È
difficile muoversi all'interno dei cambiamenti della Sud. Sono processi,
generalmente,
che iniziano assai prima dei fatti che li rendono oggettivi,
palesi,
ed evidenti a tutti. La composizione della Sud è varia. E a questa
varietà
corrispondono una serie di realtà, di interpretazioni dei fatti,
che
ne
contraddistinguono la storia, che non è facile legare in una visione
oggettiva
e universale. Questa è la ragione per cui rosso&giallo si limita,
con
questo pezzo, a cercare di raccontare la nuda successione dei fatti e a
ordinare,
attraverso una selezione attenta, alcune testimonianze e le
dichiarazioni
ufficiali di alcuni dei gruppi portanti della Sud, fermo
restando
che un'analisi critica, o un giudizio, sui medesimi fatti, non è
cosa
che allo stato attuale ci interessi, né che, dato il loro recente
accadimento,
ci sembra ancora possibile. La Curva Sud, si giudica da sola,
nei
confronti di se stessa, e della sua ragion d'essere: la Roma.
la
situazione prima del 26 febbraio
Prima
del 26 febbraio, il ruolo guida del tifo in Sud era ricoperto, tra i
vari
gruppi, dagli AS Roma Ultras, succeduti dal settembre del 1999 al CUCS,
dopo
22 anni di attività. Dal 1990, anno in cui, in seguito ai lavori
di
ristrutturazione
per i Mondiali, la conformazione dello stadio Olimpico è
cambiata
e, di conseguenza, anche la geografia della Sud, questo ruolo guida
è
rappresentato, simbolicamente, dall'occupazione dello spazio centrale del
vetro
della curva in basso, a bordocampo, che ha sostituito, in questo, lo
storico
muretto. Al gruppo guida, si affiancano generalmente, preferendo
mantenere
un'identità separata, i gruppi storici (citiamo quelli più
noti,
anche
a chi non frequenta la Sud, come i Boys, i Fedayn, e il XXI Aprile), e
una
serie di gruppi più giovani, nati spesso dalla scissione, la maggior
parte
delle volte per ragioni ideologiche, di alcuni partecipanti
all'interno
dei primi: solitamente si pongono tutti in un rapporto di
collaborazione
col gruppo guida, collaborazione che consiste principalmente
nel
sostegno realizzativo alle coreografie, nella partecipazione ai cori, e
nella
condivisione di scelte comuni che riguardino la vita e gli accadimenti
in
Sud.
26
febbraio, roma-barcellona
Accade
dunque che il 26 febbraio, al vetro, scende il gruppo dei Boys,
mentre
gli AS Roma Ultras si spostano in una posizione più defilata rispetto
al
centro, verso la Monte Mario. Viene tuttavia realizzata la coreografia
e
viene
esposto lo striscione da essi realizzato per l'occasione. Ma a
lanciare
i cori, e a "dirigere" la Curva, subentrano i Boys. Cosa è
successo?
Abbiamo ascoltato varie testimonianze, ma ci siamo resi conto che
spesso
esse sono contraddittorie tra loro, pertanto, proprio per non
contribuire
a rinfocolare, con voci private, tensioni che certamente, adesso
non
farebbero il bene della Sud, ci limitiamo dunque a riportare le
spiegazioni
che ufficialmente sono state date dagli stessi gruppi e a citare
le
possibili cause, documentati dalle fanzine o dai comunicati, di alcuni
dei
quali (quelli che a nostro giudizio sono i più significativi e
sintetici)
vi daremo conto, che hanno accompagnato fatti e preparazione dei
fatti.
Possiamo
affermare che gli avvenimenti del 26 febbraio sono il culmine di
una
tensione, principalmente tra Boys e AS Roma Ultras, che si trascina da
diverso
tempo, rintracciabile in una serie di provocazioni polemiche (per i
primi)
dei secondi pubblicate sulle loro fanzine e delle successive risposte
dei
primi. Ma anche da una serie di segnali evidenti, nel comportamento dei
gruppi,
durante le partite. Di fondo, la tensione è originata principalmente
da
una differente concezione del lucro, laddove gli ASRU escludono qualsiasi
forma
economica legata alla Roma, e ritengono qualsiasi attività di guadagno
legata
al tifo contraria alla ragione di fondo dell'essere ultras,
"sporcando"
la gratuità del tifo, e pericolosamente vicina alla condivisione
del
calcio moderno. Di contro, i Boys sostengono che qualora vi sia
un'attività
che non approfitti del tifoso, ma gli fornisca un servizio o un
prodotto
di cui ha esigenza, non si venga meno al senso essenziale
dell'ultras,
e che certe forme di critica siano pretesti di tensione inutili
alla
Sud, e un'invadenza che non rispetta modi di porsi rispetto alla vita
ultras
diversi. Un'altra corrente di opinione sostiene che anche
l'apoliticità
è segno essenziale dell'ultras, segno tradito, a parere di
molti,
anche dalle mani alzate di parecchi degli ASRU, durante l'esecuzione
dell'inno
italiano, adottato tra i cori, in modo particolare in quest'anno
da
"campioni d'Italia". Evidente che questa terza posizione critica entrambi
i
gruppi, senza favorire l'uno o l'altro. Ai fatti, questo scontro
ideologico
si manifesta in scambi orali e scritti, riferimenti espliciti e
meno
espliciti ai comportamenti reciproci come, ad esempio, la critica degli
AS
Roma Ultras, mai definita direttamente sulle fanzine, ma suggerita in
modi
diversi, per varie ragioni, all'iniziativa del treno per le trasferte
(organizzato
principalmente dai cugini Zappavigna, uno dei quali, Paolo,
attivo
responsabile dei Boys, e l'altro, Guido, figura storica del tifo
della
Sud), servizio che desta parecchi entusiasmi dei tifosi usufruenti al
suo
battesimo, in occasione della trasferta di Brescia. I primi segnali di
malcontento
dei Boys, e non solo loro, sono ancora precedenti, con i
cosiddetti
"controcori", ossia l'opposizione dalla loro posizione,
attraverso
cori differenti e contemporanei a quelli lanciati dagli ASRU.
Atteggiamento
che ovviamente provoca la dispersione di voci nella Curva. Già
da
Roma-Brescia in campionato, (ma anche in Coppa Italia, dove, a onor del
vero,
il controcoro parte più dai Fedayn) questa opposizione diventa decisa.
In
occasione di Roma-Barcellona, dunque, i Boys si pronunciano in un
comunicato,
distribuito in curva, in maniera esplicita contro la polemica
continua
degli ASRU, trovandola improduttiva e viziata da ragioni personali.
La
loro posizione è, a loro dire, condivisa anche da altri gruppi.
Una
condivisione
che sostanzialmente si basa sulla mancanza di accordo
nell'esecuzione
coreografica, e sulla resa effettiva della Sud durante le
partite.
Gli As Roma Ultras, formalmente il gruppo responsabile del tifo,
insomma,
risponderebbero della "stanchezza" delle prestazioni della Curva
negli
ultimi tempi, del silenzio in partite cruciali, come Roma-Inter e
Roma-Juve,
che ha provocato anche lo scherno delle tifoserie avversarie
(bruciante,
in tal proposito, il "coniglio alza la voce" con cui gli ospiti
juventini
hanno apostrofato la Sud, durante l'ultimo incontro casalingo
dello
scorso 10 febbraio). Le posizioni ufficiali degli altri gruppi,
tuttavia,
prendono le distanze da questa lettura dei fatti. Ad oggi Fedayn,
XXI
Aprile, Tradizione Distinzione, dichiarano in documenti di cui diamo
nota
di seguito, di non preferire l'uno o l'altro gruppo, di essere
sinceramente
dispiaciuti della situazione e si augurano la possibilità di
una
rinnovata unione della Sud. Ma dopo i fatti del 26 febbraio, gli ASRU,
prendono
la decisione di sciogliersi.
1
marzo
Appare
un comunicato ufficiale.
"Gli
AS Roma Ultras annunciano, con decisione irrevocabile, il loro
scioglimento.
Abbiamo infatti constatato, nella stagione in corso, che il
progetto
originario al quale abbiamo dedicato tutti i nostri sforzi non è
più
raggiungibile. Le soluzioni proposte da altri gruppi della Curva Sud non
possono
essere da noi accettate perché non in linea con il nostro pensiero.
Ringraziamo
di cuore tutti i ragazzi che settimanalmente ci hanno seguito,
il
nostro dispiacere è soprattutto per loro. Forza Roma". Roma, 1 marzo
2002
- AS Roma Ultras
La
scelta dell'ormai ex gruppo leader crea un senso di effettivo dispiacere
a
tutti, compresi i Boys, i quali, intervenendo a Rete Sport, ribadiscono
la
sostanziale
contrarietà agli atteggiamenti di critica e polemica, perché
ritenuti
forme di veleno gratuito e forzato che dividono la Sud, ma
esprimono
in questa occasione il loro rammarico per la scissione del gruppo,
il
cui impegno e la cui buona fede, in termini generali, non si sentono di
negare.
Nella stessa occasione si augurano anche che il gruppo torni sui
suoi
passi, e che possa unirsi agli altri nell'organizzare un tifo unito e
compatto.
Le polemiche, nell'ambiente, si fanno però più aspre, e se
ne
possono
leggere alcune tracce anche sui Guestbook dei siti ufficiali dei
gruppi,
i cui testi, alcuni anche significativi, non pubblichiamo per una
sola
ragione: godono dell'anonimato garantito da Internet, e non riteniamo
giusto
dar loro valenza di dichiarazione senza potere appurare l'identità
di
chi
li ha espressi. Tuttavia, per chi voglia approfondire la questione,
possono
essere un buon indice (parziale, lo ripetiamo, ma significativo)
dell'atmosfera
attuale. Molti dunque rimproverano ai Boys l'imposizione agli
AS
Roma Ultras di abbandonare il vetro, e temono che il loro gesto sia la
definitiva
presa di potere di un gruppo singolo, che data la sua dichiarata
e
coerente identità politica dal 1972, non può però,
ovviamente,
rappresentare
la curva interamente.
5
marzo
Ecco
dunque il comunicato a firma di Paolo Zappavigna, che spiega le ragioni
del
suo gesto, ma specifica anche che non c'è da parte dei Boys alcuna
intenzione
di monopolizzare il vetro e di dirigere da soli la Sud.
"La
curva sud è dei tifosi non dei gruppi". "Sono il responsabile dei
Boys
Roma:
noi non abbiamo nessuna intenzione di gestire la curva, se ora siamo
in
questa situazione ringraziate gli ASRU che versavano veleno in curva
giudicando
come se fossero giudici. Si è deciso di intervenire perché
la
curva
sud è di tutti i tifosi (coatti o precisi), a noi non interessa.
L'importante
è che in curva si venga a cantare e non a fare le sfilate di
moda...
se è vero che amate la ROMA allora tifate tutti insieme e basta
co'
le
chiacchiere da serve, il gruppo che farà parte della vetrata centrale
non
farà
nessun tipo di materiale! Parteciperanno a tutto questo i gruppi: Boys,
Fedayn,
XXI Aprile, S.Lorenzo, Tradizione Distinzione, Orgoglio capitolino,
Ultras
lidensi. Grazie a tutti x l'aiuto".
Il
comunicato viene sconfessato da alcuni, soprattutto nell'accusa
generalizzante
verso gli ASRU, e sottoscritto da altri. Ma resta
teoricamente
il progetto di un'unione comune dei gruppi maggiori della Sud
per
gestire la Curva sotto un unico striscione, che secondo indiscrezioni
dovrebbe
intitolarsi "Curva Sud", affiancato dagli striscioni distinti di
Tradizione
Distinzione e degli Ultras Lidensi. In realtà, al derby, questo
striscione
non è mai apparso e, inizialmente, si pensa sia stato sostituito
da
FIGLI DELLA LUPA, striscione che, in realtà, appare sempre defilato
rispetto
al centro, è nato inizialmente come stendardo da Opposta Fazione
e
poi
usato a lungo dagli ASRU per riempire la balaustra, in basso. Dunque
formalmente,
ad oggi, il progetto dell'unione non è stato realizzato. Il che
è
confermato anche da voci ufficiali che non abbracciano il proposito.
Lascia
infatti perplessi la risposta secca dei Fedayn al comunicato dei
Boys:
FEDAYN
ROMA 1972, 06/03/2002
"In
riferimento al comunicato apparso sul vostro sito, I FEDAYN ROMA
comunicano:
anche non essendo contrari alla decisione presa da altri gruppi
della
Curva, di non prendere parte a questa nuova unione della Sud.
Intendiamo
proseguire per la nostra strada come da sempre avviene. Invitiamo
perciò
chiunque a non usare il nostro nome IMPROPRIAMENTE, per qualsiasi
tipo
di comunicato, se non dietro nostra autorizzazione".
DIRETTIVO
FEDAYN ROMA 1972
A
prescindere dai dubbi sull'accordo tra le varie parti in causa, dunque,
nel
progetto proposto non sfugge l'assonanza, nel particolare, dell'idea
dell'unione
dietro un'unica denominazione col CUCS, al quale parecchi in
questo
momento tornano ad appellarsi, ma che in un comunicato ufficiale (il
primo
dopo due anni di silenzio) prende una posizione chiarissima e
piuttosto
dura, espressa in queste parole.
"Considerati
gli ultimi avvenimenti accaduti in Curva Sud, ed i numerosi
messaggi
a riguardo, apparsi su Internet, talvolta a firma CUCS, e dei quali
non
siamo in grado di verificare la provenienza, teniamo a precisare quanto
segue:
quanto accaduto in Curva in occasione di Roma-Barcellona, non ci
appartiene
in alcun modo, né ci autorizza a sentirci vinti o vincitori. Da
oltre
due anni non facciamo più parte dell'organizzazione attiva della
Curva
Sud,
limitando semplicemente la nostra partecipazione nel seguire i cori
che,
di volta in volta, vengono alzati, con la passione e la grinta di
sempre.
Pertanto, non essendo a diretta e completa conoscenza dei fatti,
crediamo
giusto e coerente, da parte nostra, non entrare nel merito di
quanto
accaduto. Pur comprendendo lo stato d'animo di chi ha ancora aperta
la
ferita del 12/9/99, ribadiamo che i recenti fatti, non possono e non
devono
rappresentare per noi una falsa rivincita né tantomeno un'assurda
vendetta,
poiché tale ipocrisia striderebbe assolutamente con lo stile CUCS.
Invitiamo
pertanto fortemente tutti coloro che hanno rispetto per il nome
del
Gruppo a "VOLARE ALTO", evitando lontane ipotesi di sciacallaggio nonché
sterili
chiacchiere "da cortile", il cui unico risultato sarebbe uno
svilimento
dell'immagine del CUCS stesso. Un'ultima precisazione riguardo le
voci
che circolano, secondo le quali saremmo stati interpellati per un
eventuale
ritorno alla guida del tifo... niente di più falso!!! Cogliamo
l'occasione
per ribadire quanto già ufficialmente comunicato tempo fa. Lo
striscione
del Commando tornerà in Curva, solo, se, e quando, la Sud stessa,
gruppi
compresi, ne farà esplicita e pubblica richiesta (cosa che allo
stato
attuale
consideriamo assai improbabile). Diversamente, continueremo ad
occupare
la postazione attuale (sett. M19), comunque fieri di dare il nostro
apporto
dal 1° al 90°. Concludendo: se avete rispetto per il CUCS e ciò
che
il
suo nome rappresenta, il modo migliore per dimostrarlo è tifare
senza
sosta.
Abbiamo sempre sostenuto che prima c'è la ROMA, poi la SUD, a seguire
(nell'ordine
che più vi aggrada) tutto il resto, CUCS compreso. Domenica c'è
il
Derby... dobbiamo ricordarvi di tifare con tutta l'anima?".
4
marzo 2002
COMMANDO
ULTRA' CURVA SUD
10
marzo, il derby
La
naturale tensione prederby viene aggravata dall'incertezza delle voci
contrastanti
riguardo alle decisioni comuni della Curva. Prevalgono in
questo
momento, nell'ambiente, naturale scetticismo, contraddittorietà,
dubbio
e timore di un tifo scadente alla vigilia di una ricorrenza delicata
a
Roma quale il derby che, data la sua natura particolare, non può,
ovviamente,
neanche fornire la possibilità di una verifica di questo nuovo
assetto
organizzativo della Sud: l'esaltazione della spettacolare
prestazione
della squadra rossogialla, infatti, contribuisce effettivamente
alla
resa della Curva, che canta incessantemente e, esattamente come per
Roma-Barcellona,
dà una delle migliori prove di sé degli ultimi tempi. Ma
ci
sentiamo
di dire che la bellezza straordinaria della Sud del derby è
costituita
dalla sua scelta coreografica che, effettivamente, una volta
tanto
mette d'accordo e tocca nell'intimo tutti noi e che, evidentemente,
vuole
avere il valore di un messaggio cosciente. I Romanisti oppongono alla
roboante
coreografia biancoazzurra sconcertante nei prestiti rossogialli
(dal
riferimento al gladiatore, fino alle striscioline calanti in Tevere,
che
ci paiono tanto una copia incolore e smorzata dell'indimenticabile
coreografia
del Roma-Juve del 1986) la dignità di un saluto ai suoi
scomparsi:
tutti. Senza distinzione di gruppo, ma solo seguendo un unico
criterio,
che lo striscione disteso sul vetro spiega: "A chi ci ha lasciato
con
la Roma nel cuore". Si aprono poi, su centinaia di sventolanti
bandierine
tricolori, come decine di brividi, i nomi che hanno fatto la
storia
del tifo romanista: Geppo, Tzigano, Pucci, Dante, Fedayno, Roberto
Rulli,
Rino Bellecca e tanti altri, di nuovo, tutti insieme, tornano ad
alzare
la sciarpa con noi, abbracciati dall'alto, da un AGODINO, che chiama
Viola
e Di Bartolomei quasi a custodire il senso profondo di una storia, di
un
"passato" come dice uno dei cori, che "non si dimentica".
Ci
dice una voce ufficiale del XXI Aprile che parla a titolo del gruppo e
spiega
contemporaneamente la posizione del medesimo all'interno dei fatti
recenti:
"Noi non siamo stati contenti dello scioglimento degli ASRU,
pensiamo
che per il bene della Roma, tutte le tensioni potessero e possano
stemperarsi.
Il senso di quella che non chiameremmo neanche una coreografia,
era
un messaggio, chiaro a tutti. Se non altro per il rispetto, profondo,
verso
quei nomi, la Curva deve trovare un accordo e impegnarsi tutta
insieme.
Ognuno deve scuotersi e guardare la sua coscienza. Dal singolo ai
gruppi
ufficiali: qui ci vuole l'impegno di tutti".
A
questa dichiarazione rilasciataci in prima persona da un responsabile del
XXI
Aprile, fa eco questo comunicato di Tradizione Distinzione, apparso sul
sito
di Lorenzo, Curva Sud.
Comunicato
del 12 marzo 2002
"Il
"direttivo" di Tradizione Distinzione ci tiene a far sapere che per
amore
della Roma ha messo da parte tutti i rancori, i veleni di quei giorni
e
quindi ti inviamo l'articolo della T.D.R. di domenica 10/03/02 uscita
sulla
fanzine dei Boys. Questo affinché tutti capiscano la nostra posizione
e
la nostra buona fede e ci stiano vicino a fare una grande curva. Parlare
della
storia del gruppo, dei principi dei valori di cui è portatore dopo
quanto
è accaduto negli ultimi giorni non è affatto facile, poche
righe non
sono
sufficienti e in tutta franchezza non crediamo sia questo il momento
adatto.
In pochi giorni abbiamo visto sgretolarsi il lavoro svolto dal
gruppo
principale della sud, ascoltato voci infondate e crudeli, visto negli
occhi
di molti ragazzi la tristezza di chi coinvolto ingiustamente si è
ritrovato
spiazzato e isolato. Tutto questo a noi di T.D.R. ci dispiace e ci
fa
male. Con la coerenza che ci contraddistingue tuttavia non lasciamo, né
lo
abbiamo mai fatto, in asso le nostre azioni, ci prendiamo come sempre le
nostre
responsabilità. Quindi sia chiaro che noi andremo avanti anke da
soli.
Il nostro interesse principale è l'amore per l'A.S. Roma e per la
nostra
città, che amiamo profondamente per la sua storia e la sua
tradizione,
che è eroica e solare, punto di riferimento per ki come noi è
convinto
ke questa è un'epoca di dissoluzione dove è impossibile uscire
a
realizzarsi
secondo le proprie capacità. Noi abbiamo scelto lo stadio come
punto
di aggregazione, nostra sede, punto vendita del nostro materiale, e
anke
come punto d'incontro, di confronto e di crescita. Ki ha dentro di sé
certe
convinzioni, certi principi ed eterni valori della Tradizione
Occidentale
che la "Civiltà dei Moderni" ha invertito, riconoscerà
guardandoci
negli occhi il nostro modo di essere, la nostra mentalità
ultras,
che va oltre le chiacchiere o il tornaconto personale. Siete tutti
invitati
a conoscerci ad aiutarci e a far crescere insieme la sud, lottando
insieme
per un unico scopo: la supremazia cittadina, l'onore, la nostra
amicizia.
In mezzo alle rovine di questa civiltà l'essenziale per noi è
mantenersi
retti e non lasciarsi corrompere dai modelli che il sistema ci
propone.
Essere ultras oggi è molto difficile, ma a noi le sfide non
spaventano,
siamo certi di fare grandi cose. Siete avvertiti, sentirete
parlare
di noi... e non dite che siamo pochi, dite soltanto che siamo!!".
Il
Direttivo Tradizione Distinzione
In
sintesi l'unità sembra essere la strada verso la quale tutti i gruppi,
seppellendo
rancori, si avviano. Roma-Galatasaray sarà una delusione.
13
marzo, roma-galatasaray
Strana
atmosfera in Sud: è determinata dal fatto che, per la prima volta,
al
solito
vetro, sembrano apparire personaggi slegati, senza coordinazione.
Nessuna
coreografia sottolinea la prestazione. Appare dal basso qualche
megafono,
ma non ci sono casse amplificanti e, in sintesi, la dispersione
dei
cori lascia tutti spaesati. Il tifo di Roma-Galatasaray è desolante.
E
ad
esso non fa seguito alcuna dichiarazione ufficiale. La misera conclusione
della
partita, la rissa coi turchi aggrava l'anima. E, per la prima volta,
sembra
quasi che nessuno si senta di assumersi da solo la responsabilità
della
gestione di una Sud, forse troppo cambiata. Almeno per l'immediato.
16
marzo, roma-atalanta
Dall'apertura
dei cancelli, la Sud è tutta un: "Ma possibile che neanche
oggi
va nessuno? Ma i Boys che fanno? Restano su? Oggi è il trentennale
dei
Fedayn,
scendono loro?". Non scende nessuno. Appaiono due megafoni, ma senza
casse.
È una notte umida, la Roma, Campione d'Italia, si sta giocando,
in
una
settimana, la speranza di scudetto e la prosecuzione in Champions
League.
La gente è tesa, ha voglia di sfogare l'entusiasmo per una Roma
determinata,
che sembra nuovamente tornata alle prestazioni spettacolari
dello
scorso anno ed è imbattuta da 24 turni. Forse la sensazione di
abbandono
che si respira in Sud, genera il "miracolo" come scherzosamente si
commenta,
poi l'esplodere inatteso di impegno da parte di tutti. Infatti,
anche
senza direzione compatta dal basso, ogni gruppo e soprattutto i
singoli,
tifosi, dai cani sciolti alle piccole brigate, o ai gruppetti
spontanei,
danno un contributo. I Fedayn festeggiano il loro trentennale,
con
cori da brividi e una coreografia toccante. La parte bassa della Sud si
accende
di luci danzanti dopo il primo gol. I Boys cantano incessantemente.
Dal
settore M19, esce uno striscione toccante che onora Pluto Aldair. Ma
soprattutto
è la gente, i singoli romanisti, a dare il massimo. Cori
spontanei,
come la samba ad Assunçao, balletti improvvisati alla Lima
(mimando
l'animosità del giocatore ribelle agli insulti del mercoledì
precedenti)
sostegno a tutti i giocatori, olè provocatori all'Atalanta e
formulette
di sfottò ai laziali. La spontaneità, purtroppo, è
limitata
all'esterno,
per chi guarda da altri settori, dalla dispersione, soprattutto
nel
secondo tempo. Ma dall'interno, nel complesso, forse scatta in tutti un
senso
di responsabilità e si sente un'atmosfera di grande desiderio di
collaborazione,
che lascia ben sperare.
Questi,
insomma, i fatti. Allo stato attuale non esiste ancora un disegno di
gestione
definitivo. Ci risulta che il dialogo tra i gruppi sia avviato
verso
una meta comune. Noi abbiamo provato a darvene conto in maniera
obiettiva
e fondandoci solo e soltanto su quanto appurabile e confermabile
anche
da documenti ufficiali, approfonditi in via personale. Per onore della
verità,
specifichiamo che gli ASRU, per libera scelta, preferiscono affidare
solo
al comunicato e ai loro documenti il commento dei fatti. Ne rispettiamo
la
scelta. Ci auguriamo che la Sud trovi la strada che la porti ad essere
ancora
e sempre di più, uno dei segni della grandezza della nostra maglia
e
ringraziamo,
dal profondo del cuore, tutti coloro che danno il loro impegno
e
la loro dedizione a questo grande amore chiamato Roma. Daje Roma. DAJE
SUD. |