Il Sig. Franco Romano (un cognome, un programma!) mi ha inviato questi 21 sonetti dedicati ad
Amedeo Amadei, il Fornaretto di Frascati, l'Ottavo Re di Roma.
Lo ringrazio e gli faccio i complimenti. Questa è la sua e-mail:

f40franco@hotmail.com
1.
Voglio fare una gita..."a li castelli",
come diceva un vecchio motivetto.
Questo è un voto, per motivi d'affetto,
che risale al tempo degli "orfanelli ".

In collegio son pochi i giorni belli,
ed uno di questi mi ha fatto effetto:
un giorno ci chiamò Don Antonelli,
e disse: " Adesso viene il fornaretto...".

Tutti quanti saltarono strillando,
ma io non sapevo chi era, stavo buono;
poi si misero a correre cantando.

" Non lo conosci - mi dissero-...e chi sei...".
Ho avuto nel petto   uno strano suono
quando ho riconosciuto Amedeo Amadei.

2.
Sì, era lui il " fornaretto di Frascati",
e nel vederlo così era ...un 'attore,
una bella figura di gran signore:
si presentò vicino a  Don Biavati.

Noialtri lì, a bocca aperta , ammirati
da quell'abilità del giuocatore
nei dribblings, nei tiri e stop ( che ha provati ),
fintantochè ci chiamò il Direttore.

" Ragazzi, giocate - il prete annunciò -
in questo giorno non ci sono orari...".
Che bella vacanza ci capitò.

Tante volte in collegio ho pensato:
"  Vorrei ringraziarlo presto, magari...",
e, mannaggia, quanto tempo è passato.

3.
E  sono in auto, sulla  Tuscolana,
con i pensieri della gioventù:
"...i genitori non c'erano più,
e il collegio, per noi, era un...toccasana...

Dopoguerra, ovunque c'era una frana,
e noi ancora guardavamo lassù:
pensavamo alle bombe, alla buriana,
quando lui, Amadei, è venuto quaggiù.

E sembrava uscito dalle bustine,
come una magia, per noi, a quell'età
che giocavamo a palla e a figurine. "

Ricordo solamente quella festa
di quei quindici anni passati là:
questo pensiero mi è rimasto in testa.

4.
Sento di compiere un pellegrinaggio
(abbonora), sono meravigliato;
così, insomma, mi sono ritrovato
con questi bel pò di ricordi, in viaggio.

Frascati è una bomboniera  di maggio:
fioriere dovunque, fiori sul prato,
e poi viali   dipinti a vasto raggio;
un mondo tutto quanto colorato.

Chiedo a una passante  del "fornaretto",
e lei mi indica dove è il panificio:
l'Azienda del pane fa un bell'effetto.

Qui, è il forno di più antica tradizione,
l'ho chiamato e lui m'aspetta in  ufficio;
comincio ad avvertire l'emozione.

5.
E' tutto aperto, chiedo al personale,
mi introducono in ufficio, è al lavoro,
sembra una quercia, una quercia d'alloro:
ottant'anni, portati  mica male.

Ben piegato (dello sport), c'è il giornale,
e lui è diverso  da quand'era...moro;
però  è ancora un gran leone zodiacale:
il ventisei luglio   è il suo giorno d'oro.

Eccolo, mi guarda un pò di traverso,
si alza, si incammina e mi viene incontro:
è gioviale, simpatico, estroverso.

"Ricordo  il fatto del tempo che fu -
dice - mannaggia l'età, è tutto contro:
dai sessanta, non si contano  più."

6.
Nell'ufficio  ci sono coppe vinte,
quadri di fotografie, alle pareti,
di quando segnò le duecento reti:
sempre con la tecnica, linde e pinte.

Centravanti-razzo, pieno di finte,
il tocco d'esterno (roba da esteti);
con le carezze al pallone...dipinte...
ha iniziato all'Oratorio, dai preti.

Questo all'intorno e, lui mi dà la mano,
dice: " M'hai visto al "Don Bosco", in collegio;
caro Don Biavati, che buon cristiano.

Il suo fratello, Amedeo, vinse a spasso
il mondiale in Francia, un'attacco...regio:
è lui l'inventore del doppio passo."

7.
" Racconto la vita dei calciatori,
specie di chi diventa popolare -
gli dico - e quella sua   è delle più care:
del tifoso   è uno dei più grandi amori."

" Va bene ne parliamo ma di fuori -
mi dice - c'è lo spazio che ci pare...".
Si esce dal forno, lasciamo i rumori,
e chiunque incontra lo vuol salutare.

Ci mettiamo seduti ai giardinetti,
è qui che mi comincia a raccontare,
guarda fisso davanti, gli occhi stretti:

" Da ragazzino ero proprio un furetto:
lavoravo e trovavo da giocare,
e già mi chiamavano " fornaretto " ."

8.
" Senti un pò che cosa mi ero inventato:
nelle consegne io   dovevo ...trottare,
ma mi chiamavano gli altri a giocare,
e così  tutti hanno...collaborato.

Nelle case c'era il pane sfornato,
con tanti che andavamo a consegnare;
avevo tutto quanto organizzato:
" Daje regà, c'è parecchio da fare ".

E dopo andavamo dai Salesiani:
c'erano le sfide  coi juventini,
quanti ce n'erano tra i frascatani.

La Juventus vinceva a...tutto spiano,
per chi vuoi che tifano i ragazzini?
Ma   io sono stato un'antico...romano. "

9.
" Insomma, non avevo quindicianni
che mio padre mi accompagnò in città,
alla  Leva, e mi ci sentivo là
impalato come...un'attaccapanni.

Però mi bastò di cambiare i panni
che mi sbloccai completamente, oplà;
al mio avversario vennero    gli affanni:
su quel campo...me sentivo volà.

Sì, me ne andavo a larghe falcate
sul "Campo Testaccio" come sognando,
facevo cose nemmeno pensate.

Mi chiamarono, il primo della lista,
e così cominciai proprio giocando
ad essere un...lupetto romanista. "

10.
Fa per alzarsi, con un problemino
perchè ha subito delle operazioni;
si muove con le debite attenzioni:
gli dò una mano a mettersi in cammino.

"...non ce se crede...in quali condizioni -
mi dice - la vecchiaia, che destino;
e pensare che finanche i campioni
mi erano dietro e...non tanto vicino."

Lo tengo sottobraccio che cammina,
lo salutano tutti per la via:
qui è casa sua, la gente gli è vicina.

E camminiamo, due persone...mute,
nello scenario più bello che ci sia:
questa è una passeggiata di salute.

11.
Camminiamo al vialone : " Ciao Amedè...",
si sente ripetere ad ogni passo;
salutano con amore l'ex asso
che qui è la gloria più grande che c'è.

" Devo rimettermi - mi dice- ...embè...,
l'avversario m'è diventato il...sasso,
specie il sassetto, che chissà dov'è;
ma per me diventa peggio di un masso...

Ero rimasto a Testaccio, al provino:
dopo la Leva chiamano mio padre,
gli dicono: " E' forte  'sto ragazzino;

viè da Frascati? Embè, ma che je fa,
lo sistemamo nelle nostre squadre:
deve venì a Roma, deve giocà...".

12.
" Come entrare nel sogno e non svegliarsi -
dice - mi stavano tutti vicini:
l'età era di stare coi ragazzini,
giocare a "nascondarella", a stanarsi.

Di mister ne ho avuti cento...può darsi:
mi hanno allenato tutti quei...padrini;
solamente guardandoli allenarsi,
imparavo : Monzeglio, Bernardini...

Ero la "mascotte" di tutti quanti,
mi sono trovato in una famiglia:
mi hanno sempre trattato con i...guanti.

Mi ha  insegnato a ragionare, in effetti,
quel che successe    ( un bel parapiglia )
al giovanissimo Di Benedetti. "

13.
" Sì, Dante Di Benedetti di Albano,
dal collegio andò dritto in formazione;
una vera e propria rivelazione:
centravanti, segnava a...tutto spiano.

Una promessa del calcio italiano
che finì in Nazionale e, in conclusione,
si infortunò  e provò a giocare ( invano ),
dopo la successiva operazione.

Dall'inizio non mi sono mai illuso,
ho sempre pensato a Di Benedetti
per non dover rimanere deluso.

Temendo che potesse capitare,
col mio...forno  ho avuto rapporti stretti:
lunedì e martedì, ero a lavorare. "

14.
Niente, Amedeo fermo non ci può stare,
stavolta s'appoggia e si tira su,
io gli dò una mano e forse di più:
è un uomo con la stazza da portare.

" ...e daje va - riprende a raccontare -
ho un record, vediamo se lo sai tu?
Il mio esordio, l'inizio per giocare,
a quindicianni  in   Serie A, ero lassù.

Ma ho lottato per rimanere lì,
e quante partite ho visto in panchina:
tutti quanti si comincia così.

Il gol più importante della mia vita:
...la ragazza da allora a me vicina,
la mia donna per sempre, la mia Rita. "

15.
" Insomma, l'Atalanta venne qui,
e segnai la rete della partita:
la richiesta-prestito è scaturita,
così andai a  Bergamo, a giocare lì.

Via  da Roma...me sentivo morì,
ma la nostalgia subito è sparita:
ho visto lei, all'istante mi colpì,
una storia d'amore mai finita...".

Amedeo adesso gira zitto zitto,
scalcia un sassolino di esterno destro,
mentre lo salutano fitto fitto.

Risponde affabile con un sorriso;
di calciare  ancora gli prende l'estro,
con la gioia dipinta sul suo viso.

16.
" Torno a Roma - dice- nel trentanove,
e della fascia destra titolare;
mi capita   a       Testaccio di segnare:
quella rete  lì, ancora mi commuove.

E dopo quella rete chi...me move...
ricordo mi pareva di volare.
Senti questa, una delle tante prove:
la palla la facevo scivolare

verso l'interno del mio difensore,
poi dall'esterno me la riprendevo
e andavo in picchiata, da sfondatore.

Ero una scheggia, non c'erano  santi,
con Schaffer ( nuovo mister ), io crescevo:
c'ebbe un'idea, divenni centravanti. "

17.
Come dalla sedia andare in...poltrona,
ma quando lo disse ci lasciò muti:
che c'era da dire, di che discuti?
Però mi trovai con una...corona.

Mi resi conto ch'era la mia zona
quando mi presero i...cinque minuti:
tripletta-lampo e ancora mi risuona
quella canzone, con quei versi arguti,

che mi incoronò " OTTAVO RE DI ROMA ".
Undici anni quante soddisfazioni,
ma la gioia di questa non si doma.

Pensa che anni magici sono stati:
regnavo (!) qui a Roma, senza questioni,
e senza allontanarmi  da Frascati. "

18.
Adesso passeggiamo sul vialone
ed è qui   che lo circonda la gente:
di tutti i frascatani lui è un parente,
stringe le mani nella confusione.

" Ciao Amedè..." qui si sente a profusione,
e poi ci allontaniamo lentamente.
" Lo chiamavano -dice- " provolone "
( veniva dal Brasile ), Provvidente,

il centravanti che mi lasciò il posto;
e da quel momento ( lo dico forte ),
cercavano di fermarmi a ogni costo.

Sembrano fiabe e sono cose vere,
riuscivo ad aprire tutte le porte:
il mister mi trasformò in cannoniere. "

19.
" Parlo di calcio, ma erano guai veri -
dice Amedeo parlando piano piano -
si seguiva il giuoco ( sembrerà strano ),
anche per scordare i problemi seri.

C'era la guerra, erano tempi neri,
allora era soldato ogni...cristiano:
noi, alla Roma, eravamo Bersaglieri...
tanto allenati...d'arrivà lontano.

Le prove nel quaranta-quarantuno
( ch'era cominciato per noi in picchiata ),
con il mister che   provava  ciascuno.

All'andata eravamo messi male
e, se la squadra non è decollata,
almeno, poi, è diventata normale. "

20.
Adesso Amedeo fruga nella giacca,
e tira fuori dal portafoglio
una foto    tenuta dentro un foglio:
sembra una...reliquia  dentro una sacca.

La guarda per un pò e  mi  dà una pacca,
sospira e mi dice. "...è il mio grande orgoglio,
il pensiero dalla realtà si stacca:
rivedo tutto...liscio come l'olio. "

Gira la foto e me la fa vedere:
" E' quella squadra -dice-   a colori;
abbiamo il cappello da Bersagliere.

Ce l'ho conservato  dentro un bauletto,
però ogni tanto lo ritiro fuori,
insieme alla maglia dello scudetto. "

21.
" Abbiamo vinto e come te ne scordi,
oramai è come una cosa sparita;
però in tutti i giorni della mia vita
ho sempre pensato a questi ricordi.

Da sportivi, non si può essere ingordi,
e la " Roma " per me è sempre esistita:
io sono un tifoso ( non da bagordi ),
ma quest'anno berrò più di...due dita.

E ci vediamo a fine campionato,
non diciamo niente, per scaramanzia;
al pensiero sono già emozionato.

E faccio una previsione da...Re,
prendila, se vuoi, come una profezia:
Daje Roma, non c'è due senza tre. "

 

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