Caro
Lorenzo,sono un ragazzo della Gradinata Sud
genovese.lasciando stare gli
scontati complimenti che ti meriti per la
costruzione del sito,volevo fare
una piccola precisione,a scanso di ipotetici
equivoci.
come
altri gruppi storici del panorama italiano,gli
Ultras Tito Sampdoria sono
stati tra i primi a non piegarsi alle nuove
imposizioni,scegliendo di conseguenza
di non esporre striscioni ne organizzare
coreografie.
tuttavia
i ragazzi sono riusciti a realizzarne due in questi
anni,la prima di protesta(no
agli abusi di potere),la seconda questo
pomeriggio.se vuoi precisarlo nei
commenti,la coreografia di oggi non era ovviamente
autorizzata.sono stati
fatti entrare i cartoncini trasformati in
fanzine,tanto da avere un piccolo
resoconto dentro(oltre ad uno sprono per la
gradinata,c'era scritto"carta
ricicabile al 100% offerta dagli Ultras Tito:tieni
la fanzine,potrebbe
esserti utile!").
sono
sicuro che anche oggi avrete fatto un ottimo
tifo..dalla gradinata al gabbiotto,e
dal gabbiotto alla gradinata è pressochè impossibile
sentirsi.
in
bocca al lupo per tutto
..libertà
nelle vene,libertà che mi appartiene.. |
I
VOSTRI RESOCONTI....
....E
QUELLI DELLA STAMPA
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REPUBBLICA.IT
GENOVA
- Se mai la Roma dovesse agguantare in extremis lo
scudetto dovrà
erigere un monumento a Trigoria in onore di Doni. E
anche della dea bendata,
che nel terz'ultimo match di campionato mantiene
vive le speranze giallorosse
di fare uno scherzetto all'Inter. Se la Sampdoria
prende due legni nel
primo tempo ed esalta le doti del portiere
brasiliano, autentico mattatore
per le sue parate su Cassano e Bellucci, la Roma si
scopre cinica in extremis,
chiudendo addirittura 3-0 con le reti, in dieci
minuti scarsi nella ripresa,
di Panucci, Pizarro e Cicinho. Tre reti che servono
ai giallorossi per
portarsi 3 lunghezze dalla capolista, fermata dal
Milan nel derby.
Maggio
e Juan gli squalificati in un match che registra
l'assenza di Totti, Taddei
e Ferrari da un lato e Castellazzi, Campagnaro e
Lucchini dall'altro. Spalletti,
poi, manda in campo un Perrotta non al top per
qualche guaio di troppo
in fase di riscaldamento, rimedia con Panucci
centrale e infila Cicinho
sulla linea a tre appena dietro l'unica punta,
Vucinic.
Mazzarri
dà carta bianca al grande ex di turno, Antonio
Cassano, preferendo
Sammarco a Delvecchio, mossa che si rivelerà
azzeccatissima. Perché
la Roma, deludente e sterile nel primo tempo, soffre
proprio le genialate
di Cassano e le accelerazioni di Sammarco, patendo
un'altra giornataccia
di Mancini e la posizione ibrida di Cicinho. Alla
Samp riesce quasi tutto
tranne il gol, sfiorato più di una volta, a causa
dei legni colpiti
da Sammarco al 32' (destro deviato da De Rossi) e da
Bellucci al 44' (avvitamento
di testa da applausi). Poi è Doni a far sì che si
vada al
riposo sullo zero a zero: il portiere brasiliano è
decisivo almeno
due volte su Cassano, impedendogli al 28' di far
danni dopo un intervento
a vuoto di Panucci e ribattendogli con lo stinco al
38' la botta a colpo
sicuro dopo uno scambio con Sammarco. Doni super
anche al 40' quando blocca
a terra un tacco ravvicinato di Bellucci.
Copione
immutato in avvio di ripresa, con Doni a fare gli
straordinari al 9' per
impedire a Cassano prima e Bellucci poi di far
esplodere il Marassi. Per
attendere una reazione romanista bisogna attendere
il 2-0 del Milan sull'Inter,
una notizia che ridà morale ad una truppa
giallorossa che però
non sa rendersi pericolosa come Spalletti vorrebbe,
nemmeno dopo gli innesti
di Giuly per uno spento Mancini e di Brighi per
Cassetti acciaccato.
Fin
quando si fa realtà la dura legge del calcio: chi
spreca, paga.
E così la Roma, che aveva rischiato ancora di
capitolare per un'inzuccata
di Bellucci respinta da Doni, colpisce e affonda
la Samp in nemmeno cinque
minuti. Vantaggio inatteso al 30' con lo stacco di
Panucci da angolo di
Pizarro, raddoppio con una sberla del
centrocampista cileno al 34' che
batte Mirante. Il 3-0 di Cicinho al 40', dopo una
sostituzione non gradita
da Cassano, è un capolavoro del contropiede
romanista ma penalizza
troppo una Samp che avrebbe potuto chiudere i
conti con un pizzico di fortuna
in più.
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