ma guai ad arrendersi». Nesta: «Abbiamo fatto tutto noi». 

Batistuta: tutto bellissimo
Totti: visto?
Vinciamo anche
contro le grandi
di PIERO DI BIAGIO

ROMA — L’euforia è moderata, ma aver portato a dieci i punti di vantaggio sulla Lazio porta di per sé una ventata di ottimismo sulla Roma che si appresta adesso (venerdì) ad affrontare un altro colosso, la Juventus, staccata di sei lunghezze.
«Forse — dice Candela — il pareggio sarebbe stato più giusto, ma questa vittoria finisce per essere più gustosa e per regalarci quindi una gioia infinita».
Poi uno sguardo al futuro. «Siamo contentissimi, questo è certo, ma il campionato è ancora lungo e tra pochi giorni ci aspetta la Juventus. Io credo che, stando alla scorta di quanto accaduto la passata stagione, la Lazio, come del resto la Juventus, hanno l’opportunità di rimettersi in corsa. Tuttavia, contro la Juventus vedrete ancora una grande Roma, una Roma determinata e decisa a ripetersi».
Ed ecco i particolari. «Non è stata una grande partita, specie nel primo tempo. Le difficoltà sono state però determinate dal fatto che la Lazio è stata eccessivamente sulle sue, pensando più a difendersi che a tentare di vincere. Dunque, poche occasioni da gol. Nel secondo tempo, invece, la Roma ha giocato meglio, ha costruito più occasioni da gol. Che poi la vittoria sia venuta per un gol così, non è che un dettaglio».
La Roma padrona quanto deve temere se stessa?
«Mi auguro che la tensione non cali, se dovesse succedere, credo che ci sarà Capello a rimetterci tutti in riga. L’allenatore infatti ad ogni allenamento controlla attentamente tutto e nulla gli sfugge».
Batistuta vola via veloce, ma i suoi occhi raccontano tutta la sua felicità, tutta la gioia per aver vinto questo derby, il primo derby italiano per lui. «Questo derby non vale sicuramente lo scudetto, ma la partita è stata proprio come me l’aspettavo».
Ed ecco il capitano, Francesco Totti, emozionatissimo. «Una vittoria importante, un successo straordinario. Adesso chi ha detto che non siamo in grado di lottare per grandi traguardi, è servito. Il pubblico è stato fantastico, e il gol farà certamente gioire i nostri tifosi. Per loro una serata meravigliosa, una serata che aspettavano da tempo».
E da buon ultimo, "Pluto" Aldair, una colonna, un colosso. «La Roma ha vinto ma a me non è piaciuta. Credo che la Lazio abbia giocato meglio di noi, specie nel primo tempo. Anche se nel secondo tempo siamo migliorati notevolmente, non è stata la solita Roma. E questo perché la Lazio, piena zeppa di centrocampisti, ci ha messo in difficoltà. La cosa importante, tuttavia, è mantenere il vantaggio sulla Juventus e se possibile aumentarlo. L’occasione ce l’abbiamo tra qualche giorno. Dobbiamo cercare di sfruttarla al massimo ed è un’occasione per allungare il passo anche sui bianconeri che, per un verso o per l’altro, finiscono sempre per starti alle spalle».



FABIO CAPELLO
«E’ la Juve il nemico numero 1»
Il tecnico: queste vittorie danno morale. Biancocelesti in corsa
di ALESSANDRO ANGELONI

ROMA - Imboccato ad arte, Capello si lascia andare: «Si dice che vincere il derby su un autogol sia il massimo per i nostri tifosi...». Poi torna serio e anche più sincero. «Credo che alla fine il risultato più giusto sarebbe stato il pareggio. La Lazio ha giocato meglio nel primo tempo, noi nella ripresa. E nel finale, con l'ingresso di Salas, siamo riusciti a guadagnare spazio sulle fasce e potevamo anche raddoppiare. Peccato, per qualche passaggio impreciso da parte nostra soprattutto nel finale di gara. In certe fasi è mancato l'ultimo appoggio. Abbiamo sofferto solo nei primi dieci minuti, tutto sommato la gara è stata equilibrata. Nella ripresa, la squadra di Eriksson ha un po' pagato la stanchezza e siamo venuti fuori noi».
Il tecnico, inoltre, spiega come ha imbrigliato la Lazio a metà campo. «L'ho osservata attentamente sia nella gara contro il Leeds, sia in quella contro il Vicenza. Loro sono molto pericolosi quando ripartono in contropiede, la Roma è stata brava a non dare loro questa opportunità. Di solito, raddoppiano le marcature, rubano palla, ripartono velocemente e questa sera non ci sono riusciti. La Lazio non ha avuto tantissime occasioni da gol». «Nei miei - continua il tecnico giallorosso - ho visto una grande voglia di vincere, umiltà e concentrazione, la stessa di sempre anche se poi abbiamo battuto la Lazio solo su autogol». A chi gli chiede quanto ha pesato l'assenza di Veron nella Lazio, Capello risponde. «Un giocatore come lui è sempre difficile da sostituire. Comunque anche noi avevamo assenze importanti». Perché Delvecchio e non Nakata? «Mi serviva un giocatore potente che contrastasse i loro centrocampisti, sempre molto pericolosi. Sapevo che Marco avrebbe svolto questo compito con molto acume tattico. In pratica ha fatto il centrocampista, pur rendendosi molto pericoloso anche in fase d'attacco». Non vuole parlare dei singoli, «tutta la squadra ha disputato una grande partita», ma inevitabili sono gli elogi a Lupatelli «ho dato fiducia a Cristiano perché Antonioli aveva recuperato solo da pochi giorni dall'infortunio al naso. Lupatelli ha disputato una grande partita, l'ho visto deciso. E' un portiere di sicura affidabilità».
E a Zanetti, «è stato importantissimo in mezzo al campo. Peccato per l'ammonizione che gli farà saltare la gara contro la Juve. Un cartellino giallo, peraltro, giusto»...
L'importante, per i giallorossi, è non montarsi la testa anche se il vantaggio sulla Juve è rimasto invariato e quello sulla Lazio è addirittura arrivato a dieci punti. «Come al solito, dico che non bisogna mai guardare la classifica adesso. Certo, aumentare il distacco nei confronti dei biancocelesti è stato importante. Il pericolo numero uno è la Juve, ma la Lazio non è ancora tagliata fuori dalla lotta allo scudetto. Queste vittorie ci danno sempre maggiore morale e convinzione della nostra forza. E' importante continuare su questa strada, è quella giusta. Venerdì la Juve? Come detto, è il pericolo numero uno. Ha battuto molto facilmente il Lecce e vuole arrivare in testa. Ma adesso godiamoci questo momento bello, poi penseremo ai bianconeri. Quella sarà un'altra battaglia. So che sono stati venduti quasi tutti i biglietti per la prossima partita, speriamo di fare un bel regalo di Natale ai nostri tifosi».
A proposito dei tifosi, immancabili, infine, sono gli elogi a tutto il pubblico del derby. «Abbiamo giocato davanti ad una cornice di persone straordinaria. Sono state meravigliose tutte e due le coreografie. Questo deve essere il calcio, un puro divertimento».


L’arbitro Cesari incantato
dal pubblico:
«Spettacolo indescrivibile»
ROMA - Graziano Cesari, l’arbitro del derby, commerciante genovese, 44 anni, non ha dubbi: «Uno spettacolo stupendo, un’esperienza assolutamente da vivere», dice, lasciando lo stadio Olimpico.
E poi. «E’ stato un bel derby, e corretto, perché entrambe le squadre lo hanno onorato con grande professionalità». Complimenti a non finire, poi, per il pubblico. «E’ stato elettrizzante vedere tutta quella gente sugli spalti. Lo ripeto, dirigere una partita del genere è certamente un’esperienza da vivere».

GLI STRISCIONI
«Anvedi quanti pellegrini,
è il giubileo dei contadini»
ROMA - La fantasia dei tifosi si è sfogata nelle due curve. L’originalità unita allo scherno verso l’avversario i temi più ricorrenti. Non sono mancati però striscioni a sfondo razzista, apparsi in curva Nord: «Cafu, Assuncao, Emerson, Aldair...colore servito», «Con il re leone l’Africa è al completo» e «Roma caput Burundi». Ad affiancare queste note decisamente poco piacevoli, fortunatamente, ci sono state moltissime scritte curiose. Ad aprire la sfilata c’hanno pensato i tifosi giallorossi alle 18.10: «Ventisei anni per inseguirlo, due minuti per festeggiarlo». Pronta risposta della Nord: «Il vostro sogno la nostra realtà». Poi una serie a ripetizione in Sud: «Anvedi quanti pellegrini, ma che è er giubileo dei contadini?», «T’ho prestato la città pè ’na giornata e in sagra de paese l’hai trasformata», «14/05/2000: san Gennaro ha fatto il miracolo», «Lazio sei stata nominata...fuori dall’Olimpico», «Laziale burino, Cragnotti bagarino», «Champions Leeds: 26 mila paganti pè voi sò pure tanti», «Nome di regione, colore di greca tradizione: vi sentite romani senza alcuna ragione», «nessuna gloria cancella le vostre origini».
I laziali rispondono: «Paparelli merita rispetto è anche per lui lo scudetto», «La gloria rende gli eroi immortali», «Guarda la carta d’identità e poi parla de romanità», «Capitano coatto, presidente nano e una curva de seconda mano».


DOMENICA TRA CALCIO E ACQUISTI
Dopo il derby, caroselli e traffico in tilt
Teppisti a piazza Venezia: devastati 2 autobus. Cinquanta incidenti stradali in un’ora
di CARLO ROMANO

I tifosi romanisti festeggiavano per la vittoria del derby, e a piazza Venezia i teppisti hanno approfittato della gioia giallorossa per compiere atti vandalici. Hanno assaltato un'autobus dell'Atac. Poi hanno sfondato a colpi di bottiglie i vetri, fatto esplodere l'estintore e distrutta parte della consolle di guida. Questi teppisti hanno poi formato una sorta di "forca caudina" sotto il Milite ignoto da dove le auto sono state costrette a passare e a mostrare, attraverso una sciarpa o in qualsiasi altro modo, a quale squadra appartengono.
Per i tifosi laziali la punizione è stata di ricevere pugni e calci alla carrozzeria.
Pochi minuti prima della mezzanotte sono arrivati alcuni contingenti della polizia e i balordi hanno cominciato a lanciare contro gli agenti tappi e bottiglie. Altri due mezzi sono stati danneggiati dai giovani che, scatenati, hanno cominciato a giocare a pallone sull'aiuola più vicina al Milite ignoto, non preoccupandosi se il pallone rimbalzava contro le auto bloccate nella piazza per il grande traffico. Paralizzato il centro storico, il lungotevere e Caracalla, nella notte una cinquantina di incidenti. A mezzanotte e un quarto un altro autobus della linea 85, dell'Atac è stato danneggiato. Alcuni teppisti hanno tirato contro un vetro un cartello di metallo con scritto «vietato calpestare i prati»; il cartello entrato nell'abitacolo dell'autobus ha ferito almeno due persone.
E nell'intero centro storico il traffico è rimasto paralizzato per ore. E allo stadio un tifoso è caduto dalla curva rompendosi un braccio. Una giornata di blocco totale per il traffico, tra derby e shopping nell’ultima domenica prima di Natale. Con traffico e ingorghi ovunque, piccoli incidenti, per fortuna nessuno grave.
Gli instancabili dell’acquisto hanno preso d'assalto tanto le vie alla moda, quanto i centri commerciali rallentando il traffico nella migliore delle ipotesi. Più spesso invece le strade sono rimaste bloccate completamente.
Impraticabili vie e viuzze, il raccordo e tutti i parcheggi a disposizione, e le aree che parcheggi non sono, ma dove le macchine vengono lasciate ugualmente.
La folla si è riversata nelle strade e in alcune zone, come al solito in quella compresa tra via del Corso, via Frattina, via Condotti, dove non si è camminato che a spintoni o come lumachine e tutti, rigorosamente, in fila per mille. L'ingorgo peggiore, quello che ha praticamente fermato le macchine, si è verificato in via della Tenuta di Torrenova dove si concentrano alcuni dei più grossi centri commerciali; molto rallentato è stato il traffico sul Muro Torto anche a causa di un incidente. Difficile è stata la circolazione in viale Marconi, via Appia e sul lungotevere. Dove le auto degli stakanovisti dello shopping procedevano a passo d’uomo insieme a quelle dei tifosi diretti all’Olimpico. Brutta sopresa anche per chi sperava di riuscire a raggiungere il centro in taxi: hanno avuto la stessa idea in troppi e le macchine a disposizione non hanno potuto soddisfare tutti. Ne pomeriggio non si trovava un taxi disponibile neanche a pagarlo a peso d’oro.
A peggiorare la situazione ci hanno pensato poi i pirati di sosta selvaggia che in giornata hanno bloccato ben sette linee dell'Atac. In via Principessa Clotilde un autobus è rimasto bloccato da un’auto parcheggiata in doppia fila, che è stata spostata a braccia. In tilt pure il taffico a piazzale Flaminio e a Ponte Milvio.



TIFOSI VIOLENTI:DUE FERITI
 ROMA. Già allo stadio c’erano state alcune odiose manifestazioni di razzismo, con cori e striscioni all’indirizzo soprattutto di Cafu, Zebina, Assuncao, Aldair ed Emerson. Poi, a derby concluso, è scoppiata invece la follia di alcuni fans giallorossi, che in piazza Venezia hanno assaltato e semidistrutto un autobus dell'Atac, quindi hanno organizzato una sorta di «forca caudina» al Milite Ignoto, sotto il quale i conducenti delle auto in transito sono stati costretti a mostrare, con sciarpe o in altro modo, la propria fede calcistica: e per i simpatizzanti laziali è scattata puntualmente la punizione, fatta di pugni e calci alla carrozzeria delle rispettive vetture. Dopo mezzanotte, però, ci sono stati anche due feriti tra i passeggeri di un autobus della linea 85, che è stato preso d’assalto ancora dagli ultras della Roma
 
La Stampa
18/12/2000


Quando l’arbitro Cesari fischia la fine, la sensazione ...
 Quando l’arbitro Cesari fischia la fine, la sensazione ottica allo stadio è evidente. C’è uno scudetto che all’improvviso scolora, è lo scudetto della curva Nord, quello composto con cura all’inizio con i fratini bianchi e celesti dai tifosi della Lazio, con le bandiere tricolori, con gli striscioni gonfi d’orgoglio («Te sogni tanto ’sto scudetto, ma pe’ vedello guardame ’n petto»). E ce n’è un altro, invece, che allo stesso tempo s’accende, è lo scudetto della curva Sud, giallo e rosso, che prima del derby era fatto solo di cartoncini disciplinatamente schierati e ora però prende forma, sostanza, diventa un’idea grandiosa, anche se il campionato è ancora lungo, diranno poi in coro Sensi, Capello, Totti e tutti i romanisti. Per scaramanzia. Intanto, però, lo striscione è pronto: l’ha preparato al volo un gruppo di ragazzi. C’è disegnato un paio di forbici e poi questa scritta: «Scucimojelo dar petto e pijamose ’sto scudetto». Lo sbandierano in piazza Venezia, perché dopo il derby è festa.
Caroselli in centro come dopo ogni vittoria importante. Clacson impazziti, ingorghi, stereo a tutto volume che trasmettono nell’aria gelida l’inno bollente di Venditti. Suonatori di bongo improvvisati all’Altare della Patria. Sandro di Acilia è il sosia perfetto di Batistuta, ci ha pure la maglietta del Re Leone. Intorno a lui si radunano le fan. Un gruppo di tifosi assalta un mezzo della linea «64», si arrampica fino al tetto, sventolando una bandiera. Una ventina di passeggeri, perlopiù anziani, sono costretti a scendere: si allontanano a piedi, nella notte. Ma poi scatta il teppismo. Vengono rotti i vetri del bus, la consolle di guida, gli estintori di servizio. Altri vandalismi colpiscono un altro autobus, l’«85»: un cartello rompe un vetro e ferisce almeno due persone. Calci e pugni contro auto malcapitate di passaggio, forse di laziali. Bottiglie lanciate contro gli agenti che cercano d’intervenire poco prima di mezzanotte. La festa è degenerata. Ferito anche un tifoso in tribuna Tevere, prima della gara: stava tentando di piazzare una bandiera e forse è scivolato cadendo giù nel fossato. L’hanno soccorso i pompieri, si è fratturato un braccio.
Intanto piazza del Popolo è come a Capodanno, gli autisti dei mezzi Ama si uniscono al baccano e suonano anche loro con i clacson. Si festeggia anche a Testaccio, dove al Monte dei Cocci qualcuno ora esprime un desiderio: «Torcida» giallorossa, per questa Roma sudamericana, piena di brasiliani, che fa sognare gli ultrà («Er core ce se ’nfoca», «» vivo » ti amo», «Fracichi de Roma», ecco alcuni degli striscioni letti) e avvelena invece tutti gli altri, laziali in testa. Ci sono, infatti, ancora slogan rozzi da segnalare, ancora insulti diretti agli avversari di pelle nera: «Cafu, Zebina, Assunçao, Aldair, Emerson: colore servito». Ma stavolta lo stadio intero ha fischiato, ha fatto levar via quelle offese. Quando la squadra di Eriksson lascia l’Olimpico, il pullman passa in mezzo a un fiume romanista, i nervi a bordo sono tesi, c’è Simeone che scende, volano insulti, parole grosse, Simeone non ci sta mai a perdere, c’è un contatto anche fisico, poi tutto s’acquieta. Lo stadio laziale si svuota in un minuto, pubblico attonito, smarrito, è proprio un anno no, genti nuove chiedono strada («Gens Iulia», «Urbs nostra», la Sud è fissata con l’impero), bisogna scansarsi. C’è più rassegnazione che rabbia, però, più depressione che altro nei laziali. È dura da accettare, ma aveva colto nel segno quell’altro striscione che nel prepartita era servito per ravvivare l’attesa e scatenare gli sfottò a distanza tra le due curve: «Voi a Natale come l’albero: addob-Bati», con riferimento esplicito a Batigol.
Forse, invece, ricomparirà già oggi a Formello, dove s’allena la squadra laziale, il famoso striscione minaccioso: «Eriksson vattene»: l’addio è dietro l’angolo. «Dove sta, dove sta, lo scudetto dove sta?», cantano a squarciagola ragazze e ragazzi irridenti sui motorini che passano in via del Corso, le sciarpette della Roma al vento.
S’odono sirene in lontananza, lo stadio era blindato e così pure il centro; polizia, carabinieri, vigili urbani, guardia di finanza, già bene allenati dopo la tre-giorni di Haider. «Arendetevi - proprio così, con una "r" sola - rifamo le squadre», eccolo l’ultimo slogan della sera. «Paolo Negro gol, Paolo Negro gol», «Laziale torna al paese». Romanisti ebbri, laziali distrutti. «Il vostro sogno, la nostra realtà», era il grande striscione esposto dagli «Irriducibili» prima del via. Ora si potrebbe tranquillamente collocare dall’altra parte.
 
Il Corriere della Sera
18/12/2000

IL DERBY ROMANO
COMINCIA CON INCIDENTI

 ROMA. Vetrine in frantumi, cariche della polizia e traffico paralizzato in due zone del centro di Roma. Il derby della capitale s’è iniziato nel modo peggiore. La causa di una mattina di tensione è stata la caccia al biglietto. Diecimila erano i tagliandi di curva e distinti messi in vendita per i tifosi della Roma con i 24 mila abbonati degli stessi settori a cui spettava il diritto di prelazione fino ad esaurimento della scorta. Fin dalle prime ore dell’alba, muniti di tenda, migliaia di supporter di Totti e Batistuta avevano preso d’assedio i punti di vendita e, al momento dell’apertura, il via ai disordini. Il bilancio parla di due agenti contusi e di un tifoso portato in ospedale. Domenica sera all’ingresso in campo delle due squadre farà da cornice uno Stadio Olimpico esaurito e vestito a festa con spettacolari coreografie annunciate dalle due curve.
Intanto Francesco Totti sogna: «Vorrei ripetere, stavolta con il destro, il gol segnato all’Udinese. Maradona dice che non devo essere stressato? Se lo dice uno come lui». Radio-mercato parla di un Nakata in partenza per il Manchester United: il giapponese smentisce, ma la sua permanenza a Roma appare sempre più in discussione.
 
La Stampa
13/12/2000



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La Storia dell'A.S. Roma
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