VADE
RETRO, PAY-TV!
(FUORI
DAL CORO e’ stato stampato in proprio, a Sorbolo, in data 23 gennaio 1999)
FUORI
DAL CORO e’ pensato, scritto e creato con
MENTALITA’
CROCIATA.
.
Chi non ne possiede e’ pregato di astenersi dal leggerlo
Il
futuro del calcio
Chi
ci conosce sa quale e’ il nostro pensiero sul mondo del pallone.
E’ nota la nostra idea, grazie alla quale riteniamo che il progresso tecnologico
ed economico non debbano sfidarsi frontalmente con le tradizioni del calcio,
pena la sconfitta per entrambi. Ed e’ su questo punto che vorremmo tentare
di ragionare con calma.
Domanda
iniziale: perche’ l’evento calcistico e’ cosi’ appetibile per i mass-media
in generale e le televisioni in particolare? Sicuramente perche’ dispone
di tutte le caratteristiche adatte per queste realta’. Si parla sempre
di calcio; e’ uno sport diffuso a livello mondiale; ha i tempi giusti per
essere guardato davanti alla TV; i volti dei protagonisti possono essere
riconosciuti a livello planetario. E’ molto piu’ difficile “televisivizzare”
altri momenti sportivi, vuoi perche’ non cosi’ diffusi, vuoi perche’ hanno
ritmi diversi. Ma avete mai provato a guardare in televisione una partita
con gli spalti desolatamente vuoti? Oppure riempiti, si, ma di spettatori
fantoccio che si limitano a sorridere senza trasmettere emozioni durante
la partita? Noi si, abbiamo provato. Ed abbiamo notato una profonda tristezza.
Sia per chi giocava, sia per chi, come noi, guardava. Questo, cari amici,
e’ il reale rischio a cui andiamo incontro. Stadi vuoti perche’ alle societa’
conviene maggiormente l’incasso televisivo che quello del pubblico. Stadi
riempiti, ma da gente che non considerera’ lo stadio come luogo in cui
manifestare la propria passione. Con l’aumento (forse sarebbe corretto
dire il brigantaggio) sui prezzi dei biglietti le societa’ stanno facendo
una selezione incredibile dello spettatore da stadio. Il biglietto piu’
economico ormai varia dalle 35 alle 40 mila lire ed e’ attraverso questo
banale strumento che gia’ si puo’ decidere chi ha diritto e chi no alla
partita. E vedrete, quando sara’ decretata per legge, la norma che prevede
controlli da parte delle societa’ sportive sugli eventi calcistici nello
stadio della squadra stessa, quanto aumentera’ il biglietto. Andare allo
stadio costera’ sempre piu’ (perche’ li non c’e’ il vero affare e si rischia
l’aumento dei costi di gestione) e converra’ abbonarsi ad un programma
sportivo. Inoltre le partite in trasferta non saranno piu’ a Genova, Bologna
o Cremona. Saranno, a seconda della fascia d’elite in cui si verra’ inseriti,
in Francia, Germania, Spagna o Inghilterra. E chi avra’ i soldi per seguire
la squadra anche in trasferta? Ecco perche’ sentiamo che i futuri spettatori
del calcio del 2000 non saranno quelli di oggi. Ed ecco perche’ non possiamo
accettare passivamente quanto accade. Anche se gia’ questa realta’ e’ notevolmente
diffusa. Ma tra il seguire una partita allo stadio ed il seguirla a casa
non ci sono vie di mezzo? Apparentemente no, forse una si. Ed e’ questa:
far ragionare il nostro cervello e dar seguito ad azioni intelligenti.
Sembrerebbe banale, ma non lo e’. Sicuramente soggettivo e’ il concetto
di “intelligenza”. Quella che apprezziamo noi e’ diametralmente opposta
a quella auspicata dai mercenari che ruotano nel mondo del calcio.
Cominciamo
con ordine. Se voi, nel supermercato nuovo che si sta aprendo vicino a
casa, trovaste da mangiare esclusivamente merda di gallina cosa fareste?
Probabilmente nulla, non entrereste neanche. Non vi fareste tentare da
confezioni economiche o lussuose, da contorni a base di caviale o di pure’,
non fareste raccolte punti e non approfittereste del 3X2. Perche’? semplicemente
perche’ la merda di gallina non vi piace. E il gestore del supermercato
sarebbe obbligato a cambiare specialita’. Forse ne proverebbe una o due
o tre fino a quando le vostre volonta’ ed i suoi desideri non abbiamo trovato
un comune denominatore. E le partite in televisione? Idem! Se voi anziche’
regalare per Natale o per un compleanno un abbonamento digitale regalaste
un abbonamento allo stadio oppure una trasferta oppure un bel libro sulla
passione del calcio (e ve ne sono di meravigliosi!) contribuireste ad arginare
la crescita del supermercato che vende merda di gallina. Questo perche’
essa puo’ non piacere a voi, ma puo’ piacere ad altri; e voi correte il
rischio che, se gli altri aumentano, siano i supermercati tradizionali
che rischiano di chiudere, obbligandovi a far spesa da un’altra parte oppure
a comincaire a mangiare merda di gallina del nuovo supermercato. Chi gestisce
il nostro calcio ha una sola regola: il profitto. Non pensera’ mai alle
tradizioni, alla spontaneita’, alla passione se non mirata a fare ancora
piu’ soldi. Non dategliela vinta. Non dategli i vostri soldi. Fate in modo
che se li meriti. E’ una legge di mercato: da noi ci sono i negozi di carne
equina; in Inghilterra sarebbe sacrilego il solo pensiero di un carre’
col pesto di cavallo. E’ solo questione di cultura e soldi. E noi possiamo
decidere. Pensateci, ragazzi, a cosa volete mangiare domenica prossima!
AAA
vendesi campionato di calcio. Ottimo prezzo, usato sicuro, guadagni garantiti.
Vero Affare! … astenersi curiosi e perditempo.
Pallone
all'asta. L'anno appena cominciato porterà, tanto per cambiare,
altri soldi al mondo del calcio. "Se ne avvertiva il bisogno" - hanno subito
asserito tutti i commentatori. Noi non ne siamo proprio così convinti,
ma tant'è. Sotto l'albero di Natale le società di calcio
hanno trovato un regalo che vale più della tredicesima : due piattaforme,
due concorrenti per la televisione del futuro, quella digitale. Murdoch,
Letizia Moratti, la francese Tf1 e Telecom Italia hanno costituito il nuovo
cartello, denominato Stream. Si aggiunge all'albero della cuccagna che
già offriva i premi sontuosi di Canal Plus (Telepiù), Rai
e Fininvest. I trentotto club di serie A e B, iscritti alla Lega Calcio,
sono pronti a scegliere tra una delle due cordate. Per la verità,
c'è chi aveva già stipulato contratti miliardari per vendere
le immagini delle proprie gare. Juventus, Inter, Milan, Bologna, Empoli,
Sampdoria, Cagliari e Napoli (con la clausola che già dal 1999 faccia
ritorno nella massima divisione) si erano accordate con Canal Plus per
duemilaquattrocento miliardi di lire complessivi. Murdoch e la Moratti
hanno tentato, appena piombati sul mercato, di far cadere questi contratti,
offrendo a Juve, Inter e Milan una somma del venti per cento superiore
a quella già sottoscritta. Intanto, il presidente della Lega Franco
Carraro ha auspicato che, per i diritti in criptato, il prodotto calcio
si divida tra le due piattaforme. Insomma, una vera e propria asta. Questa,
in linea di massima, salvo mutamenti dell'ultima ora, la soluzione delle
trattative in miliardi di lire fino al 2005 : Telepiù - Juventus
(570 miliardi), Inter e Milan (480), Napoli (180), Sampdoria (130), Cagliari
(115), Bologna e Torino (105), Genoa (95) e Salernitana (70). Stream -
Roma e Lazio (400),Fiorentina (360), Parma (280), Bari, Perugia, Venezia,
Udinese, Vicenza, Empoli e Piacenza (132).
Il
calcio è il boccone preferito da tanti affaristi. L'esperienza britannica
insegna. Oltre Manica sta dando frutti insperati. Anche se va detto che
nel Regno Unito le regole sull'esclusività delle immagini sono rigide.
Non lasciano spazio alle scapattoie tipicamente italiane. Tivvù
e radio private, locali o nazionali, non riciclano immagini altrui, trasmettendole
in diretta, in concorrenza sleale con chi ha versato miliardi per ricevere
i diritti in esclusiva. In Italia, la terra dei compromessi, se ne è
raggiunto uno tra Rai e Mediaset con il proprietario di Telemontecarlo,
Vittorio Cecchi Gori, per trasmettere e i gol e i momenti salienti delle
partite pure in orario "proibito". "90° minuto" e "Mai dire gol" sono
programmi figli di questo escamotage.
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PUBBLICITA’ E’ L’ANIMA DEL COMMERCIO, NON DELL’ULTRAS!
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appiccicata in ogni spazio ancora libero : sulle crape pelate di Arrigo
Sacchi e Carletto Mazzone, sulle sigarette di Znedek Zeman, sulle zolle
del terreno di gioco (a Parma sono stati precursori con quella scritta
Parmalat che si estendeva per tutto il campo). Squadre che si chiamano
come un elettrodomestico, una merendina, un'assicurazione, una banca. Telecamere
nascoste perfino nei mutandoni dei giocatori. Spettatori, più che
tifosi, che osservano le partite senza voce, senza mani e senza bandiere.
Stadi grigi, cupi, mancanti di vivaci colori, di tifoserie al seguito,
di urla di gioia e grida di delusione. Partite al sabato pomeriggio, al
lunedì sera, al martedì pomeriggio. Non è un brutto
sogno. Molto presto sarà realtà. Sarà il calcio del
2000, il calcio della nuova generazione. Un calcio che non lascia spazio
ai sentimenti, che schiaccia nel dimenticatoio le tradizioni, che umilia
la spontaneità. Gli ultras, con questo calcio, moriranno, avranno
ancora ragione di essere, di esistere ? Con questo calcio tenderanno, inevitabilmente,
a sparire, ma non saranno azzerati. Ragazzi, ci saremo ancora. Un giorno,
non molto lontano, saremo ancora noi, seppur in pochi, ad aprire uno spiraglio
di luce e a portare aria frizzante in quei cupi e composti stadi. Il nostro
Verbo sarà ancora diffuso. Basta crederci e battagliare, già
da ora, sui diritti televisivi, sul caro biglietti, su posticipi e anticipi,
su tutto quanto sta robotizzando il calcio, contro chi ha capito che questo
meraviglioso spettacolo è un piatto ghiotto da far fruttare, dove
ci sono migliaia di persone disposte a spendere diversi biglietti da dieci,
cinquanta e centomila lire per far palpitare una passione che proviene
dal profondo del cuore. Gli ultras non ci stanno. Questa nuova filosofia
che avanza non fa parte del loro Credo. Noi di Potere Crociato dal 1994
stiamo conducendo questa battaglia. Altri gruppi di altre città
la condividono. Non bisogna tergiversare. E' il momento di agire. Ci piacerebbe
che la Curva Nord di Parma venisse ricordata, nel movimento ultrà
italiano, come quella che, con iniziative originali, si è fatta
promotrice e portavoce di queste idee. Lo abbiamo proposto, a inizio stagione,
ai Boys Pr 1977. Auspichiamo una comune iniziativa. Speriamo si possa concretizzare
presto, perchè ci vogliono soffocare. Oggi i nostri nemici non sono
bresciani, juventini, reggiani o genoani, ma quanti si stanno preparando
un futuro sulle nostre spalle. Ragazzi, prima che sia troppo tardi,
è ora di partire al motto intramontabile di <Ribellati, diventa
ultras ! ! !>.
DIRITTI
TELEVISIVI E COPPE EUROPEE
Gli
introiti dei diritti televisivi hanno indotto i dirigenti del calcio del
Vecchio Continente a mutare profondamente le competizioni europee per club.
Dalla prossima stagione vivremo nuove competizioni all'insegna del Dio
denaro. La Coppa delle Coppe non esisterà più. Chi vincerà
la Coppa nazionale disputerà la Coppa Uefa, che verrà allargata
a 145 squadre, per 287 partite totali e 15 turni. Alla Champions League
potranno partecipare le società che si sono classificate nei primi
quattro posti dei rispettivi campionati nazionali. In questa manifestazione
gli incontri saranno 239, le formazioni 73, i turni 23. Le Coppe del ventunesimo
secolo saranno un'estenuante maratona a caccia di gloria e soldi. La stagione
1999/2000 si annuncia massacrante. Dal 19 giugno 1999 (via all'Intertoto)
al 24 maggio 2000 (finale di Champions League) si svolgeranno 526 partite
di club, con il campionato europeo per nazioni, che si terrà in
Olanda e Belgio, che inizierà soltanto diciassette giorni dopo.
Ma questo gigantismo sarà lautamente ripagato : solo la Champions
League riuscirà a generare 960 miliardi di lire, a vantaggio di
tutto il calcio continentale. Insomma, un Eldorado. Capiamo perchè.
Questa saporitissima torta (960 miliardi), originata da diritti televisivi
e pubblicitari, andrà per il 75% (720 miliardi) ai 32 club iscritti
alla Champions e per il 20% (192 miliardi) all'Uefa, per le spese organizzative
e per il suo partner commerciale, Team Agency, e il 5% (48 miliardi) per
le leghe professionistiche. Il 50% della cifra destinata ai club (360 miliardi)
costituirà il "prize-money"(premi partita e bonus qualificazione)della
competizione, mentre l'altro 50% (altri 360 miliardi) sarà distribuito
in relazione alle diverse potenzialità del mercato televisivo. Le
società di calcio italiane, dato che l'Italia contribuisce per il
15% agli introiti televisivi del torneo, dovrebbero suddividersi circa
54 miliardi, che saranno divisi tra le nostre partecipanti sulla base del
loro piazzamento nel campionato nazionale. Il 40% (21,6 miliardi) andrà
a chi vince lo scudetto tricolore, il 30% (16,2 miliardi) alla seconda
classificata, il 20% (10,8 miliardi) alla terza e il 10%(5,4 miliardi)
alla quarta. Allo stesso modo, la potenzialità di mercato televisivo
determinerà la ripartizione del denaro alle singole leghe. Quella
italiana avrà circa 7,2 miliardi, che convoglierà tra i club
esclusi dall'attività europea. La Champions League, insomma, sarà
una manna per tutti. Anche per chi non vi partecipa.
?
? ? COS'E' LA TV DIGITALE ? ? ?
La
Tv digitale ? E' la rivoluzione del prossimo secolo. E' un modo di trasmettere
i programmi televisivi che utilizza il linguaggio dei computer. Entro il
2010 tutte le trasmissioni tv saranno in digitale. Negli Stati Uniti d'America
l'evento è previsto accada con quattro anni d'anticipo, nel 2006.
Cosa significa, in termini pratici, questa trasformazione epocale ? Vorrà
dire essere costretti, per la ricezione, a cambiare il proprio televisore
o acquistare un decoder. Modelli di televisori digitali sono già
in commercio. Costano circa 5 milioni di lire. Il decoder, invece, ha un
prezzo che varia tra le 800 mila e i due milioni e mezzo di lire, ma può
anche essere noleggiato a 14.900 lire il mese. Le trasmissioni in digitale,
grazie alla moltiplicazione dei canali, dovrebbero facilitare la diffusione
delle pay tv. L'abbonamento ai canali pay tv di Telepiù e Stream
costa da 200 a 600 mila lire l'anno. Indispensabile per i programmi è
la parabola, l'antenna che consente di ricevere le trasmissioni satellitari.
La spesa, installazione compresa, è di circa un milione di lire.
___________________
Parole
e pensiero di Karel Van Miert, commissario europeo per la concorrenza in
ogni comparto commerciale : <Il calcio ? E' un settore che fa girare
interessi economici inimmaginabili e che è legato alla presenza
dei grandi dei media, come testimonia l'arrivo in Italia di Rupert Murdoch.
Io credo che questi interessi muovano attività la cui trasparenza
è ancora tutta da dimostrare. Sarà certamente questa la mia
sfida di domani>. A sorpresa, nelle ultime settimane, l'Unione Europea
ha avvertito di avere nel proprio mirino la serie A. <Gli accordi fra
squadre e tv - ha ribadito Van Miert - possono violare le regole>.
_________________
CHI
E' MURDOCH
Da
studente Rupert Murdoch nella sua camera del college di Oxford aveva il
busto di Lenin. <Era una forma di ribellione studentesca, poi si cresce,
si diventa grandi> - ha dichiarato di recente il magnate australiano. Oggi,
a 67 anni, quel giovane "ribelle" ha davvero fatto passi da gigante ed
è grandissimo. Murdoch possiede un impero industriale formato da
789 aziende in 52 Paesi. Fattura 25.000 miliardi di lire l'anno ed è
presente in ogni segmento dei mass-media. Siamo di fronte a un autentico
imperatore della comunicazione, che nelle redazioni dei suoi giornali viene
descritto come Citizen Kane, il super potente dell'editoria interpretato
da Orson Welles in "Quarto potere".
…
Succede anche questo …
Dal
Lanerossi Vicenza al Mobilieri Ponsacco: c'era un tempo in cui le aziende
legavano il loro nome alle fortune di una squadra di calcio, e lo facevano
semplicemente per passione tanto che erano davvero in pochi a ricordarsi
che il signor Rossi faceva lane e a Ponsacco si facevano soldi con tavoli,
sedie e divani. Insomma quelle denominazioni, entrate poi a far parte delle
ragioni sociali, erano concreti aiuti e per giunta quasi disinteressati.
Ben diversi sono gli sponsor di oggi che investono miliardi, hanno ritorni
enormi, possono legare la loro immagine a giocatori da prima pagina. E,
ovviamente, pretendono anche molto. Mai però era successo qualcosa
di simile a quanto accaduto a Verona dove lo sponsor, deluso dal mancato
“ritorno”, se l'è presa apertamente con i tifosi. Lo sponsor ufficiale
della formazione gialloblù, una società specializzata in
intermediazioni immobiliari, ha utilizzato uno spazio sul periodico “Hellas”,
il mensile della stessa società. Così, sull'ultima pagina
è apparsa questa pubblicità: “In A con Atreyu? Maggio 1998:
accordo per sponsorizzazione Hellas Verona lire 750.000.000! Luglio, agosto
settembre 1998 campagna abbonamenti con facilitazioni sull'acquisto delle
multiproprietà. Ottobre 1998: multiproprietà vendute n.1.
Grazie tifosi dell'Hellas Verona. Perché?”.
E,
successivamente, è arrivata anche la spiegazione da parte dell'azienda
sponsor: “Siamo un po' delusi, non ci aspettavamo un quasi totale disinteresse
nei nostri confronti”. Eh già, forse siamo noi sorprendenti nel
sorprenderci. Un'azienda che decide di investire nel calcio attraverso
una sponsorizzazione fa solo un lavoro strettamente commerciale: tanti
soldi uguale un certo ritorno. Questo a prescindere se si pubblicizzano
padelle, gomme da automobili o addirittura case. Il resto sono chiacchiere
fatte così, per sport. Proprio quello sport che dovrebbe insegnare
ad un'azienda che una squadra che vince, che è seconda in classifica
e che si sta giocando una buona possibilità di promozione è
già un investimento. Ma per fare questo bisogna, ogni tanto, staccare
gli occhi dalle calcolatrici e gustarsi un pomeriggio di calcio. Caro sponsor,
perché non provarci?
Cambierà,
cambierà tutto e succederà presto. Il progetto a cui stanno
lavorando i principali club d'Europa, con Juve, Inter e Milan in primissima
fila, non prevede solo la creazione di quel Supercampionato di cui da almeno
un decennio si sente parlare. L'obiettivo è mandare in soffitta
le tre attuali manifestazioni europee per club, Champions League, Coppa
Uefa e Coppa delle Coppe, creando un sistema completamente nuovo, per raggiungere
un obiettivo ritenuto ormai assolutamente indispensabile da una agguerrita
pattuglia di club: vendere il prodotto calcio secondo criteri del tutto
nuovi, rispondendo alle esigenze di programmazione dei network televisivi
e garantire all'intero sistema calcistico entrate finora nemmeno immaginate.
Alle tv di tutto il mondo piace il calcio d'Europa, network e agenzie sovrannazionali
per la vendita dei diritti sono pronte a investire sul calcio migliaia
di miliardi a patto di avere garanzie sul fronte dell'audience, e quindi
della
presenza certa dei grandi club titolati con in formazione i giocatori più
famosi, cosa che l'attuale organizzazione delle coppe europee non assicura.
Chi ha Ronaldo, Del Piero oppure Owen, chi garantisce ascolti e attira
la pubblicità, non può correre il rischio di uscire dopo
un paio di partite. "E' assurdo – dice Giraudo, amministratore delegato
della Juventus - che chi investe centinaia di miliardi possa essere eliminato
al primo turno". Senza parole.
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IL
25 APRILE E’ NATA UNA PUTTANA
E
L’HANNO CHIAMATA AC REGGIANA
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dimenticatelo, grazie !
L'ESEMPIO
DEL SUDAMERICA
Già
fallita la coppa dei miliardi e della tv. Stadi deserti per la “coppa Mercosur”
ad inviti, analoga alla Superlega proposta da “Media Partners” . Iil torneo
è iniziato il 30 luglio, ma è stato un clamoroso fallimento,
sia sul piano tecnico sia su quello dell'interesse del pubblico. Si chiama
“coppa Mercosur”, che è la denominazione del Mercato Comune Sudamericano,
entità omologa all'Unione Europea, ed è il campionato per
club nato in sostituzione della Supercoppa continentale, organizzato più
o meno come “Media Partners” vorrebbe creare la Superlega europea: e cioè
nell'interesse quasi esclusivo dei network televisivi che si mascherano
alle spalle. L'agenzia commerciale che gestisce questa nuova competizione
sudamericana si chiama “Traffic”, impresa di materiale sportivo brasiliana,
che ha costituito una joint-venture con l'agenzia argentina “Torneo
y Competencias”, col compito di assommare sponsor e televisioni.
Questa “coppa dei Miliardi”, com'è stata ribattezzata dalla stampa
locale, riunisce infatti esclusivamente le grandi squadre, con un nome
e una tradizione spesso al di sopra dei risultati del momento e alla faccia
dei tifosi e delle altre squadre fuori dall'élite. Sono 20 club
(invitati, ovviamente) divisi in 4 gruppi: 6 argentini (San Lorenzo, Boca
Juniors, Independiente, River Plate, Racing e Velez Sarsfield), 7 brasiliani
(Gremio, San Paolo, Flamengo, Vasco da Gama, Palmeiras, Corinthians e Cruzeiro),
3 cileni (Colo Colo, Universidad Cattolica e Universidad di Cile), 2 uruguaiani
(Peñarol e Nacional) e 2 paraguaiani (Olympia e Cerro Porteno).
Per ogni partita in casa nella prima fase, i club hanno ricevuto 350 milioni
di lire, 700 milioni nei quarti, un miliardo nelle semifinali. Al vincitore
del torneo andranno altri 5,5 miliardi di lire e 1,8 miliardi al finalista
sconfitto. Ed è un'enorme quantità di denaro, se consideriamo
i parametri del calcio sudamericano. In tutto, secondo i calcoli degli
organizzatori, il vincitore dovrebbe incassare qualcosa come sei volte
più del vincitore della coppa Libertadores, la più prestigiosa
del continente. Anche i migliori giocatori riceveranno lauti premi, e nemmeno
la stampa sarà dimenticata: 18 milioni di lire ciascuno andranno
agli autori della miglior cronaca televisiva, del miglior articolo scritto
e della miglior foto del torneo. Gli organizzatori investiranno in questa
prima edizione 63 miliardi di lire, ma hanno voce esclusiva per quanto
riguarda la scelta degli orari (si gioca alle 22 per il “prime time” televisivo)
e delle sedi degli incontri, e persino delle squadre partecipanti, con
le partite che vengono “spalmate” su tre giorni della settimana.
Ma il fiasco è stato colossale: alcune squadre, dato l'accavallarsi
degli impegni di un calendario fittissimo in ossequio al business, schieravano
spesso molte riserve e l'unica cosa davvero impressionante è stato
il deserto nei grandi stadi sudamericani da centomila spettatori e oltre:
le cifre ufficiali parlano di 4.352 paganti al “Maracanà” di Rio
de Janeiro per Flamengo-Cerro Porteno, 6.850 al “Monumental” di Buenos
Aires per San Lorenzo-Cruzeiro, in 3.860 al “Defenders of the Chaco” di
Asuncion per Olympia-Corinthians, 2.500 al “Centenario” di Montevideo per
Nacional-Universidad di Cile, 1.352 al “Morumbi” di San Paolo per Palmeiras-Independiente.
Nessun commento. Ma meditate, gente, meditate...
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IL
CALCIO IN TELEVISIONE TI UCCIDE; UCCIDILO PRIMA TU:
NON
ABBONARTI !!!
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L’Euro
unisce, le partite dividono … Così in Europa tra anticipi
e posticipi
Date, calendari, anticipi: ecco qual è la situazione dei campionati
nei quattro principali
(dal punto di vista calcistico) Paesi europei.