IL MESSAGGERO
All’Olimpico grande tributo ad Alberto
Sordi: due ore di proiezioni e tanti applausi da
entrambe le curve. Ma la tensione per l’incontro è
rimasta alta
Derby, sassi e lacrimogeni: tafferugli
allo stadio
Le forze dell’ordine costrette a caricare
per sedare
le intemperanze di due gruppi di
ultras
di LUCA LIPPERA
Se un patto
c’era (se), è saltato. Il derby di campionato
numero 120, il derby che si pensava pacificato
nel nome di Alberto Sordi, è stato segnato da
duri scontri tra tifosi e forze dell’ordine.
Lacrimogeni e cariche all’esterno della Curva
Nord un’ora e mezzo prima della partita, una
bomba carta all’uscita della Sud pochi minuti
dopo. Mentre in tanti affluivano verso
l’Olimpico portando le bandiere con la scritta
“Pace", un centinaio di ultrà della Lazio, con
le sciarpe sul viso, fronteggiava un reparto
della polizia. Contemporaneamente un gruppo di
romanisti, dall’altra parte dello stadio,
faceva partire una fitta sassaiola contro i
blindati dei carabinieri. Altre cariche, altri
lacrimogeni anche alla fine della partita,
sempre sotto la Nord. Insomma: il solito
clima. Alla fine, contusi tra i tifosi e le
forze dell’ordine, e una decina di
fermati.
Eppure la festa per Albertone,
all’interno dell’Olimpico, ha coinvolto tutti.
I maxi-schermi dello stadio, prima del fischio
d’inizio, hanno rimandato per quasi due ore
spezzoni dei film di Sordi e delle tante
trasmissioni tv che l’hanno visto
protagonista. Romanisti e laziali, per una
volta uniti, hanno di nuovo applaudito il
siparietto con le gemelle Kessler, le battute
del "Borgorosso Football Club", le note di
"Fumo di Londra". Stacco finale con una
scritta: "Ciao Alberto". Battimani
scroscianti. La sorella di Sordi, Aurelia, per
la prima volta allo stadio, ha ricevuto un
mazzo di fiori dai capitani Totti e Favalli.
Fuori, intanto, continuava la
guerriglia.
I primi incidenti sono scoppiati
intorno alle 19. Ma le cariche della polizia
non sono riuscite a spegnere gli animi. Gli
scontri tra laziali e forze dell’ordine erano
cominciati subito dopo gli ingressi della
Nord. Alle 20, mezz’ora prima del via, sono
proseguiti all’interno dello stadio. Gli ultrà
hanno cominciato a staccare seggiolini dalla
curva tirandoli verso i poliziotti e i
carabinieri schierati intorno al terreno di
gioco. Ci sono state altre cariche da parte
delle forze dell’ordine anche a fine partita.
Tre spettatori, lievemente feriti dai lanci,
sono stati medicati in ambulanza. Una
quindicina i contusi tra i supporter della
Lazio, cinque tra gli agenti. Una decina i
fermati.
Finita la festa per Albertone, i
giallorossi hanno esposto striscioni contro i
"cugini": «Odiarvi è poco, disprezzarvi è
nulla». In uno c’era la richiesta di aiuto per
una ragazza che deve operarsi all’estero.
«Tutti uniti per aiutare Marika: CC 40298887».
Il derby 120 segnava il battesimo di Silvio
Piccinno, nuovo speaker della Roma, al posto
di Claudio Rosi. Eredità difficile, dopo gli
anni di Carlo Zampa. Piccinno, ancora ieri, è
stato bersaglio degli sfottò delle radio
private. Alcuni tifosi sostengono che «quando
pronuncia i nomi dei giocatori (lo speaker
legge le formazioni all’ingresso in campo) li
storpia». Questione, ovviamente, di opinioni.
La verità è che il rapporto tra speaker e
tifosi all’inizio è sempre difficile. «La
fiducia — dice uno dei leader della Sud — si
conquista sul campo. E con un il tempo».
IL TEMPO
Le prime
scaramucce con le forze dell’ordine sotto
la curva Nord I caschi dei poliziotti come
trofei per i teppisti
NONOSTANTE le
buone intenzioni della vigilia, le promesse, i
discorsi, le solite frange di teppisti non
potevano mancare all’appuntamento, soprattutto
per il derby. E fin da prima dell’inizio della
partita si è capito che la serata sarebbe
stata rovente. Quando, nel piazzale antistante
la curva nord, alcuni gruppetti di personaggi
che si spacciano per tifosi ma in realtà allo
stadio vanno solo per menare le mani hanno
attaccato la polizia. Dispersi coi
lacrimogeni, hanno fatto in tempo a rubare un
paio di caschi agli agenti, portandoli come
trofei in curva e lanciandoli più tardi sul
terreno di gioco.
IDENTICA
guerriglia anche dopo la fine della partita.
Il bilancio è di dieci giovani arrestati,
alcune persone denunciate in stato di libertà
tra le quali un minorenne e 6 feriti tra
carabinieri e poliziotti. (Foto Tedeschi
Gmt)
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COVVIEVE DELLA SEVA
Ultrà biancocelesti fronteggiano la
polizia, anche per entrare gratis. Veltroni: «Non
deve più accadere»
Derby, due ore di guerriglia all’Olimpico
Sassi e molotov davanti alla curva Nord:
10 arresti.
Roma-Lazio, pari (1-1) con polemiche
Due ore di guerriglia, dalle 18
alle 20 prima del derby. Davanti (e dentro) la
curva Nord. Dieci arresti, 32 feriti, cariche
della polizia, lacrimogeni, lanci di sassi,
bottiglie e, secondo un carabiniere, anche di
molotov. Insomma, violenza prima del derby.
Tutto premeditato, secondo la polizia. Bombe
carta verso le forze dell’ordine (e cariche)
anche sotto la curva Sud. Durante la gara,
tafferugli in Tribuna Tevere e, alla fine,
ancora scontri davanti alla Nord. Insomma: una
battaglia. Nelle prossime 36 ore (grazie al
decreto legge sulla violenza negli stadi)
potrebbero essere eseguiti altri 20 arresti. Il
sindaco della città, Walter Veltroni, dichiara:
«Tutto questo non deve più accadere». E la
partita? È finita 1-1, con i gol di Stankovic e
di Cassano, e con uno strascico polemico
notevole. I tecnici Capello e Mancini hanno
giudicato in maniera opposta l’episodio forse
più importante, quello del gol tolto a Corradi,
sull’1-0, che avrebbe chiuso la sfida. «Giusto
annullare, c’era un fuorigioco», dice il
giallorrosso. «La rete era regolare, il
guardalinee dovrebbe cambiare mestiere», replica
il biancoceleste, che aggiunge: «L’arbitro
Messina ha sbagliato troppo, ora vogliamo che
non diriga più la Lazio».
Ultrà contro la polizia. «Assalto
premeditato»
Il derby dei violenti comincia alle
18.
Guerriglia davanti alla curva Nord: 10
arresti, 32 feriti
Puntuale, come il derby. La
violenza esplode alle 18, davanti alla Nord, e
dura due ore. Guerriglia vera, con cariche e
controcariche. Fumogeni e lacrimogeni rendono
l’aria irrespirabile. Volano bottiglie e sassi.
«Attenti, una molotov», urla un carabiniere: un
cespuglio prende fuoco, è il panico. Un
lacrimogeno manda in frantumi il vetro di una
Y/10. Tre «volanti», una dopo l’altra, vengono
distrutte. Le camionette del «Reparto Mobile» si
allargano in cerchi sempre più ampi, tentano di
disperdere gli ultrà. È inutile. La zona attorno
allo stadio è un campo di battaglia, migliaia di
persone fuggono verso la Farnesina, si fermano
per asciugarsi le lacrime, bere acqua. Gli
scontri si trasferiscono dentro l’Olimpico: i
bagni della curva laziale vengono distrutti,
pezzi di lavandini, seggiolini e interi
armadietti diventano armi da scagliare contro
poliziotti e carabinieri. Fuori, chi vorrebbe
entrare per vedere la partita attende. O si fa
strada passando dai «distinti», a braccia
alzate. Come pacifisti a pochi metri dal fronte.
Il bilancio, alla fine, sarà di 32 feriti, 12
dei quali tra le forze dell’ordine. La polizia
denuncia quattro ultrà. Ne arresta 10 (tutti
della Lazio), per resistenza, lesioni e
violenza: in virtù del nuovo decreto legge, per
altri 20, nelle prossime trentasei ore che gli
investigatori sfrutteranno per esaminare filmati
e fotografie, la sorte potrebbe essere la
stessa. Aggredito anche il cameraman di una tv
tedesca: ne avrà per una settimana. «Alcuni
tifosi hanno scatenato il caos per entrare senza
biglietto - spiega il responsabile dell’ordine
pubblico dell’Olimpico, Giuliano Giudici -, ma
non si tratta solo di questo». Il funzionario
dice che quello che è accaduto non è casuale: «È
stato un agguato, un piano preparato a
tavolino», denuncia. Sono anni, che il derby
porta violenza. L’ultimo, quello di Coppa
Italia, con gli scontri in Tribuna Tevere. Poi:
ottobre 2002, l’ultimo di campionato, con 17
feriti, otto arresti. Ottobre 2001: ultrà
(romanisti e laziali) uniti contro le forze
dell’ordine, scontri, feriti e arresti. Ancora
prima: aprile ’99, panico alla fine della
partita, cariche e fumogeni. Nel ’98: una rissa
alla Bocca della Verità (dopo la gara) costringe
un maresciallo della guardia di Finanza a
sparare alle gambe a un tifoso
giallorosso.
Ieri, altra
violenza. Anche davanti alla curva Sud, tra le
18 e le 19: bombe carta lanciate verso le forze
dell’ordine. Sono necessari i lacrimogeni e un
paio di cariche per riportare la calma. La
situazione è talmente grave che alle 19 ai
vigili urbani, dalla sala operativa, arriva
l’ordine di allontanarsi, «perché privi - spiega
il segretario dell’Ospol, Gabriele Di Bella -
degli strumenti per la difesa personale. Alla
nostra dirigenza - aggiunge - non è rimasto che
ordinare la ritirata».
Alla fine del
primo tempo, uno striscione in Nord: «Mentre la
Fiat licenzia gli operai...Berlusconi sposta i
processi...il mondo è minacciato dalla
guerra...lo Stato salva il calcio e manda gli
ultras in galera...». E’ la risposta al decreto
legge. Non è finita. Durante la ripresa, altri
scontri in Tevere. E a fine gara davanti alla
Nord. «Quello che è accaduto - dice il sindaco,
Walter Veltroni - non deve più avvenire. Il
comportamento delle forze dell’ordine è stato
egregio, ma non credo si debbano intensificare
le misure repressive: non si può trasformare il
calcio in guerra». Quando tutto è finito, tra i
sassi e le schegge di vetro disseminate
sull’asfalto, davanti alla Sud sventola una
bandiera, l’asta infilata in un cespuglio. Né
della Lazio, né della Roma. Ma di tutti i
colori. C’è scritto «Pace». Sembra una
beffa.
Un agguato preparato a tavolino, ma
non solo: come truppe in battaglia, i teppisti sono stati spostati e
manovrati, hanno ricevuto (ed eseguito) ordini
impartiti via
telefonino da chi, non coinvolto negli
incidenti, aveva una migliore visuale. I registi
della violenza prima del derby. La polizia è
arrivata a questa
conclusione
dopo aver esaminato alcune utenze telefoniche
presenti sui luoghi dei tafferugli.
Numeri che si
ripetono nei momenti cruciali delle due ore di
battaglia. Che trasmettono ordini e fanno
deflagrare la violenza in punti diversi dello
stadio.
Insomma, la
strategia premeditata è stata modificata sul
momento per costringere le forze dell'ordine a
spostamenti repentini. Con azioni diversive,
anche.
Che aprono
varchi per chi vuole entrare senza biglietto.
Che rendono più
efficaci gli assalti. Da domenica
sera, gli investigatori stanno esaminando i
filmati girati nelle due ore di
incidenti a caccia di volti: operazione
difficile, perch¨¦ quasi tutti i teppisti
avevano i lineamenti coperti dalle sciarpe.
Nelle ultime ore, poi, sono state eseguite molte
perquisizioni. Dieci persone sono state
arrestate domenica sera (tutte tra i 20 e i 30
anni, appartenenti a gruppi organizzati) e
saranno processate oggi per direttissima. Oltre
alla condanna penale, per un anno non potranno
entrare allo stadio.
Ancora una
volta - dice il sindacato Consap - i poliziotti
contano 26 feriti, alcuni con traumi permanenti, dopo
il derby di Roma: una battaglia che ha
richiesto
l'impiego di 68 lacrimogeni e prodotto la
distruzione di automezzi delle Forze
dell'Ordine. Una conferma che le nuove norme
anti-violenza sono solo l'inizio di un percorso
che necessita di ulteriori spazi di intervento
per gli agenti sul piano operativo e normativo.
Dal sindacato
di polizia arriva anche una proposta choc:
®Autorizzazione all'uso di proiettili di gomma per
favorire la selettività del tiro¯.
Che la violenza
sia esplosa in questo momento, secondo la
segreteria del Consap, non è casuale:
L'inasprimento
delle norme deciso con il decreto legge ha
alzato il livello dello scontro. Gli uomini
impegnati nella sicurezza sono ormai diventati
un bersaglio. |