(Il Nuovo 4/12/2000,
ORE 17:00)
Uno sconcertante
episodio è stato mostrato dalle telecamere di Tele+ e poi trasmesso
a «Novantesimo minuto». Un poliziotto ha raccolto da terra
un fumogeno tirato dai tifosi del Perugia, rilanciandolo in uno dei settori
che ospitava i sostenitori della Roma. I tafferugli tra tifosi della Roma
e polizia erano scoppiati dopo 15 minuti del secondo tempo. I tifosi giallorossi
hanno lanciato verso gli agenti e verso la vicina curva nord perugina alcuni
fumogeni. I tafferugli si sono verificati nella gradinata occupata interamente
dai tifosi della Roma. Questo settore dello stadio, prima dell'incontro,
era stato sgomberato dagli abbonati del Perugia, fatti trasferire nella
tribuna numerata proprio per garantire maggiori spazi ai sostenitori ospiti.
È un punto
dedicato a Christian Bucchi e Salvatore Monaco, i due giocatori del Perugia
risultati «non negativi» all'antidoping dopo l'incontro con
la Lazio, quello conquistato dagli umbri contro la Roma. L'annuncio è
arrivato nel dopogara dal centrocampista Fabio Liverani. «Sono state
due settimane durante le quali si è parlato poco di calcio. I nostri
due compagni di squadra meritano questo punto, visto che stanno attraversando
un periodo davvero difficile».
Il Mattino
4/12/2000
Il Messaggero
4/12/2000
PERUGIA — Quindicimila
in viaggio e quarantamila davanti al maxischermo dell’Olimpico per vedere
la Roma. Una partita caotica, che ha provocato una serie di incidenti:
dieci agenti medicati per ferite lievi, ingressi del Curi bloccati, cancelli
sfondati, pioggia di razzi, cariche della polizia, addirittura il lancio
di un bengala tra i tifosi da parte di un agente preso di mira nella tribuna
est: un episodio sul quale la questura aprirà un’inchiesta interna.
Non è stata una giornata facile per Perugia, mentre a Roma quarantamila
persone entravano gratis all’Olimpico per assistere alla partita sui due
megaschermi.
Fin dalle prime ore
del giorno sono partite da Roma carovane di tifosi senza biglietto, decine
di pullman scortati dai caselli fino allo stadio. Già a mezzogiorno
i 5.500 posti della curva sud erano stracolmi, poi i romanisti hanno cominciato
a forzare i cancelli della tribuna est, ferendo gli agenti che cercavano
di contenerli. I perugini sono stati così spostati nella tribuna
opposta. Al 16’ i primi lanci dalla tribuna est (interamente romanista)
alla curva nord, prima di un secondo tempo ad alta tensione. Al 5’ un bengala
sfiora Lupatelli, al 15’ i romanisti della est prendono di mira il settore
del Perugia, ma sulla traiettoria vengono colpiti gli agenti che formano
un cordone per separare le due tifoserie. Uno di loro raccoglie un razzo
e lo rilancia tra la folla, provocando una reazione a catena. All’avanzata
dei romanisti le forze dell’ordine rispondono con una serie di cariche,
per minuti si va avanti contendendosi una fetta consistente della tribuna
est. Nella baraonda una bottiglia di plastica finisce sulla testa di Capello,
poi la bruttezza della partita e il risultato abbassano la tensione. Alla
fine in questura respirano: poteva andare ancora peggio.
(m.ch.)
La repubblica
4/12/2000
dal nostro inviato
UGO TRANI
PERUGIA - In quindicimila,
senza esagerazioni. Per questa magìa vale la pena di vivere, il
messaggio inviato da chi era qui. Tutti con lo stesso desiderio, una grande
gita fuori porta con il grande amore di una vita. Spettacolare e goliardica
l’invasione dei tifosi romanisti a Perugia, preparata da giorni e realizzatasi
già nella notte tra sabato e domenica. Macchine e pullman, rigorosamente
addobbate di giallorosso, che hanno bloccato ogni via d’accesso allo stadio
Curi e che in precedenza avevano creato problemi di circolazione al casello
di Orte e anche sulla E 45.
Le prime auto in viaggio
già all’alba. Le sciarpe come segno di riconoscimento, non solo
sugli spalti, dove si sono affacciati anche alcuni vip, come Carlo Verdone
e Maurizio Mattioli. Stadio giallorossso già due ore prima dell’inizio
dell’incontro. La tribuna Est, quella di fronte alla tribuna centrale,
inizialmente era stata divisa in tre. Verso la curva sud, occupata interamente
dai sostenitori giallorossi, il settore era stato rivervato ai tifosi della
Roma. In mezzo il vuoto, a sinistra gli abbonati del Perugia. Ma quasi
un’ora prima del fischio d’inizio, la decisione. Lasciare tutta la tribuna
Est al popolo giallorosso, che spingeva vergo il centro della tribuna.
L’urlo della gente romanista è inequivocabile: «Tutto lo stadio,
volemo tutto lo stadio». Detto e quasi fatto. Gli abbonati del club
umbro sono stati spostati dalla parte opposta, nella tribuna centrale.
Alcuni hanno scelto la strada più breve, passando per il campo,
altri utilizzando la via sotto la curva nord del Perugia. Si sono lamentati
i padroni di casa, perché la società è stata troppo
ospitale con i romani. Ma è stata una scelta dettata da motivi di
ordine pubblico. Cancelli aperti, per non creare resse, ne ha approfittato
chi era arrivato da Roma senza biglietto.
In campo anche i tifosi
giallorossi. Prima della gara, quando i giocatori della Roma hanno iniziato
il riscaldamento. Una decina di ragazzi, a turno, ha saltato oltre la rete
di recinzione. Con sciarpe e bandiere a pulire gli scarpini dei campioni
tanto amati. Via con Totti, Delvecchio, Batistuta. E tutti gli altri. Prima
una bella lucidata, poi un lungo abbraccio. Affetto e partecipazione per
il progetto romanista.
Per questa magìa
vale la pena di vivere. Nello striscione, scritta nera in campo bianco,
che è comparso all’ingresso della Roma sul terreno di gioco c’è
tutta la storia di un’altra giornata dedicata alla squadra giallorossa.
attorno tutti gli altri striscioni, nuovi e vecchi, che fanno parte della
coreografia, dentro e fuori casa. Stamo Totti col Baticore e Ave Bati nella
gradinata Est, quella occupata per superiorità numerica...
Botta e risposta simpatico,
tutto da Grande Fratello, tra le due curve. Benvenuti ottusangoli, stuzzicano
i tifosi perugini, siete stati nominati, replicano i giallorossi. Irina
ti amo, come sempre. Ma la risposta dei sostenitori umbri non è
da raccontare.
Gli incidenti in tribuna
e fuori, l’esibizionismo da dimenticare. Niente a che vedere con quello
di chi, nel boschetto fuori dello stadio, prima della partita ha fatto
pipì, coprendosi, anzi isolandosi, grazie a un bandiera giallorossa.
Nascosto dietro l’immagine di Batigol.
Il Messaggero
4/12/2000
di FRANCO PASQUALETTI
ROMA - Quarantamila
spettatori, tribuna Tevere, curva e distinti Sud gremiti, petardi, fumogeni
e tanti cori.La cornice dell’Olimpico ieri pomeriggio era questa. Un solo
particolare differenziava la giornata di ieri da un normale appuntamento
calcistico: in campo non c’erano né giocatori, né allenatori
e né tantomeno il pallone, solo due grandi maxi schermi che trasmettevano
in diretta la partita della Roma in quel di Perugia. Ecco allora che lo
stadio si trasformava in un grande pub, dove gli spettatori, invece di
seguire le azioni sul campo di gioco, ammiravano i loro beniamini in diretta
televisiva.
L’undici di Capello
è stato virtualmente abbracciato, oltre che dai quindicimila supporter
romani accorsi al Curi, da quarantamila tifosi assiepati sugli spalti dell’Olimpico.
Quarantamila teste rivolte agli schermi delle due curve, quarantamila sciarpe
e bandiere sventolanti all’impazzata, quarantamila cuori pulsanti per le
azioni di Totti e compagni, quarantamila voci unite nell’urlare sempre
più forte "forza Roma". Questo è il pubblico giallorosso,
questa la passione che infiamma gli animi e distingue il supporter romanista
dalle altre tifoserie.
Già dall’apertura
dei cancelli, alle 14, l’aria di festa aleggiava tra le migliaia di persone
accorse per seguire gratuitamente la Roma: «Avete visto - dice soddisfatta
Valentina Valeri, tifosissima di Batistuta - a noi un solo stadio non basta,
hanno dovuto concederci anche l’Olimpico». A farle eco c’è
Carlo Prettini, una delle vecchie guardie della Sud grazie a 45 anni di
presenza in curva: «Siamo l’unica tifoseria a cui concedono due stadi
per una sola partita!». Immancabili gli sfottò per i cugini
biancocelesti: «Riesce ad attirare allo stadio più pubblico
una partita "virtuale" della Roma che una gara di Champions League della
Lazio», dice maliziosa Simona Immacolati. L’occasione dei maxi schermi
non ha attirato soltanto tifosi ed habitué da stadio. Moltissimi
papà e mamme con bambini al seguito hanno contribuito a riempire
i settori messi a disposizione dalla società di Trigoria: «E’
una splendida iniziativa - afferma Tonino Demago - In questo modo si da
la possibilità a molte famiglie di gustarsi la partita senza spendere
una lira. Idee simili fanno bene al calcio».
Ad accompagnare le
immagini cori e urla come in una normale partita. Sussulti durante il primo
tempo per i tiri di Cafù al 20’, di Batistuta al 25’ e dopo un minuto
per quello di Tommasi. Non solo, all’inizio del secondo una suggestiva
ola ha entusiasmato anche i tifosi più freddi. Una simpatica coincidenza
c’è stata al 20’ della seconda parte di gara, quando la Sud urlava
"Vincenzino dove sta?" con chiaro riferimento a Montella. Evidentemente
a Capello debbono aver fischiato le orecchie visto che al 23’ l’aeroplanino
è entrato in campo. Al fischio finale di Borriello un lungo applauso
ha accompagnato lo spegnimento dei maxi schermi. Un pò di amaro
in bocca per il pareggio ma tanta gioia per una domenica speciale.
Il Messaggero
4/12/2000
ROMA
«Il futuro è
questo: annà a vedè la tivù allo stadio». Sono
le 17 e dodici minuti fuori dalla curva sud dell’Olimpico quando un ragazzo
sussurra all’orecchio della fidanzata il suo compiacimento. La partita
virtuale ha regalato uno scenario da gran gala. Oltre 40 mila sulle tribune;
lo stadio che, nei minuti finali, diventa come un grande cinema all’aperto
quando, calato il buio, i riflettori rimangono spenti. Ma i conti sembrano
non tornare lo stesso. Sensi, da ieri pomeriggio, si ritrova con 250 milioni
in meno e un maxischermo che porta iella. Tanto atteso il presidente giallorosso
per aprire le porte dello stadio, ma la sua Roma non riesce a buttarla
mai dentro quando di mezzo ci si mettono i tabelloni dell’impianto capitolino.
Stessa sorte era capitata nell’ottobre del ‘97. Zeman portava i suoi ragazzi
nella vicina Firenze in cerca di un successo per riagguantare la fuggitiva
Inter e all’Olimpico si dettero appuntamento i «soliti» 40
mila cuori romanisti. Risultato: 0-0 allora come ieri. Mal comune mezzo
gaudio.
La Roma non è
sola nei precedenti porta-iella sotto i maxischermi. Peggio è andata
ai cugini della Lazio che sull’altare dei tabelloni ci hanno rimesso uno
scudetto. I fatti: siamo alla penultima fatica della stagione ‘98-’99.
Il calendario dice Fiorentina-Lazio e Milan-Empoli con biancocelesti e
rossoneri separati da un solo punto in classifica. Ad aprire l’Olimpico
per la partita virtuale è Cragnotti; a rispondere presente sono
in 30 mila. Risultato: la Lazio non passa in Toscana; il Milan si mangia
l’Empoli e vola verso il tricolore.
Lasciati da parte
i conti con la sfortuna, la cartolina che arriva dall’Olimpico è
da collezione. Curva sud e distinti esauriti; tribuna Tevere quasi per
un totale che supera cifra 40 mila. I primi applausi sono per Batistuta
inquadrato da Perugia nella fase di riscaldamento. Poi, tocca a Verdone,
uno dei tanti vip della Lupa. Inizia la gara e il pubblico cerca il maxischermo.
Il sole non c’è, così la visuale è ottima per tutti.
Segna Vrjzas, il greco alla corte di Serse Cosmi, il guardalinee annulla
e si guadagna il boato della folla. Sbaglia Del Vecchio; Mazzantini fa
il miracolo su Cafu e si va all’intervallo. «Uno stadio non ci basta
più. Solo noi siamo capaci di tanto amore», è il sorriso
di una signora bardata di giallorosso.
Si riparte e arrivano
i cori anti-Lazio. Poi si scalda Montella e il popolo dell’Olimpico incrocia
le dita sperando nel Vincenzo salvatore. La tentazione è quella
di guardare verso il campo, ma non si vedono che le ombre degli addetti
ai lavori. I campioni sono altrove, nella vicina Perugia. Scende il buio,
le luci rispettano i maxischermi e rimangono spente. Il disco volante-Olimpico
assume le sembianze di un cinema all’aperto. La Roma non passa, così
come la voglia di cantare. «Il futuro è questo: annà
a vedé la tivù allo stadio», sussurra il ragazzo. Senza
aver fatto i conti con il maxischermo porta-iella.
La Stampa
4/12/2000