Vado
allo stadio contento e curioso, sperando che ci siano ancora biglietti,
visto che il tutto esaurito in Germania non è assolutamente un evento
raro come in Italia e questa è una partita di cartello. In effetti
il rischio c’era, dato che il tabellone informa che gli spettatori sono
la bellezza di 60.000 e passa. Sul metrò i tifosi delle due squadre
viaggiano insieme senza problemi, ma nelle stazioni c’è una presenza
folta e visibile delle forze dell’ordine. Anche nel piazzale e nei bagni
dello stadio i tifosi si mischiano in tutta tranquillità nonostante
(o grazie a?) la birra che scorre a fiumi. Ai botteghini c’è poca
fila (i biglietti ovviamente non sono nominali) e mi sembra di capire che
la curva di casa sia esaurita. In ogni caso non essendo in grado di ripetere
i cori e non avendo né sciarpa né altro, mi sentirei piuttosto
a disagio (non mi sono mai piaciuti quelli che vanno in curva senza colori
e senza cantare), sicché opto il biglietto meno caro (17€)
e immagino di finire in piccionaia. In realtà il mio posto è
nella parte bassa della curva Marathontor, di fronte a quella di casa e
di fianco al settore ospiti, la visuale è ottima. L’ingresso è
stato abbastanza veloce, nonostante i tornelli (bassi) e le perquisizioni
piuttosto accurate. La polizia resta fuori dai cancelli, dentro solo stewarts,
alcuni dei quali sono disposti in fila sulla pista olimpica, rivolti verso
le tribune. Noto che non si girano a sbirciare il campo neanche durante
le azioni più concitate: degli eunuchi in un bordello! Prima del
fischio d’inizio mi tocca sorbirmi 5 Audi cabrio che fanno un giro di pista
con la mascotte dell’Hertha seduta sopra: che tristezza il calcio moderno! La
Ostkurve vista di fronte è uno spettacolo: tanti bandieroni, decine
di striscioni (“Harlekins Berlin 98” quello principale), battimani compatti,
sciarpate senza neanche un buco e quando si muovono tutti assieme sono
un mare in tempesta. I cori sono potenti e pur essendo lontano li sento
chiaramente. Verso metà del primo tempo gli stewart liberano le
scale dividendo purtroppo la curva in quattro spezzoni. Solo la parte bassa
e centrale riesce a resistere e stare compatta. Quando la squadra passa
in svantaggio il tifo cala notevolmente per poi riprendersi, ma lentamente,
dopo il pareggio. Durante
l’intervallo, approfittando dei blandi controlli, mi sposto in tribuna
centrale e posso vedere bene anche i tifosi del Werder. Sono tantissimi,
sparsi per tutto lo stadio oltre che nel loro settore che è pieno
zeppo e molto colorato, sciarpe, bandiere, tamburi. Però canta e
si muove solo la parte bassa (un migliaio di persone o poco più)
e la loro voce si sente solo raramente. Noto una pezza in italiano (“Kuddel
con noi”) ma non so a cosa si riferisca. Dopo
ogni goal i maxischermi mostrano il replay dell’azione. Anche questo
è calcio moderno ma per un distratto come me non è poi un’idea
così malvagia (vi è mai capitato di perdervi l’unico goal
di una partita pallosissima? A me qualche volta si…) L’Hertha
vince allo scadere, la curva è in delirio ma anche nel resto dello
stadio sventolano una miriade di sciarpe e bandierine. I giocatori fanno
un lento giro della pista, prendono gli applausi e ringraziano. Quando
arrivano sotto alla Ostkurve si fermano per una decina di minuti abbondanti,
il capitano dice qualche parola al microfono, poi si siedono a godersi
lo spettacolo e infine cantano e saltano insieme ai tifosi. Io sono estasiato:
a livello tecnico saranno anche meno bravi, ma cosa darei per avere giocatori
così nella nostra Serie A. Sul
metrò del ritorno il clima è molto allegro, grazie alla vittoria
e all’alcol in circolo, tutti cantano a squarciagola, io cerco di ripetere
i cori come posso e mi sento tra amici: mi sento un ultras. Ugin