La Roma passa a Marassi contro
una squadra incapace di reagire all' assenza del suo
capitano
Rete in contropiede di Moriero
e regalo del portiere a Balbo: inutile il gol di
Montella per i blucerchiati che perdono terreno
dalla Juve
DAL NOSTRO INVIATO GENOVA -
"Mancineggiare" non e' esattamente un verbo, un
ruolo o un mestiere. E' piuttosto l'atto che
discende da una qualita' calcistica, sempre che
questa qualita' si possieda veramente e se ne
faccia un uso saggio: ne' eccessivo da rimanerne
storditi, ne' egoistico da farsela bastare solo
per se medesimi. Roberto Mancini, che ieri per la
prima volta dall'inizio della stagione non era in
campo dal primo minuto, ha capito finalmente
quanto adesso il "mancineggiare" sia piu' utile ai
suoi compagni che a lui stesso. Fu, quest'ultimo,
un inganno perpetrato nel tempo e, a volte, con
incomprensibile autolesionismo. Certo, bisogna
sempre arrivare al confine di qualcosa per
rendersi conto di chi si e' veramente e a chi si
puo' dare: Mancini ha compiuto 32 anni il novembre
scorso e, dopo anni buoni e giorni di tempesta,
sembra solo adesso il placido padrone del suo
tempo e di quello di una giovane combriccola che
in lui si identifica, che da lui si fa trascinare,
forse anche maltrattare, comunque sedurre. Non
poteva, ieri, "mancineggiare" Mancini,
caracollando tra la propria genialita' e
l'indolenza, sospeso sul filo di insondabili
umori. Roberto non c'era, perche' squalificato, e
come lui mancava il portiere titolare Ferron, il
terzino Pesaresi e l'ultimo dei patriarchi, Moreno
Mannini, azzannato alla schiena dagli acciacchi
dell'usura. Senza tre uomini importanti, e
deprivata dell'essenza stessa della squadra, la
Samp ha provato a giocare come sa, ma senza
trovare i riferimenti consueti della manovra. Era
Montella che cercava di recitare da Mancini, ma a
nessuno tra Iacopino e Carparelli riusciva di
essere Montella. Al contrario, dall'altra parte,
si esaltava un ventenne romano e romanista che
sapeva "mancineggiare" con servizievole
leggerezza, senza un fronzolo o eccesso: Francesco
Totti era, e forse diventera', il Roberto Mancini
della Roma. Rispetto al doriano, pero', sembra un
leader gia' adesso. Non solo per l'autorita'
tecnica con cui si esprime, ma anche per le
caratteristiche intrinseche del suo stare in
campo: pur servito, a volte, con le spalle girate
alla porta, Totti ha dimostrato di saper sempre
smistare palla di prima, "percependo" da sensitivo
puro la presenza del compagno smarcato o in fase
di movimento senza palla. E' accaduto cosi' sul
primo gol, di Moriero. E ancora al 2' e al 12'
della ripresa, quando sempre Moriero, perforando
il versante destro presidiato da un Laigle fuori
ruolo, riusciva a presentarsi solo davanti a
Sereni per sbagliare con sistematica imprecisione,
un atteggiamento che ha ricordato il "chiodismo"
(da Stefano Chiodi, quando giocava nel Milan
soprattutto). Il massimo Moriero l'ha pero'
raggiunto nell'eccitato finale, cioe' nel momento
di maggior pressione avversaria. Perche', nel
frattempo, la Roma aveva si' raddoppiato con Balbo
(angolo di Totti, presa burrosa di Sereni e gol
rapinoso dell'argentino ombroso a causa
dell'influenza), ma anche subito un tentativo di
rimonta con Montella, abile a sfruttare la
manchevolezza di Cervone, involontario emulo del
portiere avversario. Sul piede destro di Moriero,
dunque, si poggiava il sigillo del successo: solo,
mentre un affranto Sereni abbozzava l'uscita,
l'esterno romanista calibrava il piu' vacuo dei
pallonetti aggiranti. A quel punto, la legge del
contrappasso esigeva adeguata punizione del
reprobo. Non arrivando per esclusivo merito di
Cervone (superbi riflessi sulla punizione di
Mihajlovic al 92'), Moriero merita una punizione
piu' modesta, ma non meno impietosa: il 5 in
pagella, nonostante il bel gol del primo
vantaggio. La Roma ha, comunque, vinto attingendo
il merito da una disposizione tattica zonista (4 -
4 - 2) applicata con rigore difensivo soprattutto
dai due esterni (i nuovi Tetrazde e Candela, alla
seconda partita), oltre che dal semidebuttante
Pivotto (ex Carpi). Buona la protezione centrale
che ha favorito una squadra quasi sempre "corta",
capace dunque di determinarsi gli spazi nei quali
Totti ha infilato palloni preziosi per i compagni.
Stavolta Bianchi puo' esibire il successo come
proprio: favorita da un gol nel finale di tempo,
la Roma ha potuto giocare esattamente come voleva
il tecnico. Ovvero, esasperando il contropiede,
arma che - come dimostrano i fatti - non
disdegnano certo gli zonisti impuri, al cui club
l'argentino e' iscritto da tempo. Quanto a
Eriksson, abbiamo avuto conferma (l'ennesima) di
quanto scrivemmo il giorno in cui si gioco' Milan
- Sampdoria: slegato dai singoli - e soprattutto
dal Mancini sfavillante di questi mesi - e'
l'allenatore che sapevamo. Che fa giocare terzino
un centrocampista (Laigle) e da quella parte si
lascia sventrare. Non sempre provvede una fortuna
chiamata Pagotto. SAMPDORIA 1 Sereni 5 Balleri 5,5
Dieng 6 Mihajlovic 6 Laigle 5 Karembeu 5,5
Franceschetti 6 Veron 6,5 Carparelli 5 Montella 6
Iacopino 5 All.: Eriksson 5 ROMA 2 Cervone 6,5
Tetradze 7 Aldair 6 Pivotto 7 Candela 7 Moriero 5
Thern 6,5 Di Biagio 6 Carboni 6 Balbo 5,5 Totti
7,5 All. C. Bianchi 7 Arbitro: Boggi 7 (Zanforlin
6, Gregori 6) 7' Montella, destro su assist Veron,
respinge Cervone 9' Totti, destro al volo, alto,
lancio di Carboni 20' Cervone, doppio salvataggio
su Montella e Jacopino 45' Gol: Moriero, destro in
diagonale, assist di Totti0 - 1 3' Montella manca
rovesciata sottorete, assist di Veron 6' Totti
lanciato da Balbo, fermato da Sereni in uscita 12'
Moriero, solo, destro, salva Sereni, assist di
Totti 13' Gol: Balbo, destro, errore di Sereni su
angolo Totti0 - 2 29' Gol: Montella, sinistro dopo
tiro Carparelli ribattuto1 - 2 47' Mihailovic,
sinistro su punizione, Cervone devia Ammoniti:
Totti, Laigle, Candela, Cervone. Sostituzioni.
Samp: Salsano (6) per Iacopino al 12' s.t. Roma:
Statuto (s.v.) per Totti al 32' s.t. Delvecchio
(s.v.) per Moriero al 44' s.t. Recuperi: 1' piu'
3'.
SENSI EUFORICO: "RINGRAZIO SAN
CERVONE" Eriksson: "Ho rivisto Inghilterra -
Italia In svantaggio al primo tiro in porta"
GENOVA - Al gioioso e scaramantico silenzio stampa
della Roma sfuggono soltanto il presidente Sensi e
Candela, che non puo' sottrarsi a microfoni e
telecamere delle Tv francesi. Sensi ha parole
dolci soprattutto per Cervone, con il quale, nel
recente passato, ha aspramente polemizzato: "Devo
ringraziare soprattutto lui se abbiamo vinto, e'
veramente un grande portiere e un grande
personaggio". Poi punzecchia i suoi critici:
"Quando ho acquistato Pivotto mi hanno preso in
giro. Dicevano che avevo preso Gianni e Pinotto.
Invece, quel ragazzo e' un leone. Carlos Bianchi?
Non e' mai stato in discussione". Candela
festeggia il successo tessendo le lodi della
difesa romanista: "E' nuova di zecca, tranne
Aldair. Eppure, e' riuscita a fermare il piu'
forte attacco del campionato italiano. Sono
felice. Rispetto a un mese fa, quando sono
arrivato a Roma, abbiamo compiuto incredibili
miglioramenti". La Samp assorbe invece la
sconfitta con il consueto stile. Eriksson non si
scompone neppure quando gli viene chiesto come si
sente dopo aver perso il suo primo derby
dell'anno: "No, e' stata battuta soltanto la
Sampdoria". Il 2 - 1 a favore della Roma, in ogni
caso, gli brucia parecchio: "Abbiamo giocato
meglio noi, meritavamo almeno il pareggio. La
partita e' stata un po' come Inghilterra -
Italia". Nessuna chiosa a questa pungente
considerazione, che rianimera' sicuramente
l'eterna polemica tra italianisti e zonisti. E'
evidente, comunque, che il catenaccio di Carlos
Bianchi e quello di Cesare Maldini non vanno a
genio allo svedese. E' arrabbiato, Sven, anche con
se stesso: "Se dovessimo rigiocare non so se
manderei in campo la stessa formazione. Ho notato
anch'io che da quando e' entrato Salsano le cose
sono andate meglio, pero' anche nel primo tempo
avevamo giocato un buon calcio. La Roma ha tirato
in porta per la prima volta al 45' ed e' passata
in vantaggio". Laigle terzino e' stata una mossa
azzardata? "Non sono d'accordo, solo in occasione
del primo gol forse era un po' troppo avanti. Ma
bisogna anche dar merito a Moriero che ha tirato
benissimo". Non crede che siano stati proprio i
giovani a tradirla? "Forse, in occasione del
secondo gol, Sereni ha commesso un errore. Ma se
non sbaglia adesso che e' giovane, quando
sbagliera'? Anche Iacopino e Carparelli non vanno
colpevolizzati. Hanno fatto buone cose". Non cerca
scuse, non cita gli assenti. Puntualizza soltanto
che, alla lunga, Veron e Mihajlovic hanno pagato
la fatica delle lunghe trasferte con le rispettive
nazionali: "Veron e' tornato l'altro ieri dalla
Colombia, Mihajlovic dall'Asia. Alla fine,
soprattutto al nostro libero, non giravano piu' le
gambe". La Juventus fuggita? "La sua vittoria non
mi stupisce affatto, l'avevo pronosticata. No, non
e' sulla Juventus la nostra corsa".