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I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA
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Corriere
Della Sera
" Roma, pareggio col cuore "
Balbo sincero: " Juventus piu'
forte, noi determinati fino alla fine "
Veltroni entusiasta dei
bianconeri: "Se giocano sempre cosi' , possono
vincere lo scudetto"
La tribuna Autorita' e' zeppa
di vip. E una serata umida e fredda, ma sugli
spalti c' e' il pubblico delle grande occasioni.
Si perdono ormai nel tempo le sfide per lo
scudetto tra Roma e Juventus ma il fascino dell'
incontro rimane intatto. E cosi' nel settore
riservato alle celebrita' tornano a fiorire volti
noti della politica e della magistratura, ad
apparire imprenditori ed esponenti del mondo dello
spettacolo. Ci sono Maurizio Gasparri (An), il
ginecologo dei "miracoli con la provetta" Severino
Antinori, il vicepresidente del Consiglio nonche'
grande tifoso della Signora, Walter Veltroni. E
tanti altri, pronti a formare capannelli nei quali
si discute di calcio e ad assaggiare i piatti di
pasta calda, mai tanto graditi come ieri sera. Ma
quasi nessuno parla, se la sente di sbilanciarsi
sui giallorossi o sugli avversari. Disponibile
come sempre, Veltroni si sofferma invece
volentieri a parlare della "sua" Juve: "L' ho
vista contro l' Inter, ci sono stati alcuni
cambiamenti, ma c' e' sempre qualcosa di nuovo",
sottolinea durante l' intervallo, prima che la
gara diventi incandescente con la rete del
vantaggio di Padovano e, soprattutto, con l'
inaspettata rimonta a tempo praticamente scaduto
firmata dal solito Delvecchio. Cita, attribuendo
loro buone prestazioni, Di Livio, Zidane, perfino
Montero ("qualche durezza di troppo, pero' mi
piace molto"), il vicepresidente del Consiglio. Si
capisce che segue la Juventus con grande
attenzione. Da tifoso, insomma. E, infatti,
Veltroni non dimentica le "bandiere" del passato:
Platini e Boniek, per esempio. Si sofferma su
Lippi ("una persona seria, parla poco, non se la
prende mai con la sfortuna e con gli arbitri, ma
la squadra gioca bene e lui sa adattarsi alla
partita"). E poi si sbilancia: "la Juventus ha una
panchina e una "rosa" che le consentiranno di
battersi fino alla fine su tutti i fronti nei
quali e' impegnata". Insomma, Veltroni vede i
bianconeri in lizza per scudetto, Champions League
e coppa Italia con buone possibilita' di successo
in ogni competizione. E la Roma? Ben poca cosa.
Anzi. Tanto che Sensi, alla fine della gara, deve
incassare una mini contestazione da parte di
alcuni tifosi un po' esagitati che se la prendono
con il "non gioco" dei giallorossi. Il presidente
romanista accenna a una reazione, poi le sue
guardie del corpo lo costringono a imboccare la
strada degli spogliatoi: "Abbiamo recuperato in
extremis una gara che sembrava perduta . esclama
Sensi rivolgendosi a un dirigente ., ma che cosa
vogliono questi?". Il clima, nella formazione di
Bianchi, non e' dei migliori. Balbo, comunque, e'
sincero: "Abbiamo giocato con il cuore. La
Juventus e' la squadra piu' forte che abbiamo
incontrato fino a questo momento. Ma il nostro
merito e' stato quello di credere sino alla fine
che potevamo pareggiare. Adesso ci aspetta l'
impegno di martedi' prossimo in coppa Uefa: sono
cattolico, credo ai miracoli. Ci proveremo, anche
se non sara' facile passare il turno: e' inutile
illudere la gente".
Delvecchio sventa la fuga della
Juve
Padovano segna dopo un' ora di
dominio, la Roma trova il pari beffa all' ultimo
secondo
Sul campo dove il Milan era
stato travolto, lezione di gioco dei bianconeri
che pero' si distraggono nel finale
ROMA . Fuga a termine. Ma la
seduzione, tutta sabauda di una Juve gia' tiranna
almeno fino a questa sera quando il campionato
avra' battuto la sua settima ora, si frantuma
oltre il termine di ogni possibile immaginazione.
Infatti e' il 93' , quando l' incredulo Delvecchio
incrocia di destro sull' assist di Balbo e la Roma
popolana si scioglie in liberatorio deliquio,
mentre la Juve si contorce di colpevole
autolesionismo, che finora l' ha privata di almeno
sette punti tra coppa e campionato e della
certezza di rimanere solitaria capolista. Ieri,
all' Olimpico, la Juve non ha avuto i piedi
bucati; piuttosto ha avuto la testa bucata dalla
presunzione di aver chiuso la partita che mai
aveva opportunamente sigillato. Peccato grave e
inusuale, per una squadra che della feroce
determinazione ha fatto la propria ragione di
esistere, senza economie e, soprattutto, senza
concessioni alla vacuita' . Piu' che ingiusto il
pareggio e' poco comprensibile, anche per chi ne
ha usufruito, cioe' la Roma, che per l' ultima
mezz' ora di gioco e' stata oggetto nelle mani
della Juve, salvata a piu' riprese da Sterchele e
ormai rassegnata a una sconfitta ineluttabile,
dichiarata soprattutto dalla distanza di gioco.
Eppure sembrava tutto risolto a vantaggio dei
bianconeri, quando Boksic ha cominciato a reperire
spazi prima preclusi e a scuotere la retroguardia
romanista con le proprie accelerazioni. A quel
punto, la Juve ha giocato con sufficienza,
degnazione, quasi compatimento dell' avversario,
evitando, con stile censurabile, di affondare il
colpo che avrebbe reso inutile la seconda meta'
della ripresa. La partita e' stata bella perche' ,
nonostante le differenze tecniche e tattiche a
vantaggio dei bianconeri, ha mantenuto vivo l'
interesse per tutto il primo tempo e si e' chiusa
con un colpo di teatro che, da solo, giustifica l'
imprevedibilita' del calcio. Il gioco e' una trama
fitta. Che la Juve tesse attraverso un meticoloso
fraseggio con palla a terra e la Roma, al
contrario, neppure prova a sviluppare,
rifugiandosi in una serie di lanci lunghi e
prevedibili sui quali i difensori avversari devono
appena scomporsi. Naturalmente una ragione tattica
c' e' e una psicologica pure: la prima si chiama
pressing e, nonostante non sia la panacea di tutti
i mali o il killer del calcio poetico, e' ormai un
diffuso strumento di aggressione. In pressing, si
riconquista palla o, in subordine, si disturba l'
avversario, lo si confonde, gli si toglie il tempo
di pensare e, con esso, la sicurezza. La ragione
tattica, sostenuta da una condizione atletica
sfolgorante che viene simboleggiata da Di Livio,
va dunque nella Juve a collimare con la defezione
psicologica della Roma: perche' una Roma inibita
e' una Roma che perde le poche sicurezze
geometriche, e tempistiche, che la reggono. La
partita e' della Juve, questo si vede ad occhio
nudo, senza attardarsi in calcoli di opportunita'
. Eppure, al contrario che in precedenti
occasioni, stavolta non si registra lo scialo di
occasioni diventato ormai caratteristica della
squadra di Lippi. Anzi, quando Jugovic ha l'
occasione dell' 1 0 (e la replica e' affidata all'
intuito di Sterchele), la Juve e' come se si
fermasse perche' le migliori opportunita' che
seguono sono tutte giallorosse. Piu' frammentate,
piu' occasionali, meno aderenti al contesto della
gara, ma non per questo meno prossime al
vantaggio. Certo, segnasse Balbo, giusto al 45' ,
verrebbe inquinata l' equita' del confronto che
invece si mantiene vivo, almeno teoricamente, e
aperto a ogni soluzione. Quale spiegazione
rintracciare se la Juve comanda ma non segna e,
stavolta, neppure crea in rapporto al possesso di
campo e di palla? Innanzitutto che, nella
circostanza, Boksic si astiene dalla sua ciclonica
presenza, almeno fino al vantaggio di Padovano,
cioe' a ridosso dell' ora di gioco, e che la
tipologia della manovra juventina privilegia la
fascia destra, dove imperversa Di Livio,
trascurando le sovrapposizioni, le variazioni
centrali, l' uno due, il tiro da fuori. Tutte
alternative necessarie per far seguire il
risultato al dominio. Che, poi, il cenno di
presenza di Boksic coincida con il gol di
Padovano, e con un successivo splendido assist a
Di Livio, non e' per nulla casuale. Come non lo e'
, per l' opposta ragione, il raddoppio che il
croato sbatacchia sul corpo di Sterchele in
uscita. Dopo il gol di Padovano, la Roma si
allenta. Non le riescono piu' i raddoppi di
marcatura, che avevano finito per ingabbiare la
Juve, almeno nel primo tempo. Decapitata nella
manovra, la squadra di Bianchi sembra consegnarsi
definitivamente ad un avversario che imperversa e,
quasi, la risparmia. L' unico baluardo resta il
portiere Sterchele, mentre in avanti il nuovo
entrato Delvecchio, che ha preso il posto di
Statuto, accende molte mischie e poche speranze.
Una partita cosi' la Roma non l' avrebbe
pareggiata mai, se non grazie alla Juve stessa che
nell' occasione si crogiola nella sua stessa
bellezza, abbandonandosi alla facilita' con cui
dispone dell' avversario. Infatti la palla che
arriva a Delvecchio per la trasformazione, non e'
soltanto uno splendido dono confezionato da Balbo,
ma anche, e soprattutto, una concessione che il
centrocampo juventino offre all' allibito
contropiede romanista. Insomma, senza offesa, la
Juve sembra l' Inter di Cagliari, incapace di
gestire tre minuti di possesso palla, dopo aver
dato sfoggio di grande proprieta' di palleggio.
Contraddizione delle contraddizioni. Superiore al
pareggio stesso. ROMA 1 Sterchele 7 E. Annoni 7
Petruzzi 5,5 Aldair 6 Lanna 5 Tommasi 5 Statuto 6
Di Biagio 5 Cappioli 6,5 Totti 6 Balbo 6 All.: C.
Bianchi 6 JUVENTUS 1 Peruzzi 7 Torricelli 6,5
Ferrara 6 Montero 6 Pessotto 5,5 Di Livio 7
Deschamps 6,5 Zidane 5 Jugovic 7 Boksic 6 Padovano
7 All. Lippi 7 Arbitro: Bazzoli 6 (Zanforlin 5,
Fiori 5) 1' Balbo, testa, su cross di Totti:
conclusione a lato 9' Jugovic, testa, su cross di
Di Livio: Sterchele devia 25' Totti, sinistro, su
punizione assist di Cappioli: fuori 45' Balbo,
destro: Peruzzi non trattiene e salva sulla linea
14' Gol: Padovano, sinistro, su assist da destra
di Boksic 0 1 20' Delvecchio, testa, Peruzzi si
allunga e devia in angolo 27' Boksic, solo,
sinistro, Sterchele, in uscita 32' Di Livio,
destro, assist di Boksic, Sterchele in angolo 48'
Gol: Delvecchio, destro, assist di Balbo 1 1
Ammoniti: Ferrara, Statuto, Tommasi. Sostituzioni.
Roma: Delvecchio (7) per Statuto 18' s.t.; Moriero
(sv) per E. Annoni 28' . Juve: Del Piero (sv) per
Padovano 27' s.t., Iuliano (sv) per Pessotto 28'
s.t. Recuperi: 1' piu' 4' . Paganti: 31.126;
incasso 1.611.820.000 lire; abbonati: 38.816;
quota 928.600.000 lire.
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