Resoconto
non tesserato
L'organizzazione latita come al solito: code ai
prefiltraggi e ai tornelli alle 18.44 a presentazione
già iniziata. Spettacolo desolante con la Nord neanche
aperta al pubblico... Poi una serata senza tifo per la
Sud. Unica eccezione al 30' del primo tempo, e poi in
replica del secondo tempo, i seguenti cori: "Diffidati
con noi", "La disoccupazione", "Questa curva non si
divide" (applaudito anche in tevere), "Cellerino è" e
"Gabrielli pezzo di merda".
Ciao Lorenzo;
Ieri ero in Sud, e non vedevo l’ora di salire quei
gradini e di rivedere lo sventolio delle bandiere, i
ragazzi che alzano i cori e tutta quella adrenalina
che ti viene nel sangue quando scende in campo la
nostra Roma. Già dal prefiltraggio si respirava
un aria diversa, blindati della polizia e defender
occupavano tutto l’antistadio come se fosse una
partita ad alto rischio. Superato il tornello altri
comportamenti marziali, con le forza dell’ordine che
controllavano anche le scarpe e i calzini!
La desolazione più totale è stata dentro la curva con
personale di sicurezza su tutto il perimetro delle
vetrate e sulla scala gialla e in parte bassa agenti
in borghese a presidiare il cancello centrale. Io
seguo la Roma con assiduità in casa ed in trasferta, è
la mia passione e la mia valvola di sfogo dopo
giornate stressanti ma credo che ieri sia stata la mia
ultima presenza in curva sud perché reputo vergognoso
tutto quello che è accaduto reputo aberrante il fatto
che non si possa più sventolare una bandiera ed alzare
un coro mi dispiace tantissimo perché ieri volevo
vivere nuovamente le emozioni di quando ero piccolo
quando mia madre (tra mille sue paure e paranoie) mi
portava alla presentazione in sud e mi vedeva con gli
occhi pieni di gioia quando venivano accesi fumogeni
giallo e rossi.
Ieri mi hanno levato la cosa più bella che ho, la
passione che è ho nel cuore dalla mia nascita.
Come molte persone in curva non ho cantato e ne
sostenuto la squadra, perché ho pensato che il non
cantare sia stata la forma di protesta più giusta.
Io capisco che la sicurezza è importante allo stadio
ma così non è sicurezza è soffocare una passione, un
amore di tanta gente che ha sposato la Roma sia da un
lato sentimentale sia da un lato economico pagando
biglietti ed abbonamenti!
Ti saluto e ti ringrazio per tutto quello che fai per
la Roma e per noi tifosi.
Gabriele
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....E QUELLI DELLA STAMPA
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Roma-Siviglia
6-4: Dzeko, doppietta show!
All'Olimpico
presentazione della rosa e amichevole con la
squadra spagnola: due gol per il bosniaco. In
rete anche Torosidis, Nainggolan, Salah e Totti
ROMA
- E' una Roma pirotecnica. Una Roma capace di
regalare spettacolo e gol e portarsi sul 6-0
con il Siviglia per poi incassare 4 gol in un
finale un po' da rivedere. Alla fine, però, la
squadra di Garcia batte 6-4 il Siviglia
nell'amichevole di presentazione allo stadio
Olimpico e riceve gli applausi dei suoi
tifosi. Protagonista della serata è l'uomo più
atteso, il fiore all'occhiello della campagna
acquisti, Edin Dzeko che sigla una doppietta
alla prima con la maglia giallorossa. Ottimo
l'impatto anche dell'altro nuovo attaccante
giallorosso, Mohamed Salah, autore di un gol e
di un assist. Assenti alla presentazione della
squadra Yanga-Mbiwa (ceduto al
Lione), Destro (è fatta per la sua
cessione al Bologna) e Cole (il
terzino sta trattando la rescissione del
contratto). Primo tempo superlativo dei
giallorossi che si portano in 7 minuti sul 2-0
con i gol di Dzeko (il bosniaco si
presenta con un super bolide che fa esplodere
l'Olimpico dopo 4 minuti) e Torosidis. La
squadra di Garcia controlla il match e mette a
segno un altro terribile uno-due negli ultimi
minuti della prima frazione di gioco con Dzeko
(assist di Salah) e Nainggolan (assist di
Dzeko).
SALAH-TOTTI - Nella ripresa la
Roma continua ad attaccare mostrando una
condizione fisica invidiabile contro una squadra
capace di segnare 4 gol al Barcellona nella
Supercoppa Europea di pochi giorni fa. C'è gloria
anche per Salah che firma il gol del 5-0 dopo una
splendida azione personale conclusa con un tiro di
destro che s'insacca sotto la traversa. Seconda
rete in questo precampionato per Salah. La
ciliegina sulla torta la mette poco dopo Totti
(entrato al posto di Dzeko). Non poteva mancare la
firma del capitano che segna il gol del 6-0 su
calcio di rigore.
CALO ROMA - Negli ultimi minuti
la Roma cala un po' di condizione fisica e di
concentrazione e si abbassa troppo. Il
Siviglia ne approfitta e va a segno prima con
Suarez, poi con Reyes. Prima della fine del match
arrivano anche il terzo e quarto gol degli
spagnoli che vanno a segno prima con Coke poi
ancora con Suarez. Un finale, quindi, tutto da
rivedere per i giallorossi che sembrano mostrare
ancora delle lacune sul piano difensivo. Ma
l'attacco fa sognare con Dzeko e Salah subito
grandi protagonisti. Finisce 6-4 per la Roma. Una
Roma esaltante e travolgente fino al 6-0, ma anche
distratta e stanca nel finale con il peso dei 4
gol incassati dal Siviglia. Un finale di match che
non rovina comunque la festa dei
giallorossi che ricevono gli applausi
del pubblico dell'Olimpico.
sport people
Fate schifo: Roma-Siviglia, amichevole
Il marcio, il putrido ed il fetido non aspettano a
palesarsi. Non sono mascherati e non si nascondono
dietro falsi nomi e situazione equivoche. Lo
schifo, dietro la regia Gabrielli-Pallotta, ci ha
messo ben poco ad andare in onda allo stadio
Olimpico di Roma.
E’ una giornata di metà agosto, che oltre a
portarsi dietro i suoi 34 gradi con il 70% di
umidità, dovrebbe aprire le danze della stagione
romanista. Ricordo, tempo addietro, queste
occasioni come il nonplusultra della rilassatezza,
con settori venduti a 5 Euro e pochissimi
controlli agli ingressi. Ma siamo in un’era
differente, quella della sicurezza a tutti i
costi, anche laddove non serve. Ci sono i vari
Repubblica e Corriere della Sera da sfamare, e
presidenti ingordi e despoti da assecondare. Per
il piacere di tutti. Perché il tifo, non solo gli
ultras, va eliminato quanto prima. Come ogni
spazio aggregativo che si rispetti nella nostra
penisola.
Ore 18,10: un lunga fila si snoda fuori a tutti i
prefiltraggi di quello che dovrebbe essere uno
stadio a cinque stelle. La presentazione della
squadra dovrebbe aver inizio da lì a venti minuti,
eppure la fantomatica macchina organizzativa non
vuol sentir ragione di aprire quelle cancellate.
Fa caldo e in tanti si accalcano perdendo quasi il
respiro, in una delle tante situazioni create ad
hoc da chi dice di agire per il bene collettivo,
quando in realtà parole come “buon senso” e
“rispetto” non sa neanche dove siano di casa. Ci
sono bambini che piangono, signore incinta che
decidono di arretrare per sedersi sul prato ed
attendere miglior sorte e anziani che oscillano
storditi dall’afa, quasi fossero capitati in un
girone dantesco anziché in un luogo che,
paradossalmente, dovrebbe essere sinonimo di svago
e divertimento. Qualcuno prova a chiedere
spiegazioni alle pettorine gialle, ricevendo
indietro la sgarbata risposta:“Ma che volete da
noi, potevate venì prima!”. E in fondo non è
neanche colpa loro, del resto da chi fa
dell’inadeguatezza e dell’impreparazione i propri
cavalli di battaglia, non ci si possono attendere
reazioni migliori.
Ancora ci vengono ad imboccare la favoletta delle
famiglie allo stadio. Oggi, come mille altre
volte, è tutto uno spot per non farcele venire mai
più. E non solo le famiglie, ma anche il
settantenne che all’Olimpico ci viene da una vita.
La tortura infatti non finisce qui, dove si
consuma soltanto il preambolo di questa assurda
serata. Mentre dal cielo un elicottero della
questura sorveglia e vigila, affinché non ci siano
chissà quali problemi in un’amichevole senza
tifosi ospiti, le porticine gialle si aprono e la
fila si sposta dai filtraggi ai tornelli. Il tutto
sotto gli occhi di centinaia di celerini,
poliziotti, carabinieri e finanzieri. Tutti
rigorosamente schierati in assetto anti-sommossa,
coadiuvati da agenti in borghese che con le loro
telecamere riprendono l’afflusso del pubblico.
Giuro, una roba del genere da queste parti non
l’avevo mai vista.
Sono frastornato e incredulo. Oltre che incazzato
nero nel vedere cosa hanno architettato questi
fenomeni e come trovano modo di spendere danaro
pubblico in un Paese che di certo non è privo di
problemi e campi dove meglio investire questi
fondi. Comunque voglio vederci ancora più chiaro,
passo tra la selva di gendarmi e mi porto al
prefiltraggio dell’Obelisco, il più grande. Mi si
ripropone lo scenario da check-in di guerra, con
persone che offendono palesemente steward e
poliziotti per l’attesa lunghissima. Poi si
chiedono perché queste figure siano invise a molta
gente. Di certo ciò non rappresenta un buono spot
ne’ per le divise, ne’ per le istituzioni.
Scatto qualche foto e poi torno indietro, non
prima però di essere fermato da un Robocop con
accento piemontese. Con fare tracotante mi chiede
biglietto e documento oltre a mostrargli cosa ci
sia nella borsa. Non gli rispondo, mi limito a
“eseguire gli ordini”, capisco che non è giornata
per fare polemica. E qui mi si ripropone la stessa
scena vissuta ad Avellino qualche giorno prima:
appena l’agente vede la mia tessera stampa cambia
espressione in volto, più rilassato, e mi lascia
andare quasi senza perquisirmi. Come già detto,
per loro i criminali si annidano soltanto nei
settori popolari; se fai parte di qualche casta,
al loro pari, puoi anche portare dentro una bomba
atomica, sei giustificato.
Mi avvicino alla Sud, perché manco a dirlo, è lei
l’obiettivo di tutto questo spiegamento.
Lorsignori ragionano da carcerieri, e come tali
provocano, umiliano ed offendono in attesa di una
reazione utile a scatenare l’inferno e,
ovviamente, a incolpare il loro bersaglio. Da un
pertugio osservo attentamente cosa sta accadendo
dopo i tornelli: il fitto cordone ferma
minuziosamente chiunque oltrepassi l’entrata,
costringendo tutti a togliersi le scarpe. Noto ben
due camionette della polizia stazionare a pochi
metri dagli accessi. Mi chiedo come si faccia
ancora a frequentare gli stadi. Trattati come
camorristi, manco fossimo a Regina Coeli, dove
probabilmente i controlli sono più blandi. Sono
immagini che sbatterei in faccia a chi in questi
anni ci è venuto a parlare di “civilizzazione
delle curve”, oppure a chi, venuto d’oltreoceano,
ha osannato in maniera ipocrita il settore
popolare del tifo romanista, lavorando dietro le
quinte per sbarazzarsene quanto prima.
La Capitale d’Italia, quella degli scandali a
macchia d’olio (e lo ripeterò in ogni articolo, a
costo di risultare stucchevole), dei posti
assegnati ad honorem, delle aziende farcite da
parenti entrati con falsi concorsi, delle
mazzette, della corruzione, del degrado costante e
continuo, sì proprio lei, non trova la forza e la
voglia per riparare le buche dell’asfalto o far
funzionare una metropolitana, ma mostra i muscoli
per reprimere e maltrattare 32.000 persone, con
un’occhio di riguardo alla Curva Sud. Come lo
spieghiamo ai bimbi che avete fatto piangere, che
fate schifo? Dal primo all’ultimo. Bisognerebbe
spiegargli che il calcio è uno sport da non
seguire mai più, anzi da boicottare e distruggere
ove possibile.
Mi cominciano ad arrivare messaggi e foto
suWhatsapp. La cosa, a quanto sembra, è anche
peggio di come la immaginavo. Il muro che dovrebbe
dividere la curva non c’è, in compenso qualcuno ha
assoldato un’agenzia di sicurezza privata, con
veri e propri buttafuori posti sulla scalinata
centrale. Rimane da capire chi li abbia pagati. In
caso fosse stata la questura, ognuno tragga le sue
conclusioni sulla ridicolezza della stessa; in
caso fosse stata la società, sarebbe soltanto la
conferma di quanto essa stia concorrendo in questo
scempio. Inoltre ogni angolo della curva è stato
riempito di agenti in borghese, dal piazzale
esterno, alle scalinate, alla balaustra. Un
monito, come per dire: “Provate solo ad alzare un
dito e vi apriamo il culo”. Comportamento consono
ad uno stato di polizia. E pensare che per anni ci
hanno imbottito di fandonie su quanto sia
importante togliere la polizia dagli stadi.
Situazioni del genere credo che neanche nella più
pericolosa e remota zona di guerra si possano
vedere.
Intanto, sempre per la serie “rispetto dei
tifosi”, le file non si sono certamente diradate
ma la presentazione dei giocatori è iniziata. A
scapito di chi per un’amichevole ha sborsato ben
16 Euro (32.000 Lire per un’amichevole in uno
stadio da terzo mondo, ancora parlate di famiglie
allo stadio?). Vane sono le lamentele della gente,
il pugno di ferro voluto dall’ineffabile Gabrielli
deve fare il suo corso, cascasse il cielo.
Sento lo speaker introdurre i giocatori: “Con il
numero 16 Daniele De Rossi”. Mi sembra di vedere
uno spettacolo sotto una dittatura militare. Tutto
è finto e preconfezionato. Entro in tribuna
stampa, lo scenario è desolante. Non c’è uno
striscione, una bandiera e un minimo di colore.
Entrano Dzeko e Salah, vengono osannati, ma è
chiaro che più di qualcosa non va. Anch’io, da una
posizione privilegiata, non mi sento più a casa.
Anzi, come i ragazzi che stanno subendo soprusi
per entrare in un luogo pubblico, mi sento
defraudato e indesiderato. Non nego che vorrei
andar via.
Inizia la partita, ed ovviamente il consueto
“Quando l’inno s’alzerà” appare solo un ricordo
lontano dei bei tempi andati. Azzittito ed
assassinato dal modello italiano. Sembra di
assistere a una partita di tennis, con qualche
sussulto alle azioni più belle o ai gol che la
Roma realizzerà a grappoli. Ma stasera di quanto
accade sul manto verde mi interessa davvero poco.
Probabilmente bisognerà farci il callo ed essere
coscienti che questo è lo stadio del futuro
prossimo. Un futuro che ha visto la propria alba a
Roma.
La Sud marca la propria presenza al 30′ con
qualche coro per i diffidati e contro il Prefetto.
Qualcuno dietro me vocifera: “Per questi possiamo
anche vincere 3-0, ma non cambieranno mai. Così
facendo danneggiano la Roma”. Bene, vedo che avete
capito proprio tutto. E forse è inutile anche
perdere tempo a scrivere articoli come questo. Le
battaglie sono perse, resta solo la “tigna” di
dire le cose come stanno, senza fingere che tutto
vada normalmente. Per il resto è una serata amara,
e con la morte nel cuore alle 22,30 lascio
l’Olimpico con un solo pensiero nella mente: “Fate
schifo!”.
Simone Meloni
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