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....E QUELLI DELLA STAMPA
(questi
ultimi solo se meritano)
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REPUBBLICA.IT
ROMA, 12 aprile 2006 - La finale di coppa
Italia è Inter-Roma. Come la stagione scorsa. I
giallorossi si qualificano piegando 1-0 il Palermo
al termine di una partita equilibrata ed incerta
fino al 90'. Decisa dagli episodi, come spesso
accade quando le differenze di valori sono minime. E
allora accade che al 29' Tommasi, l'uomo partita,
tocchi di mano in area giallorossa, con un
intervento scomposto, sulla punizione tagliata messa
dentro da Corini: per Racalbuto non c'è volontarietà
e quindi rigore, allora il capitano giallorosso si
butta in avanti con un inserimento dei suoi e di
testa trova il gol, decisivo, sul cross di Bovo. In
quest'azione c'è tutto Tommasi: capace di guardare
sempre avanti, di non preoccuparsi delle difficoltà
contingenti, ma di trasformarle in vantaggi. Alla
Roma, meno spumeggiante del solito, ma più concreta
che mai, basta e avanza per conquistare la 13ª
finale di coppa Italia della propria storia. Al
Palermo non basta una prova discreta, buona nel
primo tempo, quando poteva giocare di rimessa,
insufficiente nella ripresa, quando doveva attaccare
a difesa schierata.
Olimpico quasi pieno, con Totti in Curva
Sud, tra i tifosi della Roma. Spalletti preferisce
Doni a Curci tra i pali, schiera a sinistra Bovo, in
comproprietà tra Roma e Palermo, e ripesca come
rifinitore Kharja, eroe della gara di campionato con
la Juventus. Papadopulo risponde schierando la
formazione tipo, unica eccezione per l'assenza
dell'infortunato Santana. Tedesco titolare a
centrocampo, Mutarelli non al meglio, neanche in
panchina.
Primo tempo equilibrato. Roma più
manovriera, Palermo più incisivo in zona gol. I
giallorossi pendono a destra, dove gioca il dinamico
Tommasi, si allarga il finto centravanti Taddei,
incrocia l'altro esterno Mancini. Le azioni della
banda Spalletti sono ariose, ma inevitabilmente si
fa sentire l'assenza di un centravanti di ruolo, che
finalizzi in zona gol. Il Palermo, forte del 2-1
dell'andata, amministra l'esiguo vantaggio,
aspettando la Roma nella propria metà campo e
ripartendo in contropiede. E sono ripartenze con
fanno male, spesso e volentieri. Caracciolo ruba
palla al distratto Kuffour, poi cerca un presuntuoso
quanto malfatto pallonetto solo davanti a Doni, che
respinge la conclusione debole, il centravanti prova
a ribadire in rete, ma sulla linea salva l'esperto
Panucci.
Il Palermo insiste: colpo di testa di
Zaccardo sulla punizione con il contagiri di Corini,
palla appena alta. Poi la svolta della gara in un
minuto: presunto fallo di mano di Tommasi sulla
solita calibrata punizione di Corini, sul
rovesciamento di fronte rete di testa proprio di
Tommasi, che irrompe, prepotente, sul preciso cross
da sinistra di Bovo. La Roma sfiora anche il
raddoppio con un colpo di testa di Chivu, che prova
a fare il bis della rete al Lecce, Agliardi
respinge.
Ripresa. Ora è il Palermo,
inevitabilmente, a dover fare la partita. E la Roma
può distendersi in contropiede, il marchio di
fabbrica dei giallorossi. Papadopulo dopo 12' gioca
la carta Makinwa, che subentra a Brienza. La potenza
preferita alla tecnica. Spalletti risponde con
Perrotta, non al meglio, lanciato nella mischia al
posto di Dacourt, rilevato nel ruolo da Kharja. Il
Palermo adesso attacca portando avanti anche esterni
difensivi e centrocampisti centrali, ma non va oltre
un predominio sterile. La Roma è compatta, con De
Rossi argine attento davanti alla difesa e
all'occorenza fionda per le ripartenze del generoso
Tommasi e della freccia Mancini, imprendibile in
progressione. Il Palermo ha la palla buona con
Terlizzi, ma non sfonda, la Roma può preparare la
rivincita contro l'Inter dopo il k.o. in finale di
coppa Italia del 2005. |