27 aprile 2002
Napoli,
abusi su no global: arrestati 8 agenti. Proteste colleghi
http://it.news.yahoo.com/020426/58/1tk8t.htmlhttp://it.news.yahoo.com/020426/58/1tk8t.html
NAPOLI (Reuters) -
Otto poliziotti della Questura di Napoli sono stati raggiunti oggi da altrettanti
provvedimenti di arresti domiciliari, su disposizione della magistratura
del capoluogo campano, per presunti abusi commessi nei confronti dei manifestanti
in occasione degli scontri e delle proteste contro il vertice "Global Forum"
del 17 marzo 2001 a Napoli.
Lo si è appreso
da due distinti comunicati della Questura e della Procura di Napoli.
In occasione del Terzo
Global Forum sull'utilizzo delle nuove tecnologie nella pubblica amministrazione
-- ospitato a Napoli nel marzo 2001 -- esplosero incidenti e scontri fra
i manifestanti antiglobalizzazione e le forze di polizia sabato 17 marzo
2001 nel centro cittadino. Il bilancio fu di 200 feriti, 80 fermati, due
arrestati e 21 denunciati.
Secondo il segretario
del sindacato di polizia Uil Polizia, Michelangelo Starita, gli otto sono
"Fabio Ciccimarra, capo della sezione antirapine della Questura, Carlo
Solimena, capo della sezione antidroga della Questura, 5 agenti della Squadra
Mobile e un agente del reparto prevenzione crimine della Campania".
I provvedimenti di
arresto hanno provocato, secondo quanto riferito a Reuters da due rappresentanti
sindacali, la clamorosa reazione dei colleghi, che si sono radunati in
centinaia davanti alla Questura in segno di solidarietà con gli
otto destinatari degli ordini d'arresto, in questo momento a colloquio
col questore di Napoli, intervenuto per placare gli animi.
LE ACCUSE
''Continuamente ci
vengono a dipingere la questura di rosso, a volte restiamo rinchiusi dentro,
ci sentiamo impotenti di fronte a tutto quello che accade'', hanno gridato
ai cronisti i poliziotti. Una cinquantina di poliziotti hanno anche organizzato
una catena umana attorno alla questura per protestare. Tenendosi per mano
- alcuni si sono ammanettati fra di loro - ed abbracciandosi hanno formato
un cordone che si sta allargando da via Medina, davanti all'ingresso principale
della questura, attraverso le strade laterali, fino all' ingresso posteriore
dell' edificio. ''Si tratta di arresti con motivazioni politiche che non
conosciamo'', hanno detto alcuni poliziotti, e aggiungono: ''Questi arresti
sono illegittimi''. Il clima intorno alla questura è di forte tensione.
Negli uffici della Mobile al terzo piano si erano recati il questore Nicola
Izzo e il capo della squadra mobile Giuseppe Fiore.
I magistrati della
procura della Repubblica avevano dato agli organi di polizia giudiziaria
precise indicazioni perchè le ordinanze di custodia cautelare venissero
eseguite domani mattina. L'esecuzione dei provvedimenti venerdì
pomeriggio, secondo indiscrezioni trapelate in ambienti giudiziari, avrebbe
creato sconcerto tra i magistrati inquirenti, che - stando alle voci raccolte
- intenderebbero chiarire i motivi dell'anticipazione dei tempi.
Secondo le accuse,
i giovani che dopo gli scontri con le forze dell'ordine si erano recati
negli ospedali cittadini per farsi medicare, furono prelevati con la forza,
condotti alla caserma Raniero ''senza alcuna valida giustificazione - scrive
il procuratore Agostino Cordova - e lì sottoposti a gravi forme
di maltrattamenti, ingiustificate perquisizioni personali e a gratuite
mortificazioni''.
"I fatti in oggetto
- scrive ancora Cordova - non minano la fiducia di questo Ufficio nei confronti
del personale di polizia in generale e di quello in servizio presso la
Questura di Napoli in particolare".
E infatti, subito
dopo gli scontri, la Procura della Repubblica di Napoli aprì un'indagine,
sia sui comportamenti illegali da parte di alcune frange del corteo (con
lancio di sanpietrini, rottura di vetrina, lancio di molotov e detenzione
di armi improprie), sia per le denunce presentate da alcuni manifestanti
per i maltrattamenti in caserma.
''Nel doveroso rispetto
per il lavoro della magistratura, attendo di conoscere le ragioni poste
a fondamento di un provvedimento così grave'', ha detto il Ministro
dell' Interno Claudio Scajola dopo aver appreso la notizia dell'arresto
di otto poliziotti . ''Esprimo frattanto - ha aggiunto Scajola - sentimenti
di vicinanza alla Polizia napoletana, di cui mi sono ben noti professionalità
e spirito di sacrificio e, in particolare, alla squadra mobile, che opera
da sempre in condizioni ambientali difficili contro la camorra e ogni forma
di criminalità al servizio dei cittadini''.
Mentre il Capo della
Polizia De Gennaro ha ricordato ''che sussiste la presunzione di innocenza
per gli attuali indagati ai quali verrà data tutta la necessaria
assistenza nell' auspicio che possano chiarire rapidamente la propria posizione.
Nei prossimi giorni - ha concluso il Capo della Polizia - mi recherò
a Napoli per attestare personalmente la mia piena fiducia al personale
della Polizia di Stato che opera in quella sede''.
«La
violenza gratuita è la regola»
Parla un uomo
dei reparti mobili, a Napoli il 17 marzo: «Non avevamo ordini diversi,
la piazza si chiude tutta. Quel che accadde alla Raniero non era più
un'operazione di polizia»
FRANCESCO PATERNO'
Perché il 17 marzo a Napoli la polizia ha colpito indiscriminatamente, come accusa anche la magistratura?
Perché non c'erano ordini diversi. E perché la gente che non c'entra viene picchiata sempre, una volta che parte la carica. Ho visto un ragazzo che lanciava sassi, è stato raggiunto da uno dei nostri. Cinque o sei miei colleghi lo hanno massacrato di botte. La soddisfazione massima è prendere un black bloc, ma c'è chi si accontenta di picchiare chiunque. Se poi è un giornalista, meglio ancora, perché giornalista equivale a comunista. La mentalità è questa, in un ambiente dove appena appare in tv uno come Santoro, gli vengono augurate le cose peggiori.
Avevate ordini particolari per quel giorno?
No. Sapevamo di alcune tattiche che avrebbero potuto usare i manifestanti contro di noi, era arrivata una voce secondo cui contro la polizia sarebbero stati lanciati i cani della camorra addestrati al combattimento. Ma in fondo niente di speciale rispetto al solito. E siccome una settimana prima a Trieste c'era stata una manifestazione dei no global finita senza incidenti, ci sentivamo rinfrancati. Invece, siamo stati attaccati con sanpietrini e tondini di acciaio presi da un cantiere in piazza del Plebiscito. Un collega si è salvato per miracolo: un tondino gli ha spaccato lo scudo e si è fermato a due centimetri dalla tempia. E su un blindato abbiamo trovato buchi provocati da picconate.
Perché alla manifestazione non fu lasciata nessuna via di fuga? (n.d.L.: le forze dell'ordine hanno l'OBBLIGO di lasciare una via di fuga) E' vero, come sostiene il questore di Napoli, che via Marina era libera?
L'ordine ricevuto era di chiudere ogni strada, come si fa allo stadio, dove infatti se ci sono cariche le prendono tutti. E non è vero che via Marina fosse una via di fuga, non era prevista. Ma non perda tempo a cercare ordini scritti: non esistono. Le faccio un esempio: in teoria, per ordinare una carica della celere, il via dovrebbe essere dato dal caposquadra, a sua volta allertato dal capo contigente, a sua volta dal funzionario di servizio, fino al dirigente massimo, cioè il questore. Nella realtà, si parte per un ordine interno, a secondo delle pressioni della piazza. Anche se a Napoli, come a Genova, la gestione dell'ordine pubblico è stata politica, molto in alto.
Cosa vuole dire?
Voglio dire che le violenze di cui sono accusati alcuni colleghi della mobile sono state compiute perché qualcuno potrebbe aver assicurato impunità. Quello che è successo alla Raniero e negli ospedali napoletani non è più un'operazione di polizia. Certe cose si fanno solo in presenza di ordini dall'alto. Vuole un altro esempio? Tra gli arrestati c'è un vice questore. Bene, i vicequestori non decidono mai nulla, sono i più prudenti perché sono a un passo dalla dirigenza. Non si assumono mai delle responsabilità che potrebbero compromettere l'intera carriera.
Lei ha saputo di violenze perpetrate da poliziotti dentro la caserma Raniero?
Sono rientrato la sera insieme agli altri dei reparti mobili e abbiamo saputo che c'erano state delle identificazioni. Ma nessuno ci ha parlato di comportamenti, diciamo, anomali. Ho letto che ad alcuni fermati è stata tagliata la cintura dei pantaloni con dei coltelli. So che diversi colleghi dell'anti-rapina o dell'anti-droga di Napoli girano con il coltello in tasca. Ma lei li ha mai visti, questi tipi? E' difficile immaginare da che parte stanno.
Le violenze in caserma sarebbero state dunque opera di poliziotti e non di celerini?
Guardi, per chi sta nei reparti mobili la violenza inizia e finisce in piazza. Chi sta in mezzo alla strada sarà più bestia, ma è una bestia sazia. Chi fa certe cose è gente che sta tutto il giorno in ufficio oppure è abituata a un altro tipo di violenza. Per i fatti della Raniero, i reparti mobili non c'entrano nulla al novanta per cento, siamo rimasti fuori tutto il giorno. Si chiude anche lo spaccio per avere il massimo della forza in piazza.
Sono collegate Napoli e Genova, dal suo punto di vista?
Ci sono molte affinità,
c'è la Raniero e c'è la Bolzaneto. Napoli sembra quasi la
prova generale per Genova. C'erano governi di colore diverso, ma per me
non è cambiato nulla. Rispetto al nostro lavoro, semmai, è
che mentre il centrodestra tende a coprire un ambiente dove la maggior
parte della gente è fascista, il centrosinistra tendeva a essere
più rigido. Per evitare di essere accusato di collusione.
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