2006/07
EIRE/GALLES

RESOCONTO DI ANDREA
Sabato scorso ero a Dublino per un giro turistico. Alle 14 ho scoperto che un'ora più tardi allo stadio era in programma Eire-Galles, valida per le qualificazioni agli Europei. Sicuro di non avere la minima possibilità di entrare, sono andato comunque verso lo stadio, almeno per vedere l'atmosfera. Per raggiungere lo stadio ho tenuto come punto di riferimento un elicottero che stava sorvolando la zona, ma non c'era un particolare dispiegamento di forze dell'ordine. Pochi minuti prima dell'inizio, a una cinquantina di metri dal primo chek point di sicurezza, ho trovato 4 o 5 bagarini che cercavano di far fuori gli ultimi biglietti. Un tizio, davanti a me, gli ha sborsato 250 euro. Io mi sono accontentato di sentire da fuori gli inni. Poi, verso le 15,15, ho beccato uno che mi ha proposto un biglietto a prezzo di costo (50 euro) e non ci ho pensato su due volte. All'ingresso (ormai deserto) i soliti tornelli, rapidissimi e perfettamente funzionanti. Avevo con me una busta piena di souvenir, alcuni anche pesanti, ma nessuno mi ha perquisito. Ho preso posto nell'anello superiore, una gradinata coperta ripidissima con posti stretti e scomodi, tipo i vecchi cinema.
Dopo aver visto dal vivo diverse partite di Premier League, mi sento di dire che la famosa atmosfera degli stadi britannici è data solo dal fatto che ci sono dentro 80 mila persone. Il pubblico ha cantato poco e niente. E poi, cosa ben più agghiacciante, il ritmo veniva scandito da un gruppo di batteristi "istituzionali" che occupavano le prime file della curva di casa. Dall'altra parte i gallesi saranno stati si e no 4 mila, molti dei quali stavano in piedi. Nessun battimani, ogni tanto qualche coro "Wales-Wales" e niente più. Insomma "presenti assenti".
Abituato a un paese, il nostro, in cui la cultura sportiva non esiste, devo però ammettere che ho apprezzato alcune cose: i giocatori non protestano mai, i tifosi lo fanno ancora meno. Non ho sentito improperi e insulti nei confronti dei tifosi ospiti e dell'arbitro. Tutto il tifo (poco, come ho detto) è rivolto alla propria squadra. Al gol dell'Irlanda, ho prestato attenzione agli irlandesi che stavano nel settore a ridosso dei gallesi. Niente gestacci verso i gallesi (era pur sempre un derby, con una rivalità che resta accesissima), tutti erano concentrati a esultare per sè. Per carità, anche a me molte volte viene spontaneo fare un gestaccio ai tifosi avversari o prendere a parolacce l'arbitro, ma è proprio la forma mentis che è completamente diversa.
In definitiva hanno eliminato la violenza, hanno salvato il fair play, ma hanno perso completamente il calore del tifo. Con le nuove norme, noi ci avviamo a fare la stessa fine. La differenza è che da noi, eliminato il capro espiatorio (gli ultras), continueranno comunque a piovere monetine dalla tribuna autorità, a volare schiaffoni nei distinti e gli stewart, anzichè di badare alla sicurezza, continueranno a guardarsi la partita. Non si può proprio trovare una via di mezzo?
Saluti. Andrea
 

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