UN
PAINO
Non
me lo chiedo il perché. E’ tanto che non seguo la squadra fuori
e Torino rimane una delle trasferte più lontane che io mi ricordi
di aver fatto in Italia. E’ lontana da tutto quella città..lontana
in macchina, in treno, in aereo.lontana anche dai tre (o due) punti con
cui mai sono tornato indietro dopo esserci stato. Sarà un anno e
mezzo che non esco dal GRA goliardicamente per vederli in maglia-trasferta
(a me bianchi mi hanno sempre commosso i ragazzi..vedi sansiro..però
pure tutti rossi a casa della juve hanno sempre significato tanto).
Non
me lo chiedo il perché dicevo. Anche se a 34 anni qualcuno mi consiglia
di farlo..”non si può non smettere mai di andare a vedere la Roma!”.
Smettere mai. E’ un concetto bello quanto terribile. A me l’eternità
fa paura. Ma questo è un altro discorso.
CIS
viaggiare informati..ma sti cazzi..niente previsioni. Se si parte si parte.
Fatalisti e determinati. Partono i giri “raccolta” per riempire la vettura
e si va. Una Mob-mobile è circa cento km davanti a noi..è
il nostro faro anti nebbia anche se conoscendo il conducente e il suo sprezzo
per le difficoltà preferirebbe arrivare senza fari. Qualcun altro
è poco dietro. Si parte alla spicciolata mangiando l’asfalto prima
di vederlo bianco, grigio..colori di merda.
Piccolo
summit poco prima di Firenze. Facciamo Genova o l’A1. Una macchina chiama
da Sarzana e riferisce..”tornamo indietro..non ce la faremo mai”. CIS viaggiare
informati..sti cazzi. Daje tutti con l’A1, arrivano Mob-rassicurazioni
e cataclismi dalla città di Genova. Mi viene in mente un amico che
non sento da mesi. Lo so che lui è partito, non può non averlo
fatto. Dal modo in cui si vive questo amore per Lei tu riesci a conoscere
le persone anche se non c’è una frequentazione assidua e costante.
Lo chiamo ed è così..è sull’Aurelia. Lo consiglio
di lasciare stare e di sbrigarsi a riallacciarsi con l’A1 lui concorda
ma teme il ritardo. Erano mesi che non lo sentivo, ma lo sapevo che c ‘era..anni
fa andò a Torino da solo in macchina.
Si
marcia prima dell’appennino e poi lo si affronta. E inizia la battaglia
con madre natura. Reggiamo botta fino a Modena..dopo l’inferno bianco.
La fila. Trenta all’ora..e l’orologio che scorre inesorabile. E il telefono
che bolle. E chi annuncia la resa..e io che il perché non me lo
chiedo. Perché laggiù voglio arrivare. Siamo in pochi e pochi
dobbiamo farci sentire in quello stadio di merda simbolo di quanto poco
amore circondi il concetto di juve e di quanto invece è unico il
nostro. Non parliamo più tra di noi..c’è un ottimismo carico
di abnegazione e di voglia di non arrendersi mai. Anche quando è
palese che non ce la faremo..a dieci all’ora alle nove meno venti a 125
km da Torino continuo a sperare che nessuno dica basta. E tutti lo facciamo.
Tutti taciamo. All’ennesima botta de quattro frecce da dieci all’ora si
passa a cinque. E’troppo..Parte la frase. “So le nove..manco il secondo
tempo vedemo. Ha vinto madre natura.” “No regà..non je la faccio
a tornà indietro..so nove ore che guido” “Nun se famo pià
per culo..arivamo che è finita”.
Non
me lo chiedo neanche oggi il perché. Perché ho strillato
in un autogrill a 630 km lontano dalla mia città, davanti ad un
televisore, circondato da pochi e silenti camionisti piemontesi. Perché
non sono riuscito a godere davvero..perchè sono tornato indietro
senza vedere quelle maglie dal vivo. Perché nei 630 km di ritorno
ho analizzato con un amico come è cambiato il modo di amare questa
cosa che è La Roma. Cambiato ma identico. Contraddizioni e paradossi
che come dice lui..”nun m’enteressa de fa capì a chi non po capì”.
Perché La Mob-mobile è arrivata a destinazione e ci ha informato
di quanto pattinava felice dalle parti di Parma colpendo paletti al ritmo
di “ooolllèèè”. Non me lo chiedo il perché,
non me lo chiederò mai . Perché non la smetterò mai..
Perché mi sembra la cosa più normale che c’è.
Un
paino
CLAUDIO
partiti
alle 10 30 con un pulmino bloccati 4 ore nella tormenta de neve vicino
savona e mai arrivati a torino
vista
partita con i camionisti in un ristorantaccio
ritornati
nell urbe immortale alle 7 30 del mattino.
un
grandissimo complimento a chi gestisce le
autostrade
d italia.. assolutamente impreparati.
rabbia
tanta rabbia.
un
saluto a chi è riuscito a raggiungere il delle alpi
e
un grande abbraccio a tutti i lupi bloccati nella tormenta.
ROMA
ti amo
ROBERTO
Permessi
al lavoro e cazzate varie,riesco a convincere pue il mio amico Lele,e cosi
si và,annusando nell'aria un'altra serata importante come quella
di S.Siro.Macchina affittata all'avis e mentro aspetto conosco un altro
ragazzo che ha preso un transit e stà per partire gia alle dieci
e mezza(alla fine mi renderò
conto
che anche un 'ora di differenza sarebbbe stata decisiva).Scambiamo qualche
battuta sul tempo che troveremo per strada e alla fine mi lascia il numero
di telefono per sentirci prima dell'arrivo a Torino.All'una si parte,maciniamo
chilometri fino a Bologna poi da modena comincia l'inferno e alla fine
per arrivare all'uscita di Piacenza ci vorranno quasi due ore e mezza.Intanto
chiamo Testone(Fabrizio) per sapere lui a che punto stà e mi dice
gli mancano trenta chilometri per Torino. Quando superiamo il casello sono
le otto e mezza e mancano ancora 150 chilometri ,ma a girarci nn ci pensiamo
minimamente,sti cazzi vorrà dire che se vedemo il secondo tempo..Alle
dieci siamo ancora a sessanta chilometri..vabbè dai almeno l'ultima
mezz'ora..quando arriviamo al casello manca poco ormai,vabbè regà
almeno l'ultimi cinque minuti daje..e infatti arriviamo perfettamente in
orario...mi fermo sotto il nostro settore e per radio si sente il triplice
fischio finale..ma nn siamo tristi,abbiamo vinto e questa è la cosa
più importante e allora adesso ricca magnata che ce la siamo propio
meritata.Riaccendo subito la macchina e ci dirigiamo verso il centro mentre
cominciamo a vedere i gobbi(pochi pochi)che tornano a casa..finalmente
nella desolazione più totale troviamo un pub e brindiamo cosi ai
nostri colori mentre fuori intanto fà -5..Mi dispiace solo per Lele
che alla prima volta a Torino è riuscito a vedere lo stadio solo
da fuori.Daje capò sara per la prossima volta.
Curva
Sud ultimo baluardo..
Roberto
ALESSANDRO
La
mattina della partita apprendo che la macchina prevista per recarci in
quel di Torino è fuori uso a causa della batteria, incomincia la
frenetica ricerca di una macchina alternativa.
Ore
10.30. trovo una macchina diesel a noleggio alla travel car ad un
prezzo abbordabile. Passato a prendere il primo dei tre amici apprendiamo
che a torino e sull autostrada c è la neve, al momento non ce ne
importa piu di tanto. Ritiro la macchina alle ore 12.
La
situazione incomincia a farsi drastica quando per andare a prendere gli
altri due a bravetta e a serpentara si fanno le 14, a causa del traffico
di Roma che, visto il blocco delle auto alle 15, è impazzito. tra
un contromano e un rosso siamo sull autostrada alle 14.30. A questo punto
voi direte che stiamo ancora tornando da Torino.... Resici conto di essere
in tremendo ritardo, gli amici mi danno il via libera per affondare l accelleratore
(erano un po restii a farmi guidare dopo la perdita di aderenza dell' iveco
4x4
nel tragitto di ritorno di treviso Roma). Con il conta km fisso a 200 siamo
a bologna un po prima delle 6. Ci fermiamo per acquistare le catene e per
svuotare cio che inevitabilmente si riempe ogni trasferta. Ma eccola...
bufera di neve...
Tra
la strada invasa dalla neve, i tir, l'acqua ghiacciata della macchina arrivo
a piacenza alle 7.30. Vista l'ora, in macchina cala il silenzio, le condizioni
del tempo non ci faranno arrivare per l inizio. Ma continuo a
guidare
sempre io. Nonostantre l andatura di 80-100 km/h gli amici mi spronano
a portarli a Torino a vede la magica. La partita inizia e in macchina
non vola una mosca, qualcuno dorme. Io penso di arrivare a torino e
di
essere ormai un gobbo visto la posizione che ho assunto ormai da 400 km
per vedere qualche segno delle striscie sull asfalto pieno di neve... Il
primo gol della Roma e'un urlo liberatorio... e l accelleratore va
giu....Dopo
i tre simpatici caselli che bisogna attraversare per giungere a torino
e dopo le esaurienti risposte della truccatissima casellante (forse
aspettava
l uomo delle nevi?) eccoci pronti a Torino a farci tutti i semafori rossi
(anche perche la macchina non frenava sulla neve) e signore e signori alle
ore 22 siamo all interno del settore pronti per dare tutto nei
45
minuti che ci rimanevano... in finale Roma Torino in 7 ore e 30 minuti...
per
esserci all umiliazione di moggi, di capello e di tutta La Compagnia dei
Ladri.
per
la cronaca il mio rientro a casa è stato visto verso mezzogiorno
dopo aver rivenduto le catene inutilizzate.... Rock'n Roll
ragazzi
Alessandro |
I
VOSTRI RESOCONTI....
....E
QUELLI DELLA STAMPA
(questi ultimi
solo se meritano)
|
GAZZETTA.IT
TORINO,
26 gennaio 2006 - Roma, fortissimamente Roma. Batte la Juventus 3-2 nei
quarti di coppa Italia sotto la neve al Delle Alpi, regalando a Spalletti
la prima vittoria contro Capello. Vince nel segno di Mancini e Tommasi,
due giocatori unici, per motivi diversi. Il brasiliano che tanto piace
a Capello è il condottiero dei giallorossi, che in assenza di Totti
si affidano alla sua classe ed al suo fiuto del gol. Il cursore di centrocampo
è tornato giocatore vero e non solo collante dello spogliatoi dopo
un infortunio che avrebbe messo k.o. tanti giocatori con meno abnegazione
e spirito di sacrificio. E' lui il simbolo del nuovo corso della Roma:
lui che è al minimo sindacale di stipendio, che ha anteposto gli
interessi della squadra a quelli personali.
La
Juventus si presentava con credenziali importanti: sempre vittoriosa quest'anno
in casa, 15 successi sul altrettante gare tra campionato (11 vittorie),
Champions League (3 affermazioni) e coppa Italia (il 4-1 alla Fiorentina).
L'unico passo falso interno dei bianconeri risaliva alla Supercoppa con
l'Inter, ma era calcio d'agosto. Anche la Roma vive un momento felice:
è reduce da sei vittorie di fila, rigenerata dall'addio di Cassano,
che ha ricompattato il gruppo, e da un Mancini in forma strepitosa.
Capello,
che non ha mai vinto la coppa Italia da allenatore, si affida al turnover.
E rivoluziona il modulo tattico, affidandosi ad un inusuale 4-2-3-1, lo
stesso della Roma. In difesa rientra Zebina, nell'inconsueto ruolo di centrale,
a centrocampo si rivede Olivera, in avanti spazio all'inedito tandem Zalayeta-Mutu.
Spalletti in porta rispolvera il giovane Curci, mentre in attacco si affida
all'altro baby, Okaka, appena 16 anni e mezzo.
Il
primo tempo è discreto, di più non si può pretendere
considerata la nevicata che si abbatte sul Delle Alpi. La Juve secondo
copione fa la partita, la Roma si difende attenta e compatta, pronta a
ripartire in contropiede con le accelerazioni di Perrotta e Mancini. Nella
Juve Nedved è propositivo come ai bei tempi, ma le partenze sono
più degli arrivi. Mutu conferma di essere in buone condizioni, ormai
a suo agio nella posizione di esterno sinistro offensivo. La prima vera
occasione porta però la firma di Olivera, che approfitta di un errore
di Bovo per chiamare alla parata Curci, che devia in angolo il destro dell'esterno
uruguaiano. La replica spetterebbe ad Okaka, che però tergiversa
vanificando un contropiede ben orchestrato, e sprecando davanti ad Abbiati.
Poi la Roma trova il gol: Dacourt lancia Mancini, in sospetto fuorigioco,
che fa secco in dribbling Pessotto e sfodera un destro secco in diagonale
che trafigge Abbiati. La Juve reagisce subìto, con Mutu che prima
assiste Zebina, che cicca davanti alla porta, poi si mette in proprio e
su punizione fa venire i brividi a Curci: palla fuori di poco. Si va al
riposo sull'1-0 per la banda Spalletti.
La
ripresa inizia con i fuochi d'artificio. Zalayeta sfiora il gol con una
girata da due passi che Curci con una prodezza devia in angolo. Replica
immediata degli ospiti: Tommasi mette fuori di un niente un destro in diagonale
a botta sicura. E allora Capello cambia tutto: dentro Emerson e Del Piero
per Pessotto e Olivera, si torna al collaudato 4-4-2 con Pinturicchio ad
affiancare Zalayeta in attacco. Spalletti si copre: fuori Okaka e dentro
Rosi. E la Roma passa ancora. Con Tommasi, che capitalizza uno dei suoi
classici inserimenti offensivi mettendo alle spalle di Abbiati un suggerimento
di Mancini. La Juve prova a reagire, ma subisce la mazzata finale, vittima
di un'altra ripartenza: Rosi di tacco imbecca Perrotta che dribbla un incerto
Zebina e sigla il 3-0.
La
Juve è al tappeto, ma non si arrende e prova a rialzarsi: lo fa
con Del Piero che capitalizza un assist di Nedved per realizzare con un
tocco di sinistro il 187° gol in maglia bianconera, uno dei più
facili. La Juve è sorpresa come la prima della classe surclassata
da una compagna per una volta più preparata. Ma insiste, testarda,
incapace per vocazione di accettare una sconfitta, intesa come un affronto.
Del Piero segna ancora, stavolta su punizione. La Roma però, con
Mexes baluardo, tiene la vittoria ipotecando la qualificazione, da conquistare
all'Olimpico la settimana prossima. |