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Da http://www.forzaroma.info |
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Una trasferta a Sofia, in dicembre, con
poco o nulla in palio ha veramente il suo fascino.
Avevo fatto il biglietto aereo mesi fa e così con un prezzo da low cost mi ritrovo nella capitale bulgara. Ovviamente il clima gelido non contribuisce a dare un’immagine ridente della città che, comunque, per quel poco che ho potuto vedere nella mezza giornata a disposizione, di strada per allinearsi alle maggiori capitali europee ne deve fare ancora parecchia. Per le strade del centro incontro piccoli drappelli dei nostri che si trascinano in attesa della serata. Verso le 18 locali mi incammino dall’albergo verso lo stadio che si trova a poche centinaia di metri. La passeggiata mi porta direttamente sotto il nostro settore senza aver incontrato lungo il tragitto nessun tifoso bulgaro. La zona antistante l’ingresso ospiti è transennata e presidiata da un discreto numero di agenti in tenuta antisommossa che, comunque, sembrano abbastanza svogliati. Doppio filtraggio per il controllo biglietti e arrivo giusto all’apertura dei cancelli. Niente tornelli ma nostalgico strappo del tagliandino da parte dello Stewart locale e dopo una sommaria perquisizione sono dentro, praticamente per primo. Entrare in uno stadio scoperto, visibilmente obsoleto, mi fa’ venire in mente tanti ricordi di trasferte anni 70-80 che sembrano film dell’Istituto Luce in bianco e nero. Il freddo è pungente, lo stendardo viene sistemato sulla cancellata a bordo campo dopo una trattativa in uno strano linguaggio franco-anglo-italiano con il poliziotto di turno. Dopo un po’ arriva il grosso del gruppo dei nostri e si viene a sapere dei fatti avvenuti in centro e del fermo di alcuni ragazzi. Come a Basilea vengono ritirati gli striscioni e, semmai fosse stato possibile, l’atmosfera si gela ancor di più, un po’ per la preoccupazione per i nostri trattenuti dalla polizia bulgara un po’ per il timore di altre incursioni poliziesche nel settore. Tutto invece, almeno allo stadio, fila liscio. La curva dei sostenitori locali ribadisce l’ottima impressione data a Roma, sostenendo la squadra costantemente, spesso col supporto delle due tribune e sfoderando una buona coreografia. Il nostro settore segue in silenzio. Peccato. Ovviamente giusta la solidarietà per chi si trovava nei guai, ma peccato perché se non altro un po’ di movimento c’avrebbe evitato i sintomi da congelamento e perché, trattandosi di un manipolo, diciamo selezionato, la prova sarebbe stata sicuramente positiva. Al termine della partita timido saluto da parte dei giocatori verso il settore, mentre la squadra avversaria va sotto la propria curva e rimane una decina di minuti a ballare coi propri tifosi…. Rimaniamo nello stadio con una pioggerellina gelida, preludio alla nevicata notturna, per una ventina di minuti. All’uscita tutto tranquillo, almeno della direzione che mi riporta in albergo dove arrivo, per una indispensabile doccia calda, dopo una mezz’oretta di cammino. la mattina seguente, in una Sofia completamente innevata, alle 6 sono in macchina verso l’aeroporto, e alle 9 e 30 sono di nuovo nell’Urbe immortale. Il sorteggio è cronaca di ieri e col mio biglietto aereo già fatto per Atene aspetto con ansia la trasferta ellenica. Gianfranco. |
I VOSTRI RESOCONTI.... ....E QUELLI DELLA STAMPA Gli 8 tifosi della Roma sono stati presi a caso, a prescindere dalle responsabilità. |
ROMA (16 dicembre) - La Roma ha vinto 3-0
a Sofia sul campo del Cska nell'ultimo impegno della
fase a gironi dell'Europa League. Con questo
successo i giallorossi chiudono primi con 13 punti
nel gruppo E e nel sorteggio di venerdì eviteranno
di incontrare le altre teste di serie, fra le quali
il Liverpool di Aquilani. Ranieri schiera Lobont fra
i pali; Motta, Burdisso, Andreolli e Riise in
difesa; De Rossi e Pizarro a centrocampo con davanti
Cerci, Baptista e Perrotta; Okaka punta più
avanzata. Non c'è Totti e allora sale in cattedra Alessio Cerci. Ma anche Filippo Maria Scardina. Sono loro il futuro della Roma. L'ala di Velletri firma la doppietta che manda ko il Cska Sofia, più volenteroso che concreto; l'attaccante che si era promesso al Manchester United nella scorsa primavera suggella un'affermazione comunque importante, per dirla alla Ranieri. I bulgari ci tengono a chiudere nel migliore e partono col piede sull'acceleratore, senza però creare seri grattacapi agli ospiti. Bisogna aspettare 22' per vedere la parata di un portiere: è il romanista Lobont ad intervenire, spedendo sopra la traversa dopo una gran botta di Stoyanov. La risposta della Roma è immediata: il colpo di testa di Okaka sembra vincente, ma l'attaccante è in fuorigioco, inutile dunque la parata di Chavdarov. Il Cska spinge, i giallorossi si limitano a repliche essenziali, ma anche pericolose, come conferma il palo colpito da Perrotta, con una deviazione volante su corner calciato dalla sinistra. Il gol sembra fatto al 35', quando Baptista - fino a quel momento in ombra - serve un ottimo pallone ad Okaka, che entra in area ma calcia debolmente sul portiere in uscita. Gli uomini di Ranieri devono attendere il recupero del primo tempo per esultare: lo fanno grazie alla rete di Cerci, abile a liberarsi accentrandosi in area per il sinistro che fulmina il portiere bulgaro. La ripresa si apre come si era chiusa la prima frazione di gioco: con la Roma in rete. È ancora Cerci a chiudere il conto ed a garantire il primo posto nel girone, ancora con un gol bello, che strappa anche l'applauso a Ranieri. La Roma 2 piace, perchè è rigorosa nell'applicazione degli schemi, attenta e concentrata. Proprio come piace al tecnico di Testaccio. Nel finale c'è spazio per un paio d'opportunità sprecate da Cerci (ancora lui), ma anche per gli esordi di Stefano Pettinari e Scardina, entrambi classe '92, entrambi elementi della formazione Primavera allenata da Alberto de Rossi. Scardina bagna la sua apparizione con un gol che chiude il tris giallorosso sfruttando un assist di Perrotta quasi impossibile da non onorare al meglio. INTERVISTA POSTUMA A FILIPPO MARIA SCARDINA Zaino in spalla, felpa e cappuccio. 17 anni e tanti sogni. Filippo gioca nella Roma, esce da scuola e… grande notizia: “Pippo, domani sei convocato” gli dice la madre, l’attrice Fiorenza Marchegiani. Stupore: “Che stai a dì? Dove devo andà?” Il ragazzo non sa che la prima squadra è impegnata in Europa League contro il CSKA Sofia: “Confermo, non sapevo contro chi giocasse la Roma! Neanche dove o in che competizione (ride ndr)”. Sincero, Filippo Scardina. Ma non è finita: gol all’esordio su assist di Perrotta e 3-0 finale, incredibile vero? Il bello del calcio: “Entrai al posto di Okaka e segnai dopo pochi minuti – racconta Filippo ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - non ci credevo, giuro. Non dovevo andare neanche in panchina, poi Ranieri scelse sia me che Pettinari. E’ stato bellissimo”. Accento romano, ex primavera giallorossa e un ritiro coi grandi insieme a Totti. Oggi attaccante della Lupa Castelli. Sabato la prima rete, storica e decisiva nel 2-1 contro la Paganese. Prima vittoria tra i pro per la squadra di Galluzzo: “Sono molto felice per il gol, meritavamo i tre punti da tanto tempo, ne avevamo bisogno. Ma quanto sacrificio dietro l’esultanza…” Un anno di sofferenza, Scardina pensa di mollare. Troppo dolore alla pianta del piede, una fascite plantare che non dà tregua, momento no tra le fila del Pontedera. Un anno di stop. E gli scatti?: “Da settembre non riuscivo più neanche a correre! Avevo una lesione di circa 10 centimetri alla pianta del piede - racconta Scardina - era una situazione drammatica, pensavo di non poter fare più fare neanche una corsetta con gli amici. E’ stato un incubo. Ho pensato di smettere…” E poi? Tanto lavoro, il lento recupero a Trigoria e l’occasione della Lupa: “Ero alla ricerca di una squadra, pensavo di dover scendere in Serie D. Poi tramite il mio procuratore sono riuscito a fare un provino con la Lupa Castelli. Mi hanno visionato e poi ingaggiato, ora spero di aver trovato la mia dimensione." Oggi la Lupa, qualche anno fa la Roma. Tanti ricordi nelle giovanili, una sfilza di compagni di vita: “Ho giocato con Bertolacci, D’Alessandro, Florenzi, Stoian, Malomo. Eravamo amici. Sandrino? Giocava dietro di me, come trequartista. Stavamo sempre insieme, spesso ci mandavamo a quel paese e poi scherzavamo (ride ndr). E’ rimasto una persona umile, molto semplice.” E a fare l'attore? Non ci hai mai pensato? Chiedo io, incuriosito dalla mamma attrice: "Ho scelto il lavoro sbagliato, potevo essere un raccomandato ma ho optato per il calcio (ride di nuovo ndr). Dall’Olimpia alla Roma, 10 anni e un provino fortunato: “Mi presero subito, fu molto emozionante”. Curva Sud e cuore giallorosso? Domando, quasi sicuro della risposta affermativa: “No, anzi. Non sono un fomentato del calcio (sorride). Tra un film e una partita scelgo il film. Il calcio mi stressa a dir la verità (ride ancora).” A 16 anni, poi, sirene inglesi e la chiamata del Manchester United: “Mi cercarono sì - rivela Filippo - a quell’età feci un salto di categoria, anche qualitativamente. Pensai all'offerta, ma scelsi di rimanere a Roma.” Ci è voluto un po' per tornare a sorridere, sacrifici e tante lacrime. Ma oggi Filippo è felice, finalmente. Gli infortuni sono un lontano ricordo, di nuovo di corsa. Come prima, col sorriso di chi ha ancora molto da dare: "Voglio stare qui. Ho trovato molti compagni romani, anche l’allenatore Galluzzo. Sono felice di essere tornato a casa dopo tanti anni in giro per l'Italia (Como, Viareggio, Gubbio, Pontedera ecc). Il gol è stata una liberazione, un sogno. Poter giocare nuovamente con la maglia numero 9 è qualcosa che non si può spiegare, soprattutto dopo quello che ho passato…” E allora in bocca al lupo, Filippo. Al prossimo gol. Stavolta, però, meno inaspettato. |