TRATTO
DA UN FORUM (si tratta di un "groundhopper", quelli
che seguono le partite
pur senza essere tifosi delle squadre che giocano):
Inter
Roma, gara valevole per la Supercoppa Italiana. Come
al solito quando si
gioca a San Siro ci si aspetta l'ondata di massa dei
romanisti che non
deludono le attese. Nel primo pomeriggio mi reco in
stazione Milano Centrale
per motivi personali e da un treno arrivato da Roma
(ore 15.00 circa) sono
scesi i primi romanisti (una cinquantina in tutto), ma
sentendo i loro
discorsi, la massa arriverà più
tardi.
Arrivato
fuori San Siro noto il classico flusso di famiglie
quasi fosse un'amichevole
estiva. Al baretto invece, solito luogo di incontro
della Milano ultras,
noto che si organizzano per un'azione, ovvero si
preparano ad aspettare
l'arrivo dei Romanisti che qualcuno dice che verranno
in corteo da piazzale
Lotto. La notizia poi risulterà infondata, ma a
stupirmi è
il basso numero di persone che erano nel gruppetto per
la difesa del territorio,
non arrivava alle 40 unità.
Entrato
nel secondo anello curva nord, trovo esposto il
materiale dei gruppi che
è in vendita per tutti, come pure la fanzina
della curva. Sistematomi
nel settore, accanto al sediolino trovo un foglio di
carta colorata che
servirà per la coreografia iniziale (un buon
impatto d'occhio, ma
sembra sempre la stessa cosa, col secondo anello nord
diviso in due fasce
orizzontali, sotto il tricolore e sopra i colori
nerazzurri).
I
Romanisti ultras arrivano poco prima dell'inizio della
partita, sistemano
i loro striscioni quasi all'ingresso in campo delle
squadre, segno che
le FDO li avranno tenuti fuori per evitare l'impatto
con la gente comune
di Milano. I romanisti occupano tutto il primo anello
Sud, lasciando vuoti
i 2 spicchi laterali (c'è un grosso servizio
d'ordine che li contiene).
Da segnalare che
Tradizione
Distinzione hanno messo lo striscione sottosopra
(forse per un loro amico
che sta male a cui hanno dedicato il solito slogan
Daj?***).
Ad
inizio gara alla mega coreografia interista, i
romanisti rispondono con
torce e sbandierata. I cori degli interisti sono tutti
per i singoli giocatori
che
a più riprese salutano la curva (Materazzi in
primis), colpisce
il fatto che si canta contro la Juve e poi si osanna
Ibraimovic già
diventato idolo
della
curva nerazzurra. Bello il discorso che il corista
(dal microfono) ha fatto
prima della gara, chiedendo alla curva di non cantare
per la vittoria della
scudetto (mentre nel secondo anello SUD ci sono vari
scudetti col 14 disegnato).
Per tutta la gara gli interisti non hanno mai cantato
contro le FDO, non
hanno ricordato i diffidati (forse la loro curva non
ha questi problemi)
e soprattutto non hanno mostrato il loro disaccordo al
sistema calcio e
al calcio moderno (di cui la Supercoppa è la
prima ideazione).
La
gara inizia con la Roma travolgente che si porta sul
3-0 e i Romanisti
cantano a squarciagola, spesso si sentono solo loro.
Poi appare uno striscione
dei romani "Scudetto a tavolino me pari juventino".
Nel secondo tempo invece
appare un altro striscione "BoysSan c'è da
spostare una macchina",
in allusione alla cooperativa di parcheggi che qualche
esponente del tifo
nerazzurro e dei Boys gestiscono fuori San Siro.
Quando appare questo striscione,
nella Nord rimangono tutti in silenzio (come se lo
striscione avesse colpito
nel segno).
Ad
inizio secondo tempo gli interisti fanno una bella
torciata, durante la
quale il "microfonista" ripete a squarciagola di non
tirare le torce giù.
Ma lo stesso un paio di torce arrivano all'anello di
sotto occupato sempre
da interisti rischiando di colpire un po' di persone.
Allora un "vecchio
della curva" balza sul ferro e microfono in mano dice
testualmente "siamo
una curva di mongoloidi, di celebrolesi???" e fa un
rimprovero a quelli
che hanno gettato le torce giù. Comunque lo
show della parte interista
poco ultras non finisce qua, durante la gara
Ibraimovic si infortuna e
si toglie le scarpe per farsi medicare e dalla Nord
(dal ferro) partono
2 scarpe dirette al campo (chissà a cosa
servivano!!). L'Inter riesce
a capovolgere il risultato
vincendo
4-3 ai supplementari grazie ad una magia di Figo. In
complesso i romanisti
fanno la loro bella figura, cantano e si divertono per
tutta la gara, mostrando
il loro carattere e i loro colori. La Nord interista
ha deluso ancora una
volta, soliti cori per giocatori e spesso discontinui
con tante interruzioni.
Si vendo pochi stendardi (per lo più quando si
gioca tutti a vedere
la partita, senza alzare bandiere o stendardi).
L'impressione è
che ci sono tanti gruppetti e tra loro c'è poco
accordo, e c'è
sempre la voce che arriva dal ferro davanti.. |
I
VOSTRI RESOCONTI....
....E
QUELLI DELLA STAMPA
(questi
ultimi
solo se meritano)
|
TGCOM
Al
termine di una partita ricca di gol ed emozioni,
l'Inter si aggiudica la
Supercoppa di Lega. A San Siro, ai tempi
supplementari, i nerazzurri superano
4-3 una Roma che al 34' conduceva per 3-0 (vantaggio
di Mancini e doppietta
di Aquilani). Al 44' Vieira accorcia le distanze e
nella ripresa le reti
di Crespo e ancora dell'ex juventino riportano i conti
in pari. Al 94'
è Figo, su punizione, a siglare il gol
vittoria.
LA
PARTITA
Da
San Siro, prima conferma: anche con uno scudetto sul
petto e con tante
facce nuove, l’Inter è comunque rimasta quella
di sempre. Pazza
e imprevedibile, irritante e entusiasmante, tutto e il
contrario di tutto.
Dallo 0-3 al 4-3 contro una Roma splendida per 55
minuti ed ecco, di fronte
al pubblico amico, il quinto trofeo nazionale
consecutivo tra campo e tribunali.
Ma esaurite feste e complimenti, ad Appiano Gentile
faranno bene a ragionare
su più di un dato emerso da questa folle
partita. Sono bastati poco
più di 30 minuti, infatti, per attestare il
grande equivoco tattico
su cui Mancini dovrà lavorare fin da domani:
troppi solisti senza
gregari e nessun costruttore di gioco nella zona
centrale del campo. Una
squadra dalle caratteristiche della Roma (possesso
palla, centrocampisti
mobili e pronti all’inserimento, nessun punto di
riferimento preciso al
centro dell’attacco) ha smontato completamente il
4-4-2 nerazzurro, carente
dinamicamente soprattutto nelle due punte e nei due
esterni d’attacco.
Adriano e Ibrahimovic sono stati spettatori non
paganti per l’intero primo
tempo, mentre Figo e Stankovic, con la palla tra i
piedi dei capitolini,
non hanno pressoché mai inseguito gli
avversari, costringendo Vieira
e Cambiasso a lasciare il presidio della zona
centrale. Guarda caso, il
secondo e il terzo gol della tremenda raffica
romanista li ha segnati Aquilani,
addirittura uno dei mediani di Spalletti, libero in
entrambe le occasioni
di giungere indisturbato in area e toccare comodamente
alle spalle di Toldo
gli assist di Totti e di Taddei. La prima rete,
realizzata da Mancini dopo
soli 8 minuti, era invece giunta dopo un tremendo
pateracchio di capitan
Javier Zanetti, inspiegabilmente preferito al peperino
Maicon. Considerando
anche le difficoltà di Grosso e Materazzi,
dovuta soprattutto a
muscoli imballati, ecco completato l’avvilente quadro
della prima Inter
ufficiale, rivitalizzata in extremis prima
dell’intervallo dalla testata
nel sacco di Vieira, nata comunque da azione di calcio
piazzato.
Un
gol occasionale che, però, si rivela il
trampolino buono per riprendere
il filo del match: il vistoso calo dei romanisti e,
soprattutto, gli emendamenti
del pentito “Mancio” consentono all’Inter di
realizzare il 2-3 al 65’.
Il gol viene segnato da Hernan Crespo, entrato da
soli 5 minuti al posto
di Adriano (che esce camminando, senza guardare il
suo allenatore): c’è
una prima punta, c’è almeno una coppia di
esterni che funziona (a
destra, con Stankovic e Maicon, subentrato a
Zanetti) e alla prima palla
tesa di Stankovic, “Valdanito” anticipa netto Chivu
e schiaccia nell’angolino.
L’Inter ci crede, la Roma si sgonfia, la partita
assume un quadro impensabile
ricordando la sua prima parte. Il 3-3 è cosa
fatta già al
28’ (Vieira, su tiro di Ibrahimovic), ma era
già stato sfiorato
per due volte dallo stesso Vieira e Stankovic.
Spalletti cerca inutilmente
di mettere forze nuove: tra i sacrificati Totti,
praticamente fermo già
dai primi minuti del secondo tempo. Solo diversi
errori sottomisura, il
principale e più clamoroso del solito
Ibrahimovic, spingono la partita
ai supplementari. Le unghie della Roma cedono
definitivamente dopo soli
5 minuti: la punizione, contestata dai romanisti,
che confeziona la rimontona
interista è firmata da Figo, bravo a sferrare
il destro a girare
e a fregare lo smarrito Doni, che si conferma un
portiere non degno di
una squadra ambiziosa come la Roma. C’è
ancora tempo per l’espulsione
di Chivu (applauso ironico a Cassani dopo un
fischio) e per altre opportunità
non concretizzate dall’Inter per sopravvenuta
stanchezza e voglia di accademia.
Alla fine, San Siro può festeggiare la
Supercoppa e, sotto sotto,
anche lo scudetto a tavolino, salutato
entusiasticamente da alcuni striscioni.
Com'è, come non è, la festa continua.
|