MOI, FRED, HOOLIGAN DU PSG
Io, Fred, hooligan del Paris Saint German
L'articolo che segue è tratto dalla rivista "Express" ed è in francese. Diciamo che si può capire con un po' di sforzo,
se poi qualche anima buona lo traduce in italiano ancora meglio!
(L'anima buona è arrivata nel settembre 2007.... Mirko di Bologna che ringrazio)
Sono un tifoso di calcio da sempre. Ho cominciato a giocare a 8 anni in un club della periferia parigina. Fino a 11 anni ho abitato in un HLM (N.d.M. tipo di casa abitata da operai e persone di ceto medio-basso, presente nella periferia di Parigi), poi in un altro immobile, in zona pavillonnaire (N.d.M. come sopra).
Vengo da una famiglia di operai. Mio nonno era comunista ed i miei genitori hanno sempre votato a sinistra. Non hanno avuto una vita facile. Mio padre lavorava fino a tardi e lo vedevo rientrare sfinito.
Ero giovane ma già incazzato. Insieme a mio cugino quando eravamo bambini ci siamo sempre azzuffati con i maghrebini. Avevo conoscenti arabi ma anche parecchi problemi con loro. C’erano sempre problemi, sempre tizi che si facevano rubare tutto.

Ho scoperto il PSG ed il Parco dei Principi insieme a mio zio, nel 1981. Avevo 11 anni. A 15-16 ho cominciato ad andarci regolarmente, da solo o con un amico, senza che i miei genitori lo sapessero. Durante il tragitto trovi sempre qualcuno che va allo stadio: un tizio mi ha portato nella tribuna Boulogne (N.d.M. La curva dei tifosi più caldi del PSG). Io andavo per vedere la partita. Ma lì ho subito incontrato degli skins. La curva era quasi del tutto piena di nazionalisti. In quei momenti sono diventato razzista e nazionalista, principalmente a causa di ciò che avevo vissuto in prima persona in periferia. Ero pieno di odio. Al Parco c’erano parecchi come me. Nel 1988, alle elezioni presidenziali ho votato per Le Pen (N.d.M. Principale esponente politico dell’estrema destra nazionalista francese, rappresentante del Fronte Nazionalista, FN). Fino al 1995 ho votato FN. Era una protesta. Da allora è passato tanto tempo e non ho più votato. Sono ancora nazionalista ma non razzista. Con molte persone, anche amiche, non posso parlare di politica. Molti sono neonazisti. Io viaggio parecchio ed amo scoprire altri paesi, altre culture. Ma non sopporto che si sputi sulla Francia.

La prima volta che ho pestato qualcuno è stato sul metrò, prima di Francia-Inghilterra del 1984 (in Francia si tratta del primo grosso problema legato agli hooligans). C’erano persone che si stavano picchiando, un inglese è caduto a terra, era già ridotto male. Ne ho approfittato, gli sono saltato addosso e picchiato. Ho avuto paura. E’ stata una vigliaccata ma l’indomani ne ero fiero mentre raccontavo di aver pestato un inglese…..All’inizio ero uno di quelli che si gettavano nella mischia quando i problemi grossi erano già passati (N.d.M. Nel testo l’intervistato utilizza il termine “suiver”, una persona che “segue” l’evolversi della situazione e non è in prima linea; la mia traduzione è quindi più articolata per far capire meglio cosa intenda l’intervistato).

La mia prima trasferta con i tifosi del PSG fu a Nancy, nel 1986. Infastidiva il fatto di farsi insultare nelle città di provincia solo perché parigino, e questo indipendentemente dal fatto che tu fossi uno skin o un semplice tifoso. Eravamo un gruppo compatto quando andavamo in trasferta. Dal 1986 ho cominciato a seguire tutte le partite in casa e qualche volta andavo in trasferta. Ero tra i primi che attaccavano i bus delle squadre o dei tifosi avversari. Qualche pietra lanciata ma nessuna cultura hooligan.

Il primo grosso nel quale mi sono trovato è stato quando siamo andati a Lens, durante la stessa stagione. Eravamo due pullman di tifosi. Siamo usciti dallo stadio dieci minuti prima della fine della partita: allora non è come adesso, la polizia non ti teneva dentro un’ora prima di riaccompagnarti al bus. Quella volta i tifosi del Lens ci attendevano al parcheggio. Una ventina di skins e parecchi altri tifosi: 200 in tutto. Noi eravamo 80. Avevamo paura ma abbiamo caricato. Mi sono lasciato andare, non capivo più niente, so solo di essermi “risvegliato” mentre buttavo uno skin su una macchina picchiandolo come un folle.

A metà degli anni ’80 abbiamo fondato il Commando Pirate, un gruppo formato da una trentina di persone fisse e 120 “affezionati”. Negli anni ’90 il PSG ha giocato in tutta Europa. Facevo almeno una trasferta al mese. Abbiamo presenziato a tutte le partite più importanti. Ho partecipato a decine di scontri, almeno una dozzina dei quali veramente pesanti. Contro la Juve nel 1989 e nel 1993, Anderlecht, Arsenal, Liverpool, Celtic Glasgow, Galatasaray Istanbul (N.d.M. Il giornalista aggiunge “Snocciola gli scontri come fossero campagne napoleoniche”)…..Erano casini molto validi. Sono stato messo in stato di fermo dalla polizia una decina di volte, da Monaco a Glasgow.
Ci furono problemi grossi anche durante un PSG-Caen (nel 1993, 10 poliziotti feriti dei quali 1 gravemente). Io però non c’ero. Fortunatamente. Tutti i miei compagni sono finiti in galera, per diversi mesi. Questo ha creato qualche problema, alcuni hanno creduto che altri avessero fatto una spiata per metterli nei guai. Oggi il nostro gruppo è formato da una decina di ragazzi di allora e da una cinquantina arrivati in momenti differenti. Tra gli anziani esistono veri e propri rapporti di amicizia. Io so che loro non mi lasceranno mai solo e che io farò altrettanto. Se cado durante un tafferuglio resteranno con me, pronti a prendersi cazzotti in faccia. Per l’onore, per l’amicizia. All’interno del gruppo siamo solo in due con tutti i denti ancora intatti. Molti hanno la faccia completamente a pezzi: si può dire che hanno dato veramente tutto!

In questa stagione il PSG è veramente nullo in campionato: non abbiamo fatto molte trasferte. Però spero che la prossima stagione possa disputare la Champions League e che il sorteggio ci aiuti. Sinceramente non andrei a Rosenborg, non è un incontro importante. Per contro, quando capiti in un gruppo con Manchester o Juventus sai che saranno belle partite e hooligans da affrontare. Sai che ne vale la pena…..In campionato, al Parco dei Principi, è quasi impossibile scontrarsi: troppo sorveglianza, troppe telecamere, troppi poliziotti. PSG-Marsiglia (N.d.M. Probabilmente la più grande rivalità riguardante le tifoserie francesi) non possiamo affrontarci. A meno che dall’altra parte non ci sia un gruppo davvero supermotivato. Prima della partita al Parco, alcuni marsigliesi ci hanno dato appuntamento allo Stade de France. Alcuni nostri ragazzi sono andati lì e se le sono suonate. Ma nessuno in Francia s’azzarda a provocare 400 hooligans al kop Boulogne (N.d.M. La curva dei tifosi più caldi del PSG). La gente non è pazza.

Hooligan è qualcosa di bizzarro. E’ delinquenza ma io la percepisco come un piacere. L’essere hooligan significa essere capaci di costituire un gruppo con un po’ di organizzazione e sfidare un altro gruppo. Quello che ci interessa è pestare qualcuno che ci interessa, uno come noi. Questo lo definiamo “Entrare in contatto”…..Io non odio i tifosi del Bordeaux o del Lens, salvo che durante lo scontro. Entrambi facciamo parte dello stesso mondo. Partecipiamo ad un piccolo gioco: il gioco degli hooligans. E’ un vizio. La violenza ci attira. Ma non ce la prenderemo mai con un padre di famiglia. Secondo noi prendersela con qualcuno che non c’entra con il nostro gioco è un atto di vigliaccheria. Abbiamo un certo rispetto, una morale.

Insieme ai compagni decidiamo quali sono le buone partite in trasferta. Le facciamo prima di tutto per scontrarci. A volte viaggiamo in aereo. Andiamo nei bar, nei ristoranti, nelle osterie…...Ci divertiamo. Ma l’essenziale è riuscire a vedere la partita. Se si vince e c’è qualche scontro la giornata è perfetta. Quando la partita è noiosa tendo a guardarmi attorno e cercare lo scontro.

Parigi è l’unica città francese dove esiste una vera cultura hooligan. Questo perché il PSG ha incontrato tutti i più grandi club europei e perché siamo odiati. Ma la vera cultura hooligan è quella inglese, italiana, belga e olandese. Tutte le volte che assisto ad una partita inglese resto impressionato. Il mio sogno è di riuscire un giorno ad avere un faccia a faccia con gli hooligans del Leeds o del Chelsea (i più violenti d’Inghilterra)! Nel 1996 ci siamo scontrati in un pub con gli hooligans più giovani del Leeds. Gli abbiamo fatto male. Ma i più anziani, tatuati ovunque, quelli che non si sono immischiati, visto che si sono fatti un bel po’ di galera e non vogliono correre rischi alla luce del giorno, erano veramente impressionanti. Il giorno in cui ci sarà PSG-Leeds entreremo nella leggenda. L’idea è quella di essere tra i primi dieci gruppi più duri d’Europa. Dopo la partita PSG-Galatasaray (46 feriti nel 2001) gli Headhunters, gli hooligans del Chelsea, hanno scritto sul loro sito Internet che noi eravamo nella Top Ten. E’ il tipo di reputazione che si difende ad ogni costo e che possiamo pagar cara…..

Accanto agli hooligans veri e propri ci sono i “fantasmi”, quelli che seguono e basta, che pestano uno quando è già a terra, che si nascondono quando c’è da picchiar duro. In più tra le nuove generazioni ci sono elementi veramente fuori di testa. Sono pronti ad accoltellare qualcuno. Ci sono inoltre sempre più persone che si danno appuntamenti telefonici per scontrarsi, non importa dove. Non sono d’accordo: si va direttamente davanti allo stadio.

Prima dei tafferugli beviamo qualche birra. Lo scopo è quello di essere caldi ma non troppo, se ti sbronzi ti pestano! Alcuni sniffano coca. Generalmente siamo vestiti con scarpe da tennis, camicia e jeans. Da tempo abbiamo abbandonato il look che prevedeva il bomber ed il cranio rasato. In questa maniera siamo meno visibili. Gli hooligans inglesi sono vestiti con abiti di marca: la camicia Long Island costa un sacco di franchi! (N.d.M. Nel testo è riportato “500 balles”; 1 “balle” corrisponde a 5 franchi, quindi sarebbero 2500 franchi ma all’epoca era già in vigore l’Euro, quindi potrebbe trattarsi di una cifra differente).
Più gente c’è, più riusciamo a mimetizzarci. Quando veniamo controllati non facciamo casini. Lo scopo è quello di aggirare lo schieramento dei poliziotti e di arrivare direttamente allo stadio per trovarsi faccia a faccia.

Il contatto, bisogna viverlo per riuscire a capirlo: sei sulla strada, in gruppo. Vedi gli altri arrivare. Hai paura, sai che anche loro ne hanno. Ma ti dici che non puoi indietreggiare, che bisogna sistemarli. Arrivi a qualche metro da loro, la pressione aumenta. Ma la voglia è più forte. Ti sistemi e parti. La sfida è quella di riuscire a fare un bel tafferuglio, di umiliare gli avversari e rimanere in piedi. Di provare loro che sei il migliore. Di dimostrare la tua reputazione. A Parigi siamo i migliori: tutti lo sanno. Quando arriviamo in una città, Parigi siamo noi.

Nizza-PSG, siamo andati perché sapevamo che c’era gente valida lì. Si sapeva. Su Internet quelli del Nizza raccontavano che ci avrebbero massacrati. Stavano alzando un po’ troppo la testa. Avevamo la ferma intenzione di fargliela pagare. Siamo partiti in 70 cani sciolti, tra i quali 10 vecchi componenti del gruppo. Siamo partiti in aereo, altri sono arrivati in treno o in macchina. Ci siamo dati appuntamento per il ritrovo in un bar del centro, tenendoci in contatto via mail o sms. Quando sono arrivato c’erano già 40 o 50 ragazzi. Abbiamo atteso bevendo birra. Durante l’attesa i poliziotti hanno arrestato alcuni di noi, quelli che si sono maggiormente fatti notare, alla stazione ferroviaria. Abbiamo deciso di andare allo stadio in gruppi di 10. Il primo gruppo è partito a piedi, i poliziotti l’hanno seguito. Noi siamo andati con un autobus. Una volta arrivati sul posto abbiamo trovato una piccola strada che faceva al caso nostro, adatta ai tafferugli. Eravamo in 50, direttamente davanti alla tribuna degli ultras del Nizza. Ho detto agli altri “Toglietevi dalla testa l’idea di tornare indietro!”. Abbiamo cominciato a provocare quelli del Nizza urlando “Hooligans, Paris!” per farli avvicinare. Inizialmente hanno cominciato a tirarci pietre dalle gradinate ma evitavano il contatto. I primi che si sono avvicinati hanno preso un sacco di botte. Ad un certo punto uno dei loro ha tirato fuori un coltello, del tipo di quelli che usano i macellai. Voleva accoltellare qualcuno dei nostri. Uno dei giovani è riuscito a bloccarlo ma si è beccato ugualmente un colpo di coltello. Ma il tizio armato l’abbiamo sbattuto contro ad un muro e pestato. Altri tizi che vendevano patate fritte in un camioncino si sono avvicinati con una mazza da baseball ed una da hockey. Li abbiamo disarmati e conciati per le feste. Un altro è arrivato con una vanga: stesso trattamento. La polizia si è schierata con loro. Abbiamo rinculato ma quelli che ci hanno seguito sono stati pestati. Avevamo portato con noi alcuni fumogeni da usare per disperdere la gente nel caso ci fossimo trovati in pericolo ma non abbiamo avuto bisogno di usarli. Il casino è durato quattro, cinque minuti. Anche se uno di noi si era beccato una coltellata li abbiamo umiliati, in 50 contro 200. Dopo siamo entrati per vedere la partita. A dieci minuti dalla fine abbiamo staccato diversi seggiolini per lanciarli sugli ultras avversari. Dopo la partita abbiamo attaccato il bar dove si ritrovano. Alcuni di loro erano incerottati e fasciati. E’ stata una bella trasferta, l’unica di un certo tipo in questa stagione.

Uccidere qualcuno? Farsi uccidere? Non ci pensiamo. Beh, quando ti svegli al mattino con la faccia gonfia, ripassi mentalmente il film degli scontri e capisci di non aver fatto niente di male. In tutti i casi non vado mai in giro armato. Ma è anche vero che la sera di PSG-Anderlecht (1992) abbiamo conciato veramente male un tizio, sbattendolo su una macchina. Più tardi ci siamo chiesti se l’avevamo ucciso. Per quanto riguarda PSG-Juve gli italiani ci avevano dato un appuntamento già dalla partita d’andata, con uno striscione mostratoci nel loro stadio, a Torino. Al ritorno, erano le sei di sera, siamo andati al Pont du Sèvres, dove gli hooligans della Juve si stavano raggruppando. La polizia li ha incanalati in corteo ma ne abbiamo trovati altri al Trocadéro. Lì uno dei miei compagni ha pestato un tizio di cento chili colpendolo con un tirapugni. Quello era già a terra, non aveva più denti, ma il mio compagno continuava a pestarlo. L’ho fermato. Più tardi il mio amico ha pensato che avrebbe potuto ucciderlo…..Mio cugino, che era uno skin, ha smesso di essere hooligan nel 1992. Aveva paura di uccidere qualcuno. Venne coinvolto in alcuni scontri terribili.

Per fermare i teppisti bisogna fermare il calcio. Come puoi sperare di fermare gente che come vizio ha quello di scontrarsi nelle strade? Quando si dice “Ci sono meno hooligans” si dice una cosa non vera. Ce ne sono già da diverse generazioni. In più ci sono un sacco di vecchi hooligans parigini che si sono allontanati dal gruppo ma che ritornerebbero in occasione di un’eventuale partita importante di Champions League. In tutti i casi anche i diffidati riescono ad entrare allo stadio, per esempio durante l’intervallo. Gli stewards del PSG ci conoscono, in mezzo a loro ci sono alcuni vecchi hooligans. E quando andiamo in trasferta sono loro che ci accompagnano allo stadio. Fortunatamente, se mettessero gli stewards dell’altra squadra non ne varrebbe la pena. E comunque gli hooligans crescono di numero. Tra quattro o cinque anni ancora di più, soprattutto a Saint-Etienne e Bordeaux. A Bordeaux ci sono 30 o 40 tizi supermotivati. Quando si va a Saint-Etienne si va in 300, perché sappiamo che lì ci aspetteranno in parecchi pronti a sfidarci. A Nizza c’era un ragazzo che era affascinato dal tutto. Lui sarà uno di quelli della nuova generazione. Si creerà una piccola banda, vorrà far vedere quanto è valido. Le nuove leve sono cariche. Sono cresciuti in una società che non ti regala niente.

I miei genitori sanno quel che faccio, mi hanno visto in televisione. Mio padre non capisce. Quando Parigi gioca in Champions League, mia madre mi chiama per dirmi di non andare. Quando ho conosciuto mia moglie sapeva che ero hooligans. Nel 1997 mi disse “Hai esagerato, devi darti una calmata”. Ho pensato “Devo smettere”. Ci sono ricascato. Non riesco a darmi una spiegazione…..

Voglio bene a mia moglie ma non posso lasciar soli i miei compagni. Un giorno forse. Quando vado ha paura. Sa che provoco tafferugli. Ma quando sei lì in mezzo non pensi più a niente. E pensate che io sono ancora tra quelli più sani. Sono un paparino: tutti i mercoledì li passo con i miei figli. Un giorno racconterò loro della mia giovinezza, della periferia, dello stadio. Ma mi sono sempre detto “I miei bimbi non abiteranno mai in periferia e non li porterò mai allo stadio”. Farò di tutto perché non ci vadano. Adesso ho qualcosa che mi dispiacerebbe perdere. Prendo sempre meno rischi. Ma all’interno degli stadi c’è gente che non ha assolutamente niente da perdere.

Descrizioni delle foto

Pagina in alto a sinistra: la presenza della polizia è diventata sistematica negli incontri tra Psg e Olympique Marsiglia. Nella foto, durante la Coppa di Francia 1999.

Pagina in alto a destra: Parigi riceve Marsiglia, 14 ottobre 2000. Alcuni tifosi del PSG bruciano una sciarpa dell’OM.

Pagina in basso a sinistra: il 28 agosto 1993, il PSG incontra il Caen. Sulle tribune, la polizia intervenuta per dividere le tifoserie viene assalita. Bilancio: 10 feriti di cui 1 grave.

Pagina in basso a destra: alcuni stewards tentano di contenere i tifosi di PSG e Troyes, il 1 marzo 2003 al Parco dei Principi.



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