Se
hai un amico che ha deciso di staccare con lo stadio e
la terrace culture,
ma che fortunatamente vive a Londra allora è
facile redimerlo.
Bastano poche parole: Upton Park, The Den. Due è
meglio di uno ed
il calendario presenta una ghiotta occassione per
vedere due tra le più
affascinanti firm d'oltremanica in azione in
casa loro.Il gruppo
è eterogeneo, con noi gli amici del Benfica (Diabos)
ed una motivata
ed incuriosita crew femminile.
10
dicembre 2004
WESTHAM
UNITED / LEEDS
UNITED
Venerdi
sera, Central Line fermata Upton Park, nel cuore dell'
Essex. Due ore prima
della sfida tra West Ham e Leeds.
Questa volta non c'è
ghiaccio e freddo a rinviare il mio appuntamento con
gli hammers come nel
derby di tre anni fa con i Chelsea. Si scendono le
scalette della stazione,
la direzione è obbligatoria... sempre dritto per il
catino del West
Ham percorrendo Green Street. Eccolo il "The Queens"
pub teatro di mille
battaglie e vero e proprio incubo per le tifoserie
rivali, appena metti
il muso fuori della stazione è li che ti aspetta con
tutto il suo
armamentario umano. Entriamo per una pinta prepartita,
il livello alcolico
è già alto ed il pub è pieno di gente di livello,
mi colpisce un personaggio con il corpo completamente
tatuato, viso compreso.
Dopo breve il pub verrà circondato da solerti Bobbies,
ma fino a
quel momento la zona è completamete libera e nella
strada si vedono
sfilare piccoli gruppetti di leeds. La zona è
completamente cablata
da videocamere che coprono tutto il percorso fino ad
Upton Park ma non
è solo questo ad impedire che nulla accada nonostante
ce ne siano
le possibilità, la repressione e gli "special act"
hanno scalfito
l'animo di molti quindi l'occasione deve essere
speciale perchè
i rischi, in casa soprattutto, sono enormi, quindi,
nonostante la forte
rivalità con i "dirty northen bastards", non succede
nulla di rilevante.
Intorno lo stadio alcune bancarelle di gente
"autorizzata" vendono materiale
dell'ICF, simbolo di come tutti i miti siano inclini
al richiamo commerciale
una volta diventati leggende. Mi colpisce un chiosco
che vende quasi esclusivamente
materiale edito e prodotto da Cass Pennant,
personaggio che dopo una gloriosa
militanza nell'ICF ha fatto della sua esperienza una
fonte di vita e professione
diventando massimo esperto di hooliganismo (se non ci
sbrighiamo farà
presto anche un libro sulla Sud di Roma....). Questo è
il suo regno
e sembra chiaro chi comanda qui. Lo stadio ha
subito il restyling
da premier league, è infatti perfettamente
accessoriato ed intonacato,
con due torri simboliche che troneggiano all'ingresso
con le vetrate degli
shop, dei bar e dei privee. Entro, ci
posizioniamo nel Centenary
Stand, nella curva opposta rispetto a quella di casa,
vicino a tifosi del
Leeds in gran bel numero (circa 2.000) considerato le
vicissitudini ed
i guai societari della squadra e la classifica
scarsa. Dietro di
me ci sono tutti coloro che vivono lo stadio alla
vecchia maniera, in piedi
a cantare, gente tosta, le vecchie facce che
nonostante le possibilità
di azione dentro lo stadio siano nulle, vuole essere
li a fianco dei rivali,
a cantare ed ad insultare i leeds. Grandi, massimo
rispetto per loro, grazie
al loro esempio, passione e tenacia, la terrace
culture si può dire
ancora in vita in un calcio inglese sempre più da
febbre a 90 che
da fedeli alla tribù. A livello di stile, le
principali marche casual
dimorano. Ipotizzando una classifica, qui Stone Island
non la batte nessuno,
seguita dall'intramontabile Lacoste; rivedo con
piacere brand come
ellesse e fila ed alcune per me sconosciuti come Peak
(??). I cori
sono in gran parte contro i leeds, seguiti spesso da
un'altra firm posizionata
nei pressi della tribuna che assiste anch'essa per
gran parte della partita
in piedi come le zone laterali della Bobby Moore stand
di casa. L'ambiente
è di un fascino incredibile, saranno i colori e la
tradizione working
class di questa maglia che sprigionano sensazioni
incredibili. Quando lo
stadio segue i cori è un boato ma come spesso succede
oggi in Inghilterra
manca la continuità dei vecchi tempi. I Leeds sono
bravi, bello
un coro tenuto per venti minuti, agitandosi a torso
nudo e sventolando
le loro magliette. Calano un po' nel momento di
svantaggio per poi
esplodere al rigore del pareggio a tempo scaduto.
Questo comporterà
la reazione di alcuni ragazzi del west ham nel settore
adiacente ai leeds,
con un paio di invasioni di campo e di fermi operati
dai bobbies "in perfetto
stile inglese". La partita finisce, migliaia di
persone si dividono tra
la fila kilometrica per la metro di Upton Park
ed un corteo di 15
minuti per raggiungere l'altra linea di metropolitana,
noi optiamo per
la seconda soluzione, strafelici di aver visto un
tempio della cultura
da stadio, minacciato come sempre dal calcio business
ma che conserva ancora
oggi una sua identità forte ed unica.
11
dicembre 2004
MILLWALL
/ BRIGHTON & HOVE ALBION
Neanche
il tempo di riprendersi dalle emozioni del giorno
prima che siamo già
a London Bridge direzione The Den. Se Upton Park mi
aveva regalato emozioni
di "traditional social football", la tana del Millwall
è il calcio
inglese che ho sempre sognato di vedere. Il tragitto
fino allo stadio mi
riporta alle scene di Football Factory, questo imbuto
blu che conduce fino
alla strada dalla stazione, il voltare e trovarsi dopo
il cavalcavia ferroviario
le tribune dello stadio di fronte. Ho di fronte uno
stadio anni 70, il
New Den è spartano, di cemento a vista, funzionalista,
essenziale.
Lo shop è a misura d'uomo, una lunga coda per entrare
e pagare,
così come tutto qui mi fa capire quanto sia diverso
questo ambiente
dal resto del calcio inglese patinato.
Splendido.
Presenza
della MP in forze nonostante la partita sia con il
Brighton e la rivalità
non sia per nulla sentita. Facciamo la fugace
conoscenza con il "Nonno"
uno dei più anziani e rispettati tifosi del Millwall
vera e propria
icona della tifoseria. Entriamo dentro nell'East
Upper Block, nel settore
caratterizzato per questa occasione dalla presenza
delle giovani leve del
Millwall. La fama dei più grandi e l'essere stati
protagonisti in
un film fa sì che a livello di stile questi ragazzi
siano completamente
schiavi della moda; è imbarazzante ed impressionante
contare i capellini
aquascutum, le sciarpe burberry ed i giacconi stone
island che indossano.
I personaggi più anziani, quelli che per intenderci
si sono permessi
il lusso di far scappare i tifosi del Ferencvaros in
casa loro picchiandoli
ad ogni fermata della metro, sono dispersi in queste
partite nelle varie
tribune dello stadio, lontano da occhi indiscretti e
da visibilità
inopportuna. Mi dicono che le trasferte con la loro
presenza sono tutte
un'altra cosa e non faccio fatica a crederlo.
Nell'intervallo mi faccio
un giro nell'antistadio e qui ho le conferme di
quello che potrebbe essere
quando decidono di muoversi tutti insieme. Il
settore dove ci trovavamo
era adiacente al settore ospiti (i tifosi del
brighton erano 1.500 posizionati
in alto) ed i ragazzi hanno sostenuto per tutta la
partita il Millwall
facendomi provare veri brividi nell'ascoltare forte
la loro canzone più
nota "No one like us we don't care, we are millwall,
super millwall, we
are millwall from the DEN" (Un breve ma importante
inciso: la mia è
una preghiera a tutta la SUD affinchè si ritorni a
fare il coro
"dai rioni dai quartieri" ripreso su quello del
millwall senza l'uso delle
mani, poichè la bellezza e la potenza che un coro
solo voce può
dare viene sporcata dalla confusione napoletana che
il battitto delle mani
produce) oltre al loro prolungato fino all'ossesso
canto di guerra
"MMMMMMMIIIIIIIIIIIIII...........".
Esco
dallo stadio nell'attesa del treno nell'imbuto blu,
i tifosi del millwall
formano un lungo serpentone che da entrambe le
direzioni prende vita facendo
echeggiare il loro canto di guerra che
contraddistingue il The DEN
"MMMMIIIIIIIIIIII...........NOONELIKEUS".
Spettacolare!!
E’
finita, ci rimane dentro tanto, in alcune cose le
aspettative sono state
confermate in altre sono venute meno; l'unico timore
è che questa
realtà venga snaturata dalla moda e dal fascino che
produce il fatto
di essere un'isola felice, un esempio abbastanza
raro e proprio per questo
messo sotto i riflettori per la sua particolarità.
Sono tanti gli
ultras italiani, oltre all'italian crew del
Millwall, che hanno visitato
il Den negli ultimi anni, credo che tutti siano
tornati a casa con la consapevolezza
che quel tassello di calcio inglese “vecchie
maniere” da sempre sognato
fosse stato finalmente visto e conosciuto.
Sta
ai ragazzi dei Docks e dell'Essex preservare questo
tesoro dalla minaccia
che tutto scompaia.
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WEST
HAM UNITED
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LEEDS
UNITED
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MILLWALL
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BRIGHTON
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