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"facile amarti....difficile dimenticarti!"solo per te pricipe
SCUSA
PEPPE
DA EZIO
AS
ROMA PER 1000 ANNI
COMMENTO DI "ULTRA' "
La polizia in campo |
La porta divelta |
Giannini parla ai tifosi |
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Il Messaggero |
Il Messaggero |
La Gazzetta dello Sport |
La Repubblica |
Il Messaggero |
Il Corriere dello Sport |
La Gazzetta dello Sport |
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SERVIZIO DI RAISPORT (PATRIZIA RUBINO)
Giuseppe
Giannini stava facendo il giro d'onore per salutare tutti
i tifosi che erano venuti per salutarlo. Sono passati
cinque minuti e una cinquantina di tifosi hanno invaso il
prato dell'Olimpico. Ne sono passati altri dieci e i
cinquanta sono diventati tremila. La maggior parte andava
verso Giannini, altri intonavano cori di contestazione nei
confronti di Sensi. Questi ultimi tra l'altro hanno
tentato, con successo, di distruggere una porta e di
portarsi a casa il prato dell'Olimpico appena riparato
dopo l'invasione di domenica dei tifosi della Lazio.
Gli
appelli di Giannini e Conti non sono serviti a nulla. "Se
non uscite dal campo non possiamo continuare questa
festa", ha urlato sconsolato l'ex capitano giallorosso.
C'era il sospetto che i tifosi della Roma stessero
cercando di rovinare l'Olimpico per non dare modo di
festeggiare lo scudetto a quelli della Lazio per la festa
prevista per domenica. Le due porte, infatti, sono state
praticamente distrutte, come anche le zolle dell'Olimpico.
Alla fine sono intervenute le forze dell'ordine che hanno
disperso gli oltre tremila spettatori che, all'improvviso,
sono scappati provocando non pochi problemi.
La
Repubblica on line
17 maggio
2000
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di MASSIMO BARCHIESI
ROMA -
"Scusate, sono emozionato, nervoso. Purtroppo, per un
eccesso d'amore, per uno sfogo della rabbia di questi
giorni... vi ringrazio, non doveva finire così, ma con
qualcosa di meglio". Ha lasciato così il calcio Giuseppe
Giannini detto "il Principe". Abbracciato a Totti e Bruno
Conti, piangendo come un disperato sulle note di "Grazie
Roma" di Venditti. La partita d'addio del capitano
giallorosso è finita con un'altra invasione dell'Olimpico.
Zolle del prato strappate, porte distrutte, tremila tifosi
che scorrazzano sul campo dopo che inspiegabilmente si è
aperta una porta della Curva Sud. Anche gli Internazionali
di tennis vengono danneggiati: sospesi i match di doppio del
torneo femminile. Un disastro paragonabile alla festa per lo
scudetto laziale di tre giorni prima. Ma domenica, appunto,
c'era uno scudetto piombato all'improvviso sull'Olimpico.
Cosa abbia spinto i nostalgici di Giannini a rovinargli l'
ultima partita resta un mistero.
Eccesso
d'amore, l'ha chiamato il Principe. Ma c'è anche la rabbia
per i successi dei biancazzurri e il flop della Roma di
Capello. Tra gli invasori di ieri sera si sono sentiti molti
cori contro Sensi. Il Giannini-day è stato preceduto da una
manifestazione anti-laziale: "Roma rimane giallorossa" uno
degli striscioni (alcuni altri sono impubblicabili) esposti
da 700 tifosi durante un corteo partito da piazzale degli
Eroi e conclusosi allo stadio. La risposta è venuta dal
cielo: sull'Olimpico è planato un piccolo aereo al quale era
assicurato lo striscione "Lazio campione".
In questo
clima a metà strada tra rabbia e nostalgia, si è cominciato
a celebrare Giannini. Assente, come previsto, il presidente
Sensi, per impegni dovuti alla prossima quotazione in Borsa
della Roma. Presente invece la figlia Rosella,
amministratore delegato della società. Da una parte la Roma
amarcord (Tancredi, Righetti, Bruno Conti, Prohaska,
Maldera) dall'altra la Nazionale ' 90 (Tacconi, Baresi,
Bergomi, De Napoli, Schillaci). Il Principe indossa la
maglia azzurra, il copione prevede che indossi quella della
Roma nel secondo tempo. Tra i presentabilissimi reduci di un
calcio che non c'è più vanno in gol Voeller (21') e
Carnevale (35').
Nell'intervallo
si
mette in moto la macchina delle premiazioni. C' è Liedholm,
spunta Flora Viola, moglie dell'indimenticabile presidente
della scudetto, è lei a omaggiare Giannini, che non può fare
a meno di incamminarsi per un giro d'onore che sarà fatale.
Si apre una porta della Curva Sud, dalla parte della tribuna
Monte Mario, migliaia di tifosi cominciano a riversarsi
sulla pista d'atletica, sul campo appena rizollato. Di forze
dell'ordine non c'è traccia per una lunga fase.
L'unica
speranza per riprendere in mano la situazione sono gli
appelli dei giocatori. Si impegna Conti, ci prova Giannini,
"Se non uscite dal campo non possiamo continuare questa
festa", il tentativo fallisce e il Principe scende negli
spogliatoi in lacrime. Solo dopo una decina di minuti si
affacciano gli agenti in tenuta antisommossa, i tifosi
tornano nei loro settori, ma lo scenario è desolante:
mancano intere zolle di prato, le panchine e le porte,
sopratutto quella sotto la curva Sud, sono a pezzi. Non si
può ricominciare. Giannini torna in campo per l'ultimo,
patetico messaggio e per un giro di campo con Renato Zero.
In curva appare uno striscione: "Scusa". Troppo tardi.
La
Repubblica
18/5/2000
di MIMMO FERRETTI
ROMA - E’
finita in anticipo, la gara d’addio al calcio di Giuseppe
Giannini, il Principe della Roma. Stop forzato: maxi
invasione di campo - festosa nelle intenzioni - alla fine
del primo tempo, una marea di gente sul terreno verde,
minuti di panico, appelli inutili di Bruno Conti e del
Principe stesso. E fuggi fuggi generale, e campo sgombro,
soltanto dopo l’intervento della forza pubblica. Prima,
però, uno scenario pericolosissimo: confusione enorme,
troppa. Gente all’inizio in festa, poi preda della paura.
Bilancio: porte distrutte (traverse ko) e tante buche sul
terreno. Un finale amaro, per il Principe in lacrime come un
pupo, fianco a fianco con Totti e Conti, lì in mezzo al
campo, una volta tornata la calma. «Non doveva finire
così...», le sue parole al pubblico, prima del giro di campo
finale con Renato Zero. «Ho pianto di amarezza, ho pianto di
gioia, ho pianto di nervosismo, ho pianto di tristezza...»,
le parole di Giannini nel post-partita.
Con il
terreno rovinato e senza porte, la partita non ha potuto
proseguire. I tifosi, rientrati ai loro posti, hanno avuto
lo stesso l’opportunità di festeggiare il Principe che, pian
piano, agitando sciarpe e bandiere giallo e rosse, ha
salutato tutti i settori dello stadio. Sempre con le lacrime
agli occhi, forse anche perché qualche minuto prima era
salito lui in tribuna per regalare un bacio alla moglie e
alle figlie.
E pensare
che, fino all’intervallo della gara tra SuperRoma e Italia
90, tutto era filato in maniera splendida. Era stato un
epilogo degno di una fiaba: “facile amarti, impossibile
dimenticarti", la frase-simbolo incisa nel cuore della gente
giallorossa. Peppe era sceso in campo salendo dalla Sud, la
sua Sud: maglia numero 10, una sciarpa al collo e tanta,
tanta emozione. Aveva spedito baci al pubblico, aveva fatto
mezzo giro di campo poi s’era sistemato, fascia rossa al
braccio, con la maglia azzurra tra i suoi amici azzurri. E
la partita era cominciata.
Sulle
tribune, circa quaranta-quarantacinquemila anime
giallorosse. Uno spettacolo nello spettacolo.
Quarantacinque
minuti
di gioco, poi basta. E il risultato della partita? La sfida
a metà tra Superoma e Italia 90 s’è chiusa in parità con
reti di Voeller (strepitosa) e Carnevale. E, moviola in
campo, era stato addirittura annullato un gol a Rizzitelli.
Se non altro, prima dello stop forzato, s’era avuta la
possibilità di rivedere tanti vecchi (e appesantiti) volti
amici e le loro giocate ancora attuali. Da Rudi a Zibì, da
Brunetto a Herbert fino a Aldone e a un magnifico Tancredi.
E dall’altra parte campioni come Baresi, Carnevale,
Schillaci, De Napoli, Bergomi e Tacconi. A proposito: da
segnalare la straordinaria emozione di Rizzitelli sotto la
Sud, l’uragano di applausi per Voeller, l’affetto per Totti
e per Quelli dello scudetto. E gli struggenti cori per Di
Bartolomei e Dino Viola. E pure i fiori di Peppe a Flora
Viola e a Rosella Sensi (il presidente, allo stadio, non
c’era).
Un migliaio,
più o meno. Ecco i tifosi della Roma che, prima di recarsi
all’Olimpico, avevano sfilato in corteo per le vie di Prati.
Tante bandiere e sciarpe della Magica, un enorme striscione
con la scritta “Roma resta giallorossa" in testa e tanti
cori contro Sensi, salito sul gradino più alto della
hit-parade dei “colpevoli" stagionali. E poi battute, cori e
coretti contro la Lazio. Una sfilata che ha visto tra i
protagonisti tifosi giallorossi di ogni età. All’arrivo allo
stadio c’è stato qualche problema con le forze dell’ordine,
presto risolto.
All’interno
dell’Olimpico, la contestazione nei confronti della Roma di
oggi è proseguita incessante e veemente. Più applausi che
fischi per Carletto Mazzone, «so’ romano, capisco tutto...».
Fischi e basta, invece, all’indirizzo di uno striscione
(«Lazio campione») sventolato in cielo da un miniaereo in
volo sullo stadio.
Dopo la maxi
invasione sospese, per precauzione, le ultime due partite
del programma di doppio femminile agli Internazionali di
tennis al Foro Italico.
Il
Messaggero
18/5/2000
ROMA
— Una partita per festeggiare che non c'è stata, una
situazione surreale: altro che festeggiamenti se la festa
finisce nel pianto. Era andato via quasi fuggendo dalla sua
città e dalla sua squadra, trovando un ingaggio all'estero,
in Austria. Un piccolo grande esule si era sentito Giuseppe
Giannini, dopo aver vestito 318 volte la maglia giallorossa.
Poi il ritorno in Italia, qualche stagione giocata solo per
passione e voglia di calcio, prima di decidere l'abbandono.
Per calcare ancora una volta il terreno dell'Olimpico aveva
dovuto aspettare quattro anni, il giorno dell'addio. Un
momento struggente ma anche triste per lui, emozionato al
punto di non capire le domande di chi lo intervistava e non
saper rispondere.
Non è stata
certo la provocazione dell'«aereo sfottò» mandato sopra allo
stadio dai tifosi biancazzurri con la scritta «Lazio
campione» a creargli problemi, quanto sentire la sua curva,
la Sud strapiena, acclamarlo. Poi leggere tutti gli
striscioni con tanti messaggi d'amore. «Il Cucs saluta
l'ultimo capitano» è quello della tifoseria più calda e non
si è trattato di un dispetto all'attuale possessore della
fascia, Totti, probabilmente il più gettonato e acclamato in
campo con Voeller, Conti, Aldair e Rizzitelli. Un caso? No,
a rileggere i nomi, perché appartengono tutti alla storia
attuale e recente giallorossa. E quando Rudy segna con un
pallonetto beffardo il gol del vantaggio della Roma sugli
azzurri di Italia ’90 è tripudio e riecheggia il coro
«Tedesco vola».
È serata di
festa, ma fino ad un certo punto. Anzi, diventa serata amara
per il «Principe». Sì, a Roma è difficile pensare che si
possa vivere tranquillamente una giornata in cui si dovrebbe
pensare in termini di gioia. Prima l’iniziativa — fermata —
di un gruppo di tifosi, che vuole entrare nella tribuna
Monte Mario per protestare contro Sensi. Non si sa bene se
il corteo è per un gol sbagliato dal presidente nelle ultime
esibizioni negative giallorosse, per qualche mancato
acquisto, oppure per lo scudetto vinto dalla Lazio. Ma qui
appare certa l'innocenza di Sensi: lui ha fatto di tutto
perché i cugini non lo vincessero. Qualche fischio se lo
prende in sede di presentazione anche Mazzone, inframezzato
a tanti applausi. Il suo Perugia ha battuto la Juventus e se
da un lato del fiume c'è riconoscenza, dall'altro un po'
meno. Ma Carlo ribatte per le rime: «Coi romani poche
parole: noi lavoramo, se semo capiti?». Basta e avanza per
spegnere il focolaio di contestazione e far ritornare il
sorriso.
Poi le cose
precipitano con l'invasione gratuita prima dell'inizio del
secondo tempo, che rovina la festa. Giannini nei programmi
dovrebbe giocare un tempo con la nazionale di Vicini e uno
in maglia giallorossa. Ma giocati 45 minuti, dopo aver
premiato nell’intervallo donna Flora, vedova del presidente
Viola, effettua un giro di campo con il suo 10 cucito sulla
maglia giallorossa. Tanto basta per scatenare una invasione
di campo massiccia: i 100 diventano 1000, poi forse 3000.
Così i giocatori se ne vanno nello spogliatoio, inutile
rischiare anche l'incolumità, mentre lo speaker cerca di
riportare la calma. Lo stesso Giannini si prodiga con
qualche appello: «Per cortesia, uscite, non possiamo
continuare la festa e la partita». Ma cosa si può fare con
un campo appena rimesso a posto, nuovamente ridotto a un
percorso campestre pieno di buche e con le due porte
completamente distrutte? Dopo un po' la gente capisce di
averla fatta grossa ed esce sotto i fischi della maggior
parte del pubblico tornando sulle tribune. Peccato. Giannini
accompagnato da Bruno Conti e Francesco Totti, piange: «Vi
ringrazio, mi dispiace non doveva finire così». Il popolo
giallorosso è servito. Chissà se è veramente maturo per un
possibile futuro scudetto.
ITALIA
90-S.ROMA 1-1
MARCATORI:
Voeller (SR) al 21’, Carnevale (IT) al 35’ p.t.
ITALIA ’90:
Tacconi; Bergomi, Baresi, Vierchowood, Ferri; Serena, De
Agostini, De Napoli, Giannini; Schillaci, Carnevale.
SUPER ROMA:
Tancredi; Tempestilli, Righetti, Aldair, Maldera; Conti, Di
Mauro, Prohaska, Boniek; Voeller, Rizzitelli.
ARBITRO:
Longhi.
NOTE:
spettatori 50.000
Giorgio Lo
Giudice
La Gazzetta
dello Sport
18/5/2000
Stefano Petrucci
Il Corriere
della Sera
18/5/2000
Giorgio Lo Giudice
La Gazzetta
dello Sport
19/5/2000
VAI A: GO TO: