|
I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA
(questi
ultimi solo se meritano)
|
GAZZETTA.IT
KIEV, 23 novembre 2004 - Un'ora onesta, poi
il solito crollo. La Roma perde anche a Kiev (2-0 per
l'autogol di Dellas e la rete di Shatskikh) e saluta
nel modo più triste una Champions stregata. Anche la
consolazione Uefa che spetta alle terze resta un
miraggio. Quella della Roma del resto è stata una
Coppa surreale dall'inizio. Nata con il ferimento di
Frisk, proseguita con la gara a porta chiuse con il
Bayer e terminata nel gelo incandescente di una Kiev
sull'orlo della guerra civile, con la popolazione in
piazza da giorni per protestare contro il premier
filo-russo Yanukovich, accusato di avere truccato il
voto ai danni del filo-occidentale Yushchenko.
GLI SCHIERAMENTI - Dinamo Kiev in campo col
4-4-2, a sorpresa non c'è Leko. Del Neri s'inventa un
3-4-3 con Scurto e Corvia al posto di De Martino e
D'Agostino.
LA GARA - Si gioca con un grado sotto
lo zero e la neve, con
26 eroici tifosi giallorossi sugli spalti. I giocatori di Del Neri danno un
senso alla loro trasferta tenendo bene il campo, ma il
sospetto che la Dinamo ci metta del suo è ben vivo.
Gli ucraini infatti diventano temibili contro le
squadre che attaccano a testa bassa e lasciano spazi,
ma la Roma rimane corta e con le linee basse. Ecco
che, privi di un vero regista, Gavrancic e compagni
stentano ad avvicinarsi all'area romanista. Scurto,
Dellas e Ferrari vengono spesso affiancati da Sartor e
Candela, teorici esterni di un centrocampo che resta
spesso basso. In mezzo fanno un gran lavoro Aquilani
(che però fatica a restare in piedi sul terreno
pesante) e Perrotta. Davanti il punto di riferimento
centrale è Corvia, con Cassano largo a sinistra e Mido
largo di vita, nel senso che l'egiziano appare
appesantito e impalpabile. Gavrancic è l'unico
difensore ucraino che tiene la posizione centrale,
mentre Sablic e Ghioane marcano a uomo Cassano e Mido.
Il tutto per dire che nel primo tempo si registrano
due semi palle gol a uno per i padroni di casa, ma di
tiri in porta neanche a parlarne.
Nella ripresa la Roma comincia con lo stesso
piglio, anche se rimanere in piedi sul terreno
inzuppato di acqua e neve è già un'impresa. E'
paradossalmente quando Del Neri toglie Mido per
inserire D'Agostino, con relativo passaggio a un più
sensato ed equilibrato 4-4-2, che i giallorossi vanno
in apnea. Gli ucraini, informati che grazie al
contemporaneo vantaggio del Bayer sul Real si
garantirebbero di fatto gli ottavi con una vittoria,
aumentano la pressione e servono due miracoli
consecutivi di Pelizzoli per dire di no al velocissimo
Verpakovskis (il più penalizzato dal terreno indegno)
e a Gusev. Buon per i giallorossi che tra gli ucraini
ci siano tanti portatori di palla ma nessuno che si
inserisca negli spazi. Ecco che per sbloccare uno 0-0
congelato in tutti i sensi serve la più incredibile
delle autoreti, con Dellas che iin tuffo devia nella
propria porta un cross di Ghioane. E' l'inizio della
fine per una squadra che in tutta la stagione (salvo
la prima di Del Neri contro l'Inter) si è sfaldata al
primo episodio negativo. In rapida successione si
registrano infatti un quasi gol di Kleber,
l'espulsione di Scurto (giusto il secondo giallo,
molti dubbi sul primo) e il raddoppio di Shatskikh
dopo un grave liscio di Candela.
IL MESSAGGERO
Sotto la neve, in
uno stadio presidiato da tremila agenti
antisommossa, arriva il quarto ko consecutivo
dal nostro inviato
UGO TRANI
KIEV - Il primo impatto, arrivando allo
stadio Olimpiyskyi, fa venire i brividi, non solo per
il gelo, e qualche pensiero sinistro. Almeno tremila
agenti schierati fuori dei cancelli. E quel plotone di
cento uomini dell’esercito in curva, nel primo tempo
alle spalle del portiere giallorosso Pelizzoli, che
ogni tanto si gira. Ha la calzamaglia, vede tanta
neve. Non è ancora Natale. L’assetto degli uomini in
divisa, immobili e attenti, fa un certo effetto: è
come se il Governo si aspetti una sorta di guerra
civile. La Roma si adegua al clima. Mezza squadra
gioca con i guanti, i calciatori hanno rinunciato al
giro in città, prima della sfida, per motivi di ordine
pubblico, e sono rimasti al caldo in albergo a seguire
alla tv cortei e comizi. In campo, a fine giornata, si
materializza il quarto kappaò di fila e l’addio
all’Europa. Lasciano la Dynamo andare in testa, da
sola, al gruppo B: 2 a 0 (37 reti incassate in 18
gare), concretizzatosi nella seconda metà della
ripresa, dopo un primo tempo decente dei giallorossi.
Decima sconfitta stagionale, cinque su sei in
Champions e cinque con Del Neri, compresa la
figuraccia in Coppa Italia. E’ il momento di
ripartire, così non si può più andare avanti.
Solo poche macchioline arancioni sotto la
nevicata. I sostenitori di Yushenko lasciano la
politica fuori dello stadio, che ora si chiama
Lobanowki. Impianto semivuoto, la Roma, ultima in
questo girone di Champions League e ampiamente
rimaneggiata con Totti e Montella a casa, è snobbata
dalla gente di Kiev. La marea arancione si ferma in
via Kreshchatyk e nel parco Mariinskij adiacente al
palazzo del Parlamento, anche se Yuliya Tymoshenko,
sul palco di piazza dell’Indipendeza, avverte i tifosi
della squadra di Szabo che sono lì per il comizio sino
ad un’ora dall’inizio della gara: «Non salutate il
presidente Kuchma, che sarà in tribuna. Non è più lui
a governarci». E nemmeno il su delfino Yanukovich,
candidato nelle elezioni presidenziali.
Di arancione, il colore di moda in città in
questi giorni, si notano solo i numeri della maglia
nera della Roma, la divisa del portiere Pelizzoli e il
pallone, dal quarto d’ora della ripresa, quando il
campo è ormai troppo bianco per una sfera dello stesso
colore. Con la nuova palla, passa un minuto ed ecco le
prime due occasioni della gara, dopo un primo tempo
senza emozioni. Pelizzoli in trenta secondi devia due
volte in angolo: sul tocco ravvicinato di Verpakovskis
e sulla botta, sempre da pochi metri, di Sablic. Sono
due avvertimenti di quanto sta per accadere alla Roma.
Al ventottesimo la sfortunata autorete di Dellas, in
tuffo di testa su cross a pelo d’erba di Ghioane, per
il vantaggio della Dynamo; tre minuti più tardi
l’espulsione di Scurto, doppia ammonizione, per fallo
su Kleber e al trentasettesimo, su cross di Rincon
scivola Candela e Shatskikh raddoppia in
solitudine.
La Roma, per restare in corsa per il terzo
posto nel gruppo B e di conseguenza essere ripescata
in Coppa Uefa, avrebbe dovuto vincere. Del Neri ci ha
provato, partendo con il tre-quattro-tre. Dietro
Scurto, Dellas e Ferrari, inizialmente abbastanza
concentrati, centrocampo atipico con Sartor che non ha
forza per spingere sulla fascia destra, Aquilani e
Perrotta in mezzo, interditori sempre attivi, e
Candela troppo timido a sinistra, tridente davanti,
con Mido in mezzo a Cassano e Corvia, quest’ultimo
caparbio. Nella prima parte la Dinamo, con il suo
tre-cinque-due, è imbrigliata e pasticciona. Merito
dell’ordine e dell’applicazione dei giallorossi.
Quando Del Neri, al nono della ripresa, ha tolto Mido,
mai in partita, e inserito D’Agostino a sinistra,
facendo arretrare Candela in difesa, per passare al
quattro-quattro-due, la Roma ha subito sbarellato.
Fuori dalla Champions da tre settimane, concluderà
l’avventura stagionale all’Olimpico, l’8 dicembre a
porte chiuse, contro il Real, che si giocherà la
qualificazione. Del Neri torna da Kiev più tranquillo.
Potrà lavorare per dare un senso al campionato della
Roma, in zona pericolosa. Sabato sera a Siena, primo
scontro diretto. |