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Ultimo discorso di De Rossi alla squadra 1 Ultimo discorso di De Rossi alla squadra 2 |
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ROMA - PARMA 2-1 Roma, Stadio Olimpico domenica, 26 maggio 2019 ore 20.30 invia una e-mail per i resoconti |
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Sono partite difficili da descrivere e da raccontare. In una serata fredda e piovosa, l'addio di De Rossi non poteva avere migliore scenario. Uno stadio compatto per Daniele, Ranieri e la Roma, contro i suini di Boston e Londra. Decine di striscioni e un affetto di popolo commovente. i se |
Roma (4-2-3-1): Mirante; Florenzi, Fazio, Jesus, Kolarov; De Rossi(37’st Under), Pellegrini; El Shaarawy, Pastore(12′ st Cristante), Perotti; Dzeko(17’st Schick). A disposizione: Fuzato, Karsdorp, Kluivert, Manolas, Marcano, N’Zonzi, Olsen, Santon, Zaniolo. Allenatore: Ranieri. Parma (4-3-3): Frattali; Iacoponi(34′ Gazzola), Bruno Alves, Gagliolo, Gobbi; Dezi, Stulac(21’st Machin), Kucka; Gervinho, Ceravolo, Sprocati(45’st Diakhate) . A disposizione: Barilla, Biabiany, Dimarco, Grassi, Kasa, Brazao, Scozzarella, Sepe. Allenatore: D’Aversa. Reti: 35’pt Pellegrini(R), 41’st Gervinho(P), 44′ Perotti (R) Ammoniti: Perotti (R), Kucka (P) Recupero: 1′ p.t., 2′ s.t Arbitro: Mazzoleni Pioggia e temperatura di 14 gradi circa. |
Non pochi i pamernesi. Collocati in Monte Mario, quasi si perdono nella festa d'addio a De Rossi. Quasi. In circa 200 sventolano alte le loro bandiere e, per chi ha occhio, si fanno notare. |
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Dopo lo striscione dei Fedayn |
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Pellegrini |
Perotti | Il Servizio |
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MATTEO Mo io da ‘ndo riparto? Da che ricomincio? A che m’attacco? È finita, hai salutato. E io so’ rimasto solo a contamme le lacrime che manco m’hanno trovato la forza de scende. Che faccio vorrei sapé. E non lo so. Dimmelo te, perché de trovà risposte non so’ capace, come non so’ mai stato capace a fa niente. Ce stavi a te a fa quello che non sapevo fa io. Ce stavi tu a esse quello che volevo esse io. Io che me perdo tra ‘na vita storta che non riaddrizzo manco tra mille anni. A te t’ho appaltato il coraggio che non c’ho mai avuto, la forza che nessuno m’ha mai dato. Come me rimetto a camminà adesso? Io stavo bene solo sulle spalle tua, su quei gomiti che pure quando movevi male era come li volevo move io. Chi pio de esempio? Chi me da ‘n briciolo de speranza? E sì, ce lo so che i drammi so altri. Ma nun me interessa. Nun me interessa manco delle scadenze del 31, degli impegni che me fanno pesà sta vita. C’avrò er diritto de sceglie almeno pe’ che sta male? De fregammene, ‘na volta, de tutto sto benaltrismo che alla fine serve solo a fatte sentì più stupido. E famo che me ce vojo sentì stupido, perché tanto pe’ ogni cosa c’hanno ‘na stilettata, ‘n coniglio, ‘na predica. Lo sanno sempre l’altri come tocca vive e quello che toccherebbe fa. Come quando t’hanno bollato e giudicato, dopo quel tizio americano o Srna. E io a svociamme er giorno appresso. Che mica me la scordo sta manica de rifarditi, quelli che ‘sto giorno lo volevano dieci anni fa, mentre a me nun ne sarebbero bastati er doppio pe’ metabolizzallo. Non sei te, so io. So quelli come me. L’hai dimostrato pure ieri sera. Tu co quel sorriso, bello come il sole. Co quer pupo che da solo cancellava mezza Tevere e tre quarti de Monte Mario. Tu che sorridevi e io a sentimme ancora più fregnone. A te te stavano a levà la Roma, ma a me se stavo a ripià la terra da sotto i piedi. Du’ anni fa ho visto finì l’adolescenza, ieri m’hanno troncato la vita. Totti era tutto quello che nun sarei mai stato, ma tu tutto quello che sarei voluto esse. Questo n’è un saluto, è ‘no spillo ‘n petto. C’ho sto groppo ‘n gola da du settimane, i fischi all’orecchie m’hanno smorzato tutto er casino che s’è creato. Dice che te lo dovevano dì prima, che ce voleva ‘n altro contratto pe’ preparacce. A chi? A che? Perché se pensano che tra 365 giorni sarebbe stato diverso? Quanno te levano er core te lo levano. Potevano fa passà tutto er tempo che volevi, ma poi ar momento de affrontà er problema sempre ‘no straccio saremmo stati. Hai detto de soffià pe’ spinge la Roma. Ma che me soffio che nun m’è rimasto manco er fiato pe’ tiramme via l’ennesima sigaretta? Chi me ridà la forza de sognà? Chi me ridà la tigna pe’ teneje testa a sta vita che ‘n gira mai come cazzo vojo? Chi me protegge? Famo a guerra co la razionalità, co’ chi vole ancora parlà de pallone. Ma nun l’hanno capito che nun eri solo ‘n giocatore? Nun so accorti che ‘n supereroe? Nun l’hanno visto che co’ te c’era ‘na speranza, n’utopia d’esultà un giorno, uno solo, come te a Siena. E senza mo’ tocca solo che riccoje arti cocci, fa i conti co me stesso. Co sto schifo. Se le tenessero le spiegazioni, nun vojo neanche fa guerre. Come poi? Che la forza mia eri te e te la sei portata via. Nun so se vojono estirpà la romanistà, a me m’hanno solo ammazzato i sentimenti. E tra dumila anni me l’avrebbero ammazzati lo stesso. Questa nun passa. E forse manco me la vojo fa passà. Magari è er momento. Magari è sta troppa poca lucidità. Se metabolizzerà. Se ripartirà. Se rimetteranno al centro le bollette, l’affitto e ‘sti preliminari de Coppa Uefa. Poi. Poi lo faremo. Poi lo farò. Pe’ oggi spero ancora de rivejamme da st’incubo. Sinnò me tocca cresce e ancora nun so' pronto. ANDREA Ciao Lorenzo, dopo questo Roma/Parma siamo rimasti veramente soli. Soli contro quei luridi maiali che dall'altra parte del mondo manovrano l'A.S. Roma come se fosse davvero un'azienda qualunque. Soli contro quelli che tra qualche giorno, o forse qualche settimana, dimenticheranno in un istante questo ennesimo attacco della "dirigenza" alla nostra Storia, magari per un acquisto promettente o per un passo avanti nella costruzione dello stadio. Proprio perché siamo rimasti da soli, però, dobbiamo essere uniti, più uniti che mai. Lo dobbiamo a Daniele, lo dobbiamo a mister Ranieri, lo dobbiamo a noi stessi. Ci hanno dichiarato guerra, e la storia insegna che solo un esercito compatto, in cui tutti combattono per lo stesso obiettivo, può vincere una guerra. Avanti Curva Sud, avanti Romanisti, salviamo l'Associazione Sportiva Roma da chi vorrebbe distruggerla! ULTIMI ROMANTICI Un giorno cercavo di spiegare a mia moglie perché ero cosi appassionato alla Roma. Lei semplicemente replicava “ma stiamo parlando di un gioco. Dove c’è gente che per dare calci a un pallone prende milioni?!?!”. Le solite frasi di circostanza che vi sentite dire ogni volta dalle persone che non sono tifose e che vedono il calcio semplicemente come una “partita a palla”. Era chiaro che lei volesse capire il motivo per cui quando la Roma vinceva un trofeo (purtroppo è capitato poche volte) io ero cosi felice ed euforico che sembrava mi fosse nato un figlio. E soprattutto non gli andava giù quando perdevamo, e anche di brutto, sembrava come se mi fosse crollato il mondo addosso. Una faccia da funerale che portavo in giro per poche ore, in alcuni casi, in altri per giorni interi. Cercavo allora di trovare un modo per spiegargli cosa è la Roma per me, cos’ è per quelli come me. E pensandoci e ripensandoci gli ho detto: io sono un sentimentalista, un romantico. Lei mi guarda, come si guarda un povero pazzo e si mette a ridere. Pensandoci però è anche giusto. Lo ha fatto e lo continua a fare l’attuale presidente e non lo può fare mia moglie?! A lei, che sta in buona fede, ma soprattutto a lui, che non lo è, vorrei spiegare che io non tifo la Roma perché mi piace il calcio. Io tifo la Roma per quello che mi da a livello di emozioni. La Roma è il primo amore, dopo la mamma ovviamente, dal quale non ti separi mai fino alla fine dei tuoi giorni (come la mamma ovviamente). Io non tifo la Roma per i trofei. Io non tifo la Roma perché è conosciuta in Giappone. E non tifo la Roma perché ha la divisa della nike. La tifo per quello che ti trasmette. Sono le lacrime di gioia e di dolore che ti fa scendere in determinate occasioni. I brividi che si provano in alcune serate. La sensazione di onnipotenza che ti pervade quando la tifi insieme ai tuoi fratelli. La Roma è questo. Prima di tutto questo. E’ quel sentimento che ti nasce dentro da bambino, quando ti addormentavi e sognavi di giocare un giorno con la Roma e segnare un gol al derby. E’ quando con gli amichetti giocavi pomeriggi interi e pronunciavi il nome del tuo capitano, del tuo idolo. Ecco la chiave del discorso! La Roma per me, per noi, è soprattutto sentimento. Sentimento che nasce quando si è piccoli. Quando si è veri e senza peccato. Quando non ci capiscono le dinamiche economiche. Quando non ti frega niente dello stadio nuovo e dei bilanci. Delle plusvalenze. Delle barriere. Ma quali barriere? I sogni non hanno barriere. I sogni sono liberi come il vento. Quanto vorrei tornare bambino per non capire certe dinamiche e continuare a sognare un gol al derby… All’addio di Daniele ammetto di aver versato alcune lacrime. Perché? Perché il calcio è sentimento, è emozioni forti. Daniele per me incarnava quel sogno da bambino, quel bambino che da grande sognava di indossare quella maglia ed esultare sotto la SUD. Per quello ieri ho pianto. Perché quando capita di trovare chi maltratta i sogni di un bambino, non puoi che provare dispiacere e rabbia. Ecco forse ora ho spiegato a mia moglie perché sono cosi appassionato della Roma. Un “piccolo” tifoso di 30 anni…… MARCO Lavoravo mentre all’olimpico si giocava Roma-Parma, non ho potuto vedere l’addio di De Rossi anche se in ogni caso il daspo mi avrebbe impedito di farlo di persona. L’ho rivisto oggi e mi sono emozionato. Ranieri commosso dallo striscione dei Fedayn, l’abbraccio a fine partita con Totti e Conti, i resoconti di chi c’era, tutto ciò mi ha emozionato. Rifletto e mi domando cos’è la Roma? Cos’è lo stadio? Risposta non c’è o se esiste certamente io non la so. Perchè la Roma sono quelle emozioni che ci accomunano tutti. Sono il sogno da bambino di indossare quella maglia, la prima volta allo stadio, il sentirsi parte di qualcosa. Ma sono anche quelle emozioni individuali, per tutti presenti ma per ognuno diverse. Sono i miei ricordi di infanzia con mio cognato, la collezione di figurine panini, il ritagliare le fotografie dei giocatori dai giornali, il giocare a calcio sognando di essere Totti. E poi lo stadio. Da andarci le prime volte con i parenti in tribuna o distinti ad andarci più spesso sentendo la forza del ridere, arrabbiarsi, esultare assieme ad altri 50.000. Andarci sempre. E poi gli ultras, li temevo e li ammiravo, cercavo di capirli. Ribelli degli stadi, vivevano quel palcoscenico veramente liberi, secondo le proprie regole ed i propri valori. I tifosi più tifosi di tutti. Andavo allo stadio e tornato aspettavo la volta successiva, soltanto lì mi sentivo vivo. La Roma è il primo abbonamento in sud e gli amici che lì ho trovato, persone che vedevano il mondo così come lo vedevo io. E’ il sapere che non sei il solo anche se ti ci senti. Non sei il solo a pensare che la nostra società non vada bene, che da un lato non educa ai giusti valori e dall’altro ci offre falsi miti. Non sei il solo a considerare la forza della volontà, non sei il solo che sogna. Come sogno io un calcio libero dai meccanismi del profitto ed un mondo diverso dove l’elemento centrale della vita di ognuno non siano i soldi ma altri valori quali la fratellanza, il rispetto, il coraggio. Dunque molto più di undici giocatori perché la Roma non è solo la squadra ed il calcio non è solo un gioco. Ognuno di noi come me ha i suoi ricordi, le sue emozioni, i suoi perché. Troppe cose che non so spiegare, forse perché in fondo la Roma è un amore. Sapreste voi spiegare ad un bambino che non lo sa, cos’è l’amore? Impossibile, si deve vivere. E così chi vuole capire deve in primo luogo vivere, sugli spalti, in fila per prendere un biglietto, su un treno di ritorno da una trasferta. La Roma è un amore che qualcuno cerca di rovinare, lo stato con la repressione, Pallotta con il suo modo di gestire le cose, ma nonostante i tanti scossoni và avanti. Rileggendo i resoconti sul sito mi rendo conto di quanto mi ci ritrovo. L’errore più grande di chi non ci capisce è questo: provano a spiegare razionalmente ciò che è sentimento. Spesso scrivendo si fa ordine mentale e si comprendono meglio le cose, non è questo il caso dato che arrivato a questo punto i pensieri e gli interrogativi sono solo aumentati, allora concludo copiando una poesia di “Er Pinto” dal titolo “Er Futbol”, trasmette bene alcune emozioni. “ Uscivo de casa cor pallone sotto braccio ‘E scarpe mezze rotte… “dopo me l’allaccio” Alle quattro tutti ar prato, do’ c’avevamo a punta Le porte coi giacchetti e facevamo ‘a conta Belli, forti, onesti, e tutti ‘n po’ schierati L’urtimo era er Ciccio coi piedi fucilati Il rito riniziava e ar primo brutto fallo ‘Na spinta e du’ cazzotti pe’ cartellino giallo Quanno che era freddo e nun eravamo tanti Quattro contro quattro i portieri so’ volanti Cor sole e cor sudore s’annava aa’ fontanella E si era para e patta poi se faceva ‘a bella Da lunedì a domenica la trama nun cambiava Er fiato era sospeso, er tango rimbarzava Ar primo tiro storto quarcuno scavarcava Nun ce fregava gnente si la vecchia baccaiava Mo semo cresciuti e i ricordi so’ lontani De quanno palleggiando sognavamo quei titani Mo er pallone è zozzo, troppi sordi e troppi guai Ma alla fine er primo amore se sa, ‘n se scorda mai ” Lottiamo per ciò a cui teniamo Forza Roma Marco |
I VOSTRI RESOCONTI.... |
Ore 19.45 – Dai tifosi
presenti all’Olimpico si alzano cori contro il
presidente: “Pallotta pezzo di me….”, “Vendi la Roma
e non rompere i co…”, “Col presidente pezzente che
fa la spia al prefetto, ma quando lo vincemo sto c…o
di scudetto”. Non viene risparmiato neanche il
vicepresidente Mauro Baldissoni.
Ore 19.59 – Durante il riscaldamento pre partita della squadra, la Curva Sud ha esposto uno striscione per Daniele De Rossi che, al momento del suo ingresso in campo è stato omaggiato da una fantastica ovazione. Il messaggio dei tifosi per il capitano recita: “Nei giorni belli e in quelli tristi sei stato la bandiera dei veri romanisti”. Ore 20.15 – Stadio Olimpico tappezzato di messaggi e dediche a De Rossi: “Il nostro non è un addio, ma solo un arrivederci. Ciao capità”, “Una bandiera è per sempre, DDR il nostro vanto”, “Come te nessuno mai”, “DDR nun s’ammaina”. Ore 20.35 – Intanto anche la Tevere si colora: “Ultras dentro e fuori dal campo”, “Eternamente nostro capitano” le due dediche accompagnate dalle gigantografie di De Rossi. Ore 20.40 – Tornano anche i cori contro la società: “Franco Baldini devi morire”. Intanto applausi scroscianti per De Rossi ad ogni tocco di palla. Ore 20.45 – Altro striscione per De Rossi in Curva Sud dal gruppo Roma: “Per 18 anni ci hai onorato. DDR vanto mai tramontato” Ore 20.48 – La Sud continua a mandare messaggi al capitano: “Daniele qua in mezzo c’è sempre posto”. E ancora: “Simbolo di una città, Daniele De Rossi orgoglio di noi ultrà”. Ore 20.55 – Continua lo show della Sud: “De Rossi è il romanismo” è l’ultimo messaggio apparso in Curva. Ore 21.40 – Nuovo striscione per De Rossi in Sud ad inizio ripresa: “Passione, cuore, amore, sei tu il nostro tricolore”. Ore 21.48 – “Ogni cartellino, gomitata e scivolata: tu in campo come noi dietro la vetrata”: ancora un messaggio dalla Sud per Daniele De Rossi Ore 22.07 – La Sud “chiama” ancora De Rossi: “Adesso viene il bello… DDR ora carica con noi”. Ore 22.16 – Daniele De Rossi lascia il campo, sostituito da Cengiz Under. Incredibile il boato dell’Olimpico, che si alza in piedi per la standing ovation al suo capitano. Il capitano manda baci e applausi verso i tifosi. |
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