"A
LAZIALI!"...
l'urlo di guerra è quello di mio padre, a lui è sempre bastato
per chiudere qualsiasi derby con l'incrollabile certezza di
aver calato
l'asso vincente, la veritˆ suprema a cui è impossibile
replicare.
Mi è venuto in mente quando Daniele Lo Monaco, il Mahatma (la
grande
anima) di rosso&giallo, mi ha chiesto di confezionare una
cavalcata
nei 70 anni del derby capitolino avendo cura di scegliere le
10 stracittadine
pi? belle della storia romanista. Non c'è che dire, una bella
matassa
da sbrogliare, soprattutto considerando che ognuno di noi ha
un suo modo
di rapportarsi a questa gara, di vivere la rivalitˆ con i
biancocelesti
e di custodire le memorie del passato. Occorre innanzi tutto
dire che non
si può comprendere il perchŽ dell'immediata reciproca
avversione
fra Roma e Lazio, se non si fa i conti con la rivalità che
Fortitudo
Roman Alba e Lazio avevano coltivato per due buoni decenni.
Già
il 19 aprile del 1944 il Roman Football Club aveva ferito
terribilmente
l'amor proprio dei laziali battendoli per 5 a 2. "La Gazzetta
dello Sport"
del giorno seguente scriveva: "Mai a memoria di footballer,
era accaduto
di trovarsi dinanzi ad una Lazio battuta di tanto sul campo
romano dove
aveva sempre dominato". Non possiamo dire se fu proprio questo
episodio
a guastare i rapporti, ma quel che è certo è che fra i due
club non correva buon sangue. Quelli del Roman erano soliti
apostrofare
i rivali con l'ironico appellativo di "PISTAMENTUCCE" per
ricordare le
origini podistiche della Lazio. Le cose non andavano certo
meglio con la
Fortitudo, il 6 febbraio 1921 il Derby fra borghigiani e
aquilotti era
degenerato fino a far scoppiare degli incidenti sugli
spalti... Due anni
pi? tardi si sarebbe dovuto ricorrere ai carabinieri a cavallo
per separare
gli atleti di Lazio e Alba. Si giocava alla Rondinella, la
Lazio vinceva
2 a 0, quando Fulvio Bernardini (forse la più grande bandiera
rossogialla
di questo secolo, ma allora in biancoceleste) saltò per
colpire
di testa, Giovanni Degni (altro futuro romanista) non ci pensa
due volte
e lo sbatte pesantemente a terra... rissa generale, era il 28
ottobre 1923.
Solo alla luce di quanto scritto si può comprendere come il
Derby
sia stato accompagnato subito da una grande tensione emotiva.
Eccoci
dunque
al primo Derby della storia, 8 dicembre 1929, si gioca sul
campo
della Lazio, "La Rondinella", ma se ne accorgono in pochi, tra
i 15 mila
paganti la grande maggioranza è schierata dalla parte dei
rossogialli.
Preliminari a bordo campo, la Lazio è reduce da un ritiro ai
Castelli,
mentre Sacerdoti, presidente della Roma dichiara serafico che
la città
è tutta con i suoi ragazzi e non ha sentito il bisogno di
spedirli
in esilio... I fotografi cercano di immortalare Fulvio
Bernardini accanto
ai suoi ex compagni ma... niente da fare, Fulvio ha un vecchio
conto da
saldare e non ne vuole proprio sapere, è guerra totale. La
gara
inizia, la Roma davanti ha un certo Volk, di nome fa Rodolfo e
nel primo
tempo centra in pieno il palo con una sventola delle sue. Volk
aveva un
modo caratteristico di giocare, con le spalle rivolte al
portiere, si voltava
di scatto e fiondava in rete da tutte le posizioni delle
puntate infernali.
A 15' dal termine non aveva ancora fatto centro, poi
d'improvviso Attilio
Ferraris IV se ne va alla sua maniera, "sciabbolone" si volta
di scatto
e Sclavi è battuto... Il dopopartita è tutta una comica,
i romanisti noleggiano delle botticelle e hanno la faccia
tosta di andare
a festeggiare nel locale di proprietà di Umberto Farneti, ex
presidente
dell'Alba che una volta defenestrato dalla guida della sua
società
era divenuto un accanito sostenitore laziale e irriducibile
antiromanista.
Scegliere
un
Derby a rappresentare gli Anni '30 è impresa impossibile,
viene
subito a mente il 5-0 del 2 novembre 1943 che rimane quello
più
roboante dal punto di vista dello scarto numerico, ma che non
è
il più significativo. Bellissimo fu un episodio registrato il
3
ottobre 1947, con la Roma castigata da un gol di Piola e
costretta ad inseguire.
Monzeglio terzino romanista bicampione del mondo non ne vuol
sapere di
perdere e ad un certo punto non sapendo più che pesci prendere
per
svegliare i compagni... si toglie le scarpe e continua a
giocare a piedi
scalzi. La Roma recepisce il segnale e subito dopo pareggia
con gol di
Frisoni.
Gli
episodi
clou in casa romanista sono però datati 24 maggio 1941 e
21 febbraio 1947. Nella prima occasione i "nostri" sono in
corsa per il
titolo contro la Juve di Agnelli (tranquilli non si trattava
ancora di
Gianni...), e si ritrova sotto di un gol al Flaminio. A due
minuti dalla
fine Bodini con una bomba all'incrocio dei pali impatta. Alla
Roma non
basta e si ributta in avanti, la palla finisce in fallo
laterale e qui
succede il finimondo. Vaccaro futuro numero 1 della F.I.G.C.,
politico
di grandissima influenza e sfegatato tutore delle fortune
biancocelesti
si trova a bordo campo, e con un calcio allontana la sfera. Si
accende
una rissa, Vaccaro rimedia una sacrosanta pedata, nel
parapiglia viene
coinvolto anche Fausto Ferraris, fratello del centromediano
romanista che
fino a quel momento si era tenuto prudentemente alla larga
dalla bolgia
umana. Attilio, sentito urlare il fratello non si tiene più,
si
getta nella mischia, rimedia bei colpi partiti dai calci di
moschetto dei
militi accorsi, ma lo tira fuori tutto di un pezzo. L'episodio
forn“ alla
Federazione tutti gli spunti di questo mondo per fare fuori la
Roma dalla
corsa al titolo. 3 turni di squalifica a capitan Bernardini, 4
a Mattei
e 1 a Campo Testaccio che ci sta sempre bene. Addio Scudetto.
Se
siete
fra quelli che pensano che la vendetta sia un piatto da
consumarsi
a freddo eccovi accontentati: stagione 36/37, la Roma
vivacchia derelitta
nei piani bassi della classifica, mentre la Lazio vola
duellando con il
Bologna. Alla fine sarà seconda a tre lunghezze dalla
capolista
emiliana. I biancocelesti perdono il campionato nelle due
stracittadine,
umiliati 3-1 all'andata si preparano a fare un sol boccone
degli avversari
al Flaminio. Scrive Vittorio Finizio (immortale e mai troppo
ricordato
cantore delle gesta romaniste) : "La Roma era venuta da
Testaccio già
in tenuta da gioco, la carovana dei taxi con le maglie
giallorosse a bordo
come una carovana del west, regia John Ford, era stata
notata". E ancora
di più, aggiungiamo noi, si faranno notare in campo. Al 9' su
calcio
di punizione Mazzoni batte a foglia morta, la palla scavalca
la barriera
e si infila nell'angolo alto della rete... Roma in vantaggio e
mai più
raggiunta. Anni '40, compito facile facile quello di
rintracciare il derby
da incorniciare. é quello "beffa" dell'11 gennaio 1942, il 25¡
della storia. Passa in vantaggio la Roma con Amadei, pareggia
Gualtieri
e si va avanti in una lotta all'ultimo respiro. La Lazio si
vede annullare
due gol, uno di Puccinelli e l'altro di Gualtieri e schiuma di
rabbia.
La Roma si limita a sciupare un calcio di rigore con Mornese,
ma il pareggio
le va di lusso. Al 91', però, Krieziu butta un pallone al
centro
tanto per vedere che succede; Gradella esce per far sua la
presa, ma viene
anticipato da uno dei suoi che respinge malamente. La palla
rimbalza sulla
schiena di Monza (altro biancoceleste) e si alza di quel tanto
che basta
a far si che 4 laziali si preparino ad attenderne il
ritorno... l'unica
maglia "bella" in circolazione è quella di Pantò che ha la
balzana idea di spingere Faotto, questi sbilanciato non riesce
a fermarsi
e si trascina in rete la palla, l'arbitro nella mischia
generale non si
avvede della scorrettezza e convalida... A fine anno sarà
scudetto.
Il
14
ottobre 1946 è una data che segna un punto di svolta epocale.
La Roma, ohibò, subisce da qualche anno la supremazia laziale.
Nel
1941 caracolliamo in B e le due sconfitte con la Lazio saranno
decisive,
sarebbe bastato raccattare un punto per evitare l'unico
ruzzolone della
storia romanista. Tornata in serie A la Roma pur finendo quasi
sempre davanti
alla Lazio vince solo un Derby, ne pareggia 3 e ne perde 4...
vacche magre,
qualcuno comincia parlare di sudditanza psicologica, fino a
quel lontano
giorno d'ottobre. La Roma trascinata da Da Costa rifila un 3-0
mortificante
ai biancocelesti, erano più di 10 anni che i rossogialli non
maramaldeggiavano
cos“ contro i rivali (6 ottobre 1946, reti di Renica Di Paola
e naturalmente
Amadei), si apre l'era del tiro al bersaglio di Da Costa
contro Lovati,
9 centri tondi tondi. Che sia un risultato simbolo, è
confermato
anche da strascichi socioculturali. Renato Rascel scrive di
getto un testo
alternativo di "Arrivederci Roma", una delle strofe recita "A
riveder la
Roma domenica si va per veder Tessari che se butta e pe'
rivedere la sconfitta
della Lazio stesa in fretta in fretta a zero a tre!"... nei
film di Alberto
Sordi si comincia a parlare delle "panzate di Lovati", per i
romanisti
è un bel vivere.
Arrivano
gli
Anni 60 e la Roma il 23 ottobre 1966 batte 1-0 la Lazio con un
gol
di Enzo, nulla di straordinario, ma alla fine del campionato
servirà
per condannare la Lazio alla retrocessione (ai biancocelesti
sarebbe bastato
un punticino per evitare la retrocessione). Anni addietro mi è
capitato
di frequentare per un certo periodo la casa in cui viveva il
padre di Giancarlo
De Sisti, nonno di un mio compagno di scuola, all'ingresso, in
una bella
cornice dorata, faceva bella mostra la foto del gol con cui
Picchio aveva
deciso il derby del 1 dicembre 1974. La Roma era reduce da due
sconfitte
incredibili della stagione precedente, in cui la Lazio si era
cucito lo
scudetto sulle maglie e non aveva ancora vinto un Derby nel
nuovo decennio.
I biancocelesti con l'elisir Chinaglia (un mancato acquisto
della Roma
che, per un piatto di lenticchie, aveva preferito acquistare
Enzo) sembravano
aver imboccato la via dell'invulnerabilità e si presentarono
all'Olimpico
per l'ottava giornata di campionato ad un solo punto dalla
capolista Juventus.
De Sisti tirò fuori dal cilindro il colpo vincente e la Roma
in
quella stagione trionfò anche nella gara di ritorno. Chinaglia
furibondo
pretese dai compagni che le maglie del Derby perduto venissero
bruciate
e cos“ lo scudetto biancoceleste andò in fumo nel vero senso
della
parola...
La
storia
va avanti si arriva anche alla tragedia di Paparelli e agli
ignobili
anni dei cori cantati a squarciagola dalla Sud, una vergogna
che pesa sulla
storia di questa società come un macigno. Negli Anni '80 la
sfida
perde vigore, la Lazio fa quel che può ma frequenta più la
serie B che le stracittadine. Un po' di adrenalina la regala
il derby del
26 febbraio 1984. La Lazio in vantaggio per 2-0 accarezza il
sogno di battere
la Roma con lo scudetto sul petto. Di Bartolomei accorcia con
un rigore
calciato con una cattiveria impressionante, poi "gambamatta"
Cerezo inventa
un numero dei suoi e passa la paura. Formidabili gli
striscioni ideati
dalla curva in quel periodo ("TI AMO" il più bello in
assoluto...
e CIAO N'VIDIOSI ripreso da uno slogan che Gigi Proietti aveva
ideato per
FANTASTICO).
Per
gli
anni 90' il 3-1 della scorsa stagione, 11 aprile 1999, che
vanifica
un campionato dominato dalla Lazio è impresa imbattibile,
sicuramente
il derby del decennio e a ricordarlo basta la videocassetta
allegata a
questo numero, ma emozioni forti furono anche quelle del 18
marzo 1990
e del 27 novembre 1994. Nella prima occasione al Flaminio con
gol di Voeller
(dopo un'allucinante leggerenza di Nando Orsi...) la Roma lava
l'onta della
sconfitta subita nella stagione precedente con il gol di Di
Canio. In campo
la Lazio si presenta sfoggiando una maglietta confezionata
dagli Eagles
supporters con la scritta "Anche oggi cos“!" e il disegno di
un giocatore
laziale a pugno alzato che vessa un romanista in ginocchio
(... e poi se
la prendono con Totti). Ma in campo le cose vanno
diversamente, Nela schiaccia
Di Canio ridimensionandone la baldanza, il ragazzo romano dopo
il gol che
gli è valsa la celebrità ha trascorso un anno difficile,
gatti morti davanti alla porta di casa, telefonate
d'insulti... non vive
più... Rudy chiude il conto. 27 novembre 1994, storico
"cappotto"
della Roma alla Lazio. Nei giorni precedenti all'incontro il
Corriere dello
Sport si era abbandonato a un giochino statistico che metteva
a confronto
il tecnico e gli 11 rossogialli ai rivali biancocelesti. Il
punteggio assegnato
parlava di un umiliante 12 a 0 per la Lazio. Mazzone appese
nello spogliatoio
la pagina del giornale e iniziò a stuzzicare i suoi "A Cervo',
sei
arrivato secondo pure tu"... e ancora: "Facciamoci un regalo".
Fin“ 3 a
0 (Balbo, Fonseca e Cappioli i marcatori) e con Mazzone in
trionfo sotto
la Sud.