Il gruppo B.F.R.
nasce nel 2000,la prima comparsa dello striscione e’ avvenuta a Bergamo
il 7-1-2001.Eravamo gia’ presenti dal 1998,pero’, con lo striscione FORNACI
nel fossato della nord. Lo striscione FORNACI compariva all’olimpico dal
1992 sempre in nord ma su una vetrata e veniva portato dalla generazione
prima della nostra, poi spari’ nel 1995. Il gruppo si è
spostato in Sud con la stagione 2002/03: una parte e' infatti confluita
negli ASR ULTRAS. e-mail: b.f.r@virgilio.it
Il giorno dello
scudetto...
RICORDO
DI FABRIZIETTO (articolo di Cristina
su Rosso & Giallo, dicembre 2001)
In occasione dei derby
o di qualche partita importante tutti i gruppi della curva sud e nord (che
peraltro convivono in affiatamento) lavorano instancabilmente giorno e
notte, gomito a gomito, per preparare la coreografia. I ragazzi intervenuti
al funerale di Fabrizietto erano così: un blocco unico, incredulo
e commosso. Perché Fabrizio non potevi non conoscerlo. Lo striscione
innalzato in curva nord (ma se ne sono visti anche in sud di striscioni
a lui dedicati) ha mobilitato tutta la Sua curva. Son corsi tutti per poter
sollevare anche un centimetro di stoffa: famiglie, anziani, gli amici del
suo gruppo (BFR), e anche tanti “cugini” laziali. Silenziosi, addolorati
e incazzati per le bugie riportate da qualche giornalista che non si è
preso neanche la briga di chiedere chi fosse Fabrizio, tanto i ragazzi
sono tutti uguali!
E’ vero, Fabrizio
viaggiava senza casco, commettendo l’errore di tutti quei ragazzi che mordono
la vita, e ingenuamente pensano che niente potrà fermarli.
Ma NON era ubriaco. NON era un disadattato o depresso. Era solo un ragazzo.
Forse un po’ incosciente, ma sobrio. E non si capisce per quale motivo
qualsiasi giovane, per certi giornalisti, debba sempre essere vittima della
società o della famiglia che non li sa comprendere. La mamma di
Fabrizio ha dovuto aggiungere anche questa pietra al suo dolore. E sì
che gliela invidiavano tutti quella mamma, che si faceva in quattro per
realizzare qualsiasi desiderio del figlio. D’altronde come si fa a dire
di no a Fabrizio?
Fabrizio faceva parte
di un gruppo della curva nord: BFR. Se provaste a chiedere ai suoi ragazzi
cosa ha significato avere Fabrizio con loro, vi direbbero tutti la stessa
cosa: Fabrizietto aveva la vitalità di un uragano. Un catalizzatore
di energie. Instancabile e generoso: a volte pure troppo. Andare allo stadio
e in trasferta con lui era un esperienza indimenticabile.
*
Proviamo ad immaginare
un treno speciale, pieno di tifosi Rossoegialli al ritorno da una trasferta
giocata in notturna. L’eccitazione per la vittoria, o l’incazzatura per
la sconfitta o per il pareggio, ti fanno passare le prime ore del viaggio
in concitate discussioni. Poi la stanchezza dovuta alla levataccia e alla
tensione accumulata che si allenta, prendono il sopravvento e piano piano
si abbassano le voci, si esauriscono i cori, nei vagoni si sente solo il
TU TU delle rotaie che concilia come una ninna nanna, e il treno si immerge
in un silenzio assonnato.
SBAGLIATO!!!!
Sul treno c’è
Fabrizio e “nun se dorme”. Le due, le tre, le quattro di notte gli scivolano
addosso come se niente fosse e se qualcuno riesce a prendere sonno nonostante
la caciara che fa Fabrizietto, ogni tanto sorride nel dormiveglia mentre
sistema la sciarpa ripiegata sotto la testa, pensando “Ma tu guarda questo,
riesce a tener banco anche a quest’ora!”
E adesso qualsiasi
altra trasferta non sarà più la stessa.
*
Il vuoto che Fabrizietto
ha lasciato allo stadio, tra gli amici e in casa è una voragine
che in alcuni momenti sembra diventare sempre più profonda, ma tutti
coloro che sono stati colpiti da questo lutto si sono avvicinati tra loro,
creando, per quanto possibile, una zavorra di solidarietà e di affetto
che ha sorpreso mamma Livia. che ha potuto constatare, anche con il giusto
orgoglio, quanto suo figlio fosse amato. L’unica inconsolabile che non
riusciva a comprendere perché Fabrizio non tornasse a casa è
stata Asha, la sua cagna. Ha passato giorni e giorni accanto al letto di
Fabrizio, con gli occhi interrogativi, forse consapevoli, aspettando il
suo padrone. Giorni e giorni senza mangiare, intuendo, man mano che il
tempo passava, che qualcosa di grave era successo. E probabilmente si sarebbe
lasciata morire, se non fossero intervenute Serena e Federica – le cugine
di Fabrizio – provando a dormire nel letto di Fabrizio.
Anche gli amici si
sono dati il cambio per portare fuori Asha. Eppoi sono sicura che anche
Fabrizio abbia parlato al cuore di Asha e gli abbia chiesto di non lasciare
sola la mamma.
*
Mi chiamo Fabrizietto.
Cioè il mio vero nome è Gabriele, ma da bambino mi piaceva
farmi chiamare Fabrizio, da lì a Fabrizietto il passo è breve.
I ragazzi delle trasferte mi chiamano Samuel per via della somiglianza
col mitico the wall, nel quartiere dove vivo, invece, mi chiamano Lepretto.
E già il numero
dei soprannomi vi dà l’idea di quanta gente conosco.
Sono nato nel ’74
e già nell’81, all’età di 7 anni, andavo regolarmente allo
stadio. E’ stato mio padre a portarmi per la prima volta alla stadio. Poi,
dato che papà la domenica doveva lavorare, mi accompagnava e, finita
la partita, mi passava a riprendere. Così domenica dopo domenica
la Roma è diventava come una seconda mamma, e forse è per
questo che sulla pelle e dentro il cuore la Roma occupa un posto così
importante per me. Con la Roma ci sono cresciuto, ho conosciuto gente che
mi ha dato molto, ho riso e pianto, e qualcuno si ostina ancora a dire
“è solo una squadra di calcio”. Peggio per loro, non sanno cosa
si perdono.
Nel mio cuore non
c’è solo Roma, naturalmente c’è mia madre che è la
mamma che tutti sognano. Non saprei come definirla, è semplicemente
perfetta. Tutti i miei amici conoscono mia madre e me lo dicono sempre
che sono fortunato. Mamma Livia è speciale, una donna come ce ne
sono poche.
Poi c’è Asha
che è il mio cane. Ma forse se dico cane non rendo l’idea di quanto
io ami questa bellissima cagna. Asha pende dalle mie labbra e mi ama di
un amore assoluto e leale.
Queste due donne sono
quelle che amo di più.
Lo so che state male,
ma l’intensità del vostro dolore deve diventare l’energia che vi
fa andare avanti. Un bacio a nonno.
Io nel frattempo faccio
caciara da un’altra parte. Ciao.
*
La mamma di Fabrizietto
vuole ringraziare tutti i tifosi della Roma e, in particolare, tutti i
tifosi presenti alla partita Roma-Udinese e tutti quelli che ininterrottamente
hanno manifestato e continuano giornalmente ha manifestare tutto il loro
affetto per suo figlio.