ROMA - BAYER 04 LEVERKUSEN
1-1
Roma, Stadio Olimpico,
3 novembre 2004
ore 20.45

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Tifo Curva Sud:
Circa 200 tifosi da fuori hanno sostenuto la squadra. All'interno, la Tribuna Tevere è tappezzata di striscioni dei Roma Club.
Voto: 10
Tabellino partita:
  MARCATORI: Marcatori: 37' st Berbatov (B), 47' st Montella (R)
ROMA (4-4-2): Zotti; Sartor (18' st Chivu), Dellas, Mexes, Cufrè; Mancini, De Martino, Aquilani, D'Agostino (18' st Mido); Totti, Montella (49' st Corvia). A disp. Curci, Ferrari, Scurto, Delvecchio. All. Del Neri.
BAYER LEVERKUSEN (4-3-3): Butt; Balitsch, Juan (4' st Nowotny), Roque Junior, Placente; Schneider (41' st Freir), Ramelow, Babic; Krzynowek, Berbatov, Ponte (50' st Callsen Bracker). A disp. Starke, Voronin, Ozturk, Franca. All. Augenthaler.
ARBITRO: Baptista (Por).
NOTE: ammoniti Balitsch, Montella, Placente, Ramelow, Totti, Ponte, Freir. Recupero 1' pt, 4' st . La gara è stata disputata a porte chiuse a segto dei fatti di Roma/Dinamo Kiev
Tifo Ospiti:
Partita disputata a porte chiuse

FOTOTIFO
Grazie Adriano e Gian Marco per le foto fuori lo stadio!
Il
                  pullman della Roma passa a Via Candia verso le 19.00


Si ringrazia Zoban di Tribundergi.com
"Stands culture against industrial football"


 
VIDEOTIFO
 
Video fuori lo stadio # 1
(405 kb)
Video fuori lo stadio # 2
(88 kb)
Grazie Michele!

Roma, Roma, Roma


FOTOCALCIO























Foto tratta dal sito
www.graffitipress.it



VIDEOCALCIO

 
Il gol di Montella
(1545 kb)
 

GIORGIO
 Ciao Lorenzo, sono Giorgio, ti avevo scritto dopo Roma-Cagliari per dirti le mie impressioni sulla Sud. Ora, ti riscrivo a breve distanza perchè, se domenica sera ero triste, ora sto godendo. Ovviamente non mi riferisco alla partita in campo, quella la lascio ai tecnici (anche perchè ancora non l'ho vista); ti racconto invece della partita del popolo romanista, quello vero, quello che riesce ad essere fiero ed orgoglioso di questa appartenenza anche quando la squadra va male.
Esco da ripetizioni alle 5.30, e subito mi metto a cercare qualche volontario che, invece di lobotomizzarsi davanti alla TV, scelga di passare una serata al Foro Italico. Non mi serve molto per trovarlo, anzi riesco a convincere anche un mio amico che, pensa, non è neanche abbonato. "Perfetto, quindi siamo in tre, ci vediamo alle 8.15 alla palla?". "Guarda Giorge', ho sentito alla radio Serra che sconsigliava di andare allo stadio: hanno transennato tutto, chi prova ad avvicinarsi lo prendono e lo diffidano". Penso che molti si siano fatti influenzare dalle parole del prefetto. Per fortuna, io non mi fido molto di prefetti e questori, quindi decido di fare un salto all'Olimpico per vedere la situazione: non c'è un cane, non un poliziotto, neanche una transenna (ma allora perchè ci dovete intimidire con le vostre cazzate?). Volo a casa, ceno, prendo la radiolina e, verso le 8.20 sto alla palla. Non c'è molta gente, saremo un centinaio, però più passano i secondi, più persone arrivano, qualcuno ha la sciarpa, ci sono un paio di bandiere, perfino uno stendardo; alla fine saremo un duecento unità, se non di più. Inizia la partita, e la radio che avevo attira qualche ragazzo che ne approfitta, tra una chiacchierata e una birra, per sentire un po' che succede di là dei cancelli. Effettivamente eravamo molto disorganizzati, personalmente non mi aspettavo un'affluenza così, però dentro di me lo speravo. E così, dopo circa 5 minuti dall'inizio del primo tempo, si sveglia lo spirito della Sud. Perchè credo che chi scelga di passare la serata fuori dallo stadio, invece di starsene al caldo seduto in poltrona davanti alla TV, non può che essere un malato; e noi siamo malati, e ne andiamo fieri. Parte un "Forza Roma Alè" sulle note dell'Aida, poi un altro coro, e allora daje rega', c'è la Roma che gioca, anche se non possiamo entrare famoje sentì il nostro sostegno: "Quando l'inno si alzerà...". E' inutile che ti racconta il seguito, penso tu possa immaginarlo, e da ciò che mi hanno detto a casa, so che ci siamo abbastanza sentiti (sto a fa er modesto). Abbiamo cantato come scemi, effettivamente siamo scemi, ma cosa c'è di più bello che essere scemi pe sta Roma? NULLA! La giornata di ieri mi ha ricordato molto Genova dell'anno scorso: stesso veleno, stessa goliardia, stessa voglia di gridare al mondo "anche se ci tenete fuori, noi ci saremo sempre". Penso che nel calcio si può essere felici o perchè la tua squadra vince, o perchè la tua tifoseria vince: la Roma è fuori dalla Coppa Campioni (chiamiamola con il suo vero nome), io, e sono straconvinto tutti presenti, sono fiero di essere romanista, e sinceramente del risultato non me ne po frega de meno. Ieri la Sud ha stravinto, e questo mi basta, perchè da ieri sono sempre più certo che sconfitte, torti, soprusi e chi più ne ha più ne metta, non ci faranno mai mollare. ONORE A TUTTI GLI ULTRAS PRESENTI IERI SERA. GLORIA E LODE A TE, POTENTE CURVA SUD. E adesso tutti a Milano, dimostriamo ai polentoni chi sono i Romani. 
CURVA SUD OLE'

MARCO
Ancora una volta ho vissuto delle emozioni grandiose ieri sera,emozioni che solo la SUD sa regalarci.Si perchè nonostante ieri la partita era a porte chiuse noi eravamo lì,ad urlare il nostro amore per una maglia e per una squadra di calcio.250/300 persone che se ne sono infiSKYate della diretta televisiva,armati di radioline come ai vecchi tempi ma soprattutto di tanta voce.E ci sentivamo.Eccome se ci sentivamo.L'ho potuto constatare dalle sintesi della partita una volta tornato a casa.Orgoglio,passione,rabbia,amore verso i propri colori,per questo eravamo lì ieri sera.Sono gli aggettivi che ci porteremo dietro anche domenica a milano.Ancora grazie CURVA SUD grazie di tutto.CON L'ORGOGLIO DI ESSERE ROMANO MARCO CURVA SUD.

I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA 
(questi ultimi solo se meritano)

OLTREICOLORI
GAZZETTA.IT
ROMA, 3 novembre 2004 - Un pareggio inutile, surreale e triste, perché figlia del ferimento dell'arbitro Frisk contro la Dinamo Kiev che ha rovinato la Champions giallorossa ancor prima che iniziasse. La Roma fa 1-1 con il Bayer Leverkusen (gol di Berbatov e Montella) in un Olimpico deserto per la squalifica. Con un punto dopo quattro gare, ai giallorossi serve ora un miracolo per qualificarsi agli ottavi e anche il terzo posto che regalerebbe il ripescaggio in coppa Uefa resta lontanissimo. Di positivo solo l'esordio di Chivu, reduce da un lungo calvario.
GLI SCHIERAMENTI - Nel suo 4-4-2, Del Neri preferisce Mexes a Ferrari e sceglie De Martino per sostituire l'acciaccato Perrotta. Dacourt è infortunato, De Rossi squalificato. Augenthaler risponde con un finto 4-3-3. Di fatto l'unica vera punta è Berbatov.
LA GARA - Il clima surreale che regala l'Olimpico vuoto probabilmente condiziona anche le squadre. Una curiosità: giocare a porte chiuse significa che l'Uefa concede 75 biglietti a ciascuna squadra (per la Roma sono compresi anche i raccattapalle). Gara bloccata, all'insegna del non facciamoci del male. Del Neri sceglie D'Agostino come esterno di sinistra, con i giovanissimi Aquilani e De Martino a fare gioco in mezzo e innescare Totti e Montella. Sulla destra agisce Mancini, che però non trova quasi mai il guizzo per saltare Balitsch. I tedeschi infatti si dispongono con la difesa a quattro in linea con coppia centrale brasiliana Roque Junior-Juan e Placente a sinistra. Davanti a loro ci sono Schneider, Ramelow e Babic, ma di fatto anche Ponte e Krzynowek, che assistono ben poco l'isolato Berbatov. Per tutto il primo tempo il match stenta a decollare, forse perché gli uni sono mezzi rassegnati e gli altri soddisfatti, complice il doppio vantaggio della Dinamo sul Real Madrid. Il ritmo è da Subbuteo, il pressing non viene neanche accennato. Fa male pensare al Chievo di Del Neri, che con un tasso tecnico ben inferiore sapeva offrire un calcio ben più vivo.
Stessi uomini e stesso copione nella ripresa. La Roma fatica a produrre gioco in mezzo e non spinge mai sugli esterni. Se sono parzialmente giustificati i senatori, non si capisce come un D'Agostino, che potrebbe convincere il tecnico di essere l'uomo giusto per la sinistra, possa giocare con tanta mollezza. Quello che un posto ce l'ha ma sembra non capire che è una serata diversa è Cufrè, commovente per la sua carica agonistica. Del Neri tenta di smuovere le acque inserendo Mido per D'Agostino e Chivu per Sartor. Totti si sposta sul centrosinistra, con l'egiziano in attacco, mentre Mexes scivola a destra per lasciare spazio in mezzo al romeno che vede la fine di un tunnel lunghissimo. Peccato che la Roma, oltre alla voglia, abbia ormai finito anche la benzina. Il Bayer non può dunque esimersi dall'alzare il baricentro e trovare addirittura il gol con un doppio pallonetto di Berbatov su Dellas e Zotti. Nel finale l'orgoglio giallorosso e la classe di Totti e Montella regala l'1-1 che tiene la Roma appesa a un filo sottilissimo.


ANSA
ROMA - Vincenzo Montella tiene a galla una Roma con poca personalita' e con un gol nel recupero aggancia il Bayer Leverkusen, conquista il primo 
punto nel girone e consente ai giallorossi di sperare ancora di restare in Europa. Se la 
Champions e' ormai andata, almeno la Coppa Uefa potrebbe rientrare nelle aspirazione giallorosse per non compromettere del tutto la stagione internazionale. Ma e' una partita inedita, irreale quella che si svolge a porte chiuse all'Olimpico. Manca l'incitamento del pubblico, non ci sono i connotati classici di un incontro di
calcio e le squadre ne risentono pesantemente: a lungo sembra un allenamento poi alla distanza,
complici qualche scontro animoso, la gara si ridesta. E prima un errore in combinazione Dellas-Zotti permette a Berbatov di siglare il
vantaggio, poi la rabbia di Montella fissa l'1-1 che 
pero' chiude il cammino in Champions. Quest'anno, come previsto, il capolinea nella principale competizione europea arriva ancora prima delle ultime stagioni. Ma non e' certo nella cupa serata dell'Olimpico deserto che la Roma si e' giocata l'Europa. GLi errori, a grappoli, vengono da lontano: dai cambi di allenatore, da un mercato povero, dai troppi nervosismo, dal fattaccio nella gara con gli ucraini. dalla sfilacciamento del rapporto con Cassano e Panucci. La gara con il Bayer vive sulle prove positive di Montella e Cufre': l'aeroplanino colpisce un palo e segna il pari alla fine ed e' il solo a rendersi pericoloso. Alla fine pero' si infortuna alla caviglia e Del Neri fa gli scongiuri sperando che si tratti di cosa non particolarmente grave. 
Cufre' lotta, spinge, sbuffa e si conferma una delle poche note positive della stagione. Non punge Totti che, preso in mezzo da piu' avversari, e' sempre nervoso e non incide come potrebbe. Dellas rovina con l'errore sul gol una buona prova,
a conferma che puo' essere solo lui a registrare la difesa. Ma si fa superare come un pivello da Berbatov che poi con un pallonetto rende goffa l'uscita di Zotti. Poca la personalita' a centrocampo, stante l'indisponibilita' di De Rossi, 
Dacourt e Perotta. In difesa ancora una prova negativa di Sartor e Mexes. Dopo tanto tempo si e' rivisto Chivu, ma il suo recupero e' ancora tutto da decifrare. Il Bayer disputa una gara di  contenimento: segna con Berbatov, si rende pericolosa con Krzynowek, con l'esperienza di Ramelow e Schneider conduce in porto un risultato che la fa andare avanti. Per la Roma e' invece l'ennesimo capitolo di una stagione sempre piu' negativa. 
Nell'atmosfera irreale dell'Olimpico tutto sembra
finto. E anche i giocatori appaiono contagiati dall'inedito contorno in cui si svolge l'incontro. A parte gli striscioni in Tevere e qualche applauso tra i 600 presenti tra giornalisti e accompagnatori
non si sente niente. Solo qualche impatto tra giocatori e, a partire dal quarto d'ora del primo tempo, un coro lontano di tifosi della Roma che,
incollati alle radioline, cercano di partecipare alla
partita. 
Ma tutto in tono minore, lontano, confuso. L'entusiasmo e' l'anima di una partita, cosi' e' poco piu' di un allenamento. E i contendenti cercano di fare il possibile. Ai tedeschi conviene aspettare gli eventi, alla Roma mancano troppi titolari, tra epurati (Cassano e Panucci), squalificati (De Rossi), infortunati (Pelizzoli, Dacourt e per ultimo Perrotta) sono tanti gli assenti. E' soprattutto il centrocampo a soffrire della situazione. Del Neri lancia nella mischia l'esordiente De Martino a far coppia con Aquilani, ai lati giocano Mancini e D'Agostino, in tutto poco piu' di 80 anni in quattro. La Roma cerca di imporre il ritmo ma non e' facile inserirsi nella difesa tedesca che non si scopre. E i giallorossi
sono costretti a tentare la fortuna dalla distanza: al 18' finisce fuori una conclusione di Totti, al 24' tocca a Mancini ma sempre senza esito. I tedeschi non si devono affannare troppo per contenere la sterile manovra giallorossa, troppe le ingenuita' palesate anche se non manca la buona volonta'.
Alla mezz'ora gli ospiti provano a attaccare con piu' convinzione ed e' soprattutto Krzynowek, mattatore dell'andata, a tentare la conclusione, ma guadagna solo angoli. Montella viene ammonito per simulazione, poi al 44' un tiro di POnte viene bloccato da Zotti con la collaborazione di Sartor. Al 45' una bella
conclusione di Montella scheggia il palo I giallorossi provano ad essere piu' concreti: al 6' Mancini subisce un fallo e lancia un urlo che rimbomba nello stadio vuoto. E' sempre Montella protagonista: al 7' subisce un fallo in area e protesta con Ramelow, poi all'8' un suo potente tiro si perde di poco a lato. Al 13' e' Berbatov a sfiorare il gol dopo un errore di Mexes. Del Neri a questo punto tenta il tutto per tutto e cambia modulo: Mido per D'Agostino e Chivu, al debutto stagionale, per Sartor. E' un 4-3-3 che vivacizza la 
manovra ma la Roma di quest'anno ha evidenti limiti di personalita' e quindi a parte qualche guizzo non ci sono azioni veramente pericoloso. Scintille tra Ramelow e Totti su un contrasto probabilmente involontario e l'arbitro li ammonisce entrambi. Poi la partita si infiamma: al 36' perla di Berbatov su errore di Dellas e Zotti, al 47' pari di Montella su triangolazione con Totti. In mezzo tanti falli e ammonizioni, poi s'infortuna ed
esce Montella. Per la Roma e' notte fonda.

Covvieve della Seva
Quella serenata d'amore fuori lo stadio
È Totti, non casualmente, il primo ad accorgersene. Ed è lui che lo dice a Montella. «Stanno a cantà». Montella avverte Sartor, e Dellas poi lo urla ad Aquilani. Che, fermo per una rimessa laterale, ride: «So' matti, je vojo bbene...». Ma sono loro che vogliono bene alla Roma, in questa notte assurda e muta, senza il rumore del calcio, senza le luci e le bandiere, senza l'odore rancido delle salsicce arrostite, senza caffè Borghetti, senza luci e nella penombra, soli davanti alla «palla» della Curva Sud. Sono loro, questo migliaio di pazzi innamorati. Che fanno coro, cantano e sventolano i drappi.
(l'articolo è di Fabvizio Voncone, quindi prendetelo con beneficio d'inventario!)


IL ROMANISTA
Aquilani: "Che emozione la maglia giallorossa!" 
Alberto Aquilani, protagonista fra i numerosi giovani che ormai sempre più spesso schiera la Roma, intervenuto nella trasmissione radiofonica “Te la do io Tokyo”, si è detto onorato ed emozionato ogni volta che scende in campo con la maglia giallorossa. Sicuramente non è un buon periodo per la Roma: “Per noi giovani in questo momento è particolarmente difficile perché abbiamo poca esperienza, ma sicuramente ce la mettiamo tutta” Ieri si è giocato senza pubblico: “Noi siamo scesi in campo come se ci fossero stati ottantamila persone, l'impegno è stato lo stesso. I cori dei tifosi che stavano fuori comunque li abbiamo sentiti forti e chiari ed è stata un'emozione grande, il pubblico della Roma è unico al mondo”. Per quanto riguarda il ruolo in campo: “Al centro sono più a mio agio, ma se il mister ha bisogno di spostarmi non ho problemi”. Poi sul momento no della Roma: “Questo periodo ci gira un po' tutto male, ma spero che con l'impegno ne verremo fuori. Non credo che ci siano squadre tanto più forti della Roma, la zona Champions è sicuramente a portata della Roma. Contro il Milan saremo concentratissimi e cercheremo il risultato. Delneri sta lavorando molto bene, è un tecnico molto preparato, cura ogni minimo particolare e piano piano sta facendo quadrare il cerchio”

IL MESSAGGERO
In campo si sentono le urla ma anche i sospiri dei giocatori dentro un vuoto innaturale Sensi assiste attonito: un milione di euro buttato via
 di MARCO DE MARTINO
ROMA - Vista così da vicino, la partita dei fantasmi nell’estremo domicilio del calcio ha qualcosa di ipnotico, strambo e decisamente surreale. Ai confini del mondo giallorosso e davanti a un pubblico incantato (seicento spettatori tra giornalisti, fotografi, raccattapalle, “maschere” e vigili del fuoco) il Grande Vuoto ti salta addosso e ti prende prigioniero: l’esaurito dell’esaurimento mischiando cervello e stadio. Nella stagione più assurda della Roma succede anche questo, e questo decisamente ci mancava. L’inno celestiale della Champions League è breve e fuorviante, poi si sentiranno anche i sospiri. Come dicono quelli bravi, dev’essere il rumore del silenzio. La cosa buffa è che il misterioso lanciatore del 15 settembre, e anche il vecchio e malandato arbitro Frisk, forse se la stanno a guardare a casa in televisione. 
Niente tifosi, tamburi e bandiere. Mai successo, almeno qui. Niente vip e vamp. Figuriamoci. Niente saluti dei giocatori a mogli e fidanzate in tribuna. E niente speaker che urla garrulo «scende in campo la squadra della Capitale» perchè in una partita così non si leggono neppure le formazioni. Piuttosto, ecco solo l’ingresso più assurdo di tutti i tempi, ventidue anime vaganti e tre signori arbitri al centro del nulla. E’ l’eclissi delle sensazioni. La foto ricordo ci vuole proprio. 
Il colpo d’occhio è decisamente choc: il verde verdissimo del campo e il bianco bianchissimo delle tribune, questo passa all’esterno dell’acquario. Però si sente tutto, e di ogni giocatore ne puoi ascoltare la corsa, lo sforzo, il fiatone. Il turpe Balitsch che falcia da dietro Totti: aaaahgt. Aquilani che chiama il pallone a Totti: «Checcoooo». Totti che tira: bum. Il sinistro di Montella che timbra il palo: sbrang. Il fischio dell’arbitro portoghese Lucilio Cardoso Cortez Batista che assomiglia a quello di un treno. Potremmo essere a Trigoria. O nel giardino di villa Pacelli. In Chiesa. O nel cortile di una prigione. Non è poi tanto male, azzarda qualcuno: niente traffico, niente bomboni, niente fumogeni, niente uova, niente insulti; e quei pochi spettatori che ci stanno, stanno in tribuna belli comodi e sdraiati. La Roma sbandata ha bisogno di calma, e niente è più calmo di un Olimpico blindato e deserto. Una scatola vuota, non c’è nemmeno un imbucato. 
Fuori sì. Fuori, nella triste notte off-limits di Champions League, ci sono trecento tifosi che inneggiano comunque, mito finale di uno strambo tifo a distanza. Vista la Roma, meglio che non abbiano visto. Almeno loro. 
Eterna malinconia e amore eterno. Nell’acquario sbuca improvviso la foca bulgara Berbatov, pallonetto a Dellas che sembra una giraffa incuriosita, palloletto a Zotti in uscita, e gol che chiude i giochi, addio alla Champions e addio ormai praticamente scritto anche alla coppetta Uefa. Allucinante la notte e allucinante il gol. Pareggerà il solito Montella, ma cambierà poco. Sensi assiste attonito, non pensa nemmeno al milione di euro d’incasso buttato nel fosso. La cosa migliore della serata, a pensarci bene, è il fischio finale dell’arbitro. Qui ombre e lucchetti, a casa brutte storie di separati. Anche ritrovando gli innamorati di sempre, non sarà facile uscire da questo vuoto. 

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