ROMA/LAZIE 2-2
29 aprile 2001
Commenti e cronache giornali


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RESOCONTI
Chi è Luciano Spinosi
Commenti e cronache
 Fuga Banda Noantri


IL MESSAGGERO
IL BILANCIO
Lacrimogeni e tre accoltellati
Gli scontri tra gli ultrà prima dell’incontro
davanti alla Tevere e alla Nord
di LUCA BRUGNARA
Una superblindatura per un derby super, con uno spiegamento di forze dell’ordine di oltre un migliaio di uomini tra polizia e carabinieri. Tutto sotto il controllo diretto, minuto per minuto, del questore Giovanni Finazzo, al suo primo derby della Capitale. Ma l’ingente spiegamento di forze non ha potuto impedire scontri e atti teppistici. Soprattutto prima dell’avvio della maxisfida. Bilancio: tre accoltellati, una Punto dei carabinieri incendiata, senza però alcuna conseguenza per i militari e sei motorini in fiamme.
La maggior parte dei tafferugli è avvenuta sotto la tribuna Tevere dove le opposte tifoserie si erano date appuntamento con sfottò via Internet ed anche sotto la curva Nord, mentre alla Sud la situazione è stata nel complesso tranquilla, prima e dopo la partita. Tra la curva Nord e la Tevere l’episodio più grave: l’operatore della Rai Andrea Porcu, 46 anni, poco dopo le 17, mentre filmava gli scontri per il Tg3, è stato aggredito da alcuni teppisti che lo hanno accoltellato al gluteo sinistro e alla coscia. Medicato dai sanitari in servizio all’Olimpico, guarirà in cinque giorni. A un poliziotto, invece, è stata addirittura lanciata un’ascia ed è rimasto ferito, per fortuna solo lievemente. Un altro operatore del Tg1, Stefano Rossetti, è stato invece picchiato e derubato del portafoglio e del cellulare, mentre la telecamera gli è stata danneggiata per asportargli la cassetta che aveva registrato gli incidenti. Portato al San Camillo, gli sono stati applicati due punti di sutura. Sempre intorno alle 17, tra la curva Nord e la Farnesina, è finita in fiamme una Fiat Punto dei carabinieri. I teppisti cercavano di forzare la barriera delle forze dell’ordine per scontrarsi contro un gruppo di tifosi avversari. Le forze dell’ordine li hanno caricati e loro hanno risposto con bottiglie incendiarie.
La polizia ha caricato ripetutamente, usando anche i lacrimogeni, sul finale della gara. Alle 23, un altro giornalista Rai nel mirino dei teppisti. Giovanni Alibrandi del Tg2 si è ritrovato con un coltello puntato alla gola e il suo operatore ha dovuto consegnare la telecamera. A fine partita i teppisti hanno dato fuoco a sei ciclomotori e, per lo scoppio del serbatoio di uno di essi, ha preso fuoco anche un pino. Bilancio: tre inviati Rai aggrediti, due tifosi (una della Roma ed uno della Lazio) accoltellati, sette giovani arrestati (4 biancocelesti e 3 giallorossi), tre denunciati, sette contusi tra le forze dell’ordine, bastoni e molotov sequestrati. Gli uomini della Scientifica hanno videofilmato gli scontri e già identificato almeno una ventina di teppisti che vi hanno partecipato.


Stadio Olimpico strapieno e coreografie suggestive: la Curva Nord però dedica alla Roma una gigantesca scritta antisportiva di cattivo gusto
Ma nel derby del tifo
la Lazio ha perso
Volgarità, striscioni e cori razzisti: ora i biancocelesti rischiano la squalifica del campo
di ALESSANDRO ANGELONI
(detto "Il profeta", leggere la sua anteprima sulla coreografia, n.d.L.)

ROMA — La coreografia iniziale è originale e sofisticata. Piena di fantasia. Niente celebrazioni di Roma, niente Impero. Prevale il "Calcio Balilla". Il centro della curva Sud è quasi tutto ricoperto di verde; ai lati del tabellone due stecche con disegni di giocatori da Calcio Balilla, o alla romana, "Bigliardino"; i due distinti sono colorati simmetricamente dall'arancione, dal bianco e dal rosso. E sotto la curva, la scritta gigante: "Prendiamoli a pallettate". In mezzo, saltellavano tanti palloni e mille bandiere della Roma, le teste erano coperte dai colori. La voce si sentiva: "Roma, Roma".
Ma lo sfottò via striscione, intanto, era già iniziato dalle diciotto e trenta. Argomenti ricorrenti: doping, le presunte origini "provinciali" dei cugini e Negro, più che mai idolo della tifoseria giallorossa a causa dell'autogol nella partita d'andata. La sagra inizia nel segno della pulizia, "Shampoo al nandrolone, creatina nel sapone". Messaggio erotico, poi: "Couto...interruptus". Quindi, la sud ricorda con uno spietato riassunto, le vicende negative della Lazio degli ultimi quindici anni, "Scommesse, spareggi, doping: sei la vergogna di Roma...anzi di Albano". E quando oltre alle vicenda Couto si vuole ricordare anche la classifica... "Noi primi, voi...doping". Ancora striscioni, ma il tema cambia. "Torna a casa, Lazie...", e sulla stessa lunghezza d'onda, "La storia del burino nun regge, sei tu il pastore del gregge". E ancora: "Tutte le strade ve portano a Roma", "Pe nun favve sentì nostalgia de casa: bee, bee, muu, muuu, coccodè, coccodè" ed altri versi da fattoria degli animali. E ancora: "Roma nun te conosce" e "SS Lazio 1900, da cento anni pagate l'affitto" e "Burino, te vojo fa' 'na rima, alza l'occhi e guarda chi sta prima".
C'è uno striscione contro gli Irriducibili, apostrofati come, "Business, marketing e pecorino" e più in generale "Quattordici anni di tifo, pe' 'na curva che fa schifo". Non poteva mancare, anche un riferimento ad Anna Falchi, "madrina" biancoceleste, "Te sei scoperta laziale, ma se vinceva l'Acireale, te spojavi uguale". Infine, capitolo Negro. Prima ancora degli striscioni, un coro: "Paolo, Negro gol, Paolo Negro gol". Poi, tante scritte in suo "onore". Lo trattano da vero e proprio beniamino, "Nesta, marcate Negro", poi "Peruzzi, Nesta e Negro: tre passaggi, in porta", "Famme marcà da Negro". La Sud assegna al difensore della Lazio un simbolico premio, "Figo Pallone d'oro...Negro, Tapiro d'oro".

Compaiono le forbici per scucire lo scudetto, ma solo un disegno di una maglietta della Lazio, bucata sul punto del tricolore e sopra una scritta, "Lasciamoje solo er buco sur petto". Entrano le squadre in campo, Carlo Zampa, speaker giallorosso, legge solo la formazione della Roma. Emozione generale sulle note della canzone di Venditti, "Roma, Roma", applausi scroscianti per tutti, in particolare per Tommasi, Batistuta e Totti. Poi, silenzio, o quasi. Lo stadio segue, teso, la partita. E timidamente si lascia andare a qualche coro di incitamento e soprattutto fischi quando la Lazio conquista la palla. L'Impero torna nella ripresa, quando i Boys mostrano la loro coreografia, "Che schiava di Roma, Iddio la creò". Esplode lo stadio al gol di Batistuta, visibilio al raddoppio di Delvecchio. Ed è comunque festa fino alla fine, nonostante il pareggio: "Vinceremo il tricolor...".



La Vepubblica
Identificati gli autori
dello striscione razzista
Riconosciuti attraverso l'esame di fotografie e filmati
 ROMA - Sono stati identificati gli autori dello striscione razzista ("Una squadra di negri, una curva di ebrei"; ndr) apparso ieri sera nella curva della Lazio durante il derby con la Roma. Sono parte di un gruppo di 15 ultras delle due squadre che sono stati identificati dopo l'esame di fotografie e filmati e che hanno dato vita agli scontri che hanno preceduto la gara. Per altri sette teppisti invece sono già scattate le manette e per loro verrà emesso il divieto di accesso allo stadio.
Il bilancio finale delle violenze parla di 14 persone ferite: dieci uomini delle forze dell'ordine, due operatori televisivi e due tifosi. Inoltre ieri sera, alla fine della partita, un altro operatore e un giornalista del Tg 2 della Rai hanno subito il furto della telecamera dopo essere stati minacciati con un coltello da un gruppo di teppisti. Nel corso della serata sono state sequestrate 160 lattine di birra, 100 bottiglie d'acqua di vetro. In totale sono state sequestrate bevande alcoliche per 36 milioni (chissà chi se l'è zottate! n.d.L.). La polizia ha sequestrato anche molotov, spranghe e l'accetta scagliata nel corso degli scontri contro le forze dell'ordine.
Precedute da un passa parola insistente le violenze dei tifosi sono scoppiate puntuali. Segno della rottura definitiva di una sorta di patto di non aggressione tra gli ultras delle due squadre che, in passato, aveva limitato gli incidenti. Stavolta invece la rottura era stata annunciata da minacce reciproche e promesse di guerriglia. Al punto che gira voce che la rissa più grossa, quella del prepartita, sia il risultato di un vero e proprio appuntamento tra gli ultras delle due tifoserie per regolare i conti.


La Vepubblica
Derby, tifo e guerriglia
Operatori Rai accoltellati, un'auto dei Cc bruciata
La festa sportiva guastata dagli incidenti. Arrestati tre supporter giallorossi e quattro laziali
SALVO PALAZZOLO
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Prima e dopo il derby, scene da guerriglia urbana fuori lo stadio Olimpico. Accoltellati due operatori della Rai e due tifosi, un laziale e un romanista, minacciati con un coltello alla gola un giornalista del Tg2 e il suo operatore, contusi sette fra poliziotti e carabinieri. In manette, tre supporter giallorossi e quattro laziali. Altri sette ultrà, denunciati. Sequestrate bottiglie molotov e un'ascia.
Prima della partita, è la zona della curva Nord quella più martoriata. Un'auto dei carabinieri distrutta, ingoiata dalle fiamme di una bomba carta. E solo per un miracolo, due militari sono rimasti illesi. Due mezzi della polizia danneggiati. Vetri rotti ovunque.
Dopo il pareggio, è ancora violenza, cariche e lanci di lacrimogeni nella curva Nord presidiata dai laziali. La rabbia dei tifosi si scarica su alcuni motorini parcheggiati, scoppia una tanica e incendia un albero secolare. Piove cenere. Intanto, Giovanni Alibrandi, e il suo cameraman vengono accerchiati sotto la Tribuna Tevere e, coltello alla mano, gli rubano la telecamera.
La festa, per chi vuole, è rinviata nelle vie del centro, da piazza del Popolo a piazza Navona, ai Fori. Sono soprattutto i laziali ad esultare.
Gli scontri erano iniziati alle quattro del pomeriggio, davanti alla Tribuna Tevere, quando i tifosi delle due squadre erano venuti pesantemente alle mani. A pagarne le conseguenze, Andrea Porcu, l'operatore del Tg3 che stava riprendendo gli scontri: è stato ferito a una coscia e al gluteo sinistro con due coltellate. Subito soccorso, è stato medicato dai sanitari del presidio dell'Olimpico. Ne avrà per una settimana.
Intanto, la polizia caricava. Altri due feriti: un giovane laziale e un romanista, M.G, di 25 anni e G.R., 15. Agenti contusi per i sassi e le bottiglie prese addosso in quantità.
È uno stillicidio di provocazioni fra le due tifoserie. Nella zona dell'Obelisco, un gruppo con le insegne della Lazio e gli slogan dell'estrema destra punta a volto coperto contro i poliziotti. Un altro cameraman, Stefano Rossetti del Tg1, che cerca di riprenderli, viene picchiato e derubato del portafogli e del telefono cellulare. Nella foga, mentre gli agenti corrono per tirarlo fuori dalla mischia, i giovani incappucciati prendono a calci la telecamera. Pochi minuti ancora e Rossetti è in salvo, su un'ambulanza che lo trasporta al Santo Spirito, dove gli vengono applicati due punti di sutura.
La guerriglia continua. Mancano due ore all'inizio del derby. Volano pugni e calci, polizia e carabinieri caricano ancora e si vedono rispondere con le molotov. In manette finiscono due romanisti, S.S. e P.P., entrambi di 20 anni, per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Poi viene arrestato ancora un altro giovane che lanciava pietre.
Dall'alto, l'elicottero della polizia filma ogni momento degli scontri per tentare di dare un volto a chi ha seminato violenza. E mentre le forze dell'ordine fanno il conto alla rovescia per l'inizio del derby, gli ingressi dello stadio sono presidiati dai bagarini al grido: «Compro biglietti». In realtà, li vendono a prezzi salati. E attorno a loro, non c'è rivalità. Tifosi della Lazio e della Roma si contendono a colpi di rialzo, in un'improvvisata asta, il posto per la curva. A distrarli, solo l'aeroplanino del candidato Antonio Tajani che volteggia insistentemente sopra lo stadio col suo striscione.








IL MESSAGGERO
Un pomeriggio incandescente attorno allo stadio Olimpico, tra incidenti e “affari”. Per un posto in Curva richieste fino a centomila lire
Al derby vincono i bagarini: 
biglietti a 750 mila
Prezzo record per la “Monte Mario” a un’ora dall’inizio. Denunciate 5 persone:
vendevano ticket falsi
di SALVATORE SPOTO
Il rocambolesco pareggio smorza la festa della Roma, ma ieri c’è qualcuno che col derby ha faqtto tombola. Ad essere baciati dalla fortuna sono stati i bagarini. Cacciati dalla polizia, guardati con diffidenza dalle tifoserie, sono tuttavia riusciti a mettere a segno colpi magistrali vendendo la "Tribuna Monte Mario" anche a 750 mila lire. 
Eppure non tutto è filato liscio per i bagarini. La polizia che non ha dato loro tregua. Già nella giornata di sabato, la questura aveva messo in guardia i tifosi dall’acquistare biglietti da estranei. "Attenzione, possono essere falsi - si leggeva su un comunicato - nell’incertezza è meglio seguire le gesta dei beniamini della Roma e della Lazio in televisione oppure alla radio». Nel primo pomeriggio di ieri, poi, gli agenti hanno pizzicato alcuni bagarini con le mani nel sacco, anzi nel biglietto. In questura erano stati identificati, denunciati, diffidati. Tutto finito? Neppure per sogno. Riviviamo questa epica giornata 
Sono le 17, il tifoso che, con fare sprovveduto, si aggira nei pressi della curva sud, è oggetto di attenzioni. «A dottò ha bisogno di qualcosa? - lo appella un tizio con la camicia al collo con una collana grossa come una cavezza - scommetto che cerca la biglietteria». Va a colpo sicuro. «No, di biglietti a quest’ora non ne trova più, ma se vuole...». Un tribuna per godersi la partita? E lui pronto: «Ho i biglietti per Monte Mario, er mejo, 500 mila lire tonde». Trattabili? «Non la lascio scontento se è in compagnia della moglie o di un amico». E’ veramente notevole la differenza tra il costo ufficiale (150 mila lire) e quello proposto dal bagarino, ma il possibile acquirente nicchia, prende tempo. «Dottò, le ho fatto un prezzo di favore. Non ci pensi troppo». 
Il tragitto dalla curva sud a quella nord evoca il percorso dantesco verso l’inferno. I bagarini spuntano come diavoletti da dietro prima le bandiere gialle e rosse e più avanti ai colori bianco-celesti, pronti a tornare nell’oscurità non appena c’è sentore che sta arrivando qualche poliziotto o carabiniere. «La tribuna? 150 mila, la prenda», insiste il bagarino, ed aggiunge: «Non si metta a fare la fila, capo, tanto il biglietto per la tribuna ad 80 mila lire non lo prenderà mai». E la curva? «Cento». Ma se ne costa trenta? «Cento, a meno faccio bancarotta». Francesca, venditrice di magliette, sciarpe, cappellini e gadget rigorosamente giallorossi, scuote la testa: «Vanno forte le bandiere. Ne abbiamo già fatte stampare ventimila con lo scudetto, ma tutti questi soldi non li guadagneremo mai». 
Alle 18 l’atmosfera è ancora più calda. Dalla curva nord arriva l’eco delle cariche della polizia contro i facinorosi. I carabinieri frantumano le bottigliette di birra a terra con il calcio del fucile. I bagarini sono in piena attività. La "Monte Mario"? «600 mila». Uno sconto? «E che ssò babbo Natale?», ridacchia un bagarino. Un biglietto in curva, quello che costa meno? Il venditore, fasciato dalla sciarpa biancazzurra, alza gli occhi al cielo, come per dire che si sono volatilizzati. Poco distante c’è Stefano, studente in Scienze politiche, che offre la "Voce della Nord", periodico della tifoseria laziale, costo lire 3.000. «In un paio d’ore ho venduto dieci pacchi, ognuno di cinquanta copie - commenta lo studente-edicolante - il mio è un guadagno onesto». Alle 19,30 l’aria torna pulita. Svanisce il fumo dei lacrimogeni, mentre un carro-attrezzi porta via un’auto incendiata dei carabinieri. Il bagarino è ancora là, con le mani non più in tasca ma dietro le spalle. C’è ancora il biglietto per Monte Mario? «L’ultimo l’ho venduto per 750 mila lire due minuti fa. Me lo hanno strappato dalle mani, che le avevo detto? A dottò se faccia furbo la prossima volta». 
La rete numero sedici ha scatenato Batistuta: «Era giusto farla ora, la gente me la chiedeva da quando sono arrivato»
Bati ritrova la mitraglia
L’argentino è tornato a ”sparare” al gol dedicato alla nonna ottantacinquenne 
di MIMMO FERRETTI

ROMA - Quando ha visto che il pallone, quel pallone aveva terminato la sua corsa alla sinistra di Peruzzi, quindi dentro la rete della porta biancoceleste, non ha resistito. Complicato, se non impossibile resistere quando si va in gol in un derby da scudetto. Così, Gabriel Omar Batistuta, il Re Leone che non andava a bersaglio da tre domeniche, ha imbracciato la mitraglia ed ha sparato raffiche di gioia verso la Sud. Aveva promesso, in avvio del campionato, che non avrebbe mitragliato prima della rete numero 20, ma non ha resistito. A Peruzzi ha segnato il suo gol stagionale numero 16, però non ce l’ha fatta a restare con le mani in mano. Venendo meno ad una sorta di promessa. Ma quando si tratta di derby, non c’è parola che tenga. «Ho ritenuto giusto farlo, perché era l’occasione più adatta per regalare ’sta cosa alla gente che me la chiedeva da una vita», le sue parole nel post-pareggio. 
E dopo aver mitragliato la Sud, che non aspettava altro che essere presa a pallottolate dal suo beniamino, Batigol ha allestito in due secondi uno spettacolo: prima è salito in piedi sui cartelloni pubblicitari, mostrando alla sua gente la maglia con il numero 18, poi - una volta liberatosi dall’abbraccio dei compagni - s’è diretto, come un attore consumato, verso la telecamera più vicina. E da attore consumato ha recitato la parte dell’eroe: sguardo fisso dentro l’obiettivo, un segno della mano come dire "dai, vieni qui vicino, guardami". Poi, una dedica a mezza voce per la nonna, che ha tagliato il traguardo del compleanno numero ottantacinque. E una volta tornato al centro del campo, s’è fatto il segno della croce, ha ringraziato il Signore ed ha ripreso a giocare, come se nulla fosse accaduto. 
E come se nulla fosse accaduto s’è comportato anche dopo il fischio finale di Braschi. Cioé, dopo il pareggio in extremis della Lazio firmato dal suo connazionale Castroman. Deluso, certo, ma fino ad un certo punto. Almeno apparentemente, un Batistuta caricatissimo. Per il futuro, soprattutto. «Dispiace, è logico, non aver vinto una partita che avevamo in pugno fino ad una manciata di secondi dal termine, però nessuno s’era illuso che con quegli eventuali tre punti lo scudetto sarebbe stato già nostro. Io non sono abituato a correre con la fantasia: do retta ai numeri e, perciò, fin quando i numeri non ci daranno ragione continuerò ad impegnarmi al massimo. Avevamo l’opportunità di dare una bella botta al campionato, ma nonostante tutto siamo rimasti con sei punti di vantaggio sulla seconda e al traguardo finale adesso mancano soltanto sei gare». Bati, insomma, riesce a trovare lati positivi anche da una serata indimenticabile per i tifosi della Roma, e non certo in positivo. «Faccio un discorso: alla vigilia, l’avevamo detto tutti, anche un pareggio ci avrebbe fatto comodo, perciò non dobbiamo pensare soltanto ai lati negativi della partita. Certo, per come s’erano messe le cose l’amaro in bocca è tanto...». 
Vuole tenere alta la tensione, l’argentino. Il rischio maggiore per gli uomini di Capello, sostengono quanti s’intendono di scudetti e affini, ora è quello di crollare da un punto di vista psicologico. Cioé, dopo aver accarezzato lo scudetto, ritrovarsi con ancora niente in mano potrebbe rivelarsi nemico temibilissimo. «Contraccolpi psicologici negativi? Non credo. O almeno spero di no. La verifica, del resto, si avrà già domenica prossima quando andremo a giocare in casa della Juventus». Già, nessun dubbio in merito. Sei partite alla fine, «vietato pensare che qualcuno ci regalerà qualcosa. E, chissà, forse in futuro toccherà alla Roma recuperare una partita all’ultimo secondo». 

IL COVVIEVE DELLA SEVA
Auto e moto bruciate: 3 accoltellati, 7 ultrà in cella
La pace dura novanta minuti, ma anche meno: prima e dopo il derby, infatti, ci sono stati scontri tra tifosi e polizia intorno all’Olimpico. Tre accoltellati (uno è un operatore del Tg3), altri due giornalisti Rai aggrediti, due agenti colpiti da un’ascia, sette persone arrestate (quattro ultrà della Lazio e tre della Roma), un ’auto dei carabinieri e sei motorini preda delle fiamme. E dietro la curva nord, dopo lo scoppio di un serbatoio, anche un albero, un pino, è stato divorato dalle fiamme. Le forze dell’ordine, prima e dopo la partita, hanno sequestrato bottiglie molotov, biglie di ferro e bastoni. Insomma, i novanta minuti della partita sono stati i più tranquilli della giornata. I primi scontri si sono registrati vicino all’obelisco, con un agguato preparato da tifosi romanisti e laziali insieme. È in questa circostanza che due agenti sono rimasti feriti, raggiunti da un’ascia lanciata dai teppisti. Subito dopo, poco distante, si è scatenato il panico: una vettura dei carabinieri è stata incendiata: con i freni mangiati dalle fiamme, l’auto si è mossa e ha percorso circa venti metri, tra i tifosi che si avvicinavano all’Olimpico per assistere al derby. È stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno prima fermato la corsa dell’auto e poi spento l’incendio. Sempre nel pomeriggio, due tifosi della Lazio sono stati accoltellati: guariranno in pochi giorni. 
Due romanisti, ***** e ******, entrambi di vent’anni, sono stati arrestati per violenza a pubblico ufficiale. Poco dopo un terzo tifoso giallorosso, minorenne, è stato arrestato nei pressi della curva Nord, con la medesima accusa. E sempre vicino alla curva, momenti di tensione prima del fischio d’inizio: molti tifosi, sprovvisti del biglietto, hanno cercato di entrare. Poi, finalmente, la calma durata neanche 90 minuti. Prima del pareggio di Castroman, infatti, alcuni teppisti uscendo hanno lanciato molotov verso le forze dell’ordine. 
Gli agenti, attaccati, hanno risposto sparando lacrimogeni. In un altro settore, fuori dalla tribuna stampa, un giornalista del Tg2, Giovanni Alibrandi, ha raccontato di essere stato accerchiato dagli ultrà, uno dei quali, minacciandolo, gli ha puntato un coltello alla gola. 
La Vepubblica
Violenza, accoltellato un operatore della Rai 
Incidenti all'Olimpico: sette arresti, sequestrate bottiglie molotov, lancio di lacrimogeni
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ROMA - Ancora scontri e violenza all'Olimpico. Perfino un poliziotto ferito da un'ascia lanciata da un facinoroso e un operatore della Rai accoltellato durante gli scontri fra tifosi attorno allo stadio. Un altro operatore del Tg1, Stefano Rossetti, è stato picchiato, derubato del portafoglio e del telefono cellulare, mentre una troupe del Tg3 è stata aggredita mentre stava riprendendo gli scontri; colpito l'operatore (A. P., un cameramen di 46 anni) ferito a coltellate al gluteo sinistro e ad una coscia (guarirà in cinque giorni). Feriti lievemente, sempre da coltelli, due tifosi laziali, M.G., 25 anni, e G.R., 15 anni, un minorenne. Scontri, zuffe e cariche della polizia prima del match. Tre tifosi romanisti, (fra cui due ventenni), sono stati arrestati per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Incendiata anche una vettura dei carabinieri. La polizia ha sequestrato bottiglie molotov, bastoni, pietre e mazze; la "scientifica" ha videoregistrato gli scontri per identificare (e poi diffidare) i facinorosi. Ancora scontri al pareggio della Lazio: molotov e biglie di ferro contro carabinieri e polizia che hanno risposto con i lacrimogeni. Incedianti sei motorini. Arrestati 4 ultras laziali

Per Negro ecco i tifosi double face --------------------------------------------------------------------------------
Lo strano derby di Paolo Negro. In campo non c'è, ma è come se ci fosse. Il difensore è lì, seduto in panchina. L'espressione del volto del nuovo idolo dell'Olimpico è un po' perplessa, soprattutto, guarda un intero stadio che gli dedica ovazioni su ovazioni. Da una parte c'è la Nord, la sua curva, che lo incita per sostenerlo. E così c'è addirittura una maglia con sopra scritto «numero 2 Negro». Insomma, il messaggio è «non di curar di loro. L'autorete? Non fa nulla». 
Dall'altra parte, invece ed è incredibile, c'è la Sud che fa altrettanto per ringraziarlo, naturalmente, «Nesta, marcate Negro», è solo un piccolo esempio per capire cosa succede nel settore giallorosso nei confronti del difensore. Ride un po' amaramente Negro dalla panchina.
C'è da capirlo. Da quando è accaduto il fattaccio non vive più il povero, si fa per dire per carità, difensore della Lazio. Dopo la squalifica di Couto, Zoff aveva pensato di far giocare proprio il numero 2 accanto a Nesta fin dall'inizio. Poteva essere il giorno del riscatto. Pare, però, che il tecnicomito abbia avuto una soffiata dalla Sud. «Se gioca, sarà il nostro più bel bersaglio... Insomma sarà l'idolo dei giallorossi», gli hanno riferito. Meglio non rischiare avrà pensato Zoff, almeno dall'inizio. Detto, fatto.

Il Messaggero

Corriere dello Sport


Il Tempo

Covvieve della Seva

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Peccato che nel dopo partita gli scontri li abbiano fatti i tifosi dalla Lazie!

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