Ormai
pure i carovanieri di Timbuctù sanno come
finisce il derby romanesco. Senza medaglie e
cotillons. Senza un dispetto che regga fino al
90'. Senza poter inorgoglire per una squadra o
l'altra, nel palio cittadino che straripa sempre
solo sorprese coreografiche aspettando l'Evento.
Così, ripiegate le bandiere sul settimo pareggio
consecutivo, si racimolano poche emozioni che
giustifichino la messinscena da oltre 70 mila
spettatori, con 2.600 milioni sottratti ai
consumi primari di questa capitale ancora
tradita. E del gioco vagheggiato, se ne
riparlerà semmai quando tanto Mazzone quanto
Zoff elimineranno i timori, qui attorcigliati a
lungo in un groviglio centrocampistico
pacchiano, quasi prevalessero comuni furori
distruttivi dentro l'Olimpico terra straniera.
Sei ammoniti inacidiscono gli snodi meno
disprezzabili di Roma Lazio, ma oltre il primo
tempo blindato vengono giusto notate due azioni
giallorosse e una botta contropiedistica Fuser
Signori Casiraghi, per ricordare quel Lorieri
niente male tra i pali. Stavolta comunque
l'esecuzione sotto misura gli sbatte addosso,
salvo ritrovare subito sigillata ogni smania
biancazzurra nonostante qualche accelerazione
Winter, dietro cui arranca Mihajlovic. Sì,
appesi ad un 3 6 1 tutta umilta', i cavalieri di
Trigoria sanno almeno cosa vogliono: erigere un
muro intermedio, lavorare in superiorità
numerica tra Fuser Di Mauro De Paola e Winter,
srotolare football di possesso, smorzare i ritmi
al punto da consentire le interferenze Giannini.
Poi Dio provvede. Anzi dovrebbe provvedere la
mina vagante Haessler, saltuariamente nel mirino
di Bacci o Bergodi, terzini spesso trattenuti
dal solo spauracchio Balbo, che Bonomi e Di
Matteo già randellano nei contrasti. Certo, pure
una Lazio rattoppata andrebbe rettificata presto
con un po' di coraggio: invece Zoff lascia lì i
pletorici difensori, non rischia, non infila ad
esempio qualcuno in grado di formulare proposte
verticali, supportando meglio l'accoppiata
Signori Casiraghi, all' inseguimento dei
rimasugli per sorprendere Festa, Garzya, Lanna.
E dimenticate ceste di passaggi sbagliati, di
lanci spropositati, di rimandi purchessia, la
grandeur cragnottiana vacilla mentre Giannini
azzecca l'assist perforante, destinazione
Piacentini. Che scavalcato Bacci, tratteggia dal
fondo il cross verso l'altro palo, con Balbo
svelto ad anticipare Bonomi e l'uscita del
portiere. Gol ? Pairetto, consultato il
guardalinee, annulla. La traiettoria Piacentini
carica d' effetto forse ha girato fuori. Però la
Roma convalescente, in uno squarcio d'orgoglio,
insiste ad inventare nel nulla l'occasionale
forza d'urto del reparto avanzato: Balbo
retrocede, sradica, appoggia verso Giannini e
via al trapassante Carboni. Balbo atterrato
rimedia il calcio piazzato dalla lunetta; roba
per Haessler, Marchegiani salva in volo. Stelle
laziali dove siete ? Abbandonata dai solisti
assenti, rattrappita sulla corsia Fuser e poi di
là dove mancano le sovrapposizioni d'un tornante
di vocazione, la compagnia Zoff pedala indietro,
accatasta colpi d'alleggerimento, nell'obsoleto
festival dei marcatori ad personam. Come
schiodarlo allora il derby della minestra, un
cucchiaio a me e uno a te, senza pretese
creative, senza ricette esplosive ? Beh, serve
proprio qualcuno che trovi un quadrifoglio
domenicale sul prato dell'acciacca pesta. Serve
un lampo di follia sopra queruli atteggiamenti
di parte. Insomma, l'ardire giallorosso
contraddistinto da una serie di corner a
ripetizione consegna a Piacentini il ruolo
dell'eversore atteso. Batte Haessler, Lanna
allunga, e appena fuori area il "sorteggiato"
cursore di Mazzone indovina la voleè e da
schianto. Vuoi vedere che finalmente avremo una
formazione vincente alla festa de noantri ?
Breve illusione. La Roma si ritrae, ha paura di
conquistare l'intera posta. La Roma vede entrare
Marcolin al posto di Bonomi e non avverte
l'esigenza d'inserire un Rizzitelli, almeno per
impedire l'arrembaggio dei frastornati
avversari. Proprio Marcolin diventa a suo modo
determinante. Perchè sgambettato da Piacentini,
sulla trequarti di sinistra, esegue la punizione
che porta Bergodi, in posizione d'ala, a
centrare a beneficio di qualche anima pia.
Mischia: Casiraghi di testa allunga, irrompe
l'ex Di Mauro e piazza l'1 1 tra le gambe
spalancate di Lanna. Ne discende un finale di
contrapposte rinunce, riempito di sciabolate
senza costrutto, di scontri da brividi
all'imbocco delle opposte aree. Poi restano i
rimpianti giallorossi, resta il ricordo di un
tiro sballato di Giannini e di Balbo buttato via
da Marchegiani, scavalcato comunque da un tiro
fuori quadro. Mazzone impreca. Zoff si contenta.
Arrivederci al 6 marzo 1994.
(tratto
da Laziowiki.org) |
I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA
|
Corriere Della Sera
Qui Roma, capitale del pareggio
commento al derby, le
dichiarazioni degli allenatori Carlo Mazzone e
Dino Zoff
PER LA SETTIMA VOLTA
CONSECUTIVA IL DERBY DA 2600 MILIONI SI E
CONCLUSO SENZA VINCITORI
ROMA . Ormai pure i
carovanieri di Timbuctu' sanno come finisce il
derby romanesco. Senza medaglie e cotillons.
Senza un dispetto che regga fino al 90' . Senza
poter inorgoglire per una squadra o l' altra,
nel palio cittadino che straripa sempre solo
sorprese coreografiche aspettando l' Evento.
Cosi' , ripiegate le bandiere sul settimo
pareggio consecutivo, si racimolano poche
emozioni che giustifichino la messinscena da
oltre 70 mila spettatori, con 2.600 milioni
sottratti ai consumi primari di questa capitale
ancora tradita. E del gioco vagheggiato, se ne
riparlera' semmai quando tanto Mazzone quanto
Zoff elimineranno i timori, qui attorcigliati a
lungo in un groviglio centrocampistico
pacchiano, quasi prevalessero comuni furori
distruttivi dentro l' Olimpico terra straniera.
Sei ammoniti inacidiscono gli snodi meno
disprezzabili di Roma Lazio, ma oltre il primo
tempo blindato vengono giusto notate due azioni
giallorosse e una botta contropiedistica Fuser
Signori Casiraghi, per ricordare quel Lorieri
niente male tra i pali. Stavolta comunque l'
esecuzione sotto misura gli sbatte addosso,
salvo ritrovare subito sigillata ogni smania
biancazzurra nonostante qualche accelerazione
Winter, dietro cui arranca Mihajlovic. Si' ,
appesi ad un 3 6 1 tutta umilta' , i cavalieri
di Trigoria sanno almeno cosa vogliono: erigere
un muro intermedio, lavorare in superiorita'
numerica tra Fuser Di Mauro De Paola e Winter,
srotolare football di possesso, smorzare i ritmi
al punto da consentire le interferenze Giannini.
Poi Dio provvede. Anzi dovrebbe provvedere la
mina vagante Haessler, saltuariamente nel mirino
di Bacci o Bergodi, terzini spesso trattenuti
dal solo spauracchio Balbo, che Bonomi e Di
Matteo gia' randellano nei contrasti. Certo,
pure una Lazio rattoppata andrebbe rettificata
presto con un po' di coraggio: invece Zoff
lascia li' i pletorici difensori, non rischia,
non infila ad esempio qualcuno in grado di
formulare proposte verticali, supportando meglio
l' accoppiata Signori Casiraghi, all'
inseguimento dei rimasugli per sorprendere
Festa, Garzya, Lanna. E dimenticate ceste di
passaggi sbagliati, di lanci spropositati, di
rimandi purchessia, la grandeur cragnottiana
vacilla mentre Giannini azzecca l' assist
perforante, destinazione Piacentini. Che
scavalcato Bacci, tratteggia dal fondo il cross
verso l' altro palo, con Balbo svelto ad
anticipare Bonomi e l' uscita del portiere. Gol?
Pairetto, consultato il guardalinee, annulla. La
traiettoria Piacentini carica d' effetto forse
ha girato fuori. Pero' la Roma convalescente, in
uno squarcio d' orgoglio, insiste ad inventare
nel nulla l' occasionale forza d' urto del
reparto avanzato: Balbo retrocede, sradica,
appoggia verso Giannini e via al trapassante
Carboni. Balbo atterrato rimedia il calcio
piazzato dalla lunetta; roba per Haessler,
Marchegiani salva in volo. Stelle laziali dove
siete? Abbandonata dai solisti assenti,
rattrappita sulla corsia Fuser e poi di la' dove
mancano le sovrapposizioni d' un tornante di
vocazione, la compagnia Zoff pedala indietro,
accatasta colpi d' alleggerimento, nell'
obsoleto festival dei marcatori ad personam.
Come schiodarlo allora il derby della minestra,
un cucchiaio a me e uno a te, senza pretese
creative, senza ricette esplosive? Beh, serve
proprio qualcuno che trovi un quadrifoglio
domenicale sul prato dell' acciacca pesta. Serve
un lampo di follia sopra queruli atteggiamenti
di parte. Insomma, l' ardire giallorosso
contraddistinto da una serie di corner a
ripetizione consegna a Piacentini il ruolo dell'
eversore atteso. Batte Haessler, Lanna allunga,
e appena fuori area il "sorteggiato" cursore di
Mazzone indovina la vole' e da schianto. Vuoi
vedere che finalmente avremo una formazione
vincente alla festa de noantri? Breve illusione.
La Roma si ritrae, ha puara di conquistare l'
intera posta. La Roma vede entrare Marcolin al
posto di Bonomi e non avverte l' esigenza d'
inserire un Rizzitelli, almeno per impedire l'
arrembaggio dei frastornati avversari. Proprio
Marcolin diventa a suo modo determinante.
Perche' sgambettato da Piacentini, sulla
trequarti di sinistra, esegue la punizione che
porta Bergodi, in posizione d' ala, a centrare a
beneficio di qualche anima pia. Mischia:
Casiraghi di testa allunga, irrompe l' ex Di
Mauro e piazza l' 1 1 tra le gambe spalancate di
Lanna. Ne discende un finale di contrapposte
rinunce, riempito di sciabolate senza costrutto,
di scontri da brividi all' imbocco delle opposte
aree. Poi restano i rimpianti giallorossi, resta
il ricordo di un tiro sballato di Giannini e di
Balbo buttato via da Marchegiani, scavalcato
comunque da un tiro fuori quadro. Mazzone
impreca. Zoff si contenta. Arrivederci al 6
marzo 1994. ROMA 1 1 LAZIO MARCATORI: Piacentini
al 15' , Di Mauro al 35' s.t. Lorieri 7 Garzya 6
Festa 6 Mihajlovic 5,5 Lanna 6 Carboni 6
Haessler 6 Rizzitelli dal 45' s.t.s.v.
Piacentini 6,5 Balbo 6 Giannini 6 Bonacina 6
Marchegiani 7 Bergodi 6,5 Bacci 6 De Paola 5
Bonomi 5 Marcolin dal 21' s.t. 6 Di Matteo 6
Fuser 5 Winter 6 Casiraghi 6 Di Mauro 6,5
Signori 6 ARBITRO: Pairetto 6,5 SPETTATORI:
paganti: 36.260 per un incasso di lire
1.727.010.000, abbonati 34.333 per una quota di
lire 881.620.000 NOTE: ammoniti: Bonomi, Balbo,
Fuser, Bonacina, Giannini, Piacentini, Di Mauro
Allenatore: Mazzone Allenatore: Zoff
Mazzone: "Un risultato
bugiardo" Zoff: "Siamo stati piu' pericolosi"
ROMA . La nervosa stracittadina della capitale
non si smentisce mai. Appelli di ogni tipo non
sono serviti a nulla: parita' doveva essere,
parita' e' stata. Persino i tifosi avevano preso
posizione: "No al pareggio" recitava uno
striscione esposto nella curva laziale. E la
cronaca di questo 1 1 annunciato si completa a
dovere nel derby degli spogliatoi. Ancora
scottati dal golletto di Di Mauro, romanisti e
Mazzone recriminano in coro per un paio di
episodi dubbi e giurano che la Roma e' stata
superiore. Ribattono stizziti Zoff e i suoi
giocatori: ad avere le migliori palle gol e'
stata la Lazio. Come dire, pareggio anche qui e
non ne parliamo piu' . Potenza di questo
ennesimo brutto derby, vissuto come al solito
con la tensione a mille, che probabilmente ha
strappato il sorriso solo al cassiere
giallorosso e agli esperti di coreografia: il
tifo dell' Olimpico e' stato degno di spettacoli
calcistici assai migliori. Anche perche' , i
temuti incidenti non ci sono stati. Qualche
scaramuccia, un paio di scazzottate, ma niente
di drammatico. Nel bollettino domenicale della
questura restano sette persone denunciate e il
sequestro di alcuni oggetti contundenti e di
nove mazze da piccone, nascosti in una siepe nei
pressi dello stadio. Carlo Mazzone apre le danze
del dopo partita. Influenzato per tutta la
settimana, la rete di Di Mauro a dieci minuti
dalla fine gli ha fatto tornare la febbre: "Fin
dal primo minuto siamo scesi in campo per
vincere. Non c' e' dubbio: meritavamo la
vittoria e chi dice il contrario e' un
bugiardo". L' allenatore della Roma ha fretta di
vedere la moviola. Alcune decisioni arbitrali lo
hanno lasciato quantomeno perplesso. Primo: "Il
nostro gol annullato era regolare, il cross di
Piacentini non era uscito". Recriminazione
numero due: "Su Balbo c' era un fallo da rigore
commesso da Marchegiani". Terzo appunto al
signor Pairetto: "Bonomi andava espulso, era l'
ultimo uomo e ha fermato Balbo con un fallo. L'
arbitro mi deve spiegare perche' ha concesso la
norma del vantaggio". Conclusione finale: "Sono
amareggiato. Mi dispiace soprattutto per i
tifosi, alla vittoria ci avevano fatto la
bocca". Il dibattito sul bisticcio con Casiraghi
finisce anche questo in parita' . Stavolta pero'
e' uno zero a zero. "Non voglio commentare" dice
l' allenatore giallorosso. "Non e' successo
nulla" glissa il laziale. Dino Zoff ribatte
colpo su colpo: "Se andiamo a vedere, le
occasioni migliori per segnare sono state le
nostre". Stringato come suo solito, il tecnico
della Lazio mette a fuoco il vero problema del
derby capitolino: "E una partita troppo sentita.
Quando si gioca alla vita o alla morte, quando
c' e' una simile tensione nervosa e' difficile
vedere belle cose ed e' ancora piu' difficile
riuscire ad esprimersi al meglio. Noi abbiamo
combattuto al massimo, volevamo vincere, ci
siamo trovati sotto e abbiamo avuto una grande
reazione di orgoglio". Pareggiano i tecnici,
pareggiano i giocatori. Piacentini, alla sua
prima rete in serie A: "Una grande delusione,
dovevamo vincere noi. Il gol di Balbo era
regolare, il mio cross non era uscito. Il
rigore? C' era: Marchegiani ha toccato il piede
di Balbo". Risposta del portiere laziale: "Il
guardalinee aveva sbandierato e io mi sono
subito fermato. Il rigore non esiste: l' impatto
con Balbo e' avvenuto dopo che lui aveva tirato
in porta". I due capitani, Giannini e Bergodi.
Dice il principe: "Siamo stati nettamente
superiori. E poi pesano gli episodi dubbi".
Sostiene il laziale: "Mazzone ha visto un' altra
partita".
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