GLI 80 ANNI DELLA ROMA
Roma, Stadio Olimpico
26 luglio 2007, ore 18.00

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Foto tratta da www.asroma.it
 

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IL MESSAGGERO
ROMA (26 luglio) - Alle 20,45 in punto sono iniziate davanti a sessantamila spettatori le celebrazioni all'Olimpico per gli 80 anni della Roma. Il via è stato dato dall'ingresso in campo di Amadeo Amadei, 100 gol e 216 presenze in giallorosso, al quale si sono unite decine di vecchie glorie, da Kriezu a Paulo Roberto Falcao. In campo anche uno specialissimo allenatore, Oronzo Canà, alias Lino Banfi, che ha recitato una poesia in onore della Roma e cantato una canzone in ricordo di Nino Manfredi. La festa prevede anche un incontro tra una formazione mista di "veterani" e l'attuale team giallorosso. A conclusione Franco Sensi spegnerà le candeline per gli 81 anni, che compirà il 29 luglio.

Durante la festa, sul palco sotto la Monte Mario è stata presentata la rosa per la prossima stagione 2007-2008 e non c'era Christian Chivu. Il difensore ancora non è passato ufficialmente all'Inter ma questa sera la sua assenza ha confermato che la cessione è imminente. Prendendo il microfono, Francesco Totti ha tranquillizzato il pubblico: «Siamo una grande squadra, siamo convinti di poter far molto bene. Siamo convinti di competere su tutti e tre i fronti, ma bisogna sudare, che poi è la cosa più bella per questa maglia e questi tifosi».

A fare da corona alla nuova rosa, tanti bei nomi della storia giallorossa: oltre al "Fornaretto" Amadei, "Piedone" Manfredini, il "Principe" Giannini", l'Aeroplanino" Montella e poi Roberto Pruzzo, il bomber prestato da Crocefieschi ai Sette Colli, Bruno Conti in lacrime, Giacomino Losi, Picchio De Sisti, Ramon Turone. Sciocchi fischi per Franco Tancredi, reo di aver seguito Capello, e per Cafu. In spirito c'era anche lui, capitan Agostino Di Bartolomei, le cui immagini sono state applaudite da uno stadio commosso. E' stato il figlio Luca a dare il calcio d'inizio per la partita fra vecchie glorie e romanisti d'oggi.

Tanti i personaggi dello spettacolo, traditi a volte da un impianto di amplificazione non sempre all'altezza. Carlo Verdone, Lando Fiorini, volato lungo sul palco e rialzatosi con la battuta "quasi quasi inciampo", Daniele Silvestri. E tanti altri, sempre all'insegna del forza Roma urlato a squarciagola da Alberto Sordi. 
 

UNA SERATA magica, come la Roma. 
E come i suoi tifosi, ieri oltre cinquantamila all’Olimpico per celebrare in grande stile ottanta anni di ricordi, gioie e dolori. Musica, luci e chiusura col botto con i fuochi d’artificio, l’inno della Roma a «cannone» e il giro d’onore delle glorie del passato e del presente. Roba da brividi. Una festa voluta da Franco Sensi, il presidente più longevo della storia giallorossa. Ieri si è emozionato in tribuna, domenica sarà lui a compiere gli anni: ottantuno, uno in più del suo grande amore. Le ottanta candeline sulla torta le ha spente la figlia Rosella insieme, fra gli altri, a Francesco Totti, destinato a diventare il più grande di tutti i tempi tra quelli che hanno avuto l’onore di vestire quella maglia. Ieri molti di loro hanno sfilato sotto i riflettori dell’Olimpico. Da campioni indimenticabili a giocatori con non più di tre presenze. Il boato più grande se lo è guadagnato Paulo Roberto Falcao: impressionante l’ovazione per il «Divino». Il primo a entrare in campo è stato però Amedeo Amadei, uno che la Roma l’ha vista nascere, fino a portarla alla conquista del primo scudetto nel 1942. A quei tempi i cartellini dei giocatori costavano cinquemila lire. Come quello di Krieziu, presente anche lui alla festa di ieri. Poi la squadra degli anni ’60, con «Giacomino» Losi condottiero nel successo in Coppa delle Fiere. E Mazzone, beniamino indiscusso della gente romana: è stato lui a dirigere una delle due squadre nella gustosa partitella finale. Particolarmente gradita al pubblico la sfilata dei campioni dell’83: quella è la Roma che ha divertito di più. Falcao, Cerezo, Tancredi (fischiato), Conti, gente che ha scritto la storia di questa società. C’era anche Ancelotti, così lontano dai giallorossi nel calcio di oggi, così vicino al cuore dei romanisti. Peccato non ci fosse Nils Liedholm: in fondo bastava una parola dei presenti sul «Barone», ma non c’è stata. Il tuffo nel passato si chiude con la carrellata dei giocatori degli ultimi due decenni: Tempestilli, Rizzitelli, Annoni, Konsel (il più amato dalle donne) sono nomi indimenticabili. Per non parlare di Aldair, che ha conteso a Falcao lo scettro dell’«applausometro». Qualche fischio invece per Cafu: i romanisti non gli hanno perdonato la «fuga» verso Milano. Lui invece se n’è fatta una ragione e ha cantato l’inno della Roma davanti alle telecamere. Col «Pendolino» gli altri protagonisti dell’ultimo scudetto, su tutti Candela, Montella, Delvecchio e Tommasi. La serata di ieri è stata anche l’occasione per presentare la rosa della prossima stagione, compresi i nuovi acquisti. Tra loro Juan, l’uomo incaricato di far dimenticare in fretta il «traditore» Chivu: ha scelto la maglia numero 4. Per Giuly il numero 14 e tanta attesa da parte dei tifosi nel vederlo all’opera: ieri il primo gol in giallorosso. Esposito ha perso la «sfida» con Pizarro: il cileno si è tenuto il numero 7 mentre a lui è toccato il 18. Barusso ha scelto la 29 e ha mostrato per la prima volta ai tifosi il suo fisico. Esplosivo, come l’urlo riservato all’entrata di Totti sul campo. È stata anche la notte degli artisti col cuore giallorosso. Lino Banfi ad esempio. O Lando Fiorini che si è esibito con una delle canzoni più belle sulla Roma: «Forza Roma, forza lupi». A Massimo Caputi e alla splendida Matilde Brandi è toccato l’onore di condurre lo spettacolo, alla madrina d’eccezione Sabrina Ferilli l’ingresso in scena nel finale. Presenti simbolicamente anche alcuni tifosi celebri scomparsi: le immagini di Alberto Sordi e Vittorio Gassman hanno campeggiato sui tabelloni dell’Olimpico. A proposito: ora funzionano entrambi. In tribuna d’onore il sindaco Veltroni seduto accanto alla Sensi. Prima della torta, una partitella molto speciale. Nella testa di tutti l’indimenticato Agostino Di Bartolomei: il figlio ha dato il calcio d’inizio e la curva ha fatto partire il mitico coro «Ago Ago Agostino gol» mentre sui tabelloni scorrevano le sue immagini. In campo i campioni del presente mischiati a quelli degli ultimi due scudetti. Veder giocare Totti, Pruzzo e Bruno Conti da una parte, Falcao e De Rossi dall’altra fa un certo effetto. È finita 3-3 e tutti contenti. La festa è riuscita: ora Spalletti e i suoi ragazzi proveranno a farla continuare. a.austini@iltempo.it 

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