Più
o
meno in 200, tifo solito da quando c'è la TDT,partita
squallida...ormai sto perdendo pure la voglia..
I VOSTRI RESOCONTI.... ....E QUELLI DELLA STAMPA
IL MESSAGGERO
VERONA - Il pareggio del Bentegodi, su un terreno quasi
impraticabile per la pioggia insistente che ha inciso
sullo spettacolo dell'anticipo di Verona, non migliora la
classifica della Roma che rimane settima. Anzi la rende
sempre più deludente. Ma lo 0 a 0 con il Chievo, punteggio
che in stagione aveva ottenuto solo una volta il 17
settembre contro l'Inter a San Siro, non è il peggior
risultato della gestione di Luis Enrique.
Perché qui gli squalificati Lamela e Osvaldo
avrebbero fatto comodo, perché Taddei e Kjaer sono scesi in campo anche
se non avrebbero dovuto giocare, il brasiliano per un
lieve stato influenzale e il danese per un leggero
affaticamento alla coscia, e perché Bojan addirittura ha
resistito solo un tempo, pure lui schierato nonostante un
problema al polpaccio. Con i difensori e gli attaccanti
contati, tanto da vedere ancora De Rossi, a metà ripresa,
spostato dietro al posto di Kjaer (sostituito da
Perrotta), e, per la terza volta di fila, Tallo, il
centravanti della primavera, di più non si poteva
pretendere da questo gruppo che fino a sabato scorso non
aveva pareggiato quasi mai.
Due punti, dunque, in quattro partite diventano la
frenata decisiva nella corsa per l'Europa.
Sarebbero stati valutati diversamente,
considerata l'emergenza per gli infortuni e le
squalifiche, se la posizione in classifica fosse stata
un'altra. Invece si sommano al rendimento fallimentare
della Roma. Il settimo pareggio in campionato, l'ottavo
stagionale, interrompe la serie di sconfitte in trasferta
nel nuovo anno, tre di fila prima del punto preso al
Bentegodi e sette in dieci viaggi del 2012 (compreso
quello a Torino per i quarti di Coppa Italia contro la
Juve). Con qualche pari in più i giallorossi sarebbero
ancora in lotta per la zona Champions che a due gare dal
traguardo non è più raggiungibile. Resta l'Europa League
che non può essere certa nemmeno con due successi.
Il Chievo con il punto si salva. Di Carlo è soddisfatto per l'obiettivo
raggiunto con due turni di anticipo. Luis Enrique no.
Contestato e fischiato anche da duecento tifosi presenti
al Bentegodi, l'asturiano non avrebbe voluto giocare. Come
accadde a Catania, quando Tagliavento sospese al ventesimo
della ripresa la gara del Massimino del 14 gennaio. Il
terreno dello stadio di Verona ha tenuto e la gara è stata
anche decente se si considerano, oltre alle assenze nelle
due formazioni, anche le condizioni del campo, scivoloso e
insidioso. Lobont si è arreso nel riscaldamento, guaio al
ginocchio, ma Curci ha salvato la Roma con un intervento
nel primo tempo su Hetemaj. Bojan non è tornato in campo
nella ripresa. Dentro Tallo, di proprietà del Chievo:
l'ivoriano si è comportato bene sul bagnato.
La Roma è sembrata più attenta del solito.
Kjaer, costretto a uscire a metà ripresa, è
stato il più concentrato e quindi il più bravo. Davanti,
però, i giallorossi hanno creato poco. Sorrentino non ha
dovuto fare nemmeno un intervento e ha fischiato solo su
un pallonetto di Perrotta, di testa, da fuori area finito
sul fondo. Perché Totti dopo un'ora era sfinito, avendo
giocato tantisismi palloni per aiutare i compagni a
conquistare campo, e Borini, egoista e impreciso, non sta
in forma. Come Pjanic, lasciato in panchina. De Rossi,
dopo la gara, ha elogiato l'impegno del gruppo. Come se la
Roma avesse voluto dare una mano a Luis Enrique in
difficoltà. E magari per fargli capire che rischiando
meno, in Italia, si guadagnano punti e posizioni in
classifica. Ora bisogna solo capire se il messaggio dei
giocatori è arrivato in tempo. Per vedere l'asturiano
sulla panchina giallorossa pure nella prossima stagione.