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nasce come sito di ultras. Pensi che l’apporto della tifoserie possa
dare alla squadra quel qualcosa in più?
- Non lo penso e basta, ne sono certo. Avendo vissuto molti anni come tifoso,
so cosa vuol dire
pensare dal lunedì alla partita della domenica. So cosa vuol dire
farsi centinaia di chilometri per
andare in trasferta e so cosa vuol dire perdere serate per confezionare
nuovi striscioni. Tutto
questo me lo sono portato dietro sia da giocatore che da allenatore. E
i giocatori avvertono le
sensazioni del pubblico. Quindi nella maniera più assoluta un pubblico
può incidere nel
rendimento di una squadra.
- Nella tua carriera hai incontrato molte
tifoserie. Quali sono quelle che ti hanno colpito di più?
- Senza dubbio due. Napoli e Roma. Al San Paolo, che solo una volta mi
ha visto avversario, c’è
realmente qualcosa di magico. Il pubblico partenopeo riesce a caricare
la propria squadra come
pochi. L’atmosfera che c’è in quello stadio è davvero particolare.
Simile solo all’Olimpico.
Quando gioca la Roma avverti immediatamente la sensazione che sta accadendo
qualcosa di
diverso. Però altre due tifoserie mi hanno colpito. Mi ha fatto
per esempio molto piacere
quando, alla vigilia di un Lazio-Perugia, i capi degli Irriducibili della
Lazio vennero in ritiro e mi
regalarono una targa con una foto dello striscione di solidarietà
che avevano esposto per me
dopo i fatti di “Striscia la Notizia” con la mia intervista rubata fuori
onda. Quel gesto mi fece
molto piacere soprattutto alla luce delle mie simpatie giallorosse. L’altra
tifoseria che mi piace
citare è quella atalantina. In tutte le gare che ho giocato da avversario
a Bergamo ho sempre
ricevuto attestati di stima prima e dopo le partite.
- Cosa ti piace e cosa non ti piace delle curve italiane?
- E’ una domanda difficile, soprattutto perché per dare giudizi
le curve andrebbero vissute al
proprio interno. Quando andavo in curva io il contesto era diverso quindi
non è semplice
giudicare. Da esterno però quello che mi colpisce di più
in positivo è l’attenzione sociale che i
gruppi organizzati hanno. Mi riferisco alle molte iniziative mai pubblicizzate
di solidarietà ed
anche alla funzione aggregativa delle curve. In negativo invece mi disturba
la troppa politica.
Identificandosi politicamente si rischia di perdere di vista il vero scopo
per il quale uno va in
curva. Si rischia cioè di non pensare ai propri colori privilegiando
quelli della propria idea
politica. Questa esasperazione andrebbe messa da parte.
- Alla luce di tutto questo, manderesti tuo
figlio in curva?
- Edoardo è già stato in curva. Ti dirò di più.
Io voglio che mio figlio frequenti la curva. Non
possiamo fare retorica anche perchè impedire ad un figlio di andare
in curva equivale a
impedirgli di uscire di casa. Quello che può trovare in curva lo
può trovare in qualunque altro
angolo della città: in curva c’è la vita. Se uno ragiona
così dovrebbe vietare ai propri figli certe
scuole, certi amici, certi ritrovi e così via. Se poi devo essere
sincero prima di impedirgli di
frequentare le curve, gli impedirei di frequentare certe tribune centrali…
- Il calcio sta attraversando un momento
difficile. C’è in atto una sorta di trasformazione da
evento sportivo ad evento mediatico. Qual è la ricetta di Cosmi
per uscire da questa situazione?
- Purtroppo il calcio sta cambiando. E’ difficile trovare la ricetta giusta.
So solo però che non
bisogna perdere di vista l’elemento centrale del sistema che sono e devono
rimanere i tifosi. Io
mi sono espresso in prima persona sullo spostamento al sabato poi rientrato
proprio perché
credo che la componente più importante del sistema sia il tifoso.
So benissimo che al giorno
d’oggi se vuoi stare nel calcio devi accettare certe regole mediatiche.
Purtroppo i soldi che fanno
muovere il sistema sono quelli delle televisioni. Anche certi presidenti
di trent’anni fa, oggi
considerati romantici, avrebbero agito diversamente se avessero avuto la
possibilità di avere
entrate dalle televisioni come quelle di adesso. Alcuni presidenti si ritrovano
al giorno d’oggi
senza pubblico pur avendo conseguito ottimi risultati sportivi. E’ normale
che questi dirigenti
vadano a cercare introiti da altre parti. Però l’unica cosa da fare
è quella di cercare di mediare
fra le varie posizioni dando sempre un ascolto privilegiato alle esigenze
del tifoso.
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