Ricordi
di un romanista………..
1° parte Sono
nato a Roma
nel 1948 ed ho cominciato a frequentare lo Stadio
Olimpico (appena inaugurato)
all’età di sei anni. Mio padre era un
simpatizzante della Roma,
non posso dire un acceso tifoso, ma tutte le volte
che c’era un derby organizzava
insieme ad altri suoi colleghi (indistintamente
romanisti o laziali che
fossero) un gruppo per andare a vedere la partita
insieme. Io bambino non
pagavo ancora il biglietto; ricordo ancora il timore
che provavo quando
sentivo l’urlo della folla all’ingresso dei
giocatori e quasi la paura
che mi prendeva quando veniva segnato un goal. La
gente che saltava in
piedi urlando fuori di se ed io, sommerso dalla
calca, non capivo nulla
di quello che era successo. Spesso venivo preso in
braccio e mi si urlava
in faccia che la Roma stava vincendo.
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Ricordi
di un romanista
2°
parte
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Ricordi
di un romanista
3° parte Nel corso della mia lunga militanza di tifoso romanista con centinaia e centinaia di presenze all’Olimpico, è ovvio che alcune partite rimangano scolpite nella memoria molto più di altre……. Era il dicembre del 1966 e quella domenica giocavamo in casa con la juve. Il tempo era balordo, faceva un freddo cane e pioveva ininterrottamente da un paio di giorni. Con il mitico Zio Totocchio, mio padre e mio fratello ci sistemammo in Tribuna Tevere riparandoci alla meglio con impermeabili e ombrelli con il conforto dello Sportino Borghetti caldo che ci dava un po’ di ristoro. C’era il pienone delle grandi occasioni e la gente scaricava la tensione urlando contro gli odiati bianconeri. Nonostante la pioggia il prato dell’Olimpico resse benissimo. Allora aveva un drenaggio fantastico con una tappeto di fascine di canne sotto il terreno di gioco che permetteva all’acqua di defluire senza difficoltà. La partita fu completamente dominata dalla Roma, ma il risultato non si sbloccava. Ricordo di aver perso il conto di quanti “falli alla Montero” fece Bercellino (lo stopper della juve) per tutta la partita ai danni di Barison la punta di “peso” del nostro attacco e la cosa aumentava il nostro nervosismo e le nostre invettive. Mancavano un paio di minuti al 90° e tutti noi avevamo una rabbia e un rammarico per le occasioni sprecate, quando durante l’ennesimo attacco dei giallorossi, sotto la curva nord, in pieno nubifragio, Barison scoccò un tiro “incocciando” lo stinco di Bercellino che deviò il pallone nella propria rete……. Giustizia era fatta !!!!!! Fu uno dei momenti più esaltanti: la gente si abbracciava impazzita sotto il nubifragio, cappelli e ombrelli aperti che volavano dappertutto…… Qualcuno trovò i miei occhiali da vista due file più sotto……….La partita finì mentre continuavamo a festeggiare i nostri colori . Tornammo a casa gasati come non mai…… Ero felice, ma anche così fradicio che, a casa, mi trovai zuppi anche gli slip……. La stagione ‘67/’68 era cominciata da qualche giornata e noi ci trovavamo meritatamente nelle zone altissime della classifica. Era la Roma di Peirò, Pizzaballa, Losi, Taccola, Jair, Scaratti………… Non dimenticherò mai quell’esperienza cominciata qualche giorno prima in Via Lucrezio Caro dove in quel periodo l’ A.S. Roma aveva la sua sede sociale, occupando tutto un piano dello stabile. Sembrerò ridicolo, ma non potete immaginare i brividi nel varcare per la prima volta la porta d’ingresso della sede con il grande scudetto giallorosso. MI SENTIVO PROPRIO A CASA MIA. Un gentilissimo incaricato mi preparò il biglietto ferroviario e mi dette, insieme al biglietto per lo stadio, tutti i ragguagli per la trasferta. Ricordo che uscendo incrociai un dirigente giallorosso che, saputo della mia partecipazione alla “spedizione” a Genova, mi volle stringere calorosamente la mano……. ERO VERAMENTE A CASA MIA ………… quel senso di ”APPARTENENZA” non mi avrebbe mai più abbandonato. La domenica mi svegliai all’alba e quel sant’uomo di mio padre mi accompagnò alla stazione Termini da dove partiva il treno organizzato dei tifosi. Immaginate la Stazione Termini ancora “addormentata” alle 6,45 di domenica. In realtà capii subito da che parte era il binario dove sostava il treno per Genova. Un insieme di canti, schiamazzi, di vociare confuso rompeva il silenzio e mi indirizzava verso la mèta. Mio padre volle assistere alla partenza del convoglio ed era l’unica persona rimasta sul marciapiede. Ma poco prima del fischio del capostazione …….una scena fantastica…….. il mitico DANTE GHIRIGHINI, indimenticato capotifoso storico, con indosso uno sgargiante gilet giallorosso ed un enorme bandierone in mano, percorse tutto il marciapiede di corsa, per tutta la lunghezza del treno, avanti e indietro, mentre tutti noi tifosi scandivamo urlando il suo nome….. DANTE!!! DANTE !!!! DANTE!!! Dopo tanti anni mio padre ancora rideva ricordando quell’episodio simpatico quanto inaspettato, rimanendo stupito dell’affetto di noi tifosi nei confronti del nostro condottiero. Sul treno trovai un paio di amici di curva e il tempo parve volare …. Ad ogni stazione di transito eravamo ovviamente tutti ai finestrini a urlare i nostri cori….. Intorno alle 12,30 arrivammo alla stazione di Genova Brignole vicina al campo di Marassi. Una delegazione di tifosi del Genoa ci stava aspettando e ci scortò fino allo stadio. Eravamo tifoserie gemellate e ci fecero accomodare nella loro gradinata. Vivemmo la partita insieme. Marassi anche prima della ristrutturazione per Italia ’90 era un magnifico stadio all’inglese e la partita la si vedeva benissimo. Segnò prima la Samp, ma poi Scaratti pareggiò con uno dei suoi tiri violenti e finì 1-1. Ritornammo a Roma parzialmente soddisfatti. Il giorno dopo leggendo il Momento Sera trovai una pagina intera di fotografie (che conservo ancora) dedicata alla trasferta di Genova dove si sottolineava la passione dei tifosi romanisti con il titolo: “DANTE E I SUOI BARONETTI”……. Pensate ….ero stato nominato baronetto…. e non me ne ero accorto. clicca per vedere il gol di Scaratti in Sampdoria/Roma |
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