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Lo
ricorda quel pomeriggio, Musiello?
Lo ricorda quel
pomeriggio, Musiello?
“Eccome. Andammo subito in vantaggio grazie a
una mia giocata in area di rigore. Rocca fece
un’azione delle sue sulla fascia sinistra, mise
al centro e io fui bravo a eludere il difensore
avversario e di mettere alle spalle del portiere
della Sampdoria, Cacciatori. Lo stadio non era
pieno come nelle migliori occasioni (40.000
spettatori circa, ndr), ma il boato appena la
palla entrò in rete ce l’ho ancora in mente. La
vostra tifoseria è sempre stata speciale,
un’altra cosa rispetto alle altre”.
Dei suoi anni romani cosa
le è rimasto?
“A Roma mi sono trovato bene. Arrivai ventunenne
dall’Avellino, dove in Serie B conquistai il
titolo di capocannoniere. È vero, sarebbe potuta
andare meglio, magari segnando di più, ma non
rinnego nulla. Anzi”.
Tra i compagni di squadra
di allora c’era un certo Sabatini, oggi (l'intervista
è del gennaio 2016, n.d.r.)
direttore sportivo della Roma.
“Vero, era un bel giocatore Walter anche se non
rimase tantissimo. Un trottolino che sapeva
inserirsi nel migliore dei modi nel gioco di
Liedholm. Anche se la fonte principali di tutte
le azioni di attacco era un altro giocatore…”.
Vale a dire?
“Francesco Rocca. Con il suo incedere sulla
fascia sinistra creava la maggior parte delle
nostre palle gol. Con lui sulla corsia mancina
riuscii a segnare sette gol al primo anno. Era
una vera e propria ira di Dio. Peccato che fu
costretto a lasciare il calcio così presto. In
quel gruppo ricordo pure Bruno Conti, altro
grandissimo. Qualche volta mi capita di sentirlo
al telefono”.
E con Liedholm com’era il
rapporto?
“Ottimo, anche se la prima cosa a cui penso
quando qualcuno me lo nomina non riguarda il
calcio…”.
Racconti.
“Mi rimproverava di non mangiare un piatto
tipico piemontese, la bagna cauda. Come
ricorderete, lui aveva una proprietà in
Piemonte. Ci andava spesso. Me lo sottolineava
ogni volta: “Tu sei friulano e non la mangi. Io
sono svedese e ne vado pazzo. Come è possibile?
Devi rimediare”.
Nel suo biennio
giallorosso il presidente della società,
invece, era Gaetano Anzalone.
“Con lui non c’era un grande rapporto, dico la
verità. Non c’è mai stato un feeling
particolare. Non veniva quasi mai al campo e
quando lo faceva, si rivolgeva più ai veterani
come De Sisti o Santarini, piuttosto che a noi
giovani”
Non tifo per nessuno, ma seguo
la Roma con un occhio particolare avendoci
giocato.
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