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Pastore | Florenzi | Manolas | ||
Il servizio |
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FRANCESCO
R. Finalmente,finalmente ci siamo, si torna a casa Nostra. Tra piscina, mare, lavoro e studi sembra passato tanto di quel tempo da l’ultima volta in cui siamo stati tutti insieme tra le “mura amiche”, a dire la verità 106 giorni per il tifoso romanista rappresentano l’eternità. Lungo la Tangenziale si vedono le prime maglie e sciarpette giallorosse, dal finestrino si sentono le voci delle radio che provengono da chissà quale macchina, le frequenze sono ovviamente romaniste. Poi giù per Via dei campi sportivi e di seguito Acquacetosa, Brunswick e Ponte Milvio, il nostro posto è li che ci aspetta, al centro di Piazzale Consalvi. E allora in automatico il solito percorso; attraversi il ponte e inizi a camminare fino a che non incontri i “baretti”, attraversi nuovamente fino a l’obelisco. Da qui riesco a vedere qualcosa di insolito, noto un “muro” giallo che si sta avvicinando allo stadio da ponte Duca d’Aosta, sono bellissimi. Superati i palazzi del CONI ci siamo, solo le 19.40. Controlli stranamente fluidi, per quanto riguarda il mio caso, ambedue le volte. Superata l’ultima fila di scalini vedo di nuovo “casa mia”, scendo e mi posiziono. Lo stadio riserva un buon colpo d’occhio, aperti i Distinti Nord. Nel primo tempo cori e striscioni fanno da cornice alla protesta contro la sentenza di Liverpool. Il tifo della Curva è buono, commuovente dopo l’1-3, i fischi all’intervallo non provengono dalla Sud. Le due pedane tanto attese poste tra il 18 e il 19 e tra il 20 e il 21 sono a mio dire troppo distanti fra loro,la comunicazioni tra i 4 lanciacori è difficile ma loro non si risparmiano. Curioso episodio di un Digos che dalla pista di atletica si avvicina alla pedana del 20-21 per far scendere un tifoso ripetendo che il numero massimo di persone autorizzate a salire è due. Inizia il secondo tempo e al muretto del 20 c’è Rodrigo Taddei, dopo il 2-3 lo Stadio diventa una bolgia e siamo noi a spingere i ragazzi al definitivo tre pari. In SudLaterale ho visto un po’ più di entusiasmo rispetto allo scorso anno, nulla di che comunque. Distinti Sud non pervenuti, l’imborghesimento (ma quale !?!) è completo. La Sud bassa continua a rodare i nuovi cori, non molto seguiti a dir la verità. Unica pecca della serata per quanto ci riguarda è il protrarsi di un errore gigante all’interno di un nostro coro storico; “ROMA VINCI ANCOR PER GLI ULTRA’ “ e non “Roma vinci per noi e per gli ultrà, frase senza senso fra l’altro (esatto, n.d.L.) . Torniamo indietro alla macchina con un po’ di amaro in gola per i due punti lasciati sul nostro campo, ma ci consoliamo capendo di averne guadagnato uno. “NON CI SI ARRENDE” DAVIDE Finalmente si ricomincia. Entro in Nord a partita iniziata, causa fila che scorre lentamente ai tornelli. La Nord era quasi piena, tanti i turisti. Partita che dopo i primi minuti sembra mettersi subito in discesa, ma la rimonta dell'Atalanta arriva in maniera del tutto inaspettata. Veramente bella da vedere la Sud, tanto colorata e si sente molte volte anche dopo il secondo gol degli ospiti, il terzo gol invece è stato una doccia fredda. Il secondo tempo si mette bene da subito, ci credono un po' tutti e il tifo nasce molte volte anche qui in Nord, cercando di spingere in qualunque modo la squadra, e il gol della vittoria non arriva per un soffio. Peccato, ma va bene così. Forza Roma. |
I VOSTRI RESOCONTI.... ....E QUELLI DELLA STAMPA |
corrieredellosport.it Roma-Atalanta 3-3: giallorossi a due facce La squadra di Eusebio Di Francesco sblocca con una perla di tacco di Pastore, poi dopo un primo tempo da incubo si ritrova sotto 3-1. Grazie a una grande ripresa arriva il pareggio, firmato da Florenzi e Manolas di Valerio Minutiello lunedì 27 agosto 2018 22:20 ROMA - Una Roma a due facce evita una brutta sconfitta, ma non riesce a vincere al debutto all'Olimpico. Primo tempo da incubo, anche se si è aperto con la perla di tacco di Pastore. Ripresa di tutt'altro spessore con un'impresa sfiorata. Per come si era messa la partita non si può dire che sia andata male per i giallorossi, che però perdono due punti su Juventus e Napoli nel giorno in cui si fa sentire, in campo e fuori, anche la perdita di un senatore come Strootman. Nel secondo tempo è l'intervento di Di Francesco, che ridisegna la squadra con il 4-2-3-1 e l'ingresso dei nuovi acquisti Nzonzi e Kluivert a rivitalizzare la squadra. L'Atalanta resta la bestia nera dei giallorossi, imbattuta all'Olimpico da cinque anni, in cui sono arrivati tre pareggi e due sconfitte per i giallorossi. Alla fine la Curva Sud applaude, dopo i fischi all'intervallo. GIOELLO PASTORE - La partita si apre con il gioiello di Pastore, che scalda e illude l'Olimpico. Un colpo di tacco fantastico su cross di Under dopo 76 secondi di gioco che accarezza il palo prima di entrare in rete. L'ex del Psg, spostato in attacco a sinistra da Di Francesco per esaltare le sue qualità, si presenta così davanti ai suoi tifosi. Il primo gol con la maglia giallorossa è una perla. PRIMO TEMPO DA INCUBO - L'euforia però dura poco, perché l'Atalanta non ci sta e comincia a mettere sotto una Roma che dopo il gol sparisce dal campo. Una squadra in bambola, forse anche a causa della vicenda Strootman che pesa sulla testa, soprattutto dei veterani. Non è un caso, ad esempio, se Manolas è irriconoscibile e perde tutti i duelli con Zapata. La squadra di Gasperini, non con i titolarissimi e senza la stella Gomez, fa quello che vuole e con troppa facilità. Dopo una serie di errori ed orrori dei giallorossi non sfruttati dai bergamaschi, al 19' arriva il meritatissimo pareggio di Castagne, che deposita in rete il pallone dopo che il tiro di Zapata si era stampato sul palo. Il pari sembrava inevitabile, ma l'Atalanta ha capito l'aria che tira e continua a spingere sull'acceleratore. Dopo tre minuti c'è il sorpasso: lo firma Rigoni sfruttando l'assist prezioso di Zapata che ruba il pallone e si beve Manolas. Di Francesco è sconsolato in panchina, De Rossi sembra arrabbiatissimo in campo. Il capitano cerca di tenere in piedi una squadra inspiegabilmente alle corde. Il punto debole della Roma sembra proprio il centrocampo, con Cristante e Pellegrini troppo teneri. Ed è una nota troppo stonata nel giorno in cui Strootman sta firmando con il Marsiglia. È vero che l'Atalanta ha giocato cinque partite in più e ha iniziato la preparazione molto prima, ma la differenza in campo è troppo evidente e non solo dal punto di vista fisico. Al 38' Pasalic fa passare la palla in mezzo alle gambe a Manolas e trova Rigoni, che firma anche il 3-1 superando sul suo palo un Olsen non proprio irresistibile. È una serata da incubo per la Roma, che non riesce a reagire. SECONDO TEMPO DA GRANDE - Nella ripresa cambia tutto: Di Francesco prova a dare la scossa inserendo Nzonzi e Kluivert al posto di Cristante e Pellegrini e ridisegnando la squadra con il 4-2-3-1. I giallorossi entrano in campo con un atteggiamento diverso e riescono a impensierire subito l'Atalanta. Prima Under spara addosso a Gollini, poi Pastore in curva, ma la Roma sembra viva e i tifosi provano a trascinarla. Al 60' Florenzi riapre la partita con un ottimo inserimento e un rasoterra non troppo angolato, su cui Gollini non è impeccabile. Il gol dà forza alla Roma che è un'altra squadra rispetto a quella del primo tempo. Al 66' ci prova Nzonzi da fuori ma il tiro è troppo centrale, poi è Dzeko ad avere un'ottima occasione. Al 73' Florenzi deve abbandonare il campo per un problema al ginocchio sinistro. Al suo posto però Di Francesco non mette Karsdorp ma Schick, ridisegnando la Roma di nuovo, questa volta con la difesa a tre. Il gol del pareggio lo firma Manolas, anticipando tutti su punizione scodellata al centro all'82'. Così il greco riscatta forse la sua prestazione peggiore da quando è alla Roma. Stavolta è l'Atalanta ad essere alle corde e i giallorossi provano a compiere l'impresa. All'85' Schick ha una chance pazzesca per il 4-3 ma Gollini in uscita intercetta il cucchiaio del ceco con una gran parata di piede. In pieno recupero Kluivert in contropiede non riesce a concludere in porta, fermato all'ultimo da Castagne. La Roma deve accontentarsi del pareggio, dopo un primo tempo da incubo e un secondo tempo da grande. |
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