La trasferta inglese era cominciata male già da
Roma.
Il giorno prima della partenza salta
il charter con un centinaio di tifosi (tra cui io porca troia, n.d.L.), quasi tutti quelli dei gruppi. Questo
farà in modo di abbassare ulteriormente l'esiguo numero di
partecipanti, che andrà al di sotto di ogni
pessimistica previsione: 200 persone a tifare nel "corner"
degli ospiti, altre 100 a vegetare in tribuna.
Per quanto riguarda i gruppi, un manipolo di
ASR Ultras e uno di Fedayn (che dovevano partire col charter
"fantasma") riesce comunque ad arrivare attaccando i due
striscioni, lottando contro uno sponsor che i bobbies non
volevano fosse coperto. Il gruppo più numeroso è però il
CUCS che si era mosso autonomamente. Comunque credo sia segno
di ragionevolezza ed obbiettività riflettere su 3 turni di
U.E.F.A. di cui due (Setubal e Goteborg) praticamente
disertati ed uno onorato a malapena con i 200 di Newcastle (perfettamente d'accordo, a regà,
scollettate e mannate uno co' lo striscione almeno, n.d.L.). Non vorrei che una parte dei tifosi della Roma
stia ragionando come i laziali che in Europa fanno ridere
perchè "se movemo solo per la finale". Conquistiamocela
anche sugli spalti questa finale! Comunque sia su una cosa
non ci sono dubbi: è più dignitoso andare in 200 a fare
compatti un tifo continuo (come a Newcastle) che
andare in 5000 a Madrid e tifare in 50. Venendo al tifo è impressionante vedere uno
stadio intero alzarsi e cantarti contro qualcosa. Lì cantano
proprio tutti, in ogni settore, dai bambini ai vecchi. Ma
l'aria di inquadramento che si respira è davvero pesante e
per noi che siamo abituati alle curve come "spazi liberati",
vedere uno stadio trasformato in un caldissimo teatro non è
proprio il massimo. Ci facevano avvelenare cantando per la
Lazio e noi a rispondere cantando per il Sunderland e per la
Scozia. Ma in generale il pubblico bianconero non mi ha
entusiasmato affatto; 3-4 cori, cantati sempre per
pochi secondi. La tanto invocata paura di incidenti era
assolutamente infondata e in giro credo che nessuno abbia
avuto problemi. Anche se devo dire che la decantata
sportività inglese non l'ho proprio vista durante lo
svolgimento della partita. Una cosa interessante è stata la consegna
all'entrata, di un decalogo del tifoso tradotto in italiano.
19 punti in cui non c'erano consigli, ma obblighi. E molti
di questi obblighi sono semplicemente assurdi per noi. Anche se la strada che i padroni di calcio e
politica stanno tentando di intraprendere da noi va nella
stessa direzione, credo che ci vorrà ancora del tempo
prima di modificare le nostre abitudini. Anzi, ora come ora
sembrerebbe impossibile modificare anche di una virgola il
nostro modo di stare allo stadio, ma purtroppo le forme di
controllo e repressione si stanno notevolmente affinando e
quindi temo che sia solo questione di anni. Speriamo più anni possibili.
(UN GRANDISSIMO GRAZIE AL MIO OMONIMO
LORENZO S. CHE ME L'HA INVIATA)
Grazie a Luca (Appio Latino)
e a Lorenzo per le
fotografie degli striscioni