Tre giorni dopo che la Lazie ha vinto lo scudetto,
l'addio al calcio di Giuseppe Giannini, iniziato alla grande, è finito nel caos.
A seguito del giro di campo del Principe a metà del primo tempo, gran parte della gente si è affollata in basso. Poiché c'era un'apertura nella vetrata (lasciata per far entrare Giannini all'inizio della partita), la gente ha preso una passerella ed ha iniziato ad entrare in campo.
Non ho le foto scattate da me relative a questo episodio (se qualcuno le ha me le può mandare via e-mail ?) perchè per impegni improrogabili sono andato via alla fine del I tempo.
Queste le foto che ho scattato sino a quel momento e la rassegna stampa.

Per vedere quelle del corteo del pre-partita clicca qui.

Giannini sbuca dal fossato # 1

Giannini sbuca dal fossato # 2

I  lazieli ci prendono in giro con l'aereo che
porta lo striscione "Lazie campione..."

... ma la risposta è uno stendardo: La Lazio
me la stoppo al cazzo. Grande.

Lo striscione in Tribuna Tevere
GRAZIE CAPITANO!
*
IL SERVIZIO VIDEO SULLA PARTITA

 

LE FOTO QUI SOPRA SONO DI CINZIA (GRAZIE!)














































RESOCONTO DI EZIO (Grazie!)
mercoledì 17 maggio 2000 giorno già triste in partenza perchè quando l'addio al calcio lo da un certo giuseppe giannini,con tutto quello che ha fatto e rappresentato per la nostra squadra,non si pùo certo essere pieni di gioia.
era comunque ovvio che i cuori dei tifosi romanisti fossero gia' pieni di odio rammarico,delusione vista la stagione appena passata,infatti intelligentemente era stato organizzato il cotreo pre partita in cui bisogna si far comunque ricordare al mondo che roma è e sara sempre giallo-rossa,ma dove si potevano sfogare anche i sentimenti di rambia nei confronti ella roma attuale.
così infatti è successo un bel corteo con non tante persone ma buone ,dove si è contestato il presidente e si è cantato e urlato per la roma(per laglia della roma!).
il brutto è arrivato dentro lo stadio!
è successo veramente un qualcosa che mi ha lasciato veramente allibbito.
non me lo sarei mai aspettata  tanta gente che se ne fregata totalmente della festa del principe ed è entrata in campo per fare cosa..............nulla..........il vandalo.fosse stata gente con i coglioni che entrando sul campo dell'olimpico si fosse diretta verso la tribuna autorità a sputare in faccia a tutti i rappresentanti di una dirigenza da brivido,non mi sarei scandalizzato poi troppo.......invece no!!!!!!sono entrati in campo una massa di dementi,di "bambini" che in curva a soffrire per la roma ci vengono una volta l'anno (infatti la gran parte delle persone appartenenti ai vari gruppi della sud non sono entrati,e chi la fatto era solo per abbraciare giannini)e questi individui squallidi non si resi assolutamente conto di quello che hanno compiuto.......uno schifo!
hanno rovinato la festa a giannini,forse quei"bambini"neanche sanno chi è veramente il principe,quello che ha sofferto per questa maglia,quello che ha dato per questi colori,quanto a pianto per tutte le sue vicessitutini in giallo e rosso,quelli che sono entrati in campo e hanno fatto quello schifo non sanno un cazzo non devono essere più degni di entrare in sud.
in tutto questo schifo non si può non aggiungere il comportamento assurdo degli ultras in divisa e dei loro capi,i quali hanno mandoto un numero folle di agenti al corteo,degli"ultras teppisti"(come pensano loro"e sei cellerini dentro lo stadio.........bravi.......bei risultati........la vostra figura di c***** la fate sempre.
per concludere non mi sta bene assolutamente che per colpa di quei mille bambini dementi i giornali devono scrivere che gli ultras della roma hanno compiuto questa catastrofe,non mi va bene perchè io e penso tutti i veri ultras erano in curva a cantare a incitare a osannare l'ultimo vero e grande capitano della roma giuseppe giannini,con le lacrime al cuore perchè dei cretini avevano rovinato la festa al principe.

      "facile amarti....difficile dimenticarti!"solo per te pricipe

                   SCUSA PEPPE
  DA EZIO
  AS ROMA PER 1000 ANNI


COMMENTO DI "ULTRA' "

MI PIACE PENSARE CHE L'INVASIONE SIA INIZIATA PER GIANNINI PER L'AMORE NEI SUOI CONFRONTI E PERCHE' IN FONDO LO AMIAMO COSI TANTO CHE LO CONSIDERIAMO UNO DI NOI UN ULTRA'/S MA QUANDO I RAGAZZINI CHE SCAVALCAVANO ERANO DIVENTATI TANTI PERCHE' LA POLIZIA NON E' INTERVENUTA? PERCHE' HANNO APERTO I CANCELLI?PERCHE' C'ERANO VENTI CELLERINI CON TANTO DI FUCILE E MANGANELLO AD IMPEDIRE LO SCAVALCAMENTO DAI DISTINTI IN MONTE MARIO QUANDO DOVEVANO IMPEDIRLO VERSO IL CAMPO?BELLA LA CURVA...BRAVI GLI ASR ULTRAS A CERCARE DI FERMARE L'INVASIONE (QUASI CON STILE CUCS)...BELLO IL COMMANDO CHE UMILMENTE E TEMPESTIVAMENTE CHIEDE SCUSA...BELLO IL GOL DEL TEDESCO...BELLI I CORI A TUTTI I GRANDI CHE C'ERANO E NON C'ERANO IERI SERA...BELLO LO STESSO IL SALUTO AL CAPITANO CHE PIANGENDO SPERO PER IL NOSTRO AMORE HA FATTO IL GIRO DEL CAMPO UNA ,UNA E ANCORA UNA VOLTA...BELLO IL SUO RAMMARICO PER LO SCUDETTO DELLA LAZIO,IL CAPIRE L'AMAREZZA DELLA GENTE DEI VERI ROMANISTI...BELLO ESSERE LI' ED ESSERE RIMASTI AL PROPRIO POSTO TUTTO IL TEMPO..BELLI GLI STRISCIONI(PRINCIPE SEI TU IL NOSTRO SCUDETTO ,NESSUNO L'AMERA COME TE... E TANTI ALTRI)..BELLO ALLA FINE IL CORO PER GIANNINI CHE POI PIANO PIANO SI TRASFORMA AD UN INCITAMENTO A TUTTA LA SQUADRA, A TUTTA LA CITTA'...INSOMMA A TUTTO QUELLO CHE PER I VERI ROMANISTI RAPPRESENTA ROMA E LA ROMA...GRAZIE CAPITANO GRAZIE ANCORA UNA VOLTA PER AVERCI FATTO PIANGERE ANCHE QUANDO TUTTO ERA ORMAI COMPROMESSO...GRAZIE UNICO ..MIO CAPITANO... 1010101010101010101010101010101010101010101010101010101010101010101010





La polizia in campo

La porta divelta

Giannini parla ai tifosi

Addio al calcio
                    di Giannini


ROSSO & GIALLO








Il Messaggero

Il Messaggero

La Gazzetta dello Sport

La Repubblica

Il Messaggero

Il Corriere dello Sport

La Gazzetta dello Sport


SERVIZIO DI RAISPORT (PATRIZIA RUBINO)
Giuseppe Giannini stava facendo il giro d'onore per salutare tutti i tifosi che erano venuti per salutarlo. Sono passati cinque minuti e una cinquantina di tifosi hanno invaso il prato dell'Olimpico. Ne sono passati altri dieci e i cinquanta sono diventati tremila. La maggior parte andava verso Giannini, altri intonavano cori di contestazione nei confronti di Sensi. Questi ultimi tra l'altro hanno tentato, con successo, di distruggere una porta e di portarsi a casa il prato dell'Olimpico appena riparato dopo l'invasione di domenica dei tifosi della Lazio.
Gli appelli di Giannini e Conti non sono serviti a nulla. "Se non uscite dal campo non possiamo continuare questa festa", ha urlato sconsolato l'ex capitano giallorosso. C'era il sospetto che i tifosi della Roma stessero cercando di rovinare l'Olimpico per non dare modo di festeggiare lo scudetto a quelli della Lazio per la festa prevista per domenica. Le due porte, infatti, sono state praticamente distrutte, come anche le zolle dell'Olimpico. Alla fine sono intervenute le forze dell'ordine che hanno disperso gli oltre tremila spettatori che, all'improvviso, sono scappati provocando non pochi problemi.


Festa Giannini, invasione campo
interrompe addio
 ROMA - Giuseppe Giannini stava facendo il giro d'onore per salutare tutti i tifosi che erano venuti per salutarlo. Sono passati cinque minuti e una cinquantina di tifosi hanno invaso il prato dell'Olimpico. Ne sono passati altri dieci e i cinquanta sono diventati tremila. La maggior parte andava verso Giannini, altri intonavano cori di contestazione nei confronti di Sensi. Questi ultimi tra l'altro hanno tentato, con successo, di distruggere una porta e di portarsi a casa il prato dell'Olimpico appena riparato dopo l'invasione di domenica dei tifosi della Lazio. Gli appelli di Giannini e Conti non sono serviti a nulla. "Se non uscite dal campo non possiamo continuare questa festa", ha urlato sconsolato l'ex capitano giallorosso. C'era il sospetto che i tifosi della Roma stessero cercando di rovinare l'Olimpico per non dare modo di festeggiare lo scudetto a quelli della Lazio per la festa prevista per domenica. Le due porte, infatti, sono state praticamente distrutte, come anche le zolle dell'Olimpico.
Alla fine sono intervenute le forze dell'ordine che hanno disperso gli oltre tremila spettatori che, all'improvviso, sono scappati provocando non pochi problemi. Dopo un'attesa durata più o meno 20-30 minuti, Giuseppe Giannini si è ripresentato in campo accompagnato da Bruno Conti e Francesco Totti. L'ex bandiera giallorossa è andato al centro del campo piangendo come un bambino. Ha preso il microfono ed ha iniziato a parlare all'Olimpico: "Capisco la rabbia che c'è in questi giorni in città per lo scudetto vinto dalla Lazio, però non doveva finire così. Mi dispiace molto, ma in ogni caso ringrazio tutti quanti voi che siete intervenutì. Un momento di pausa e ha aggiunto: "Scusate, sono commosso non riesco più a parlare". E' poi iniziato il giro d'onore, Giannini è andato a salutare la curva sud e via via tutto lo stadio. Uno striscione esposto alla Tevere recitava "Scusa", ed era un cartello del vecchio Cucs con le lettere rovesciate. Il giro d'onore di Giannini è stato accompagnato dalle forze dell'ordine. Giannini è passato sotto il tunnel salutando tutti. Un minuto dopo è tornato in campo accompagnato questa volta dal cantante Renato Zero. Insieme hanno concluso la serata passeggiando per la pista d'atletica salutando nuovamente i tifosi.

La Repubblica on line
17 maggio 2000
 


Giannini, che assurdo addio
Olimpico, match sospeso, invadono in 3000: polizia in campo, terreno danneggiato

 di MASSIMO BARCHIESI

ROMA - "Scusate, sono emozionato, nervoso. Purtroppo, per un eccesso d'amore, per uno sfogo della rabbia di questi giorni... vi ringrazio, non doveva finire così, ma con qualcosa di meglio". Ha lasciato così il calcio Giuseppe Giannini detto "il Principe". Abbracciato a Totti e Bruno Conti, piangendo come un disperato sulle note di "Grazie Roma" di Venditti. La partita d'addio del capitano giallorosso è finita con un'altra invasione dell'Olimpico. Zolle del prato strappate, porte distrutte, tremila tifosi che scorrazzano sul campo dopo che inspiegabilmente si è aperta una porta della Curva Sud. Anche gli Internazionali di tennis vengono danneggiati: sospesi i match di doppio del torneo femminile. Un disastro paragonabile alla festa per lo scudetto laziale di tre giorni prima. Ma domenica, appunto, c'era uno scudetto piombato all'improvviso sull'Olimpico. Cosa abbia spinto i nostalgici di Giannini a rovinargli l' ultima partita resta un mistero.
Eccesso d'amore, l'ha chiamato il Principe. Ma c'è anche la rabbia per i successi dei biancazzurri e il flop della Roma di Capello. Tra gli invasori di ieri sera si sono sentiti molti cori contro Sensi. Il Giannini-day è stato preceduto da una manifestazione anti-laziale: "Roma rimane giallorossa" uno degli striscioni (alcuni altri sono impubblicabili) esposti da 700 tifosi durante un corteo partito da piazzale degli Eroi e conclusosi allo stadio. La risposta è venuta dal cielo: sull'Olimpico è planato un piccolo aereo al quale era assicurato lo striscione "Lazio campione".
In questo clima a metà strada tra rabbia e nostalgia, si è cominciato a celebrare Giannini. Assente, come previsto, il presidente Sensi, per impegni dovuti alla prossima quotazione in Borsa della Roma. Presente invece la figlia Rosella, amministratore delegato della società. Da una parte la Roma amarcord (Tancredi, Righetti, Bruno Conti, Prohaska, Maldera) dall'altra la Nazionale ' 90 (Tacconi, Baresi, Bergomi, De Napoli, Schillaci). Il Principe indossa la maglia azzurra, il copione prevede che indossi quella della Roma nel secondo tempo. Tra i presentabilissimi reduci di un calcio che non c'è più vanno in gol Voeller (21') e Carnevale (35').
Nell'intervallo si mette in moto la macchina delle premiazioni. C' è Liedholm, spunta Flora Viola, moglie dell'indimenticabile presidente della scudetto, è lei a omaggiare Giannini, che non può fare a meno di incamminarsi per un giro d'onore che sarà fatale. Si apre una porta della Curva Sud, dalla parte della tribuna Monte Mario, migliaia di tifosi cominciano a riversarsi sulla pista d'atletica, sul campo appena rizollato. Di forze dell'ordine non c'è traccia per una lunga fase.
L'unica speranza per riprendere in mano la situazione sono gli appelli dei giocatori. Si impegna Conti, ci prova Giannini, "Se non uscite dal campo non possiamo continuare questa festa", il tentativo fallisce e il Principe scende negli spogliatoi in lacrime. Solo dopo una decina di minuti si affacciano gli agenti in tenuta antisommossa, i tifosi tornano nei loro settori, ma lo scenario è desolante: mancano intere zolle di prato, le panchine e le porte, sopratutto quella sotto la curva Sud, sono a pezzi. Non si può ricominciare. Giannini torna in campo per l'ultimo, patetico messaggio e per un giro di campo con Renato Zero. In curva appare uno striscione: "Scusa". Troppo tardi.

La Repubblica
18/5/2000


La serata di addio dell’ex capitano all’Olimpico finisce male: invasione di campo e gravi danni al terreno di gioco. Partita sospesa
Giannini, i teppisti rovinano tutto

 di MIMMO FERRETTI

ROMA - E’ finita in anticipo, la gara d’addio al calcio di Giuseppe Giannini, il Principe della Roma. Stop forzato: maxi invasione di campo - festosa nelle intenzioni - alla fine del primo tempo, una marea di gente sul terreno verde, minuti di panico, appelli inutili di Bruno Conti e del Principe stesso. E fuggi fuggi generale, e campo sgombro, soltanto dopo l’intervento della forza pubblica. Prima, però, uno scenario pericolosissimo: confusione enorme, troppa. Gente all’inizio in festa, poi preda della paura. Bilancio: porte distrutte (traverse ko) e tante buche sul terreno. Un finale amaro, per il Principe in lacrime come un pupo, fianco a fianco con Totti e Conti, lì in mezzo al campo, una volta tornata la calma. «Non doveva finire così...», le sue parole al pubblico, prima del giro di campo finale con Renato Zero. «Ho pianto di amarezza, ho pianto di gioia, ho pianto di nervosismo, ho pianto di tristezza...», le parole di Giannini nel post-partita.
Con il terreno rovinato e senza porte, la partita non ha potuto proseguire. I tifosi, rientrati ai loro posti, hanno avuto lo stesso l’opportunità di festeggiare il Principe che, pian piano, agitando sciarpe e bandiere giallo e rosse, ha salutato tutti i settori dello stadio. Sempre con le lacrime agli occhi, forse anche perché qualche minuto prima era salito lui in tribuna per regalare un bacio alla moglie e alle figlie.
E pensare che, fino all’intervallo della gara tra SuperRoma e Italia 90, tutto era filato in maniera splendida. Era stato un epilogo degno di una fiaba: “facile amarti, impossibile dimenticarti", la frase-simbolo incisa nel cuore della gente giallorossa. Peppe era sceso in campo salendo dalla Sud, la sua Sud: maglia numero 10, una sciarpa al collo e tanta, tanta emozione. Aveva spedito baci al pubblico, aveva fatto mezzo giro di campo poi s’era sistemato, fascia rossa al braccio, con la maglia azzurra tra i suoi amici azzurri. E la partita era cominciata.
Sulle tribune, circa quaranta-quarantacinquemila anime giallorosse. Uno spettacolo nello spettacolo.
Quarantacinque minuti di gioco, poi basta. E il risultato della partita? La sfida a metà tra Superoma e Italia 90 s’è chiusa in parità con reti di Voeller (strepitosa) e Carnevale. E, moviola in campo, era stato addirittura annullato un gol a Rizzitelli. Se non altro, prima dello stop forzato, s’era avuta la possibilità di rivedere tanti vecchi (e appesantiti) volti amici e le loro giocate ancora attuali. Da Rudi a Zibì, da Brunetto a Herbert fino a Aldone e a un magnifico Tancredi. E dall’altra parte campioni come Baresi, Carnevale, Schillaci, De Napoli, Bergomi e Tacconi. A proposito: da segnalare la straordinaria emozione di Rizzitelli sotto la Sud, l’uragano di applausi per Voeller, l’affetto per Totti e per Quelli dello scudetto. E gli struggenti cori per Di Bartolomei e Dino Viola. E pure i fiori di Peppe a Flora Viola e a Rosella Sensi (il presidente, allo stadio, non c’era).
Un migliaio, più o meno. Ecco i tifosi della Roma che, prima di recarsi all’Olimpico, avevano sfilato in corteo per le vie di Prati. Tante bandiere e sciarpe della Magica, un enorme striscione con la scritta “Roma resta giallorossa" in testa e tanti cori contro Sensi, salito sul gradino più alto della hit-parade dei “colpevoli" stagionali. E poi battute, cori e coretti contro la Lazio. Una sfilata che ha visto tra i protagonisti tifosi giallorossi di ogni età. All’arrivo allo stadio c’è stato qualche problema con le forze dell’ordine, presto risolto.
All’interno dell’Olimpico, la contestazione nei confronti della Roma di oggi è proseguita incessante e veemente. Più applausi che fischi per Carletto Mazzone, «so’ romano, capisco tutto...». Fischi e basta, invece, all’indirizzo di uno striscione («Lazio campione») sventolato in cielo da un miniaereo in volo sullo stadio.
Dopo la maxi invasione sospese, per precauzione, le ultime due partite del programma di doppio femminile agli Internazionali di tennis al Foro Italico.

Il Messaggero
18/5/2000


L’addio al calcio del Principe è felice solo a metà
Giannini, la festa rovinata
Un’invasione di campo di tifosi impedisce lo svolgimento del secondo tempo: distrutto il campo e le porte. Giannini in lacrime: «Non doveva finire così» - Un corteo di tifosi contro Sensi

 ROMA — Una partita per festeggiare che non c'è stata, una situazione surreale: altro che festeggiamenti se la festa finisce nel pianto. Era andato via quasi fuggendo dalla sua città e dalla sua squadra, trovando un ingaggio all'estero, in Austria. Un piccolo grande esule si era sentito Giuseppe Giannini, dopo aver vestito 318 volte la maglia giallorossa. Poi il ritorno in Italia, qualche stagione giocata solo per passione e voglia di calcio, prima di decidere l'abbandono. Per calcare ancora una volta il terreno dell'Olimpico aveva dovuto aspettare quattro anni, il giorno dell'addio. Un momento struggente ma anche triste per lui, emozionato al punto di non capire le domande di chi lo intervistava e non saper rispondere.
Non è stata certo la provocazione dell'«aereo sfottò» mandato sopra allo stadio dai tifosi biancazzurri con la scritta «Lazio campione» a creargli problemi, quanto sentire la sua curva, la Sud strapiena, acclamarlo. Poi leggere tutti gli striscioni con tanti messaggi d'amore. «Il Cucs saluta l'ultimo capitano» è quello della tifoseria più calda e non si è trattato di un dispetto all'attuale possessore della fascia, Totti, probabilmente il più gettonato e acclamato in campo con Voeller, Conti, Aldair e Rizzitelli. Un caso? No, a rileggere i nomi, perché appartengono tutti alla storia attuale e recente giallorossa. E quando Rudy segna con un pallonetto beffardo il gol del vantaggio della Roma sugli azzurri di Italia ’90 è tripudio e riecheggia il coro «Tedesco vola».
È serata di festa, ma fino ad un certo punto. Anzi, diventa serata amara per il «Principe». Sì, a Roma è difficile pensare che si possa vivere tranquillamente una giornata in cui si dovrebbe pensare in termini di gioia. Prima l’iniziativa — fermata — di un gruppo di tifosi, che vuole entrare nella tribuna Monte Mario per protestare contro Sensi. Non si sa bene se il corteo è per un gol sbagliato dal presidente nelle ultime esibizioni negative giallorosse, per qualche mancato acquisto, oppure per lo scudetto vinto dalla Lazio. Ma qui appare certa l'innocenza di Sensi: lui ha fatto di tutto perché i cugini non lo vincessero. Qualche fischio se lo prende in sede di presentazione anche Mazzone, inframezzato a tanti applausi. Il suo Perugia ha battuto la Juventus e se da un lato del fiume c'è riconoscenza, dall'altro un po' meno. Ma Carlo ribatte per le rime: «Coi romani poche parole: noi lavoramo, se semo capiti?». Basta e avanza per spegnere il focolaio di contestazione e far ritornare il sorriso.
Poi le cose precipitano con l'invasione gratuita prima dell'inizio del secondo tempo, che rovina la festa. Giannini nei programmi dovrebbe giocare un tempo con la nazionale di Vicini e uno in maglia giallorossa. Ma giocati 45 minuti, dopo aver premiato nell’intervallo donna Flora, vedova del presidente Viola, effettua un giro di campo con il suo 10 cucito sulla maglia giallorossa. Tanto basta per scatenare una invasione di campo massiccia: i 100 diventano 1000, poi forse 3000. Così i giocatori se ne vanno nello spogliatoio, inutile rischiare anche l'incolumità, mentre lo speaker cerca di riportare la calma. Lo stesso Giannini si prodiga con qualche appello: «Per cortesia, uscite, non possiamo continuare la festa e la partita». Ma cosa si può fare con un campo appena rimesso a posto, nuovamente ridotto a un percorso campestre pieno di buche e con le due porte completamente distrutte? Dopo un po' la gente capisce di averla fatta grossa ed esce sotto i fischi della maggior parte del pubblico tornando sulle tribune. Peccato. Giannini accompagnato da Bruno Conti e Francesco Totti, piange: «Vi ringrazio, mi dispiace non doveva finire così». Il popolo giallorosso è servito. Chissà se è veramente maturo per un possibile futuro scudetto.
ITALIA 90-S.ROMA 1-1
MARCATORI: Voeller (SR) al 21’, Carnevale (IT) al 35’ p.t.
ITALIA ’90: Tacconi; Bergomi, Baresi, Vierchowood, Ferri; Serena, De Agostini, De Napoli, Giannini; Schillaci, Carnevale.
SUPER ROMA: Tancredi; Tempestilli, Righetti, Aldair, Maldera; Conti, Di Mauro, Prohaska, Boniek; Voeller, Rizzitelli.
ARBITRO: Longhi.
NOTE: spettatori 50.000

Giorgio Lo Giudice
La Gazzetta dello Sport
18/5/2000


Giannini, una festa rovinata:
prato e porte dell’Olimpico distrutti
Il «Principe» in lacrime dopo l’invasione di campo: «Non doveva finire così»
 ROMA — Mai vista una festa trasformarsi in un simile inferno. Risse, aggressioni, cariche, devastazioni. L’addio di Giuseppe Giannini, ieri notte, è diventato una bolgia, nell’Olimpico sfregiato dai vandali. Strappato come uno straccio il manto erboso ricostruito a tempo-record dopo i festeggiamenti dei tifosi laziali di domenica scorsa, distrutte le due porte, divelti cancelli e protezioni, sfondati vetrate e seggiolini. E tutto in un clima di guerriglia, sotto gli occhi di forze dell’ordine scarse, impreparate, impotenti.
Doveva essere la notte del saluto al capitano della Roma, assente dal suo stadio da quattro anni. La fazione più violenta del tifo giallorosso, indispettita dal trionfo della Lazio e lanciata in una feroce contestazione nei confronti di Sensi, ne ha fatto il teatro di una rabbia incontrollata. Un polemico corteo partito nel pomeriggio da piazzale degli Eroi, tra cori di insulti al patròn romanista, aveva fatto presagire le reali intenzioni di almeno una parte dei 40 mila spettatori accorsi all’Olimpico. Dal viale dei Gladiatori che porta all’ingresso principale dello stadio, era già partito un lancio di oggetti verso i campi del Foro Italico, dove si stanno svolgendo gli Internazionali femminili di tennis. Su due terreni di gioco, il 4 e il 5, le partite in corso venivano sospese per diversi minuti.
Poi, una volta all’interno dell’Olimpico, un centinaio di ultrà s’era mosso minaccioso dalla curva Sud verso la tribuna d’onore, evidentemente a caccia di «dirigenti colpevoli». La polizia riusciva a respingere il tentativo di intrusione, la malcapitata Rosella Sensi, figlia maggiorenne del presidente rimasto a casa dopo l’avvio dell’operazione-Borsa, rimediava una salva di fischi non appena Giannini saliva in tribuna a consegnarle un mazzo di fiori. La demolizione dell’impianto è avvenuta poco più tardi, in un’atmosfera irreale, tra nuovi cori beffardi («Batistuta dove sta?»), nell’intervallo di una partita che non si giocherà più.
Giannini, che aveva guidato per un tempo una mista della Roma contro l’Italia ’90 di Tacconi, Franco Baresi, Bergomi, Schillaci, Vierchowod (per quello che conta era finita 1-1, gol di Voeller e Carnevale), stava effettuando un giro di campo anticipato. «Lasciatemi godere questo momento, lo aspetto da una vita», aveva confessato ingenuamente agli organizzatori che avevano lasciato la passerella per il gran finale. Ma mentre il Principe commosso raccoglieva applausi, dalle due curve drappelli di ultrà cominciavano a invadere il campo, tracimando con incredibile facilità da ogni angolo. Cinque, dieci minuti e il terreno di gioco dell’Olimpico brulicava come un formicaio. Chi strappava zolle d’erba, chi staccava pali e traverse, chi trinciava le reti delle porte. Inutili gli appelli di Bruno Conti e dello stesso Giannini agli altoparlanti dello stadio: «Vi prego, se non uscite non possiamo giocare il secondo tempo». Ma alla massa che proseguiva indisturbata a rovesciarsi sul campo e a devastarlo non importava niente della partita, né dell’addio al capitano celebrato soprattutto da un romantico striscione: «Facile amarti, impossibile dimenticarti».
Come seguendo un’accorta regia, i vandali si impossessavano dell’impianto, accendendo qua e là focolai di risse. Le forze dell’ordine intervenivano tardi, con poche decine di celerini. Una carica e via, il campo distrutto veniva sgomberato dagli invasori. Ma la festa ormai era finita. In fuga gli ospiti, i grandi giocatori che avevano risposto all’invito del Principe con poche eccezioni (Falcao, Mancini, Roberto Baggio, Vialli). Toccava a lui, il festeggiato, rientrare con la maglia giallorossa indossata per l’ultima volta e salutare il pubblico. In lacrime, Giannini, abbracciato da Bruno Conti e Francesco Totti che non ha giocato con lui neanche un minuto, raccoglieva i cocci di un atroce fallimento: «Un po’ per eccesso d’amore — piangeva negli altoparlanti — un po’ per sfogare la rabbia che c’è in questi giorni, è andata male... Scusate, vi ringrazio, ma non doveva finire così». Tardivo e inutile dalla Sud si levava un altro striscione, costruito al momento con lettere strappate ad altre scritte: «Scusa». Ma la festa era finita per davvero, bruciata da un calcio che è ormai tutto fuorché un gioco.

Stefano Petrucci

Il Corriere della Sera
18/5/2000


Dopo l’amaro addio di Giannini
si contano i danni: 70 milioni
 ROMA — Una serata amara e un addio al veleno per Giuseppe Giannini. Quindici anni di amore per la maglia giallorossa, rovinati da un’invasione di campo gratuita e da altri incidenti accaduti prima e dopo la sospensione dell’incontro. A farne le spese non è stata solo la partita della quale si è giocato un solo tempo e dei danni allo stadio, ma anche gli Internazionali di tennis.
Adriano Panatta ieri era arrabbiatissimo, l’altra sera per via degli incidenti creati dai tifosi che uscivano e per il blocco della polizia, preoccupata che non ci fossero altri episodi di violenza, ha fatto sì che molti spettatori rimanessero bloccati, biglietto in mano, senza poter entrare agli Internazionali di tennis. Inoltre per la confusione e le urla che echeggiavano fuori dal campo, alcuni incontri sono stati sospesi.
Panatta ha diramato ieri anche un comunicato nel quale si dice che si concede il massimo rispetto per il calcio, sport che appassiona la maggior parte degli italiani, ma il calcio dovrebbe aver rispetto per le altre discipline. Il tennis in realtà queste due settimane è stato tartassato con incontri infrasettimanali e spettacoli vari, due ne sono ancora previsti uno sabato e l’altro domenica quando la Lazio festeggerà con il Bologna lo scudetto. In quanto ai danni dell’Olimpico effettuato ieri mattina un controllo, anche per coordinare gli interventi di urgenza e approntare di nuovo l’impianto per domenica, questi ammontano sui 70 milioni.
In questo l’imbecillità dei romanisti è pari a quella dei laziali, perché la cifra dei lavori già fatti dopo gli atti vandalici di domenica a conclusione di Lazio-Reggina, è praticamente la stessa. Unica consolazione è che i laziali avevano la scusa di festeggiare lo scudetto, quelli romanisti soltanto la loro stupidità per rovinare la serata al capitano della Roma. Ci sarà quindi da pagare questa cifra e l’ufficio impianti sportivi ritiene che sarà la Roma a dover pagare, dal momento che è stata lei ad accollarsi l’organizzazione. Ora si tratta di vedere se a Trigoria vorranno rifarsi su Giannini e chiedere a lui il rimborso delle spese. Ovvero oltre il danno anche le beffe. Certo le scuse approntante sul momento con un grande cartello, vedendo Giannini in lacrime, sono poca cosa. Uno spettacolo rovinato, fatto unico e quindi raro che fa il paio con la colletta del Sistina degli anni ’60. Solo ai cosiddetti tifosi giallorossi, poteva venire in mente un comportamento del genere per essere sicuri di passare alla storia.

Giorgio Lo Giudice

La Gazzetta dello Sport
19/5/2000


  

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