7 marzo
2001
Sono stato gentilmente invitato, per la professione che svolgo, ad assistere
a un convegno relativo alla violenza negli stadi che si è svolto
all’Agis. Ho deciso di andare in quanto allo stesso avrebbe partecipato
l’On. Giovanna Melandri, vale a dire il nemico pubblico n° 1 di tutte
le tifoserie italiane, e quindi speravo di poter fare qualche domanda “cattivella”
per metterla in difficoltà. Allo stesso dibattito ha partecipato
anche Franco Carraro ed il Prefetto Andreassi, ex Capo della Polizia di
Prevenzione (sostanzialmente quella che coordina anche gli uffici D.I.G.O.S.).
Moderatore: Biancone,
del Corriere della Sera.
Capirete, quindi, che c’erano validissimi motivi per partecipare,
sia pure nella veste di ascoltatore interessato, anche se sarebbe stato
opportuno che, quando si parla di violenza negli stadi, venissero invitati
in prima battuta coloro che vivono il problema: i tifosi e i poliziotti
che fanno servizio allo stadio. Ma, considerato che gli uni e gli altri
non debbono partecipare a competizioni elettorali e, soprattutto, potrebbero
dire la verità, è meglio allora non farli intervenire quali
partecipanti e strutturare il dibattito in modo che il pubblico astante
non possa fare domande.
*
Preceduto dalla proiezione del film “Ultrà” di Amendola (che dopo
questo film non è più entrato in Curva Sud), il convegno
vero e proprio è durato una ventina di minuti.
L’On. Melandri è arrivata in ritardo e se n’è andata in anticipo,
evanescente e sfuggente come sempre, senza ricevere applausi né
all’ingresso, né all’uscita.
Partiamo da una premessa.
L’Italia
è una repubblica che, seppur democratica, è assai particolare.
E quindi è possibile che una persona che non è mai stata
in una curva sia sul palco a dare lezioni e linee operative a chi, invece
ci sta da una vita.
Ma, facendo parte delle regole del gioco, lo si deve accettare, anche se
poi - grazie a Dio - esiste uno spazio (finora) libero come internet sul
quale si può replicare.
Non avendo
avuto, quindi, la possibilità di intervenire, ecco qui un riassunto
di ciò che è stato detto.
*
Di Franco Carraro non
parlo: ha costruito lui il nuovo stadio Olimpico senza neanche prevedere
le uscite di sicurezza. E mi basta.
La prima domanda
è stata rivolta al Prefetto Andreassi.
Iniziamo a chiarire cos’è un prefetto, per valutare il peso delle
sue risposte.
Il prefetto
è un organo del Ministero dell’Interno ed è autorità
provinciale di Pubblica Sicurezza.
Come tale egli è responsabile della tutela dell’ordine pubblico,
e in tale veste coordina i compiti e le attività degli ufficiali
e degli agenti di P.S.
Diciamo che è il superiore del Questore, che invece ha la direzione,
la responsabilità e il coordinamento a livello tecnico-operativo.
Quindi (a
solo titolo di esempio):
- il Ministro dell’Interno
dice: reprimiamo gli ultras. Prefetto, vedi un po’ tu come si può
fare.
- il Prefetto ci
pensa e dice: bisogna impedire l’ingresso di striscioni politici e far
rispettare i posti numerati, Questore, provvedi.
- il Questore pensa
e dice: tre filtri d'ingresso ai cancelli e monitoraggio della curva. Commissario,
provvedi.
-Il Commissario
pensa e dice: celerino, mettiti qui, tu mettiti qui e sequestra qualsiasi
cosa che ti sembra dubbia.
Diciamo che funziona così.
Tornando al dibattito,
la prima domanda è relativa all'evoluzione della violenza negli
stadi nell'ultimo periodo.
Così risponde
il Prefetto: Il film che abbiamo visto
risponde un po’ alla realtà, anche se è esasperato per finzione
scenica. Io ho provato orrore e pietà nel vederlo. Il tifoso è
una combinazione di due elementi: passione sportiva e ruolo sociale che
riveste all’interno dello stadio. Attualmente ci troviamo in difficoltà
nell’attuare la politica della “polizia di prossimità”, vale a dire
quella a contatto col cittadino, perchè per attuarla bisogna essere
in due.
Il nostro obiettivo
è comunque quello di restringere gli Irriducibili e gli ultrà
(testuale, n.d.L.)
Prendiamo quindi
atto da colui che riceve ordini dal Ministero dell’Interno che l’obiettivo
primario è quello di eliminare i gruppi ultras.
Finalmente arriva
la Melandri con il suo discorsetto che abbiamo già sentito milioni
di volte e che evidentemente a chi frequenta gli stadi, non solo di calcio,
non deve essere piaciuto granché, visto i fischi che rimedia in
ogni sua apparizione pubblica (per ultimo: la partita di rugby Italia/Scozia
allo stadio Flaminio. E’ recidiva, perchè anche lo scorso anno era
stata fischiata nella stessa occasione).
Ricordiamo che
la Melandri è la promotrice di quella disposizione relativa agli
striscioni che prevede la sospensione della partita se uno striscione offensivo
viene esposto per 45 minuti (quando mai uno striscione, specie se offensivo,
viene esposto per più di due minuti?).
Cavallo di battaglia
della Melandri è l’ormai arcinota frase “Gli
stadi non sono luoghi extraterritoriali”.
Beh, su questo
siamo d’accordo. Gli stadi non sono luoghi extraterritoriali. Ma questo
vale per tutti o solo per noi tifosi?
In altre parole,
per strada è difficile che un poliziotto ti insulti gratuitamente
o ti dia una spinta facendoti cadere per le scale.
E per le strade
è difficile vedere un poliziotto alla guida di una volante con un
fazzoletto a coprirgli il volto. Ma negli stadi avviene. Negli stadi, ad
Udine ad esempio, viene sequestrato uno striscione “Giustizia per Alessandro”:
per quale ragione? Costituiva reato? Incitava alla violenza? Forse lo stadio
è un luogo dove vige un’altra legge?
Cara Giovanna,
non ritieni che anche alcuni tra le forze dell’ordine - persino tra i questori
- ritengano lo stadio un luogo extraterritoriale dove possono, al pari
di alcuni tifosi, sfogare le proprie ansie e frustazioni quotidiane? E
non siete invece proprio voi politici, di tutti i colori, a violare la
legge per i vostri biechi interessi e le vostre brame di potere?
Rispunta fuori,
a questo punto, il caso Arkan,
che viene portato dall’On. Melandri come esempio di extraterritorialità.
Già. Peccato
che l’inchiesta relativa a quello striscione sia stata archiviata, ma non
perchè non si sia trovato il “colpevole”, ma perchè il fatto
non costituiva reato.
E allora, se il
fatto non costituisce reato vuol dire che è lecito, magari inopportuno,
ma lecito.
E se è lecito,
chi è che commette un abuso nel momento in cui interviene per sequestrare
uno striscione lecito? Se gli stadi non sono “extraterritoriali”, perchè
si sequestrano striscioni leciti, si impediscono comportamenti legali e
via dicendo?
La risposta è
semplice: perchè alcuni atteggiamenti intaccano il potere politico,
che tenta di far passare per reati comportamenti che invece non costituiscono
reato.
Per il caso Arkan
si sono spese pagine e pagine di giornali, si è scatenata una feroce
repressione (di cui noi romanisti abbiamo pagato le conseguenze) che aveva
solo e soltanto risvolti politici.
Era uno striscione
indubbiamente inopportuno, ma lecito. Lo Stato però nell’occasione
ha sfruttato la palla che gli è stata servita su un piatto d’argento
per raggiungere i propri scopi.
Su questo il mondo
ultras dovrebbe riflettere: se si vuole sopravvivere, è opportuno
evitare striscioni di questo tipo allo stadio. Portateglieli sotto al Parlamento,
ma allo stadio non è il caso perchè ormai hanno trovato l’antidoto:
trasformare per l’opinione pubblica in reato ciò che non lo è.
Servendosi dei giornali, ben contenti di partecipare perché vivono
di politica, e non di problemi reali.
Questo comportamento
è perfino peggiore di chi fa uno striscione offensivo, siamo tutti
d’accordo, però il potere ce l’hanno loro.
Poi si rammarica,
la Melandri, che il nuovo disegno di legge
sulla violenza degli stadi non sia passato.
C’erano problemi
di costituzionalità sollevati dall’opposizione, e la Signora se
ne dispiace.
La Melandri ritiene
che sia giusto incarcerare le persone senza processo ed impedendo loro
di difendersi solo in quanto “teppisti da stadio”. La Melandri mi dovrebbe
spiegare quale differenza c’è tra un pugno dato allo stadio ed un
pugno dato in discoteca o al Luna park. Con questo non voglio dire che
non debba essere punito, ma mi sfugge il perché debba essere punito
con pene assi più severe a secondo del luogo dove accade!
E la Melandri mi
dovrebbe spiegare per quale ragione un ragazzo che tira un caffè
Borghetti vuoto in campo (o, come accaduto ai vicentini, perchè
hanno insultato gli avversari, sic!) debba subire un provvedimento
(diffida e obbligo di firma) quando i pedofili non scontano misure così
repressive (anzi, si insabbiano le inchieste...) e le questure sono piene
di casi irrisolti, ben più gravi di un lancio di un Borghetti.
Non esiste in Italia
una categoria vessata quanto i tifosi.
Sono gli unici
a dover subire un provvedimento così restrittivo come la diffida
con obbligo di firma senza che possano difendersi o far valere le proprie
ragioni.
In tutta Italia
le questure non sono capaci ad applicare questa legge (fatta malissimo
tra l'altro), rendendola ancor più vessatoria.
E i tifosi non
possono fare nulla perchè assai spesso sono ragazzi che non possono
permettersi un avvocato.
La Melandri ci
spieghi questo. Ci spieghi per quale motivo solo quando viene picchiato
il figlio di un sottosegretario vengono sospesi gli agenti che lo hanno
percosso, mentre se si tratta del figlio di “Gennaro Esposito, netturbino”
nulla trapela.
Ci spieghi perchè
se gli atalantini fanno gli incidenti a Bergamo esce subito fuori il filmato
fatto dalla polizia per fare vedere le "bestie", mentre se un ragazzo finisce
in coma per una spinta data da un poliziotto il filmato (che esiste) non
esce fuori.
Ce lo spieghi,
la Signora Melandri. E venga una volta - in incognito - in trasferta con
i tifosi della Roma. Venga, signora. Le faranno fare la pipì in
mezzo a un prato, davanti a tutti, come ad una Signora a Perugia/Roma dello
scorso anno. Venga, signora. E si porti dietro anche l’On. Bianco. Sempre
in incognito però eh! Altrimenti, si sa cosa accade. Quando il Papa
va a visitare gli ospedali è tutto lindo e pinto. E anche ieri i
vigili urbani si affannavano, Signora Melandri, a rimuovere le auto in
divieto di sosta vicino al luogo del congresso, così Lei avrà
avuto l’impressione che è tutto in ordine!
Venga, Signora,
è ufficialmente invitata.
Giovanna Melandri
BIOGRAFIA
Giovanna Melandri
è nata a New York il 28 gennaio 1962. E’ laureata cum laude in Economia
e Commercio, con una tesi sulla riforma fiscale di Reagan del 1981. Parla
correntemente l’inglese ed ha una buona conoscenza del francese e del tedesco.
Vive a Roma.
Ha lavorato
dal 1983 al 1987 all’Ufficio Studi della Montedison coordinando un gruppo
di lavoro sulla politica industriale e tecnologica.
Responsabile dell’Ufficio
Internazionale della Legambiente dal 1988 al 1994, ne ha coordinato il
Comitato scientifico. Ha contribuito alla stesura del Piano Occupazionale
e della proposta di riforma fiscale di Legambiente.
Nel 1990 è
stata membro della delegazione italiana alla Conferenza di Bergen sullo
Sviluppo sostenibile,
indetta dall’allora
primo ministro norvegese, signora Bruntland. Ha inoltre fatto parte della
delegazione
italiana alla Conferenza
ONU di Rio de Janeiro su Ambiente e Sviluppo del 1992, durante la quale
ha seguito i
lavori preparatori
per l’approvazione della Convenzione sul clima e della Convenzione sulla
biodiversità.
CURRICULUM
Dal 1982 fa parte
del Direttivo della Legambiente e dal 1989 è membro della Segreteria
nazionale.
Dal 1991
è membro della Direzione nazionale del PDS, dal febbraio del 1998
Democratici di Sinistra. Dal giugno del 1996 è membro dell’Esecutivo
e responsabile
del settore Politiche della Comunicazione del Partito.
E’ stata
eletta per la prima volta alla Camera dei Deputati nel marzo del 1994 con
i progressisti a Roma, nel Collegio uninominale 18 (Magliana,
Marconi,
Portuense, Testaccio).
Alle elezioni
del 21 Aprile 1996 è stata rieletta alla Camera dei Deputati, con
39.449 voti sempre nel collegio Roma 18.
Nella XII
legislatura ha fatto parte del Comitato Direttivo del gruppo Progressisti
- federativo ed è stata responsabile del gruppo di lavoro sulla
bioetica
(seguendo l’iter delle leggi sui trapianti e sulla procreazione assistita).
E’ stata membro della Commissione Esteri, della Commissione
speciale
Infanzia e Presidente del Comitato Diritti Umani.
Nella XIII
legislatura è membro, per il gruppo dei Democratici di Sinistra,
della Commissione Cultura e della Commissione di Vigilanza sulla RAI.
Ha fatto
parte della delegazione ufficiale del Parlamento italiano ai lavori del
primo Forum Mondiale sulla Televisione organizzato dall’ONU nel
novembre
del 1997.
Come responsabile
del settore Politiche della Comunicazione dei Democratici di Sinistra,
il suo impegno prevalente nella XIII legislatura è rivolto
alla definizione
di nuove regole per il sistema radiotelevisivo, per la liberalizzazione
del settore delle telecomunicazioni e per la più complessiva
riforma del
sistema delle comunicazioni, alla riforma delle leggi sull’editoria e sull’Ordine
dei giornalisti e alla riscrittura di leggi di settore per la
prosa, il
cinema e la musica.
E’ stata
tra le promotrici, nella XII legislatura, della legge contro la violenza
sessuale e nella XIII legislatura ha presentato proposte di legge in
materia di
adozioni, bioetica, fecondazione assistita e divieto di estradizione verso
i paesi che praticano la pena di morte. Ha inoltre presentato
una proposta
di modifica del codice di procedura penale in materia di esami di comparazione
dell’identità genetica. Sui temi della comunicazione
ha presentato
proposte di legge in materia di editoria, di nuovi criteri per la nomina
ed il funzionamento degli organi di governo della Rai e di
misure per
favorire l’amicizia tra bambini e televisione
Dal 1995
è Presidente di "Madre Provetta", un’associazione impegnata nella
lotta contro le spregiudicate applicazioni delle tecniche di
riproduzione
medicalmente assistita, che si è fatta promotrice di numerose occasioni
di dibattito pubblico e presso la quale è stato attivato il
servizio
di informazione telefonica per il pubblico denominato "Telefono Cicogna".
E’ tra le
promotrici dell’Associazione "Emily in Italia" nata, nell’aprile del 1998,
su iniziativa di una cinquantina di donne impegnate nella politica,
nell’economia
e nelle professioni con l’obiettivo di fornire, soprattutto attraverso
la leva della formazione, uno strumento a disposizione
dell’allargamento
e del consolidamento della partecipazione femminile alla politica
Pubblicazioni
Dal 1989
al 1994 ha curato "Ambiente Italia", rapporto annuale sullo stato dell’ambiente
in Italia, realizzato dagli esperti di Legambiente.
Dal 1989
al 1993 ha curato una collana di libri sull’ambiente per la casa editrice
Franco Angeli.
Ha curato
dal 1986 al 1991 la versione italiana di "World Watch Magazine", il bimestrale
del World Watch Institute di Lester Brown. Negli stessi
anni ha fatto
parte dell’Editorial Board di "Tomorrow", mensile ambientalista internazionale
e del comitato di Direzione della rivista "La Nuova
Ecologia".
Dall’ottobre
del 1997 fa parte del Comitato di redazione di "Madre Provetta News", newsletter
dell’Associazione Madre Provetta.
Nell’aprile
del 1998 ha curato la pubblicazione del volume "Digitalia, l’ultima rivoluzione"
edito da Reset.
Non c'è
che dire, una brillante carriera personale e politica. Tuttavia ritengo
che si dovrebbe occupare delle materie in cui è specializzata: ecologia,
politiche industriali....
Qualcuno mi sa
dire cosa ne può sapere di stadio e tematiche giovanili????
E' come se il sottoscritto
parlasse di bioetica e proponesse leggi in materia!!!
|
VAI
A:
GO TO: