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LO
SCUDETTO!
articoli
dei giornali sui festeggiamenti
Maria Rosaria Spadaccino
Il Corriere
della Sera
cronache di Roma
18/6/2001
Il Corriere
della Sera
cronache di Roma
18/6/2001
Il Corriere
della Sera
cronache di Roma
18/6/2001
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ROMA - Lotto 16,
via
Obizzo Guidotti: la signora Marcella, 85 anni, segue dalla
finestra al
secondo piano, la partita della vita. Non la vede, la
“percepisce". Ascolta
la strada, le urla di chi ha la pay-tv o di chi la segue alla
radio: «Mancano
ancora 5 minuti? Io ’nja fo’»... comunica, esausta, alla
vicina della
porta accanto. È il tam tam di Garbatella, diffonde nei vicoli
e
nei cortili delle case popolari una telecronaca fatta di
gesti: mani nei
capelli per la palla che fa la barba al palo, stizza per una
decisione
dell’arbitro, parossismo, pazzia sana, per un gol.
È finita, è
scudetto. E via Vittorio Cumberti cambia nome: qualcuno con
cerimonia personale
e privata ha deposto una targa di cartone. C’è scritto: via
dei
Giallorossi. Sull’asfalto, dipinta, c’è la formazione della
Roma,
accanto al nome dei giocatori il soprannome: Antognoli,
Batman; Zago, Terminator,
Aldair, Pluto; Samuel, The Wall, Emerson, Er puma; Cafu,
Pendolino; Tommasi,
Anima candida; Candela, er moschettiere, Totti, er bimbo de
oro, Montella
Top gun, Batistuta, Re Leone. Dalle 18, dal vicino Roma club
fino a via
dei Giallorossi scorre il pellegrinaggio più laico e romanista
che
Garbatella ricordi. Roberta sfila con una Fiat Punto a scacchi
gialli e
rossi: «La dovevo rottamare, mio cugino fa il carrozziere, gli
ho
chiesto un favore». Dal club, zeppo come un uovo, il primo a
uscire
per alitare Forza Roma! Forza Lupi! è uno dei tifosi storici,
er
cuccagna: «Uno scudetto fa c’avevo vent’anni, dopo questa
vittoria
me li sento ancora anche se so’ passati 18 anni. Ma sta’
vittoria è
più bella, abbiamo scucito il tricolore alla Lazio».
Lotto 41 A,
Piazza
Michele da Carbonara. Il quartiere è un carosello di visi
dipinti.
«Roma? Roma semo noi», urla Massimiliano, 36 anni. Per esserci
è venuto dalla Germania, da Furthiwald, con sè ha portato
un corpulento amico tedesco, Jahousch Markus, barba e baffi
giallorossi.
«Non potevo mancare: ho telefonato al mio principale, chiederò
un permesso speciale». E la festa continua.
«Ma quale Circo
Massimo, nessuno si muove da qui: Roma siamo noi». Orgoglio di
Testaccio,
un paese dentro la città, dove la gente invade piazza Santa
Maria
Liberatrice, fa una festa che non si può descrivere, ma poi
scopri
che «seh, vieni stanotte e poi domani, e ancora dopodomani,
per vedere
di che siamo capaci». Insomma, le bandiere, i lacrimogeni, il
vessillo
di 36 metri per 12 che prende tutto un palazzo, il funerale
della Lazio,
i fili gialli e rossi dai lampioni, figli e cani con la
maglietta di Totti,
non erano che un assaggio. Gli abitanti hanno raccolto («con i
bussolotti
nei negozi») 30 milioni per organizzare una festa che durerà
fino a domenica e tutto dovrebbe cominciare stanotte stessa,
alle 23,30,
quando un manichino biancoazzurro volerà dal terrazzo di un
palazzo.
Un “suicidio" come inizio delle celebrazioni, seguiranno
fuochi d’artificio
e altre sorprese, che è meglio far rimanere tali.
Nel quartier
generale,
il Roma club di via Branca nato 35 anni fa, si è seguito
l’incontro
di calcio in un’atmosfera sacrale, sembrava di stare a messa.
I giovani,
i papà e i nonni dentro, i passeggini fuori con mamma. Verso
la
fine, arrivano tutti: Francesco e Pina dal Portuense,
Raffaella dall’Aventino.
Ombretta Domenicucci dalla Garbatella: «C’ho il marito laziale
-
dice sventolando una bandiera più grande di lei - l’ho
lasciato
a casa zitto. E gli ho detto: “non ti porto con me che mi fai
fare brutta
figura"». Tutt’intorno ci sono uomini di una certa età
diventati
bambini e signore bionde con le bandiere arrotolate in testa.
C’è
anche Carlone, capo dei tifosi laziali: «Non rosico, sto qui
perchè
so’ tutti amici miei...». E’ una gara continua a chi la fa più
grossa. Da una finestra, spunta un tizio che suona il trombone
solennemente.
I più matti salgono sopra l’edicola o sul tetto dell’autobus
in
corsa. «Qui a Testaccio c’è un calore indistinguibile»,
spiega Pasquale, che è con la moglie Dora e i figli. Su un
banchetto
vanno a ruba le magliette con Totti che taglia lo scudetto
dalla maglia
di Nesta in lacrime: c’è scritto dar petto t’ho scucito lo
scudetto.
E’ un doppio scudetto, questo, per i romanisti.
Il Messaggero
18/6/2001
Poi, Veltroni
dice
che è ancora presto per un bilancio definitivo. I coordinatori
sono
d'accordo con lui. Bisognerà aspettare che passi la nottata
per
trarre dei dati attraverso i quali si possa ananlizzare la
festa dello
scudetto.
In serata c'è
preoccupazione per i tanti tifosi ubriachi. Probabilmente,
qualche gestore
di pub del centro non ha rispettato l'orinanza del prefetto
che vietava
la vendita d'alcolici. Sono stati una cinquantina i tifosi
colti da malore.
La metà è stata soccorsa dai presidi sanitari in strada e
si è subito ripresa. Per gli altri è stato necessario il
ricovero in ospedale.
M.D.R.
Il Messaggero
18/6/2001
IL TAPPEZZIERE
Ha
cucito
bandiere e ha pianto
Il Corriere
della Sera
cronache di Roma
18/6/2001
CENTRO STORICO - Fino a notte. Bagni nelle fontane di Piazza del Popolo, cortei. Piazza Venezia, il Colosseo, a via dei Fori Imperiali c’è un corteo e, nel mezzo, uno striscione: «È tornato l’impero, la nostra storia è come il nostro futuro». La banda dei Bersaglieri, a due passi da via del Corso, regala anche note da stadio, seguita da tifosi che cantano.
VIA APPIA - C’è un camioncino con dieci persone e quella che si sporge di più è una suora: abito grigio, lineamenti regolari, un ciuffo castano sugli occhi scuri. Un ragazzo vuole vincere un altro derby: «Questa sì, che è una festa scudetto, non quella dell’anno scorso. La differenza tra noi e loro è nella bellezza: altro che Suor Paola, guardate Suor Marta». Lei arrossisce, si copre il viso, fa cenno di no.
VIA TUSCOLANA - Due pupazzi sono appesi a un balcone: uno ha la maglia di Couto. L’altro, vestito di giallorosso, ha una scritta: «Noi prima, voi doping». Più avanti, piazza Asti, davanti a una parrocchia fanno festa centinaia di ragazzini.
SAN GIOVANNI - Federica, efelidi sparse su pelle chiarissima, appena sotto occhi verdi, dice: «Sono tornata qui, dopo domenica scorsa». In molti hanno fatto così: la statua del santo è scalata dai ragazzi. «Perché questo è San Francesco». Angelo Corelli ha rose giallorossae, dice: «Per una laziale, Rosa De Bellis, perché la differenza la fa il romanticismo, non i risultati».
PONTE MILVIO
- Caroselli, cori. Dei ragazzi hanno portato le chitarre:
trascinano gli
altri, migliaia, in un unico «Grazie Roma». Poi coro da
brividi,
per Di Bartolomei: «Agostino-Agostino». Applausi.
TRIONFALE
- A Piazzale degli Eroi un ragazzo, Andrea Rusich, è felice
«perché,
dopo anni, grazie alla Roma ho fatto pace con mio padre».
Altri fanno
il bagno nella fontana. Via Andrea Doria è un unico corteo.
Come
tutta la città.
Alessandro
Capponi
Il Corriere
della Sera
cronache di Roma
18/6/2001
DUE FERIT I - N
onostante
tutti gli sforzi, infatti, ecco il teppismo, ecco gli
incidenti. Un carabiniere
accoltellato in via del Babuino nel pomeriggio: stava andando
a controllare
un gruppo di ultrà intenti a imbrattare un muro con lo spray.
L’hanno
accerchiato. Ferito a una coscia e al torace. All’ospedale San
Giacomo
gli hanno fatto una Tac: sospetta lesione a un polmone. E
ancora: due vigili
urbani aggrediti dopo mezzanotte in piazza del Popolo da un
gruppo di 30-40
persone: uno dei due è finito in ospedale. Bottiglie lanciate
contro
agenti di polizia a largo Colonna. Cariche dei celerini per
disperdere
i facinorosi. Vetrine infrante in via del Corso con mazze di
ferro nascoste
sotto le bandiere. Un negozio di articoli sportivi
saccheggiato. Due ladri
sorpresi a rubare nella ressa e arrestati. Sassaiola in via
dei Cerchi.
In piazza dei Re di Roma, auto in sosta prese di mira.
Danneggiati anche
tram e autobus. Un Lazio-point assaltato a Ostia. Il bilancio
è
pesante: una decina di fermi per danni, tentato furto,
ubriachezza molesta.
Più di 300, in totale, gli interventi effettuati dalle
ambulanze
del 118.
A piazza
Vescovio,
subito dopo la partita, in campo anche i laziali, lividi di
rabbia, che
sorprendono un giovanotto di 23 anni fuori da un pub mentre
sventola un
bandierone. Gli rompono una bottiglia sulla testa. Altri
laziali, sempre
nel quartiere Trieste, si camuffano con sciarpe e magliette
della Roma
e tendono agguati ai romanisti felici. I laziali, però, si
devono
arrendere. Nel quartiere popolare di Testaccio, i soci del
locale club
giallorosso inscenano un funerale come si deve, con tanto di
bara e manifestini
luttuosi, per la squadra di Cragnotti e di Zoff. I tifosi in
corteo innalzano
un coro anche per Paolo Negro, il terzino biancoceleste
protagonista di
un’autorete memorabile nel derby d’andata.
Ma è comunque
festa. In mezzo a quelli che sfilano, alcuni brandiscono delle
forbici
di carta argentata. Stanno a rappresentare la fatale scucitura
dello scudetto
dalle maglie dei laziali. Libidine massima, per chi ha dovuto
per tanti
anni subire. Due signorine passano col pennello in mezzo alla
moltitudine
in via del Corso: una mano di vernice sul viso, per cinquemila
lire. Diecimila,
invece, costano i disegni più elaborati. C’è chi si fa
dipingere
uno scudetto sul petto, miti impiegati provano l’ebbrezza del
tattou, pie
comitive di fedeli in San Pietro, alle cinque del pomeriggio,
ripongono
i rosari nelle borse e alzano pure loro bandiere giallorosse
sotto i finestroni
del Papa. In molti girano in calzoncini e maglietta, con
dietro stampato
il nome di Totti o quello di Batistuta, il Re Leone. Due
giapponesi indossano,
immancabile, la tuta di Nakata. E ancora: fidanzati
abbracciati, lui vestito
di giallo e lei di rosso. C’è chi scatta foto, chi riprende
tutto
con una videocamera. Pensionati ringiovaniscono ripensando
all’83, allo
scudetto di Liedholm e Falcao. E ancora più indietro, al 1942,
alla
Roma di Amadei e Masetti. Fumogeni in piazza del Popolo.
Petardi. Cori
da stadio e canzoni tradizionali («Fatece largo che passamo
noi...»).
VIA ALLO SFOGO-
Un
impazzimento collettivo, gli speaker delle radio locali
gridano al microfono
la formazione vincente: «Antonioli, Zago, Zebina...». Perfino
i palazzi, in certi quartieri, a Testaccio, al Trullo, al
Quadraro, alla
Garbatella, vengono riverniciati di fresco. E così le strade,
le
serrande dei negozi, le automobili, i semafori, i cassonetti.
Il genio
si libera, dopo un’attesa snervante. In più di duemila corrono
a
Trigoria, il centro sportivo dove si allena la squadra. Si è
diffusa,
infatti, la voce che i giocatori andranno là a ritirare le
auto,
per fare ritorno a casa. Falso allarme, però. Totti e compagni
non
si fanno trovare. Hanno scelto di passare lontano dai clamori
la loro prima
notte da Campioni. Soltanto domenica prossima, al Circo
Massimo, si celebrerà
la festa ufficiale. Con il concerto di Antonello Venditti,
come nell’83,
il saluto del presidente Sensi, lo spogliarello annunciato di
Sabrina Ferilli.
Prima non si poteva, troppo grande la scaramanzia dopo la
delusione di
sette giorni fa a San Giovanni, Napoli-Roma, folla ammutolita
davanti al
maxischermo. A San Giovanni, stavolta, la gente sale sul
monumento dedicato
a San Francesco d’Assisi, e qualcuno col pennarello sul
basamento scrive:
«Francesco Totti». Venditti dice di avere pronta una nuova
canzone: «Sarà una canzone d’amore». Anche «Roma,
Roma, Roma», l’inno ufficiale, anche «Grazie Roma» dell’83,
in fondo, lo erano. Adesso le cantano tutti, a squarciagola,
quando è
ancora presto per tornare a casa e il Centro è bloccato.
All’orizzonte
si vedono solo bandiere giallorosse. «Davvero la Ferilli
manterrà
la promessa?», parlottano tra loro due carabinieri, col casco
allacciato,
vicino all’autoblindo.
Fabrizio Caccia
Il Corriere
della Sera
18/6/2001
ROMA -
L'emozione dei
tre gol decisivi non è bastata al popolo dello scudetto. Che
ha
voluto piuttosto un ricordo concreto da portare a casa: c'è
chi
ha smontato la panchina di mister Capello, chi ha portato via
un pezzo
delle due reti, un seggiolino, le bandiere o una zolla del
campo battuto
da capitan Totti e dai suoi. E poi via, verso la città in
tripudio.
È una festa
blindata quella del popolo dello scudetto, scortata in ognuna
delle piazze
del centro da un imponente servizio di sicurezza, duemila
uomini in tenuta
antisommossa, coordinati in prima persona dal questore
Giovanni Finazzo.
Ma è festa pacifica da un milione di persone di tutte le età,
ci sono gli ultrà e anche le famigliole con i passeggini al
seguito.
L'ala più dura della tifoseria si era già espressa prima
e durante la partita, protestando sin dal mattino per essere
rimasta senza
biglietti, fuori l'Olimpico. In 5.000 hanno cercato di forzare
il cordone
di sicurezza e sfondare gli ingressi della Curva Sud e della
Tribuna Tevere,
ma inutilmente. E sono stati scontri con la polizia, sassaiole
e cariche
ripetute, fino ai lanci di lacrimogeni nel piazzale del Foro
Italico. Una
trentina i fermati per lesioni e resistenza a pubblico
ufficiale. Venti
i feriti mentre tentavano di scavalcare i cancelli. A un
quarto d'ora dalla
fine della partita, la tensione fuori dallo stadio era già
altissima,
i varchi sono stati aperti. Ed è stata invasione di campo per
alcuni
lunghissimi minuti.
Festa senza
incidenti
gravi anche grazie al blitz notturno che i carabinieri hanno
fatto scattare
nei ritrovi degli ultrà giallorossi, a caccia di bombecarta e
oggetti
pericolosi. Poi sin dalle prime ore del mattino, sono entrate
in azione
centinaia di telecamere piazzate dalle forze dell'ordine nelle
zone nevralgiche
della città e del complesso Olimpico. Durante la partita, il
"Grande
fratello" di polizia e carabinieri è andato in onda dagli
elicotteri
che non hanno mai smesso di volare sul Foro Italico.
Il dopo scudetto
a
Roma è traffico impazzito, invaso il centro, prudenzialmente
chiuso
alle auto sin dalle prime ore del pomeriggio. Saltano le
deviazioni dei
percorsi degli autobus, programmate già da giorni:
praticamente
impossibile andare da una parte all'altra delle città.
Offlimits
anche per le ambulanze e qualche squadra del 118 è costretta a
correre
a piedi fra la folla con tanto di barella in mano. In
ventimila sono al
Circo Massimo, altrettanti fra via del Corso, piazza Venezia e
i Fori Imperiali.
Festa anche a piazza San Giovanni, e al Testaccio, il
tradizionale cuore
giallorosso della capitale.
Festa guastata,
invece,
a piazza Vescovio: un gruppo di supporter della Lazio ha
aggredito alcuni
tifosi giallorossi che dopo aver seguito la partita in un pub
volevano
unirsi ai festeggiamenti. Sono stati affrontati a colpi di
bottiglie e
coltelli. Due i feriti: contusioni per un romanista, uno degli
aggressori
è caduto e si è fratturato un braccio. Altri tafferugli in
via del Babuino e via del Corso: piccoli gruppi di teppisti -
anche laziali
camuffati con le sciarpe della Roma - sfondano le vetrine a
colpi di martello
e portano via scarpe e vestiti; con gli spray imbrattano i
muri di svastiche
e slogan inneggianti all'estrema destra. I teppisti si
spingono fino ad
affrontare le forze dell'ordine, un carabiniere viene ferito a
coltellate
alla coscia e al torace. In serata è stato sottoposto a una
tac
per una sospetta lesione al polmone. È in prognosi riservata,
ma
non è in pericolo di vita.
È rimasto un
episodio isolato. Trionfano invece le bandiere e gli slogan. I
più
goliardi smontano le colonnine antincendio delle vie del
centro e l'acqua
fresca porta un po' di sollievo nella calura della lunga notte
della capitale.
La Repubblica
18/6/2001
CORRADO SANNUCCI
roma - Niccolò
Ammanniti, scrittore ex pulp e romanista tiepido, si è trovato
di
fronte la marea umana del milione in piazza a festeggiare lo
scudetto.
«Non ho capito da dove fossero venuti, io ho tutti amici
laziali,
credevo fossero la maggioranza. Mi è sembrata una specie di
rivincita
del sangue, i laziali l'anno prima non l'hanno sentito così».
Con la festa, Roma ha rivelato come la sua pancia sia
romanista, i suoi
colori visceralmente giallorossi, al di là anche dei numeri.
Un'indagine
recente ha calcolato in 2,9 milioni i fan della Roma e in poco
più
di 2 quelli della Lazio: eppure la vittoria di Totti e
compagni è
stata riconosciuta come una vittoria della vera città. Le
celebrazioni
laziali nel 2000 furono "solo" festa, piena di gente, certo,
perché
il tifo biancoceleste si era arricchito nei cinque anni di
successi di
Cragnotti: questa romanista è stata vissuta come una
liberazione,
un paradiso ritrovato, una rivincita.
Non sempre
gradevoli,
però. Luigi Magni, regista che ha descritto storia e costumi
romani,
ha avuto, suo malgrado, un punto di osservazione privilegiato.
«Abito
a dieci metri da Piazza del Popolo. Ho dei bandieroni davanti
alle finestre
dalle 5 di domenica pomeriggio. Li ho sentiti andare su e giù
sempre
cantando la stessa canzoncina, anche un po' monotoni. E' stato
qualcosa
al di là della ragione, completamente fuori misura, non ho
visto
queste scene neanche il giorno che è finita la guerra». Ma
perché così tanta gente scende in piazza, forse un trionfo
delle periferie o la scoperta di qualcosa di nuovo? «Non ci
credo,
non credo alle periferie o al centro, in periferia sono andati
anche i
romani che il fascismo ha deportato dal centro. Roma non
esiste più,
questi in piazza sono gli abitanti del 2000 e basta. E' il
portato dei
tempi. Certe volte mi viene in mente che potrei filmarli: ma è
tutto
uguale, basterebbero 5' di girato per fare un film eterno. Il
mondo ci
scappa di mano, se questo è il benessere, la felicità vi
ha fatto male, ragazzi miei».
Eppure anche le
cose
"al di là della ragione" hanno qualche spiegazione. Nicola
Porro,
sociologo e presidente dell'Uisp, ha attraversato per lavoro
in questi
giorni il Lazio dal nord al sud. «Ho visto bandiere a
Civitavecchia,
a Cassino un autosalone ha tolto la bandiera della Fiat e ha
issato quella
della Roma. Così com'è uniforme il panorama dei quartieri
come il Casilino, il Prenestino. Anch'io sono rimasto sorpreso
dall'intensità
di chi è sceso in piazza, dalla voglia di starci, da questa
zampata
di identità. Persone di ogni ambiente, un fiume carsico che è
riemerso dopo avere intercettati flussi e umori della città».
Nell' 83 si disse che Falcao e gli altri erano le figure con
le quali gli
immigrati arrivati a riempire le periferie si integravano
nella città.
Tifare Bruno Conti voleva dire diventare cittadino romano.
«Vent'anni
dopo, cosa si è sedimentato da allora? Forse non lo sappiamo.
Certo
gli elementi di questa esplosione del tifo possono essere
tanti e complessi.
C'è la tradizione testaccina, quindi l'elemento tradizionale
topograficamente.
Può farsi sentire la competizione con Milano, tra la capitale
finanziaria
e quella del terziario avanzato. Ma ci può essere anche uno
strascico
della campagna elettorale appena finita, nella quale il tema
del riscatto
delle periferie è stato molto forte. Va aggiunta anche la fine
delle
scuole, che ha messo in libertà tanti ragazzi».
La questione è
ancora perché il cuore della città sia così spudoratamente
romanista, e questo nonostante l'appeal della Lazio negli
ultimi anni.
«Ma evidentemente la Roma ha un marchio che penetra più
facilmente,
un corredo di simboli, di colori, il nome stesso (un'indagine
scoprì
che gli immigrati a Milano erano più attratti dal Milan che
non
dall'Inter) che offrono più possibilità ai bisogni di
espressività
della gente». Più spendibili in termine di integrazione
sociale,
ancora quella. Tanti si scoprono tifosi adesso, saltano
insomma sul carro
del vincitore: ma è solo la necessità di sentirsi fratelli
agli altri che abitano la città. «Domenica ho pianto»
ammette Matteo Maffucci, studente di Scienza delle
comunicazioni che ha
appena scritto un libro, Ultimo Stadio, da "malato di calcio".
«E'
stato come sposarsi, un giorno di cambiamento. Scoprire che
una cosa di
cui sentivi parlare, esiste veramente». Qualcosa che a Roma,
se lo
vince la Roma esiste, se lo vince la Lazio esiste un po' di
meno.
La Repubblica
20/6/2001
La festa dei
neo-campioni
Totti a cena con
gli
amici di sempre ed il compagno di squadra Rinaldi a poche
centinaia di
metri da Testaccio. Un brindisi pacificatore tra Montella e
Capello a casa
dell'aeroplanino, dove la nottata è finita con una partita di
calcetto.
A poche centinaia di metri, nella villa di Gabriel Batistuta,
altra festa,
a base di penne all'amatriciana, carne argentina fatta
arrivare da un ristorante
specializzato ed una torte gigante con su scritto Forza Roma.
È
stata lunga la notte dei festeggiamenti per i nuovi campioni
d'Italia,
e con qualche ora di pausa forzata per un sonno rapido,
rischia di prolungarsi
ancora. Unica eccezione il presidente Sensi: logorato dalla
fatica e dall'emozione,
ha confessato di essere andato a letto presto, anche se poi ha
faticato
a prendere sonno. Ma stasera si riprende, tutti di nuovo a
casa Montella,
dove ci si prepara ad accogliere 100 invitati e tra loro sono
attesi un
pò tutti i giocatori della Roma. Si festeggiano i 27 anni
dell'attaccante,
si celebra lo scudetto. Ognuno comunque lo ha già fatto nella
notte
di follie a modo suo. Con Batistuta nella villa di
Casalpalocco c'erano
c'erano l'inseparabile amico Abel Balbo, e poi Samuel, Guigou,
Zebina,
Delvecchio ed Emerson. Gli altri brasiliani sono andati a cena
tutti insieme,
a cantare, ballare e mangiare pasta alla carbonara, la loro
grande passione.
Tommasi assieme a Di Francesco, Nakata impermeabile ad ogni
emozione, al
punto da mettersi al computer anche nella sera dello scudetto,
per rispondere
ai moltissimi messaggi di felicitazione arrivati dal Giappone.
Francesco
Totti si è scatenato in un ristorante vicino alla Piramide
Cestia
assieme al fratello Riccardo, il cugino Angelo e
l'inseparabile amico Giancarlo
Pantano, l'attaccante della Lodigiani. C'era anche Rinaldi.
Dopo una cena
continuamente interrotta da canti, cori di scherno nei
confronti della
Lazio, balli sui tavoli e brindisi ripetuti, il gruppo ha
tentato di raggiungere
Testaccio, distante dieci minuti a piedi, per partecipare alla
grande festa
del popolo romanista. Montella ha festeggiato con Candela,
assieme a un
folto gruppo di amici venuti da Ischia. Al gruppo si è poi
unito
Capello. Dopo il brindisi allo scudeto ed ai compleanni del
numero 9 e
del tecnico, è finita con una partita tutti contro tutti sul
campo
di calcetto di casa Montella. Oggi il tecnico, che nella notte
ha trovato
il tempo di passare anche da Batistuta, ha festeggiato di
nuovo il suo
compleanno, andando a pranzo con la moglie e due amici
galleristi in un
ristorante del quartiere di San Lorenzo, altra celebre isola
giallorossa.
Contenuta la gioia dei brasiliani Cafu, Aldair, Assuncao e
Zago, a cena
tutti
insieme e con le rispettive famiglie. Per celebrare lo
scudetto romanista
hanno fatto onore alle delizie alimentari della capitale,
mangiando piatti
tipici come abbacchio e carbonara. Poi tutti insieme a sambare
in un locale
brasiliano del quartiere Eur, perchè per una notte il
Carnevale
di Rio si era trasferito a Roma.
Il Messaggero on
line
18/6/2001
Il Corriere
della Sera
cronache di Roma
18/6/2001
Il Corriere
della Sera
19/6/2001
di MARCO
DE RISI
e GIUSEPPE
MARTINA
ROMA — Le
sassaiole
e i tafferugli fuori dell’Olimpico sono cominciati ancora
prima che iniziasse
la festa della Roma, campione d’Italia e poi, terminata la
partita, sono
ripresi nella notte ad opera di alcuni teppisti. Incidenti -
ambulanze
assaltate, negozi con le vetrine infrante - fino al ferimento
di un carabiniere
colpito al petto e al collo con un pezzo di bottiglia e di un
metronotte
colpito da un pugno alla testa. Soprattutto in centro, nella
notte, le
forze dell’ordine hanno dovuto fronteggiare piccoli gruppi di
teppisti
che hanno rovinato la festa che per tutto il giorno si è
svolta,
nel complesso, abbastanza serenamente. La tensione si è
incentrata
intorno alla mezzanotte soprattutto a piazza del Popolo dove
le forze dell’ordine
hanno caricato una quarantina di persone che avevano aggredito
due vigili
urbani ferendone uno. Poco prima la polizia era intervenuta in
via del
Corso, all’altezza di largo Colonna contro dei giovani che
avevano preso
di mira degli agenti. Una decina i fermati. Altra carica a
Villa Borghese,
dopo l’una: due arresti.
I primi incidenti
alle 14: davanti all’ingresso dello stadio centinaia di
romanisti rimasti
fuori perché senza biglietto o con tagliandi ritenuti falsi
hanno
cominciato a premere ai cancelli. Ci sono state molte cariche
di celerini
e carabinieri, poi, quindici minuti prima della fine della
partita, i cancelli
sono stati aperti e i tifosi sono potuti entrare in massa. Un
giovane è
stato arrestato per aver rapinato l’abbonamento a un ragazzo.
Altri venti
tifosi sono stati identificati. Allarme per un gruppo di
giovani che si
è scagliato contro un locale vicino alla Tribuna Tevere, dove
è
contenuto l’incasso della partita. Danneggiati con sassi e
pezzi di marmo
i locali del Coni.
In serata i
celerini
sono arrivati pure a piazza Vescovio, nel quartiere Trieste
dove un gruppo
di laziali si è mascherato con magliette e sciarpe della Roma
per
attirare tifosi giallorossi per poi renderli oggetto di sfottò
di
ogni genere. Alcuni laziali hanno strappato bandiere dalle
auto in corsa.
Sono dovute intervenire due auto dei carabinieri, sette
volanti e cinque
blindati per disperdere i tifosi.
Il ferimento del
carabiniere
- Michele Picozzi, di 21 anni, del decimo battaglione, ora
ricoverato al
San Giacomo con un polmone lesionato - è avvenuta in via del
Babuino,
non lontano da piazza del Popolo. Il carabiniere era insieme
ad altri sette
colleghi. Sono stati accerchiati da una quarantina di tifosi.
Un giovane di 21
anni
è stato arrestato per tentata violenza sessuale. A denunciare
il
fatto una donna di 32 anni che si era fermata in un bar di
piazza Venezia
per andare alla toilette. Lui ha tentato di toccarla, ma la
donna è
riuscita a scappare e a chiedere aiuto al suo fidanzato.
Vetrine in frantumi
in molte strade del centro: via delle Carrozze, piazza
Venezia, via dei
Pontefici. Ma la strada i cui negozi hanno subito il maggior
numero di
atti vandalici è stata via del Corso dove sono stati
danneggiati
una decina di negozi e, tra l’altro, arrestati due giovani
che, approfittando
della confusione, hanno tentato di rubare della merce da un
negozio di
abbigliamento. In via dei Cerchi sassi contro i vigili urbani
in servizio
ai varchi e a piazza Venezia è stata rovesciata una
bancarella.
Mentre a piazza Re di Roma decine di tifosi, per attraversare
la piazza,
hanno camminato sui tetti e sui cofani delle auto. Tre
ambulanze sono state
assaltate a piazza Navona e in via del Corso, mentre nei
pronto soccorso
del centro sono cominciati ad arrivare decine di tifosi
feriti.
Trasporti in
tilt.
L’Atac, poco dopo le 19, è stata costretta a sopprimere tutte
le
linee di autobus (40 express, 64, 84, 85 e 87) creando non
pochi disagi
ai turisti. Bilancio finale: alcuni feriti, tutti non gravi,
sia tra i
tifosi che tra le forze dell’ordine; danni per centinaia di
milioni, qualche
arresto e numerosi fermi.
Il Messaggero
18/6/2001
ROMA —
Lupacchiotti
pazzi di gioia marciano verso il Centro con le zolle
dell’Olimpico strette
in mano: reliquie per le prossime "legioni". Lo stadio,
laggiù,
è ancora una bolgia. Di qua dal fiume, le strade del Flaminio
sono
invase: gente che corre, si abbraccia, s’avvolge nelle
bandiere, gente
che affida ai telefonini la cronaca delle gesta: «Non puoi
capi’
— urla al cellulare un ragazzo con la maglia di Nakata — è un
casino
incredibile. Pensa, m’ha chiamato pure mamma». Uno striscione,
su
Ponte Duca d’Aosta, esagera: «È il nuovo Impero». Ce
n’è un altro che gli fa eco: «Capello: il nostro Cesare».
Ne compare un terzo che dice la verità: «Roma esulta, l’Italia
ascolta. Mughini: devi rosica’».
Venti minuti dopo
le cinque di un pomeriggio caldo, assolato e «troppo bello
veramente»:
il terzo scudetto romanista è vinto da poco e l’esercito
giallorosso
urla al cielo la gioia del trionfo. I motorini sfrecciano sui
lungotevere,
alle truppe reduci dallo stadio si aggiungono quelle in arrivo
da tutta
la città, il Centro è preso nel giro di mezz’ora. Giallorossa
piazza del Popolo, giallorossa piazza Venezia, giallorossi il
Circo Massimo,
via del Corso, la Garbatella e la lontanissima Centocelle, nel
cuore della
periferia est.
Il campo
dell’Olimpico,
dopo l’invasione, è semidistrutto. Sradicata l’erba, divelte
le
porte, strappate le reti. Ma fuori dallo stadio la festa è
grande
ma composta. Se in quella dei laziali, l’anno scorso, si
sentiva l’elettricità
per lo scudetto vinto all’ultimo minuto, in quella della Roma
c’è
tutta la consapevolezza, la forza, l’esuberanza di chi è stato
in
testa al campionato dalla prima all’ultima giornata. Per tutto
il pomeriggio
un solo canto risuona per le strade della città: «Siamo
noi-Siamo
noi-I Campioni dell’Italia siamo noi...».
Un milione di
persone
invadono il cuore della capitale. Alle sei il traffico lungo
il Muro Torto
è paralizzato con migliaia di auto coperte di bandiere,
persone
sedute sui tettini che inneggiano a «Totti gol», turisti che
scattano foto per far vedere a casa loro che razza di giornata
è
stata vissuta intorno al Cuppolone. Spicca nel traffico una
vecchia Fiat
"127", metà gialla e metà rossa. Equipaggio: alla guida Andrea
Tocci, 27 anni, di Colli Aniene, navigatore Michele Mornile,
25: «L’abbiamo
preparata ieri: ’na cosa da’ pazzi».
Un gruppo di
ragazzi
arrivati da Valmontone posano per la foto ricordo sotto uno
stendardo:
«Roma: il nostro grido ti accompagnerà fino alla morte».
Sergio Antonelli, meccanico di San Lorenzo, agita nell’aria, a
piazza San
Lorenzo in Lucina, un paio di forbicioni di cartapesta.
Eloquente la maglietta
che porta, con Totti e Nesta: «Dar petto t’ho scucito lo
scudetto».
A piazza Venezia, nel tripudio generale, riappaiono gli
striscioni che
prima campeggiavano allo stadio. «Ave Roma». «Montagnola
Roma Club». «Roma Club Trilussa». «Tradizione-Distinzione».
«Legione gladiatori». «Club Tarquinia». «Caput
Mundi: regalami un sogno». «Ultras Lidensi». «Spinaceto».
A piazza del Popolo, dalle curve che scendono dal Pincio,
viene calato
un immenso tricolore.
Un tram della
linea
"2" approda alla fine di via Flaminia carico di bandiere. Non
è
più un mezzo dell’Atac: è una diligenza giallorossa. Conquista
via Veneto un camion "Iveco" con dieci scalmanati sul
ribaltabile. Urla,
abbracci, sciarpe che sventolano, una ragazza che perde
l’equilibrio e
per poco non cade giù. Capannelli di Lupacchiotti, a corso
Vittorio,
si raccontano le esperienze di una giornata memorabile: «Al
gol di
Totti — dice uno di loro ai compagni d’avventura — hai
presente quando
stappi lo spumante? Prima lo stadio è esploso e poi è come
se quelli intorno, che saltavano e urlavano e dicevano che era
fatta, m’avessero
risucchiato».
Cinque persone
vengono
medicate nell’infermeria della Curva Sud. Colpa degli
ondeggiamenti della
folla durante l’invasione di campo. Una ragazza è stata quasi
calpestata.
Un tizio arriva con la zolla del campo di gioco stretta sotto
il braccio
sanguinante. Non manca, alla cronaca del trionfo, qualche
tafferuglio.
Specialmente prima della partita, quando centinaia di tifosi
senza biglietto
cercano di entrare nella Sud. Sassaiola contro gli agenti,
reazione con
manganelli e lacrimogeni. Ma quando la festa esplode, travolge
tutto e
tutti. Come dirà, a notte, uno striscione innalzato sulla
Scala
Santa a San Giovanni: «Oscurati da ’sta Roma».
Il Messaggero
18/6/2001
MARINO BISSO
ROMA - Trenta
fermati
e cinquanta persone finite in ospedale. È il bilancio degli
scontri
notturni, la brutta coda ai festeggiamenti per lo scudetto
della Roma.
Una festa che, domenica, ha visto scendere in piazza un
milione di tifosi
giallorossi, una manifestazione gioiosa senza violenze ed
incidenti. Una
festa spontanea che si è prolungata fino all'alba per prendere
ancora
vigore durante la giornata di ieri specie nei quartieri
tradizionalmente
di fede romanista come Testaccio e Garbatella. La capitale si
tinge sempre
più di giallorosso con striscioni e festoni appesi a ogni
palazzo
mentre sul Colosseo sventola una bandiera della Roma. I
preparativi sono
in corso per lo show di domenica al Circo Massimo dove sul
palco, oltre
al concerto di Venditti, è attessimo lo spogliarello di
Sabrina
Ferilli.
Ma dopo la
mezzanotte
di domenica ci sono state anche sassaiole contro le forze
dell'ordine e
cariche della polizia. Ieri si sono contati i danni. Il prezzo
è
alto soprattutto per i mezzi dell'Atac: diciotto autobus e un
jumbotram
distrutti. La furia di alcuni gruppi di teppisti - sei giovani
sono stati
condannati a due mesi di carcere - si è abbattuta anche sui
negozi
del centro. Una ventina le vetrine in frantumi in via del
Corso e in via
Tomacelli. Tre rivendite di abbigliamento sportivo sono state
assaltate
e svuotate. Fino alle tre del mattino le forze dell'ordine,
coordinate
dal questore Giovanni Finazzo, hanno dovuto effettuare
ripetute cariche
a piazza del Popolo e a Caracalla. Grave anche il bilancio
allo stadio
Olimpico: sedili divelti,porte distrutte, vetri infranti,
monitor rubati
e, soprattutto, il prato devastato. Danni, si dice, per mezzo
miliardo.
Peccato.
La Repubblica
19/6/2001
Guerzoni
Monica
Vetrine sfondate,
furti e autobus distrutti Olimpico da "rifare" L' omino del
servizio giardini
contempla stupefatto l' aiuola di piazza Venezia, la salvia
rossa, le corolle
integre dei tagete gialli che spiccano come una bandiera sull'
erbetta.
Non un fiore strappato, non una zolla fuori posto. Sembra un
miracolo,
ma e' solo una parte della festa-scudetto. La parte buona,
quella che consente
al sindaco Walter Veltroni di tirare un sospiro di sollievo:
"I monumenti
sono salvi, i tifosi hanno asc oltato gli appelli, Roma non ha
subito danni".
L' altra faccia della festa la raccontano i 18 autobus
semidistrutti, le
scorribande nella stazione metro del Flaminio, la sassaiola al
Circo Massimo,
i 25 feriti tra agenti e militari. Le vetrine sfonda te e i
negozi saccheggiati.
"Citeremo l' AS Roma per danni" anticipa Vincenzo Bernabei,
presidente
dell' associazione commercianti di via del Corso. Con un
milione di persone
in strada, poteva andare peggio. Ma l' inventario e' lungo.
Piccoli vandali
smi contro cassonetti, cestini in ghisa, fermate degli
autobus, ma anche
scene da guerriglia finite con 28 processi per direttissima,
anche aggressioni,
come quella che ha mandato in prognosi riservata un
carabiniere con una
lesione al polmone. E' st ato l' Olimpico il primo bersaglio.
Mezzo miliardo
di danni. Il campo, devastato dall' asporto dei ciuffi d'
erba, e' tutto
da rifare. Tra i souvenir anche pezzi di rete e schegge di
legno delle
porte e delle panchine. Ma l' entusiasmo degli u ltra' si e'
sfogato pure
su venti monitor del settore stampa, sui cristalli divisori
dei settori
e su 1200 sedili. Paga la Roma, ma i lavori sono a carico del
Coni. A mezzogiorno,
dopo l' intervento dell' Ama, il colpo d' occhio su piazza del
Popolo e'
rassicurante. Il passaggio dell' onda giallorossa ha lasciato
solo qualche
scalfittura leggera sul marmo delle statue, qualche vaso
spaccato e tante
scritte sui muri, "sbirriducibili", "laziale razza inferiore",
"digos boia".
E "campioni d' Italia ", firmato con una bella svastica. Ce ne
sono ovunque,
perfino sulla faccia della chiesa anglicana al Babuino. "Sono
arrivati
con le bandane sulla faccia - riassume il maresciallo in
servizio - Hanno
lanciato bottiglie e bombe carta, ci hanno tirato i sassi".
Sui muri del
Babuino e' scritto l' agguato al carabiniere: "Oltre ogni
limite", "opposta
fazione". Comincia al vertice del Tridente il lungo elenco
delle vetrine
sfondate, dei negozi saccheggiati. Martello nascosto dentro
sciarpe e bandiere
, i vandali (tra cui due pregiudicati) hanno sconvolto via del
Corso. Trenta
i negozi danneggiati, Etham, Energie, Epoca, Clark, The body
shop, Marco,
L' altra donna, Furla... Hanno colpito anche da Footlocker,
spaccando due
vetri e portando via deci ne di paia di scarpe e di t-shirt
della Nike.
Due le vetrine sfondate da Cisalfa, la piu' grande (valore 12
milioni)
ha un buco al centro, a terra c' e' un manichino spogliato e
l' asta usata
per portar via pantaloncini da bagno. La vetrina di Subdue d,
in via Tomacelli,
e' una ragnatela da cui sono usciti giubbotti per teen-ager.
Sulla sede
biancazzurra della Bnl si e' scatenata la furia. Distrutte due
vetrine,
la cash esterna del cambio e quella cambiavalute. "Che brutta
figura con
i turisti", commenta il responsabile di sala. Dei ragazzi
processati, tre
hanno patteggiato. Le accuse: lesioni, resistenza,
danneggiamenti. E, in
due casi, furto aggravato. Eppure il questore Giovanni Finazzo
e' sollevato.
"Poteva andare meglio, ma abbiamo represso la violenza
gratuita". E a chi
gli rimprovera eccessiva durezza: "L' azione di contrasto e'
stata condotta
con fermezza ma con efficacia". M. Gu.
Il Corriere
della Sera
19/6/2001