DAL
MESSAGGERO
Batistuta-Montella-Totti:
la Roma fa festa senza gol
di PIERO MEI
La mano che
poco prima ha scelto dal cassetto dell’armadio la camicia
gialla e il berretto rosso, guidata dal destino e dal caso,
ora copre gli occhi di un ragazzo brasiliano che piange la
sua rabbia, la sua commozione, la sua tristezza per
doversene stare là, seduto in tribuna d’onore, con la gamba
sinistra appoggiata a una specie di leggio, e non aver corso
sul prato dell’Olimpico, con il numero undici sulle spalle e
sopra il suo nome, Emerson. Là, nel campo, ad applaudirlo ci
sono tutti quelli che dalle tribune lui ha appena smesso di
applaudire: c’è Totti, che ha appena incendiato tutto lo
stadio, la sua posizione durante la passerella annunciata
dal cliccare dei flash, che lo precedevano d’un niente
perché molti fra i quasi settantamila (ci pensate? per il
debutto c’erano 67.705 spettatori: che accadrebbe se...) il
"santino" volevano produrselo da soli. Una cosa da
raccontare un domani, e non solo come ha fatto quello sul
volantino elettorale, "vedi, io c’ero quella sera del
Duemila che si presentò la Roma". Totti ha scelto, come
colonna sonora per il suo trionfale ingresso, "It’s my
life": cantava Bon Jovi, correva Francesco, urlava e
applaudiva l’Olimpico. Montella, da parte sua, aveva
selezionato un programma personale: "Io ci sarò", la sua
canzone. Ci si augura che nei sottoscala dell’Olimpico
Capello l’abbia ascoltata. E capita, anche se l’aeroplanino
ha cominciato dall’hangar: panchina.
Applaudono
Totti e Montella, l’applauditissimo Batistuta (Gabriel,
facce sogna’, scrivono le nuove sciarpe nelle bancarelle
prese d’assalto), il superfesteggiato Supermarco Delvecchio
che, non fosse stato per Del Piero, ora cocco di mamma ora
Godot che sempre s’aspetta stando a come l’hanno definito il
Dottore e l’Avvocato che però lo gratificano con tredici
miliardi l’anno, ci avrebbe regalato l’Europeo di
Belgiolanda. "C’è qualcosa di grande" ha scelto Zago, e
Candela, uno dei meglio accolti, ha voluto "Satisfaction",
Aldair "Mas que nada". Emerson no: lui non ha potuto
scegliere nient’altro che un posto in tribuna d’onore, ed ha
pianto per questo, e lo consolava abbracciandolo la moglie
Sonia, e ci sarà tempo perché le lacrime della tristezza
divengano quelle dell’allegria. La mano sinistra, con
un’immensa fede d’oro, scopre gli occhi e le lacrime, ed
Emerson muove il braccio e saluta. L’aveva fatto, prima,
perfino Nakata, che poco di sé concede, timidamente
sollevando il braccio due volte quando è passato sotto la
Sud. Applaudono i caraibici e i sudamericani, i comunitari e
gli extra, gli asiatici e i romani de Roma, che sono Totti e
Rinaldi, il quale nasconde sotto la nuova acconciatura un
segreto.
Applaudono, e
poi cantano "Roma, Roma, Roma, còre de sta città", e canta
l’Olimpico tutto, tutto in piedi e tutto a gran voce,
giacché questa è la sera della "perdonanza", quella che
tutto lava del passato prossimo; è la sera di chi guarda
avanti, oltre l’Aek che è l’avversario dell’occasione, oltre
i soldi che il Coni chiede e la Roma nicchia e nega, oltre i
numeri delle maglie, Batigol ha in mano due sciarpe
giallorosse mentre gira per il campo, e fanno la figura
delle bandiere che sventolano nell’oro delle Olimpiadi nelle
mani degli atleti vincitori; tutto è alle spalle, perché, lo
dice Totti, su tre obiettivi faremo qualcosa d’importante e
lo ripete Capello, che quando l’annunciano si sente più d’un
fischio, ma non sono per lui bensì per i pochi tifosi
dell’Aek che, rumoreggiando, disturbano la cerimonia.
L’Olimpico è per Capello e per la sua, e di tutti, voglia di
vincere. Non era venuto per questo? E non è venuto per
questo Batigol, che in mezzo al campo è vicino di posto di
Balbo? E non è per questo che anche Franco Sensi stavolta si
prende i suoi applausi?
La Roma fa la
catena giallorossa, tutti abbracciano e sono abbracciati da
tutti, come l’Italia in Belgiolanda, ma la Roma già lo
faceva di suo da anni, e cantano, e anche l’Olimpico, giusto
come fino a un attimo prima della partita contro l’Aek, che
nella festa che ha colorato di giallorosso tutto lo stadio e
la giornata di buona parte di Roma città era solo un di più,
o quasi, come, coppe a parte, le partite da chiacchierare
più che da giocare che ci aspettano fino a ottobre. E a
chiacchierarle, certe partite, riescono perfino meglio che
non a giocarle. Non se si è Totti, naturalmente, che tanti
che non vanno all’Olimpico hanno scoperto agli Europei, ma
che è sempre stato Totti, il migliore. L’ha visto dal vivo
anche Trapattoni, in tribuna. Batigol ha mancato la rete
d’un niente, quando ha preso il palo, ma dice lui che
segnare è bello ma in campionato di più, e non gli si può
dar torto. La difesa ha ballonzolato, ma c’è da considerare
che la Roma è scombiccherata due volte, al momento: una
perché non è che tutti i suoi campioni e giocatori siano
nello stesso stato di forma, avendo ripreso ad allenarsi in
date diverse e seguito percorsi differenti; la seconda è
perché Emerson in tribuna vuol dire anche per Capello
ridisegnare un’altra squadra.
E lo fa nella
ripresa, non solo accendendo i motori dell’aeroplanino, che
andava a far trio con Batistuta e Totti, ma anche mandando
in campo tutti i suoi zeta, Zago, Zanetti e Zebina (bravo).
Poi anche Nakata, poi è tourbillon, turnover o chiamatelo
come vi pare: è solo una sessione di prove libere. Il gol?
Scusateli, stanno lavorando per lui.
DAL
SITO KATAWEB SPORT
L'entusiasmo del
pubblico della Roma e l'amore che già manifesta nei suoi
confronti, senza ancora averlo visto giocare, ha fatto
commuovere il brasiliano Emerson.
Il grande
acquisto del presidente Sensi, che dovrà rimanere fermo sei
mesi per l'infortunio dei giorni scorsi, ha voluto ugualmente
partecipare alla festa per la presentazione della squadra
giallorossa che ha preceduto l'amichevole con l'Aek Atene.
L'ex stella del Bayer Leverkusen ha ricevuto talmente tanti
applausi dai 65.000 spettatori dell'Olimpico che a un certo
punto è scoppiato a piangere in tribuna.
Alle 19.10
Emerson ha fatto il suo ingresso nello stadio e l'Olimpico gli
ha immediatamente tributato un grande applauso.
Dopo pochi minuti
è cominciata la festa della Roma per l'esordio stagionale, e
sono sfilati, uno ad uno, i componenti dello staff tecnico, i
massaggiatori, il medico e poi i giocatori, tutti chiamati a
gran voce dallo speaker ufficiale.
Ogni calciatore è
stato presentato con una breve descrizione della sua carriera.
Il primo è stato il portiere Francesco Antonioli, quello che
ha provocato un boato impressionante è stato Gabriel
Batistuta, attesissimo dal pubblico. Qualche fischio c'è stato
solo per Paolo Poggi, che nella scorsa stagione ha deluso
lasciando un ricordo non troppo positivo nella tifoseria della
Roma.
L' ultimo a fare
il suo ingresso in campo è stato Francesco Totti. Il capitano
è stato accolto da un vero tripudio e, alla fine del giro di
campo ha parlato ai suoi tifosi. "Ringrazio tutti voi - ha
detto Totti -. Mai la Roma ha avuto una squadra così forte e
visto che saremo impegnati su tre fronti otterremo sicuramente
qualcosa di importante".
Poi è arrivata la
sorpresa: al termine della sfilata dei giallorossi, lo speaker
Carlo Zampa ha di nuovo chiamato a gran voce Emerson, che si
stava sedendo in tribuna d'onore. Lo stadio gli ha indirizzato
un nuovo lunghissimo applauso, e cori di incoraggiamento, e a
quel punto Emerson è scoppiato in lacrime.
Il pianto è
durato qualche minuto, poi il brasiliano si è ripreso e ha
assistito alla partita dei suoi compagni, dopo essersi
sistemato sulla testa un berretto della Roma.
Alla grande festa
è mancata la ciliegina sulla torta. Il popolo giallorosso
(67.705 spettatori, da Champions League, non da partita di
agosto!) ha goduto più nella passerella in stile americano che
durante la partita. E' finita 0-0 l'amichevole con l'Aek
Atene. Niente gol, nemmeno dal tanto atteso Re Leone
Batistuta. Delusione. E l'uscita dall'Olimpico non è stata
esaltante ed esultante come l'ingresso.
Nulla di nuovo
nella serata di festa giallorosa. Grandi e preoccupanti
disattenzioni in difesa. Sprazzi di classe in avanti. Capello
ha lasciato inizialmente in panchina Aldair e Zago per dare
spazio a Rinaldi e Mangoni a fianco di Samuel. Il tecnico
friulano è tornato alla difesa a tre dopo le difficoltà emerse
nelle precedenti amichevoli. Ma i risultati non sono stati
confortanti. Anzi.
Sei occasioni
clamorose in ventotto minuti. I greci, soprattutto Nikolaidis,
hanno sbagliato di tutto e di più. Quando ti trovi a tu per tu
con il portiere avversario una volta ogni cinque minuti di
gioco, almeno una volta devi far gol. Invece l'Aek è riuscita
a non segnare. Ma resta la facilità di penetrazione in una
difesa lentissima in Samuel e poco protetta dal centrocampo.
Assuncao non solo non ha legato il reparto, ma non ha nemmeno
difeso, lasciando che i greci entrassero centralmente in
assoluta tranquillità. Inevitabili i fischi del pubblico.
Meglio nella
ripresa, quando sono entrati Zago e Zebina. Ma anche per il
calo dei greci, che non hanno più giocato.
Le cose buone
sono venute da Francesco Totti. Bella novità. Non c'era certo
bisogno di una serata di fine agosto per scoprire che il
numero dieci è il migliore al mondo quando gioca dietro le
punte. Lui è uno che vale sempre il prezzo del biglietto. Ha
dispensato palloni sapienti e cercato in tutti i modi di
liberare al tiro Batistuta. In tribuna se l'è gustato anche
Trapattoni, che da lunedì se lo coccolerà in azzurro.
Bene, molto bene
anche Di Francesco. Solita facilità di corsa sulla sinistra.
Ma non solo. Anche un controllo aereo elegante in area con
cross pennellato per Batistuta. E lo sforzo, lodevole ma
inutile, di coprire in zona centrale quei buchi che apriva uno
statico Assuncao.
Batistuta merita
un capitolo a parte. Per la prima volta da quando è arrivato
in Italia non indossava la maglia viola. Il boato che lo ha
accolto alla passerella prima ed alla lettura delle formazioni
poi lo ha sicuramente caricato. Troppo, però. Ci teneva
tantissimo a lasciare subito il segno nel suo nuovo stadio. E
tanta brama gli ha tolto lucidità. Ha provato la bomba al 9'
facendosela parare, ha rubato una punizione a Totti battendola
sulla barriera al 14', ha soprattutto sbagliato un gol già
fatto, a porta vuota, al 24' del primo tempo. E' calato con il
passare dei minuti tanto che nella ripresa ha liberato il suo
potente destro una sola volta, al 44', trovando il portiere
greco attento. Appuntamento rimandato.
GAZZETTA.IT
Questa Roma è ancora allergica alla
vittoria
Primo tempo brutto: poi entra Montella e qualcosa migliora
Due sconfitte e tre pari in cinque amichevoli. Batistuta
ha commesso un errore incredibile, ma ha colpito un gran
palo. C' è stato anche qualche fischio. Progressi nel
secondo tempo
Finisce 0-0 il debutto in casa contro l' Aek davanti a 70.000
spettatori Questa Roma è ancora allergica alla vittoria Primo
tempo brutto: poi entra Montella e qualcosa migliora ROMA -
Mah! Le cose belle sono l' Olimpico stracolmo di passioni, l'
incasso super e le lacrime di Emerson in tribuna. Di buono c'
è che il campionato comincia tra quasi quaranta giorni e la
coppa Uefa tra venti. Tempo sufficiente per restituire alla
Roma la voglia e la capacità di vincere. Finora, di successi
veri, sia pure in amichevole, nemmeno l' ombra. L' Aek di
Atene, nella «prima» a domicilio (un' aggravante), si aggiunge
col suo più che legittimo 0-0 a Oviedo, Hertha Berlino, Celta
Vigo e Racing Santander. Due sconfitte e tre pari, è un
bilancio in rosso sul quale Capello deve riflettere cercando
di cominciare a porre rimedio. Non se la passa male come
Lippi, ma ci potrebbe mancare poco. La Roma del primo tempo,
complici le scelte del tecnico, è orribile, quella della
ripresa se non altro non rischia di prendere gol a grappoli e
alla fine mostra qualcosa di buono sull' asse
Batistuta-Montella. Timidi finché si vuole ma sono pur sempre
fischi quelli che accompagnano la Roma negli spogliatoi.
Capello ha buttato subito dentro Batistuta e Samuel, i due
gioielli del mercato che aspettando Emerson dovrebbero sedurre
l' Olimpico. Appuntamento rinviato: Bati s' impegna da morire,
strappa applausi colpendo un palo fragoroso da posizione
impossibile, volando sull' erba alla ricerca di un pallone che
passa via o toccando di tacco per Delvecchio, ma il gol che si
mangia a due passi dalla porta sguarnita ha dell' incredibile.
Quanto a Samuel, il suo ritardo di condizione è annunciato, ma
la scena muta va al di là di ogni immaginazione. Capello gli
mette intorno Rinaldi a destra, Mangone e Candela a sinistra
nella nuova difesa a quattro e non gli rende decisamente un
buon servizio. Nel solo primo tempo l' Aek Atene, squadra di
qualche buona individualità (Tsaartas, Navas, Zikos) e
soprattutto di ottimo dinamismo (un abisso tra i greci e i
giallorossi, in questo senso) si presenta sette-volte-sette al
cospetto del povero Antonioli. Buon per la Roma che il
portiere se la cava meglio di Toldo e che Nikolaidis, la punta
dell' Aek, è tanto bravo a smarcarsi quanto incapace di
inquadrare la porta. Il massimo che ottiene è una traversa
colpita di testa su palla inattiva e dormita generale della
difesa giallorossa. Dalla metà campo in su, beninteso, si vede
lontano un miglio che la Roma ha buone potenzialità: Assunçao,
il migliore, alterna giocate corte a lanci di buona qualità,
facendo comprendere cosa potrebbe produrre in coppia con
Emerson. Anche Di Francesco dà il suo contributo, ma il Cafu a
destra che pure comincia forte pare inadeguato a recitare la
parte nel centrocampo a tre. Quanto a Totti, trequartista puro
con Delvecchio che fa la seconda punta e non il mediano come
s' era intravisto in qualche amichevole, si accende solo
quando la mezzora è passata da un po' . L' assist per
Delvecchio è formato Europeo, il colpo di testa all' altezza
ma la parata di Atmasidis pure. Bocciata «quella» difesa e il
centrocampo a tre per via di Cafu, insomma. Capello prende
nota e infatti i cambi all' inizio della ripresa, a parte il
fisiologico Montella per Delvecchio, riflettono queste
osservazioni. Fuori Rinaldi, Mangone, Di Francesco, si riparte
con una difesa che è più a tre che a quattro
(Zago-Samuel-Zebina), così che Cafu e Candela vengono
riconsegnati a un centrocampo più folto, nel quale Zanetti si
pone ai fianchi di Assunçao, per coprire e rilanciare l'
azione a favore di Totti. Un filtro che consentirà alla Roma
quasi di non correre più pericoli. E a Montella e Batistuta di
costruire nel finale qualche buona combinazione. Quanto agli
ulteriori subentrati (Nakata quale vice Assunçao, Tommasi e la
novità Guigou come esterni), anche loro non spostano il match
di una virgola. L' anno scorso, il 20 agosto, qui l'
Olympiakos perse 6-1. Meglio tenersi stretti i gol per l'
autunno? Forse. Ruggiero Palombo
Panchine oscurate l'
ultima novità Un telone azzurro copre le riserve
ROMA - Domanda sul finire della sera: è la prima di uno
spettacolo o sono soltanto le sue prove? Imbrogli del calcio.
Più che del calcio, delle aspettative che sa scatenare, dell'
eccitazione e dell' impazienza che provoca. Roma-Aek ha un
pubblico che lo scorso anno l' Olimpico avrà visto al massimo
cinque o sei volte. C' è una smania intorno al palcoscenico,
una voglia matta che la storia cominci sul serio, che le
stelle della Roma si mettano a recitare davvero. A teatro il
primo, grande applauso è per l' ingresso in scena del
protagonista; in uno stadio è diverso, arrivano tutti insieme
e allora ecco il mischiarsi dei boati che s' intersecano, s'
incrociano, si confondono. Però aspettate, torniamo al
problema: prove o prima? Il pubblico, l' atmosfera, i numeri,
i cori votano per la seconda ipotesi, ma il campo è di parere
contrario. Si ha come la sensazione che a guardare la partita
si entri in un teatro a luci spente, soltanto il palcoscenico
illuminato, il regista che strilla perché non gli è piaciuta
una cosa, i personaggi che vanno ed escono dalle quinte, il
provare e riprovare il copione, il suggeritore fuori dalla
buca. Però i numeri sono da prima, e che prima, e allora tutto
si complica, nel senso che chi sta quassù, vicino a dove siamo
noi, vorrebbe lo spettacolo per filo e per segno, la trama
recitata per bene, come si conviene a una grande occasione e a
una serata dove si paga (e sono parecchi a farlo) il
biglietto. E invece di prove si tratta, ogni tanto una scena
più riuscita, uno scambio di battute tra Totti e Batistuta, il
grande lavoro di Assunçao al centro del campo; però spesso è
qualcosa che si ferma presto, si deve ricominciare da capo, si
torna a provare, a riprovare, a cercare. E soprattutto nel
primo tempo è lo stesso copione (tattico) che viene fatto e
disfatto particolarmente a centrocampo, scarabocchiato e poi
riscritto a testimonianza che il regista Capello sta ancora
sperimentando. A un certo punto però, soprattutto nella
ripresa, dopo che all' intervallo s' è sentito persino qualche
fischio minoritario, il cast romanista si sveglia, l' Aek
vorrebbe spegnere le luci, insistere sullo spartito, e invece
c' è voglia di dare alla folla vicina al palcoscenico qualche
saggio dell' arte promessa per quando toccherà agli spettacoli
già fissati dal cartellone. C' è persino qualche cattiveria di
troppo tra un colpo di tacco di Totti che prova a liberare
Batistuta e un' iniziativa a rete del nuovo arrivato Zebina.
Sugli spalti l' impresario dello spettacolo, al secolo Franco
Sensi, se ne sta prima felice e poi perplesso. C' è anche il
critico teatrale numero uno, il signor Giovanni Trapattoni, a
caccia di indicazioni per il serial che comincerà a curare a
partire dalla partita dell' Ungheria. Anche lui fissa il campo
e deve chiedersi: prove o prima? Intorno a loro ora il
pubblico bisbiglia, s' interroga sulla difesa un po'
ballerina, sul centrocampo che non si muove troppo, su
Antonioli che ci mette le prime pezze, sulla chioma del Bati
piuttosto che sulla fascia di Totti. Piuttosto, prove o prima
qui non conta, il palcoscenico qualcosa di diverso ce l' ha,
una fettina di coreografia: le panchine «foderate». Non è una
trovata scenica perché con tutto il rispetto dello sponsor
reclamizzato l' effetto non è proprio travolgente: un telone
azzurro avvolge i giocatori seduti, provando a difendere una
privacy da panchina a cui sfugge soltanto Capello (quando è in
piedi). Adesso ci si mettono pure caldo e umidità, a stare ai
loro numeri questa non è ancora la stagione teatrale, è tutto
aperto, è estate piena, quest' anno poi il calendario scatterà
pure in ritardo, deve esserci stato un equivoco, niente prove
e tanto meno prima, è come un cinema d' estate dove prima di
proiettare il film vero e proprio, il pubblico viene
intrattenuto con una serie di «corti». D' autore, peraltro. Ma
che non sono ancora il film vero e proprio. Per quello si
dovrà aspettare anche se a un certo punto c' è come un'
impennata della serata: Montella invita a nozze Batistuta,
Totti penetra da sinistra perché almeno un assolo da gol vuole
offrirlo. E' come se le stelle si rendessero conto dell'
insolita situazione, dell' aria speciale che circonda la
serata, di queste prove molto poco prove, e allora facessero
appello al proprio repertorio, un verso improvvisato, il colpo
di testa finale di Batistuta, tanto per far vedere che il cast
c' è, che funzionerà, che farà divertire. E' con questo
finale-promessa che il pubblico sfolla un po' più rassicurato.
Ora i protagonisti dovrebbero uscire per riscuotere l' ultimo
applauso, arrivare uno per uno per poi presentarsi tutti
insieme. Ma no, è una prima speciale questa, sono soltanto
prove. Valerio Piccioni