Che
goduria!
Vincere
a San Siro ha sempre un fascino particolare, anche
se con Spalletti sta
diventando una prassi.
Un
caldo infernale, roba da morire. Però un bel
settore, che, ci dicono,
si è sentito anche in TV.
Una
bella vittoria, un po’ di bel gioco (arrivato
ormai a tempo scaduto...).
Mancavano le bandiere (la mia in primis, temevo
problemi per l’asta) e
sempre i fumoni e le torce ma la voce, gli sfottò
e le solite schermaglie
con i rossoneri, beh, c’è stato proprio tutto.
Goduria
anche alla fine, al giro di campo di Maldini,
nemico e quindi da non riconoscere
assolutamente, Qualcuno di noi applaude, altri
fischiano o sbraitano improperi.
Ma loro, la tifoseria di casa, che fico:
striscione polemico sul capitano
e maglia di Baresi (non si dica fischi però, non
se li sono permessi).
Chiaro messaggio per il sistema TV: volete dei
clienti? Dei clienti avete.
La
parte più brutta è relativa agli striscioni: passi
che volevano
insultare i romani e la Roma, ma dare a noi dei
delatori e che ce la facciamo
con le guardie, beh, fa proprio ridere. Se entrano
quegli striscioni, forse
con le guardie se la fanno proprio loro!
Infine
il solito, stupido striscione su Antonio De
Falchi. Domenica era (quasi)
il ventennale. E loro giù con la pesantezza e la
vigliaccheria di
chi, poi, a Roma si presenta in trenta e anche a
Milano si fatica a vederlo.
Manuel
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I
VOSTRI RESOCONTI....
....E
QUELLI DELLA STAMPA
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GAZZETTA.IT
MILANO,
24 maggio 2009 - Avrebbe meritato ben altra uscita
di scena Paolo Maldini.
Invece la Roma rovina la festa di addio a San Siro
del capitano rossonero,
passando 3-2 a San Siro. Nella sconfitta ci leggi
tutti i mali del Milan:
il gioco ruminato e ripetitivo, la solita
dabbenaggine sulle palle inattive,
gioco molle e senza personalità. Quasi il testamento
di Ancelotti
alla società rossonera, davanti a un Berlusconi
senza parole. E
mentre l'ombra del triumvirato
Leonardo-Tassotti-Galli si allunga, il Milan
deve ora combattere un'incredibile battaglia a
Firenze per evitare i preliminari
di Champions League.
il
capitano — Clonare Paolo Maldini non si può. Lo sa
anche Carlo Ancelotti
che non può fare a meno di lui e lo schiera con
Favalli in mezzo
alla difesa, mentre Flamini e Jankulovski occupano
le fasce. Non c'è
Zambrotta, spedito in panchina. Nel giorno delle
ultime a San Siro viene
riservata a Beckham la corsia di destra del
centrocampo. Ci rimette Seedorf,
mentre Kakà tiene le redini a Inzaghi e Pato. La
Roma può
contare su Juan in difesa e si affida ai numeri di
Totti e Vucinic in un
attacco in partenza più motivato.
solo
roma — Il prologo è infatti giallorosso. Velocità
e pressing,
ovvero gli antidoti anti-Milan per eccellenza,
portano la Roma vicina al
gol già al 3'. Ci pensa Dida a deviare in angolo
il tiro ravvicinato
da Taddei, servito da Vucinic. Monito inquietante,
perché i giallorossi
spingono e mettono sotto la difesa di casa, orfana
di un centrocampo adeguato
che faccia da filtro. Le ripartenze si limitano
spesso alle verticalizzazioni
o a qualche cross di Jankulovski, su cui Inzaghi
parte in ritardo. Meglio
la Roma, che sfiora il palo con Vucinic.
Immaginabile l'orrore che attraversa
la mente di Silvio Berlusconi, seduto in tribuna
per cogliere da vicino
le intuizioni di Maldini e, magari, gli sguardi di
Ancelotti vicino al
decollo.
riise
— Finalmente, è il 29', il Milan fa qualcosa da
Milan. Azione illuminata
partorita da Maldini, e conclusa con diagonale
destro da Pato che accarezza
il palo opposto. Ma è davvero poco, sinceramente.
Il guizzo non
riscalda l'anima e la Roma passa. Accade su
punizione dal limite. La mette
dentro Riise con "liverpooliana" memoria: sotto la
traversa. Imparabile.
E meritata. Ancelotti invita i suoi a spingere.
Beckham, altro che figurina,
al 42' mette dentro una palla magnifica; Pato
batte a colpo sicuro, ma
Motta in tuffo di testa salva la prodezza di Riise
scacciando in angolo.
Roma che comunque non molla e cerca il raddoppio,
ma Vucinic, è
il 45', quasi dal dischetto telefono a Dida e lo
grazia
ci
rimette beckham — Ancelotti nella ripresa decide
di cambiare modulo e passare
al 4-2-3-1, lasciando inspiegabilmente Beckham,
uno dei migliori, negli
spogliatoi. Tocca a Seedorf emozionare gli spalti.
Ci si chiede come. Spinge
il Milan, ma è arte confusa, spesso improvvisata.
Kakà pasticcia
con le gambe come se non avesse la testa. Forse è
l'ultima anche
per lui? La Roma intanto gigioneggia. Si difende
bene e di tanto in tanto
va a trovare Dida. Senza spaccare il mondo.
l'anima
di ambro — Constatato che di spinta neanche a
parlarne, Ancelotti cambia
ancora: fuori Pato e Jankulovski, dentro
Ronaldinho e Zambrotta, anche
se il pubblico non gradisce. Spalletti risponde
con Filipe per Cassetti,
raccomandando ai suoi di non chiudersi in difesa.
Il Milan, invece, prova
a schiacciare la Roma. Al 23' San Siro si infiamma
per una fantastica deviazione
oltre la traversa di Artur sul bolide di Kakà e
dopo una giocata
funambolica di Ronaldinho. Ma il pareggio arriva e
lo segna Ambrosini che
ribadisce in rete una respinta ridicola di Artur
su tiro di Inzaghi.
uno-due...
e tre — Spalletti qui ha un'idea interessante:
Menez al posto di Vucinic.
Al 35', al termine di un contropiede fulminante,
il francese infatti batte
Dida. Partita chiusa? Macché, ci pensa ancora
Ambrosini a raccogliere
il pari con un tocco ravvicinato un minuto dopo,
su assist di Kakà,
complice la Roma che sbaglia il fuorigioco. Cosa
che non fa Tottii, il
quale, ancora su punizione, fulmina al 40' Dida. E
al 44' Ambrosini viene
espulso per proteste. Giustificate: dopo non aver
visto un'entrata netta
su Ronaldinho e Inzaghi, l'arbitro di Chiavari
ignora una zampata su Zambrotta.
Il Milan alza bandiera bianca: la qualificazione
diretta alla Champions
adesso se la dovrà sudare a Firenze.
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