ASSEMBLEA DEI PICCOLI AZIONISTI
novembre 2005


Ciao Lorenzo, 
ho partecipato all’ultima Assemblea degli azionisti della As Roma e mi piacerebbe fare un resoconto del mio intervento e delle risposte della società, anche perché l’intellettuale collettivo che questo sito  rappresenta non ne è del tutto estraneo ;-).
Premetto (e l’ho premesso all’assemblea) che sono uno di coloro che nella primavera del 2000 ha acquistato il pacchetto di azioni AS Roma al momento della quotazione in borsa e lo scorso anno ho sottoscritto l’aumento di capitale. Da 24 anni sono ininterrottamente abbonato in curva. 
Sono diventato azionista e continuo ad esserlo perché convinto  che l’entrata in borsa non sia stato solo un modo per avere i soldi per acquistare Batistuta e vincere lo scudetto, bensi la strada per avviare la professionalizzazione della nostra gloriosa società e la partecipazione dei tifosi-azionisti alla vita della società stessa.
Per immaginare la scena, considerate che l’Assemblea si svolge a Trigoria, da una parte la Presidenza (Rosella Sensi, l’avv. Ferreri, la responsabile finanziaria  Mazzoleni, il Generale Di Martino –ih- ed altri; presenti a latere Bruno Conti e Pradè), dall’altra 34 azionisti, di cui molti ex soci vitalizi, storici tifosi e azionisti. L’atmosfera, anche se questa volta è stata animata, è sempre un molto romana e scanzonata.
Mario

Sintesi dell’intervento

“Dalla Relazione e dal bilancio che gli amministratori ci hanno presentato, non emerge a sufficienza la perdita di valore che l’immagine della As Roma ha subito negli ultimi 5 anni. 
Tale perdita, quantificabile in parecchi milioni di euro (come si evince anche dalle stime ufficiose del marchio “AS Roma” lette in queste ultime settimane sui giornali), è attribuibile in primo luogo a fattori esterni, quali campagne mediatiche, locali e nazionali, che da anni perseguitano la società, il suo presidente Franco Sensi, il suo capitano Totti, e i tifosi tutti.
Ho apprezzato la fermezza con cui la società ha condotto la trattativa per lo sponsor sulle maglie, non svendendolo per esigenze di cassa, e spero che lo stesso accada ogni qual volta il marchio Roma sia “venduto”. 
Credo però che non sia più tollerabile accettare, senza reagire, alla sistematica svalutazione della nostra immagine da parte di media e addetti ai lavori. 
Per questo motivo chiedo di conoscere quante cause legali di risarcimento danni siano state avviate nel corso del presente esercizio finanziario, quanto denaro è stato eventualmente incassato,  e quali iniziative sono in programmazione.
In caso di inerzia della società, sarà compito dell’azionista-tifoso supplire attraverso azioni di risarcimento di cui, se necessario, mi farò promotore tra gli azionisti.

Sotto l’aspetto interno, occorre da subito impegnarsi per valorizzare l’immagine della As Roma con iniziative specifiche e coinvolgendo i giocatori in maniera professionale.
Sito Internet: non è pensabile che il nostro sito sia ancora privo di una versione in inglese, e che sia assente qualsiasi redditività dello stesso. Tutti i club europei di media caratura offrono tramite il loro sito la possibilità di acquistare pacchetti comprendenti biglietto della partita e soggiorno nella città, visita ai luoghi storici del tifo, etc.
Chiedo pertanto di conoscere quali iniziative la società intende assumere per aumentare l’efficienza e la redditività del sito.
Sinergie con la città: la Roma è un bene di consumo tra i più richiesti, e con la Roma tutti fanno i soldi meno che il club. Si fanno con quotidiani e riviste, radio, macchinette del caffè, pagine giallorosse e via dicendo. La Roma deve creare ed organizzare queste sinergie con la città, in modo sia da sviluppare entrate, sia di promuovere immagine e marchio.
I giocatori, per contratto, devono essere vincolati al rapporto con i tifosi, dalla firma di autografi alla partecipazione a manifestazioni, direi settimanali, da svolgersi nei quartieri della città e non solo nei Roma club (n.d.r., a questo punto qualcuno ha storto la bocca, ritenendolo impossibile, ed io ho replicato dicendo “se ai giocatori va bene ok, altrimenti a casa”)
Museo: non può rimanere una bella idea, deve essere realizzato da subito, e chiedo di sapere quali iniziative a riguardo la società intende porre in essere nell’imminenza.
L’immagine, il brand, è qualcosa anche legata alla tradizione,e  al modo di preservarla ed aggiornarla.
Questione maglia: è stata oggetto di dibattito, lo sappiamo. È oramai chiaro che lo spessore della nostra società non necessiti di fantasie cromatiche e trucchi di marketing (come l’inventare improbabili casacche per le partite di coppa), ne si possa prestare a filosofie a vantaggio degli sponsor tecnici, anziché del club. Da tifoso, non ho dubbi che maglie differenti da quelli con i colori tradizionali danneggino l’immagine della società, nonché il valore del marchio. Scelta suicida in CL, col Real in nero o palio di Siena, mai col rosso!
Da azionista, vorrei comprendere se esistono ragioni economiche perlomeno di breve periodo a favore di queste scelte.  Per cui chiedo di conoscere i dati relativi alle vendite delle magliette ufficiali nell’ultimo esercizio, rispettivamente nei colori ufficiali (giallorosso) e marginali (quella nera, quella verde), comparati con i dati di vendita degli ultimi due esercizi precedenti, al fine di dimostrare se le maglie di diverso colore abbiano o no influito nella eventuale di munizione di vendite della prima maglia coi colori storici. 
Regole semplici, contro avversarie di rango sempre colori storici, una seconda maglia che mantenga colori sociali. Mai sponsor con colori tipo biancazzurro (ad esempio l’acqua Fiuggi utilizzato contro la Juve) o bianconero. Sono gli sponsor a doversi adattare a noi, non viceversa.

Il Calcio moderno offre numerose occasioni di sfruttamento, tramite vendita, del marchio: evitare la svendita o lo sputtanamento, non compromettere futuro per tenere in piedi una situazione gia compromessa. 

Pubblicità curva: È una vergogna che da 5 anni, fino al gradino 30 delle curve non si veda dentro l’aerea piccola, figuriamoci la riga di porta o di fondo campo, per la presenza di cartelloni pubblicitari a ridosso del campo. Un tiro raso terra, insomma, non lo si vede. In curva, si sa, si canta e si battono le mani, ma quella volta che uno si gira avrà o no il diritto di vedere cosa succede in campo?
Chiedo che la società provveda immediatamente a rimuovere tali cartelloni, a cominciare da dietro la porta, dovendo altrimenti ritenere gli amministratori responsabili di eventuali danni provocati da richieste di rimborso, sicuramente vincenti. Chiedo inoltre che mi sia comunicato il valore delle pubblicità di quei lati del campo, in modo da sapere per quanto è stato svenduto il rispetto verso i tifosi.

Decreto Pisanu:  se la società è convinta che nelle nuove norme, e non nella percezione del tifoso di una società un po’ vassalla, vi sia la causa del calo delle presenze all’Olimpico, allora agisca nei tribunali: impugni le norme, ne faccia valere la incostituzionalità. Si rimuovano poi immediatamente le grate messe nel piazzale antistante la curva, che rischiano –specie lato montemario- di provocare schiacciamenti in casi di fuga. Sia chiara poi una cosa: se dal prossimo campionato, come ho letto, oltre al nome mi faranno una foto ad ogni ingresso e l’archivieranno, beh, vi dico subito che dopo tanti anni non mi abbonerò più.

Modello As Roma: quanto alla politica societaria, infine, il nostro modello, anche da un punto di vista societario, non può essere la Juve, né il Milan; e non può essere neanche il Manchester Utd, visto come è finita li. Il modello deve essere legato alla nostra singolarità, noi siamo la Roma. Gli amministratori devono tenere sempre presente questo, e le regole del Calcio Moderno non dobbiamo subirle, dobbiamo scriverle noi! Il Consiglio di amministrazione (ndr, si votava il rinnovo) deve capire di avere la responsabilità di traghettare la nostra società verso il nuovo calcio, ma avendo un suo progetto, che tenga conto in primo luogo della tradizione giallorossa, e del fatto che c’è un popolo dietro.
Ad esempio, la questione stadio: sappiamo tutto che l’Olimpico è inadeguato. Ed allora non possiamo accettare che siccome a Roma c’è il Coni, il Presidente Petrucci ci dica che “altri stadi a Roma non se ne fanno”. Lo stadio è una priorità, e se non lo avessero impedito a Viola 15 anni fa non staremmo qui a parlare di problemi economici. La società abbia coraggio su questo, nel 2006 ci sono le elezioni, e sia chiaro: noi non chiediamo favori al futuro sindaco, chiediamo solo che la politica non ci ostacoli, come hanno fatto in passato.
Chiedo infine che il Consiglio di amministrazione studi la formula adeguata affinché dal prossimo anno ci sia la possibilità dei nominare al suo interno un rappresentante dei piccoli azionisti.”.

RISPOSTE della società (secondo il regolamento, infatti, in assemblea va risposto -per quanto possibile- alle domande degli azionisti): 1) sulle azioni legali contro chi danneggia immagine Roma, è stato risposto che ne sono state fatte alcune, e chi mi avrebbero riferito il dettaglio in seguito. 2) sul sito Internet, che la società ha messo in programma di migliorarlo e implementarlo e sta valutando come. 3) sulla maglia, la società ha ammesso che negli ultimi anni non hanno rispettato la tradizione giallorossa, e che hanno seguito logiche dello sponsor tecnico anziché del club, ed ha assicurato di aver dato indicazioni precise affinché dal prossimo anno le maglie richiamino i colori sociali e la tradizione. 4) marchio: la società è consapevole della necessità di valorizzare il marchio e sta valutando iniziative in tal senso. 5) cartelloni pubblicitari  curva: la società ha dichiarato che non è possibile risalire alla somma ricavata con quei cartelloni perché il dato dei ricavi della pubblicità da stadio è indistinto (n.d.r., ho replicato dicendo che mi aspettavo, e mi aspetto, che la società metta in bilancio le penali che pagherà agli sponsor visto che deve subito togliere quei cartelloni). 6) sul modello Roma, Rosella Sensi mi ha risposto ammettendo errori di comunicazione etc, come è stato poi scritto sui giornali.

Osservazioni personali: siccome non posso conoscere la buona o la malafede di chi si muove intorno alla Roma,  penso che la cosa migliore sia individuare le cose che non vanno e quelle da fare, poi chi le farà (i Sensi, l’azionariato popolare, la public company) non cambia molto. La mia impressione è che anche la strigliata degli azionisti-tifosi sia servita, e che la società abbia cominciato a capire alcune cose, per lo meno ha mostrato attenzione. Non so se sarà sufficiente; di sicuro noi tifosi si andrà avanti. In generale, però, visto anche quanto accaduto in Inghilterra, la chiave per “governare” il Calcio Moderno non sta tanto nei singoli club, quanto nelle regole che faranno Leghe e Federazioni: è lì che la Roma e i romanisti devono deve ottenere i risultati. Ciao a tutti e Forza Roma!
 



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