LE TRASFERTE DELL’ANTICHITA’:
21.11.1948: Fiorentina/Roma, 5.000 romanisti a Firenze con auto private e col treno giallorosso del bar Franco Bredanini di P.le del Verano.

1949/50: Milan/Roma, 1.000 romanisti in treno, auto e pullmann

1950/51: Genoa/Roma, partita decisiva per non retrocedere in serie B: 955 romanisti in treno. Le parole di Maestrelli al capotifoso Montanari: “Memmo, a nome di tutti io ti giuro che cercheremo di morire sul campo, piuttosto che uscirne sconfitti; dillo ai nostri tifosi”.

1950/51: Campo neutro a L’Aquila, Roma/Genoa, 10.000 romanisti con i pullmann, auto e camioncini Fiat. La Roma perse e gli abbruzzesi tifarono Genoa, riservando ai romani bastonate, sputi e sassaiole.
TRATTO DAL LIBRO "Forza Roma, daje lupi" di Marco Impiglia:
Qui di sotto qualche racconto delle trasferte nell'anno 1951/52,
quello buio della Serie B:
“Gli atteggiamenti guasconi della tifoseria romanista, che invadeva con cortei chiassosi e scomposti i piccoli centri delle squadre di provincia, provocarono il risentimento dei tifosi locali. Il Giornale d’Italia scrisse che la Roma aveva perso a Piombino per via dei sostenitori al seguito. Quel mattino del 18.11.1952, in effetti, i tifosi giallorossi scesi dal treno si sparpagliarono per la stazione. Come si guardarono intorno, qualcuno, in base ai più ortodossi canoni dell’ironia romanesca, esclamò ad alta voce: “Anvedi! Cianno puro l’orologgi!”. Un secondo dopo era già mischia con i tifosi toscani e la polizia. Il tifoso Enzo Bianchetti, zompato in mezzo al campo col bandierone della Roma prima dell’inizio, venne rincorso per mezzora da una schiera di carabinieri di Piombino con tutti i tifosi giallorossi ad incitarlo”.
Alfonso Billi: “In B l’ostilità fu tremenda. I campi erano piccoli e con scarsi controlli. Tra i nostri c’erano tanti bravi ragazzi come anche gente con precedenti penali. Ho letto di coltellate ma non ho mai assistito personalmente. Scazzottate sì, pure troppe... e sassaiole. C’erano gruppi che rasentavano la legge: bar presi d’assalto, chi pagava e chi no; molti bar chiudevano il giorno della partita per tema di questa cosa...”
Adriano Verdolini: “In trasferta eravamo migliaia, ogni gruppo andava per conto suo, poi ci si radunava all’interno dello stadio. A Castellammare, con un campo pieno di sabbia, molti nostri tifosi vennero spinti contro le reti, con grande inciviltà. A Salerno ci fu una guerra in miniatura. A Piombino botte da orbi. A Lucca idem. A Valdagno, invece, in uno stadio civettuolo, la gente del posto si rivelò cortese.... Il giorno dell’ultima partita a Verona (22.06.1952) ci fu una grande scazzottata e 5.000 tifosi romanisti incolonnati per le vie della città verso la stazione....”

Anni 57-58: “La trasferta più pericolosa rimaneva quella del Vesuvio: a Napoli, quando la Roma vinceva, i treni non partivano .... anche se non portavi bandiere o insegne romaniste, loro avevano escogitato un paio di trucchetti infallibili per riconoscerti: il primo consisteva nel chiederti l’ora, capivano subito dall’accento se eri pulcinella o rugantino; il secondo nel darti una botta al cappello: controllavano la fodera e, se c’era scritto Borsalino, eri bell’e fregato”.
Fabrizio Grassetti: “Prima di partire per Napoli dovevi raccomandarti al buon Dio. L’Alfa Romeo di mio padre, parcheggiata al molo, fu tra quelle auto targate Roma buttate in mare dai napoletani ... sempre sotto al Vesuvio, un tizio tentò di bruciarmi con una fiaccola; ero un ragazzetto e riuscii a dargli una botta. Una volta, nell’ottobre 1967, finii in camera di sicurezza per tafferugli avvenuti al termine di una vittoria a Ferrara con la Spal, 1-0 gol di Taccola....."

“Per le lunghe trasferte al nord si prendeva il treno, spesso organizzato dalla Roma con  tariffe speciali. Ma i teppisti stavano in agguato. Intorno al ‘58 la Roma approntò un treno giallorosso offrendo sacchetti da viaggio con bottiglie di vino e pacchetti di sigarette giallorossi. Fu micidiale. C’erano questi delinquenti che cominciarono a gettare bottiglie dai finestrini quando il convoglio rallentava. .... Finì che si arrivò in ritardo a Milano, la partita Inter-Roma stava per iniziare, allora salimmo su un tram sbagliato, e dirottammo il tram per S. Siro. Il capotranviere diede l’assenso. Arrivati allo stadio, entrammo in settori per i quali non avevamo il biglietto. Sulle gradinate continuarono le prepotenze da parte di alcuni dei nostri tifosi. Al ritorno il treno fu distrutto. Si portarono via perfino la tappezzeria....”

Napoli- Roma(fine 1972, ricordo di Leo)
La prima trasferta della mia vita. Ragazzino, ricordo indelebile, tutta la famiglia al seguito (zii e cuginetti compresi). Eravamo 10.000 (Diecimila) e TUTTI ci sgolavamo. Perdemmo 4-0. Al ritorno in pullman eravamo felici lo stesso. Perché? Solamente perché eravamo della ROMA.

Le memorie di Fuffo Bernardini su Napoli- Roma dell'8 marzo 1931 (3-0 per i napoletani):
"Allora tutti portavano il cappello: allora per riconoscere se uno spettatore era romano gli toglievano il cappello e dall'etichetta individuavano se il cappello era stato acquistato a Napoli o a Roma.
Se si trattava di un romano, giù botte! A tutte le auto furono sgonfiate le gomme e un paio di vetture buttate a mare.  Non parliamo delle pomodorate che rimediarono nel viaggio di ritorno attraverso i paesi vicino Napoli.
Molto caldo era l'ambiente.  Avevamo i nervi tesi.  Dopo la partita, mentre andavamo alla stazione con l'autobus dell'albergo che si apriva dalla parte posteriore, ci accorgemmo che ci seguiva una macchina con 4 persone che ci ricoprivano di insulti.  Poco prima di arrivare a Mergellina facemmo fermare l'autobus e dalla scaletta posteriore piombammo giù io, Ferraris IV e qualche altro e ci scappò una bella scazzottata".


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