ROMA /AEK ATENE 0-0
24 agosto 2000, ore 20.30
(Presentazione della Roma)
Stadio Olimpico



ROMA (4-3-1-2): Antonioli; Rinaldi (Zebina dal 1' s.t.), Samuel, Mangone (Zago dal 1' s.t.), Candela (Guigou dal 24' s.t.); Cafu (Tommasi dal 24' s.t.), Assunçao, Di Francesco (Zanetti dal 1' s.t.); Totti; Batistuta, Delvecchio (Montella dal 1' s.t.). All. Capello.

AEK ATENE: (4-3-2-1): Atmatzidis; Zagorakis, Rodrigo, Kapsis, Kassapis; Zikos, Petkov, Navas; Ruiz (Lakis dal 30' s.t.), Tsaardas; Nikoladis. All. Pathiakakis.

ARBITRO: Rodomonti di Teramo NOTE: spettatori paganti 67.705 per un incasso di lire 1.789.960.000. Angoli 10 a 3 per la Roma.



IL RESOCONTO DI ANDREA (grazie!)

25 agosto... caldo torrido... umidità da spezzare le ossa... 70000 anime popolano l'Olimpico per abbracciare i nuovi giocatori che dovranno dimostrarci tanta grinta quest'anno, qualità che la scorsa stagione è mancata...
Presenza massiccia, come solo noi sappiamo fare, ma di bello nella serata non trovo altro sinceramente. Un mare di persone colorate di giallorosso che offrono uno spettacolo simile il 25 di agosto in una partita amichevole è un motivo non indiferente di orgoglio, ma siamo romani e non possiamo essere soddisfatti. Lasciamo stare naturalmente i commenti tecnici (ignobili i fischi al termine della gara anche se sono stati pochissimi) e addentriamoci in una critica il più possibile costruttiva sulla nostra curva. Pochi cori cantati da tutti, un gruppo base che non è stato assolutamente all'altezza del NOME DI ROMA questa volta. Inutile nascondersi, quando c'è da lodare il lavoro, sono il primo che lo fa, ma quando non si sente nel cuore una partita dove in campo  c'è la Roma è grave, gravissimo... e se il gruppo base ha deluso il resto della curva non è stata da meno! Mille scusanti per gli ASR, assenza di megafono e specialmente del direttivo, ovvero tutti quei ragazzi che stanno in curva da 20 anni, che hanno vissuto gli anni d'oro della nostra curva. Infatti a causa di problemi personali erano assenti, tutti... e si è sentito. Ecco spiegato il motivo di tanta anarchia giù. Questo non giustifica nessuno però ragazzi, se gioca la Roma con l'AEK, con il Barca o col Pro Vercelli, bisogna cantare e incitare con lo stesso veleno!!! Quel veleno che ci ha contraddistinto per sempre da tutti, anche in queste partite che non contano un cazzo. Per il resto non so che dire, magari leggetevi i giornali, ma io voglio rivedere ciò che non ho potuto mai vedere. LA CURVA SUD...!


DAL SITO DI RAISPORT:
Mezzo giro di campo e l'urlo assordante dei settantamila dello stadio Olimpico per Gabriel Batistuta.
Un altro mezzo giro di campo ed altro urlo per il capitano Francesco Totti.
L'emozione piu' forte e' stata pero' riservata all'atteso e sfortunato Emerson Da Rosa Ferreira che all'acclamazione del pubblico non riesce a trattenere le lacrime e si scioglie in un pianto dirotto.
Sono stati i momenti piu' significativi della presentazione ufficiale della Roma. La sfida contro l'Aek Atene e' passata in secondo piano.
0-0 il risultato finale, con Batistuta che le ha provate tutte per ottenere la sua prima rete in giallorosso, proprio allo stadio Olimpico, ma l'obiettivo fallito non pare avergli lasciato una grossa amarezza.
Gli ateniesi, piu' avanti nella preparazione, il torneo greco iniziera' il 10 settembre, hanno sfiorato il gol almeno cinque volte e Fabio Capello, cosi' come tutto l'Olimpico non ha dato l'impressione di gradire molto.
Difesa giallorossa rimandata ad ottobre, quando comincera' la Serie A, quando le distrazioni non saranno piu' consentite.
Gia' promosso invece il pubblico, in perfetto clima campionato.
























DAL MESSAGGERO
Batistuta-Montella-Totti:
la Roma fa festa senza gol
di PIERO MEI

La mano che poco prima ha scelto dal cassetto dell’armadio la camicia gialla e il berretto rosso, guidata dal destino e dal caso, ora copre gli occhi di un ragazzo brasiliano che piange la sua rabbia, la sua commozione, la sua tristezza per doversene stare là, seduto in tribuna d’onore, con la gamba sinistra appoggiata a una specie di leggio, e non aver corso sul prato dell’Olimpico, con il numero undici sulle spalle e sopra il suo nome, Emerson. Là, nel campo, ad applaudirlo ci sono tutti quelli che dalle tribune lui ha appena smesso di applaudire: c’è Totti, che ha appena incendiato tutto lo stadio, la sua posizione durante la passerella annunciata dal cliccare dei flash, che lo precedevano d’un niente perché molti fra i quasi settantamila (ci pensate? per il debutto c’erano 67.705 spettatori: che accadrebbe se...) il "santino" volevano produrselo da soli. Una cosa da raccontare un domani, e non solo come ha fatto quello sul volantino elettorale, "vedi, io c’ero quella sera del Duemila che si presentò la Roma". Totti ha scelto, come colonna sonora per il suo trionfale ingresso, "It’s my life": cantava Bon Jovi, correva Francesco, urlava e applaudiva l’Olimpico. Montella, da parte sua, aveva selezionato un programma personale: "Io ci sarò", la sua canzone. Ci si augura che nei sottoscala dell’Olimpico Capello l’abbia ascoltata. E capita, anche se l’aeroplanino ha cominciato dall’hangar: panchina.
Applaudono Totti e Montella, l’applauditissimo Batistuta (Gabriel, facce sogna’, scrivono le nuove sciarpe nelle bancarelle prese d’assalto), il superfesteggiato Supermarco Delvecchio che, non fosse stato per Del Piero, ora cocco di mamma ora Godot che sempre s’aspetta stando a come l’hanno definito il Dottore e l’Avvocato che però lo gratificano con tredici miliardi l’anno, ci avrebbe regalato l’Europeo di Belgiolanda. "C’è qualcosa di grande" ha scelto Zago, e Candela, uno dei meglio accolti, ha voluto "Satisfaction", Aldair "Mas que nada". Emerson no: lui non ha potuto scegliere nient’altro che un posto in tribuna d’onore, ed ha pianto per questo, e lo consolava abbracciandolo la moglie Sonia, e ci sarà tempo perché le lacrime della tristezza divengano quelle dell’allegria. La mano sinistra, con un’immensa fede d’oro, scopre gli occhi e le lacrime, ed Emerson muove il braccio e saluta. L’aveva fatto, prima, perfino Nakata, che poco di sé concede, timidamente sollevando il braccio due volte quando è passato sotto la Sud. Applaudono i caraibici e i sudamericani, i comunitari e gli extra, gli asiatici e i romani de Roma, che sono Totti e Rinaldi, il quale nasconde sotto la nuova acconciatura un segreto.
Applaudono, e poi cantano "Roma, Roma, Roma, còre de sta città", e canta l’Olimpico tutto, tutto in piedi e tutto a gran voce, giacché questa è la sera della "perdonanza", quella che tutto lava del passato prossimo; è la sera di chi guarda avanti, oltre l’Aek che è l’avversario dell’occasione, oltre i soldi che il Coni chiede e la Roma nicchia e nega, oltre i numeri delle maglie, Batigol ha in mano due sciarpe giallorosse mentre gira per il campo, e fanno la figura delle bandiere che sventolano nell’oro delle Olimpiadi nelle mani degli atleti vincitori; tutto è alle spalle, perché, lo dice Totti, su tre obiettivi faremo qualcosa d’importante e lo ripete Capello, che quando l’annunciano si sente più d’un fischio, ma non sono per lui bensì per i pochi tifosi dell’Aek che, rumoreggiando, disturbano la cerimonia. L’Olimpico è per Capello e per la sua, e di tutti, voglia di vincere. Non era venuto per questo? E non è venuto per questo Batigol, che in mezzo al campo è vicino di posto di Balbo? E non è per questo che anche Franco Sensi stavolta si prende i suoi applausi?
La Roma fa la catena giallorossa, tutti abbracciano e sono abbracciati da tutti, come l’Italia in Belgiolanda, ma la Roma già lo faceva di suo da anni, e cantano, e anche l’Olimpico, giusto come fino a un attimo prima della partita contro l’Aek, che nella festa che ha colorato di giallorosso tutto lo stadio e la giornata di buona parte di Roma città era solo un di più, o quasi, come, coppe a parte, le partite da chiacchierare più che da giocare che ci aspettano fino a ottobre. E a chiacchierarle, certe partite, riescono perfino meglio che non a giocarle. Non se si è Totti, naturalmente, che tanti che non vanno all’Olimpico hanno scoperto agli Europei, ma che è sempre stato Totti, il migliore. L’ha visto dal vivo anche Trapattoni, in tribuna. Batigol ha mancato la rete d’un niente, quando ha preso il palo, ma dice lui che segnare è bello ma in campionato di più, e non gli si può dar torto. La difesa ha ballonzolato, ma c’è da considerare che la Roma è scombiccherata due volte, al momento: una perché non è che tutti i suoi campioni e giocatori siano nello stesso stato di forma, avendo ripreso ad allenarsi in date diverse e seguito percorsi differenti; la seconda è perché Emerson in tribuna vuol dire anche per Capello ridisegnare un’altra squadra.
E lo fa nella ripresa, non solo accendendo i motori dell’aeroplanino, che andava a far trio con Batistuta e Totti, ma anche mandando in campo tutti i suoi zeta, Zago, Zanetti e Zebina (bravo). Poi anche Nakata, poi è tourbillon, turnover o chiamatelo come vi pare: è solo una sessione di prove libere. Il gol? Scusateli, stanno lavorando per lui. 



DAL SITO KATAWEB SPORT
L'entusiasmo del pubblico della Roma e l'amore che già manifesta nei suoi confronti, senza ancora averlo visto giocare, ha fatto commuovere il brasiliano Emerson.
Il grande acquisto del presidente Sensi, che dovrà rimanere fermo sei mesi per l'infortunio dei giorni scorsi, ha voluto ugualmente partecipare alla festa per la presentazione della squadra giallorossa che ha preceduto l'amichevole con l'Aek Atene. L'ex stella del Bayer Leverkusen ha ricevuto talmente tanti applausi dai 65.000 spettatori dell'Olimpico che a un certo punto è scoppiato a piangere in tribuna.
Alle 19.10 Emerson ha fatto il suo ingresso nello stadio e l'Olimpico gli ha immediatamente tributato un grande applauso.
Dopo pochi minuti è cominciata la festa della Roma per l'esordio stagionale, e sono sfilati, uno ad uno, i componenti dello staff tecnico, i massaggiatori, il medico e poi i giocatori, tutti chiamati a gran voce dallo speaker ufficiale.
Ogni calciatore è stato presentato con una breve descrizione della sua carriera. Il primo è stato il portiere Francesco Antonioli, quello che ha provocato un boato impressionante è stato Gabriel Batistuta, attesissimo dal pubblico. Qualche fischio c'è stato solo per Paolo Poggi, che nella scorsa stagione ha deluso lasciando un ricordo non troppo positivo nella tifoseria della Roma.
L' ultimo a fare il suo ingresso in campo è stato Francesco Totti. Il capitano è stato accolto da un vero tripudio e, alla fine del giro di campo ha parlato ai suoi tifosi. "Ringrazio tutti voi - ha detto Totti -. Mai la Roma ha avuto una squadra così forte e visto che saremo impegnati su tre fronti otterremo sicuramente qualcosa di importante".
Poi è arrivata la sorpresa: al termine della sfilata dei giallorossi, lo speaker Carlo Zampa ha di nuovo chiamato a gran voce Emerson, che si stava sedendo in tribuna d'onore. Lo stadio gli ha indirizzato un nuovo lunghissimo applauso, e cori di incoraggiamento, e a quel punto Emerson è scoppiato in lacrime.
Il pianto è durato qualche minuto, poi il brasiliano si è ripreso e ha assistito alla partita dei suoi compagni, dopo essersi sistemato sulla testa un berretto della Roma.
Alla grande festa è mancata la ciliegina sulla torta. Il popolo giallorosso (67.705 spettatori, da Champions League, non da partita di agosto!) ha goduto più nella passerella in stile americano che durante la partita. E' finita 0-0 l'amichevole con l'Aek Atene. Niente gol, nemmeno dal tanto atteso Re Leone Batistuta. Delusione. E l'uscita dall'Olimpico non è stata esaltante ed esultante come l'ingresso.
Nulla di nuovo nella serata di festa giallorosa. Grandi e preoccupanti disattenzioni in difesa. Sprazzi di classe in avanti. Capello ha lasciato inizialmente in panchina Aldair e Zago per dare spazio a Rinaldi e Mangoni a fianco di Samuel. Il tecnico friulano è tornato alla difesa a tre dopo le difficoltà emerse nelle precedenti amichevoli. Ma i risultati non sono stati confortanti. Anzi.
Sei occasioni clamorose in ventotto minuti. I greci, soprattutto Nikolaidis, hanno sbagliato di tutto e di più. Quando ti trovi a tu per tu con il portiere avversario una volta ogni cinque minuti di gioco, almeno una volta devi far gol. Invece l'Aek è riuscita a non segnare. Ma resta la facilità di penetrazione in una difesa lentissima in Samuel e poco protetta dal centrocampo. Assuncao non solo non ha legato il reparto, ma non ha nemmeno difeso, lasciando che i greci entrassero centralmente in assoluta tranquillità. Inevitabili i fischi del pubblico.
Meglio nella ripresa, quando sono entrati Zago e Zebina. Ma anche per il calo dei greci, che non hanno più giocato.
Le cose buone sono venute da Francesco Totti. Bella novità. Non c'era certo bisogno di una serata di fine agosto per scoprire che il numero dieci è il migliore al mondo quando gioca dietro le punte. Lui è uno che vale sempre il prezzo del biglietto. Ha dispensato palloni sapienti e cercato in tutti i modi di liberare al tiro Batistuta. In tribuna se l'è gustato anche Trapattoni, che da lunedì se lo coccolerà in azzurro.
Bene, molto bene anche Di Francesco. Solita facilità di corsa sulla sinistra. Ma non solo. Anche un controllo aereo elegante in area con cross pennellato per Batistuta. E lo sforzo, lodevole ma inutile, di coprire in zona centrale quei buchi che apriva uno statico Assuncao.
Batistuta merita un capitolo a parte. Per la prima volta da quando è arrivato in Italia non indossava la maglia viola. Il boato che lo ha accolto alla passerella prima ed alla lettura delle formazioni poi lo ha sicuramente caricato. Troppo, però. Ci teneva tantissimo a lasciare subito il segno nel suo nuovo stadio. E tanta brama gli ha tolto lucidità. Ha provato la bomba al 9' facendosela parare, ha rubato una punizione a Totti battendola sulla barriera al 14', ha soprattutto sbagliato un gol già fatto, a porta vuota, al 24' del primo tempo. E' calato con il passare dei minuti tanto che nella ripresa ha liberato il suo potente destro una sola volta, al 44', trovando il portiere greco attento. Appuntamento rimandato.

 GAZZETTA.IT
Questa Roma è ancora allergica alla vittoria
Primo tempo brutto: poi entra Montella e qualcosa migliora Due sconfitte e tre pari in cinque amichevoli. Batistuta ha commesso un errore incredibile, ma ha colpito un gran palo. C' è stato anche qualche fischio. Progressi nel secondo tempo


Finisce 0-0 il debutto in casa contro l' Aek davanti a 70.000 spettatori Questa Roma è ancora allergica alla vittoria Primo tempo brutto: poi entra Montella e qualcosa migliora ROMA - Mah! Le cose belle sono l' Olimpico stracolmo di passioni, l' incasso super e le lacrime di Emerson in tribuna. Di buono c' è che il campionato comincia tra quasi quaranta giorni e la coppa Uefa tra venti. Tempo sufficiente per restituire alla Roma la voglia e la capacità di vincere. Finora, di successi veri, sia pure in amichevole, nemmeno l' ombra. L' Aek di Atene, nella «prima» a domicilio (un' aggravante), si aggiunge col suo più che legittimo 0-0 a Oviedo, Hertha Berlino, Celta Vigo e Racing Santander. Due sconfitte e tre pari, è un bilancio in rosso sul quale Capello deve riflettere cercando di cominciare a porre rimedio. Non se la passa male come Lippi, ma ci potrebbe mancare poco. La Roma del primo tempo, complici le scelte del tecnico, è orribile, quella della ripresa se non altro non rischia di prendere gol a grappoli e alla fine mostra qualcosa di buono sull' asse Batistuta-Montella. Timidi finché si vuole ma sono pur sempre fischi quelli che accompagnano la Roma negli spogliatoi. Capello ha buttato subito dentro Batistuta e Samuel, i due gioielli del mercato che aspettando Emerson dovrebbero sedurre l' Olimpico. Appuntamento rinviato: Bati s' impegna da morire, strappa applausi colpendo un palo fragoroso da posizione impossibile, volando sull' erba alla ricerca di un pallone che passa via o toccando di tacco per Delvecchio, ma il gol che si mangia a due passi dalla porta sguarnita ha dell' incredibile. Quanto a Samuel, il suo ritardo di condizione è annunciato, ma la scena muta va al di là di ogni immaginazione. Capello gli mette intorno Rinaldi a destra, Mangone e Candela a sinistra nella nuova difesa a quattro e non gli rende decisamente un buon servizio. Nel solo primo tempo l' Aek Atene, squadra di qualche buona individualità (Tsaartas, Navas, Zikos) e soprattutto di ottimo dinamismo (un abisso tra i greci e i giallorossi, in questo senso) si presenta sette-volte-sette al cospetto del povero Antonioli. Buon per la Roma che il portiere se la cava meglio di Toldo e che Nikolaidis, la punta dell' Aek, è tanto bravo a smarcarsi quanto incapace di inquadrare la porta. Il massimo che ottiene è una traversa colpita di testa su palla inattiva e dormita generale della difesa giallorossa. Dalla metà campo in su, beninteso, si vede lontano un miglio che la Roma ha buone potenzialità: Assunçao, il migliore, alterna giocate corte a lanci di buona qualità, facendo comprendere cosa potrebbe produrre in coppia con Emerson. Anche Di Francesco dà il suo contributo, ma il Cafu a destra che pure comincia forte pare inadeguato a recitare la parte nel centrocampo a tre. Quanto a Totti, trequartista puro con Delvecchio che fa la seconda punta e non il mediano come s' era intravisto in qualche amichevole, si accende solo quando la mezzora è passata da un po' . L' assist per Delvecchio è formato Europeo, il colpo di testa all' altezza ma la parata di Atmasidis pure. Bocciata «quella» difesa e il centrocampo a tre per via di Cafu, insomma. Capello prende nota e infatti i cambi all' inizio della ripresa, a parte il fisiologico Montella per Delvecchio, riflettono queste osservazioni. Fuori Rinaldi, Mangone, Di Francesco, si riparte con una difesa che è più a tre che a quattro (Zago-Samuel-Zebina), così che Cafu e Candela vengono riconsegnati a un centrocampo più folto, nel quale Zanetti si pone ai fianchi di Assunçao, per coprire e rilanciare l' azione a favore di Totti. Un filtro che consentirà alla Roma quasi di non correre più pericoli. E a Montella e Batistuta di costruire nel finale qualche buona combinazione. Quanto agli ulteriori subentrati (Nakata quale vice Assunçao, Tommasi e la novità Guigou come esterni), anche loro non spostano il match di una virgola. L' anno scorso, il 20 agosto, qui l' Olympiakos perse 6-1. Meglio tenersi stretti i gol per l' autunno? Forse. Ruggiero Palombo

 Panchine oscurate l' ultima novità Un telone azzurro copre le riserve
ROMA - Domanda sul finire della sera: è la prima di uno spettacolo o sono soltanto le sue prove? Imbrogli del calcio. Più che del calcio, delle aspettative che sa scatenare, dell' eccitazione e dell' impazienza che provoca. Roma-Aek ha un pubblico che lo scorso anno l' Olimpico avrà visto al massimo cinque o sei volte. C' è una smania intorno al palcoscenico, una voglia matta che la storia cominci sul serio, che le stelle della Roma si mettano a recitare davvero. A teatro il primo, grande applauso è per l' ingresso in scena del protagonista; in uno stadio è diverso, arrivano tutti insieme e allora ecco il mischiarsi dei boati che s' intersecano, s' incrociano, si confondono. Però aspettate, torniamo al problema: prove o prima? Il pubblico, l' atmosfera, i numeri, i cori votano per la seconda ipotesi, ma il campo è di parere contrario. Si ha come la sensazione che a guardare la partita si entri in un teatro a luci spente, soltanto il palcoscenico illuminato, il regista che strilla perché non gli è piaciuta una cosa, i personaggi che vanno ed escono dalle quinte, il provare e riprovare il copione, il suggeritore fuori dalla buca. Però i numeri sono da prima, e che prima, e allora tutto si complica, nel senso che chi sta quassù, vicino a dove siamo noi, vorrebbe lo spettacolo per filo e per segno, la trama recitata per bene, come si conviene a una grande occasione e a una serata dove si paga (e sono parecchi a farlo) il biglietto. E invece di prove si tratta, ogni tanto una scena più riuscita, uno scambio di battute tra Totti e Batistuta, il grande lavoro di Assunçao al centro del campo; però spesso è qualcosa che si ferma presto, si deve ricominciare da capo, si torna a provare, a riprovare, a cercare. E soprattutto nel primo tempo è lo stesso copione (tattico) che viene fatto e disfatto particolarmente a centrocampo, scarabocchiato e poi riscritto a testimonianza che il regista Capello sta ancora sperimentando. A un certo punto però, soprattutto nella ripresa, dopo che all' intervallo s' è sentito persino qualche fischio minoritario, il cast romanista si sveglia, l' Aek vorrebbe spegnere le luci, insistere sullo spartito, e invece c' è voglia di dare alla folla vicina al palcoscenico qualche saggio dell' arte promessa per quando toccherà agli spettacoli già fissati dal cartellone. C' è persino qualche cattiveria di troppo tra un colpo di tacco di Totti che prova a liberare Batistuta e un' iniziativa a rete del nuovo arrivato Zebina. Sugli spalti l' impresario dello spettacolo, al secolo Franco Sensi, se ne sta prima felice e poi perplesso. C' è anche il critico teatrale numero uno, il signor Giovanni Trapattoni, a caccia di indicazioni per il serial che comincerà a curare a partire dalla partita dell' Ungheria. Anche lui fissa il campo e deve chiedersi: prove o prima? Intorno a loro ora il pubblico bisbiglia, s' interroga sulla difesa un po' ballerina, sul centrocampo che non si muove troppo, su Antonioli che ci mette le prime pezze, sulla chioma del Bati piuttosto che sulla fascia di Totti. Piuttosto, prove o prima qui non conta, il palcoscenico qualcosa di diverso ce l' ha, una fettina di coreografia: le panchine «foderate». Non è una trovata scenica perché con tutto il rispetto dello sponsor reclamizzato l' effetto non è proprio travolgente: un telone azzurro avvolge i giocatori seduti, provando a difendere una privacy da panchina a cui sfugge soltanto Capello (quando è in piedi). Adesso ci si mettono pure caldo e umidità, a stare ai loro numeri questa non è ancora la stagione teatrale, è tutto aperto, è estate piena, quest' anno poi il calendario scatterà pure in ritardo, deve esserci stato un equivoco, niente prove e tanto meno prima, è come un cinema d' estate dove prima di proiettare il film vero e proprio, il pubblico viene intrattenuto con una serie di «corti». D' autore, peraltro. Ma che non sono ancora il film vero e proprio. Per quello si dovrà aspettare anche se a un certo punto c' è come un' impennata della serata: Montella invita a nozze Batistuta, Totti penetra da sinistra perché almeno un assolo da gol vuole offrirlo. E' come se le stelle si rendessero conto dell' insolita situazione, dell' aria speciale che circonda la serata, di queste prove molto poco prove, e allora facessero appello al proprio repertorio, un verso improvvisato, il colpo di testa finale di Batistuta, tanto per far vedere che il cast c' è, che funzionerà, che farà divertire. E' con questo finale-promessa che il pubblico sfolla un po' più rassicurato. Ora i protagonisti dovrebbero uscire per riscuotere l' ultimo applauso, arrivare uno per uno per poi presentarsi tutti insieme. Ma no, è una prima speciale questa, sono soltanto prove. Valerio Piccioni

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