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I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA
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Corriere
Della Sera
Roma prende due schiaffi dall'
Europa
Balbo inventa la doppietta
speranza, ma il Karlsruhe resiste e Keller da' il
via alla festa tedesca. Fuori il Borussia, cade il
Guimaraes giustiziere del Parma
Martedi' nero per le squadre
della Capitale: giallorossi bocciati all'
Olimpico, i biancazzurri travolti in Spagna
ROMA . Fuori dall' Europa. La
Roma ha provato, e per un po' ha creduto. Poi si
e' arresa. Tutto qui. Ma era il massimo, ieri
sera. Carlos Bianchi, sperando nel miracolo, aveva
suggerito lo strangolamento. Mettere le mani
intorno al collo del Karlsruhe e stringere,
stringere bene, sempre piu' forte. Stringere senza
chiudere gli occhi. Il tentativo di materializzare
l' impresa attraverso quest' operazione ha trovato
la sua maggiore consistenza lungo tutto il primo
tempo. La Roma, storicamente galvanizzata dalle
rimonte impossibili e dalle serate magiche, e'
stata come un bravo pugile che sente suonare il
gong e sistema l' avversario tra se' e le corde.
In meno di mezz' ora la squadra di Bianchi ha
saputo confezionare il senso da dare a questo
match di ritorno, senso considerato perduto dopo
la sconvolgente prestazione giallorossa dell'
andata e lo 0 3 maturato sul campo. Per completare
l' opera, era necessaria una Roma "al limite", una
Roma spregiudicata oltre misura, disperatamente
cosciente dei rischi connessi a una scelta del suo
allenatore finalmente evidente, coraggiosa,
urlata. Tre difensori e tre attaccanti, la vita
appesa a un filo e a una quantita' enorme di
fortuna. Tre difensori come con Mazzone, secondo
un modulo che negli anni precedenti aveva
rappresentato una delle poche certezze della Roma.
Tommasi stavolta spostato a sinistra e Cappioli
rimesso nella sua fascia d' origine, la destra, Di
Biagio e Statuto in mezzo a rompere gli accenni
offensivi avversari e a far ripartire un tridente
mai visto prima e comunque indispensabile: Balbo
Delvecchio Fonseca. Una squadra drasticamente
sbilanciata in avanti, praticamente senza filtro a
centrocampo e dunque costretta a una tenuta di
gara costantemente sopra le righe, o se preferite
in apnea, per un miracolo nel quale si e' comunque
potuto sperare. Tutto e' durato il tempo che
doveva durare. Quattro minuti (dal 22' al 26' )
sono stati sufficienti a Balbo per far scendere in
campo anche la grande illusione: una doppietta
come ai bei tempi, di furbizia mista a rabbia
(bravissimo Delvecchio nell' assist della prima
marcatura, imperdonabile la papera di Reitmaier in
occasione del raddoppio giallorosso) e il
Karslruhe messo quasi del tutto in ginocchio,
apparentemente destinato a passare di li' a poco a
raccolgiere il pallone dello 0 3. Invece i
tedeschi, per quanto attraversati dal panico del
crollo, hanno cominciato a riprendere fiato e ad
approfittare della superiorita' numerica a
centrocampo. In contropiede, sul finire del tempo,
hanno avvisato la Roma con due pali (con Keller e
Dundee, entrambi di testa, un terzo l' avrebbero
colpito in avvio di ripresa con Haessler) e un
paio di occasioni straordinariamente annullate da
Sterchele. Mancava un gol, alla Roma, per i
supplementari. Ma in quelle condizioni era come se
mancasse un oceano alla terraferma. Piegata sul
piano fisico, lentamente corrosa su quello
tattico, chiamata ad esporsi e a rischiare
mortalmente il contropiede dei tedeschi, la Roma
ha continuato sui nervi, ma non ce l' ha fatta.
Bianchi forse ha cambiato tardi (Di Biagio,
infortunato, con Totti a un quarto d' ora dalla
fine) e forse poteva cambiare meglio, ma non e' su
quel tavolo che la Roma si e' giocata l' Europa.
Il gol assassino di Keller al 39' ha chiuso il
sipario e reso vani i precedenti tentativi di
strangolamento. Negli occhi, a quel punto, solo il
secondo fallimento della stagione, dopo quello
iniziale in Coppa Italia, con l' eliminazione a
Cesena. E nelle orecchie l' eco delle parole di
Carlos Bianchi, tecnico indecifrabile cresciuto a
Buenos Aires e invecchiato a Parigi. Il quale,
alla vigilia, per esorcizzare la paura, aveva
scherzato sul bisogno di essere accompagnati dalla
fortuna: "Sapete come si dice in Francia?
"Merde"..." Poi se n' era andato. Dimenticando che
la Francia e' lontana. E Parigi di piu' . E cosi'
ieri e' stato costretto a commentare: "Avevamo
cominciato bene, il 3 0 era possibile e ci siamo
andati vicini in piu' di un' occasione, ma a
rovinarci alla fine e' stato il risultato dell'
andata. Sapevamo che ci aspettava un compito
durissimo. E andata male". L' Europa e' perduta
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