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Claudio d’Aguanno
Enzo Presutti, classe 1929
Per andarsene Enzo ha scelto
una nottata particolare. Ha
scelto la nottata del 4 a 0 al Brighton, una di
quelle occasioni da magica
Roma, strafelici e esagerate, che non capitano tutte
le settimane ma che lui
nel corso della sua lunga vita non ha mai smesso di
rincorrere dopo averne
annunciato l’avvento ad ogni inizio stagione:
“questo è l’anno buono – ripeteva
ad ogni giro di calendario- questo è l’anno che se
divertimo veramente.” Classe
1929, nato di luglio ai bordi del Motovelodromo
Appio, nella sua lunga memoria
di novantenne ne
conservava parecchi di
campionati e nomi. Da Bernardini a Pellegrini poi
c’aveva la sua personalissima
classifica dei capitani dove, con la sola eccezione
di Losi, pretendeva quasi
il bollino giallorosso di qualità: “per carità, un
capitano è un capitano, ma
–precisava sicuro- chi mette la fascia è meglio se è
romano e romanista..
comunque a voler fare nomi i miei capitani sono
stati Bernardini il dottore,
Amadei lo scudetto del 42, poi Losi e poi Totti il
più bravo in assoluto, ma
Agostino, Agostino Di Bartolomei, è quello che più
ho amato.”
Tra tante foto della sua
storia tifosa quelle cui teneva
di più erano però immagini d’una giornata tutt’altro
che allegra. E’ il 18
marzo 1951 e si gioca Roma Genoa sul campo neutro a
l’Aquila. Due settimane
prima la Roma aveva perso con l’Inter in casa.
Sconfitta immeritata condita da
decisioni arbitrali che avevano poi provocato
incidenti e scontri dentro e
fuori lo stadio. La Roma è terz’ultima con soli due
punti in più del Genoa e a
quattro dal Padova. E per questo la partita in terra
d’Abruzzo vale più d’uno
spareggio.
Da Roma così partono in
massa. “Cento torpedoni carichi
di sostenitori” scrive Giuseppe Sabelli Fioretti
“quello d’Aquila praticamente
è più di un campo amico”. Nonostante il tifo e
nonostante una pressione
costante il match però va tutto storto. Sundqvist
davanti non ne azzecca una,
in difesa Nordahl e Tre Rè annaspano, poco risolve
poi la generosa prestazione
di Maestrelli che si danna a tutto campo. E va così
che batti e ribatti arriva
la zampata dell’ala genoana Nilson. Al 59’ è 1 a 0
per i rossoblu e niente
cambierà fino alla fine.
Su uno di quei torpedoni
Enzo, poco più che ventenne,
s’era imbarcato con tutto il gruppo San Giovanni –
Alberone. La partenza da
Piazza Re di Roma aveva i suoni della carica. Il
ritorno quelli epici della
sconfitta, della dura prova affrontata, della botta
presa e da rintuzzare
quanto prima. “Beh –amava ripensarla a distanza di
tempo- mancavano ancora diverse
giornate e quello però fu il segno d’una annata che
sarebbe finita male. Ma
nonostante il risultato noi che s’eravamo
avventurati fin laggiù mica eravamo a
pezzi. Anzi. E’ che è facile sentisse romanisti
quando le cose vanno bene. Noi
lo siamo stati fino in fondo, pure in serie B e da
lì siamo ripartiti.”
Ecco, un saluto a te
carissimo Enzo e un abbraccio a tua
figlia Serenella, a Giorgia, a tutti i tuoi cari che
ti sono stati intorno fino
all'ultimo gol e che per questa tua ultima trasferta
non hanno dimenticato i
colori da te amati: la spilletta sulla giacca, la
sciarpa dell’83, una bandiera
usata, un cappelletto nuovo. E che la terra ti sia
lieve.
[Nelle foto del Gruppo Appio,
Enzo è in piedi braccia
conserte dietro il primo accosciato sulla sinistra]
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